*Palazzolo Acreide, Cava Palumbo e Sorgenti del Fiume Tellaro (Alta Valle del Fiume Tellaro)

Tra i territori di Palazzolo Acreide (Lenze di San Michele – Giannavì) e Buscemi (Contrade Palumbo e Liequa) si origina il Fiume Tellaro, uno dei corsi d’acqua più importanti della Sicilia meridionale che va a toccare numerosi territori di tipo ibleo posti tra le province siracusane (Buscemi, Palazzolo, Rosolini e Noto) e ragusane (Giarratana e in parte zone appartenenti a Ragusa e a Modica) sulle cui sponde in prossimità della sua foce nel Mare Ionio sorse l’antica città siculo – greca di Eloro (a poca distanza da Lido di Noto).

Il Tellaro, localmente noto come “U Ciumi Latiddaru”, nasce nei rilievi iblei palazzolesi (Monte Poi – Santa Venera) e buscemesi (Monti Casale e Petritto) formato da varie sorgenti la cui più importante è quella del Monte Petritto, raggiungibile dalla S.P. 23 Palazzolo – Giarratana collocata a poca distanza dal confine ragusano. Dalla fonte del Monte Petritto si origina la Cava Palumbo, fosso di matrice iblea scavato appunto dal corso del Fiume Tellaro così come la sua omonima valle, ricevendo più a valle le acque di altri corsi d’acqua piuttosto importanti come i Fiumi Tellesimo, Pirainito, Ruglio, Torresena, Candelaro – Scalarangio e Stafenna (tra i territori di Noto e Rosolini) sfociando presso la zona marina di Marianelli (sempre in territorio di Noto) dopo aver oltrepassato una breve pianura su cui è stata edificata la celebre Villa Romana del Tellaro.

L’alto corso del Tellaro, come detto prima, è molto ramificato ed è difficile raggiungere le fonti secondarie del fiume poiché sono poste in anfratti internati oppure sotterranei, mentre presso la fonte del Monte Petritto vi è collocata una grande vasca da cui scende il corso principale del fiume.

La Cava Palumbo, posta tra i territori di Palazzolo Acreide, Buscemi, Noto e Giarratana, è formata da profonde pareti di roccia calcarea modellate dai contadini locali durante i secoli per ospitare dei terrazzamenti in cui sono piantati mandorli e olivi (in particolare presso la zona nota come “Lenze di San Michele”), percorrendo un tratto semipianeggiante; tra le zone di Noto e Palazzolo presso questa cava vi sono anche delle rovine archeologiche (come i resti di una piccola necropoli rupestre di epoca neolitica collocata nel tratto netino della cava) mentre più a sud tra le zone di Noto e Rosolini (presso la confluenza col Fiume Tellesimo) la cava scavata dal Tellaro (in questo tratto nota come “Cava del Cugno”) è più selvaggia ed è ricca di fauna acquatica (in special modo pesci come la rara Trota Macrostigma).

Si può visitare il fondo cava dell’Alta Valle del Tellaro presso la zona nota come “Vallone Menta” posto nei pressi della S.P. 23 Palazzolo – Giarratana, in cui un ponte di pietra su cui passa la suddetta strada oltrepassa il ramo del Tellaro che si origina dalla zona del Monte Poi. Dopo il ponte vi è un tornante con l’imbocco di un piccolo sentiero che si dirige presso un costone montuoso facente parte del Monte Petritto che sorge nella zona chiamata “Contrada Ruzzi” mentre di fronte ad esso vi è un’altra formazione rocciosa analoga appartenente al Monte Poi; da qui si può entrare nel vallone in cui scorre il corso d’acqua che, unendosi alla Cava Palumbo forma il Tellaro andando verso sud e fare un po di torrentismo raggiungendo anche il fondo della Cava Palumbo, oppure andare presso questi rilievi montuosi ed esplorarne grotte e anfratti utilizzati in passato come ovili fortificati (ma che potrebbero aver ospitato necropoli o oratori rupestri) oppure effettuare un’escursione di tipo naturalistico vista la grande quantità di fauna e flora di tipo ibleo presenti in quest’area incontaminata.

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