*Pantalica, Rovine Siculo – Greche di Pantalica – Anaktoron (Palazzo dell’Anaktoron e Rovine Greche – Bizantine)


Le rovine dell’Anaktoron, il principale edificio dell’antica città sicula di Hybla.

Oltre alle rovine della Necropoli, Pantalica è anche nota per la presenza di un antico villaggio fortificato riconducibile all’antica “Hybla”, capitale di un piccolo regno che comprendeva parte dell’area iblea a nord della Provincia di Siracusa. Le rovine sono collocate su di un grande altopiano roccioso noto come “Sella di Filiporto”, uno sperone roccioso circondato dai fiumi Anapo e Calcinara che andavano a formare un fossato naturale che rendeva la città inespugnabile (anche se venne ugualmente conquistata dai greci provenienti dall’allora colonia di Siracusa), il cui unico accesso è situato presso la S.R. 11 venendo da Ferla (seguendo le indicazioni per Pantalica). Queste rovine erano conosciute in passato come “U Palazzu da Signura” (“Il Palazzo della Signora”).

La cittadella aveva una struttura abitativa e difensiva simile alle “Città – Stato” micenee (termine coniato da “Micene”, antica e mitica capitale della Grecia Arcaica). Oggi di questo villaggio (forse il più antico “agglomerato urbano” nel territorio aretuseo assieme al sito di Castelluccio situato presso Noto) restano solo le rovine delle mura di cinta, delle abitazioni e le fondamenta del cosiddetto “Palazzo del Principe” che sorge sulla parte più alta del colle, la cosiddetta “Anaktoron” (corrispondente alle Acropoli delle città greche) ossia la dimora del mitico Re Hyblon, il sovrano del regno di Pantalica. Dopo la conquista siracusana questa zona divenne un villaggio rurale che però svolgeva sempre funzioni militari visto il punto strategico in cui sorgeva.

Proprio il “Palazzo del Principe” posto sull’Anaktoron si rivela come uno dei luoghi più interessanti di Pantalica. Esso presenta una struttura rettangolare piuttosto imponente delimitata da grandi blocchi megalitici di tipo basaltico, che un tempo erano le mura portanti del palazzo. All’interno del perimetro esterno vi sono altri blocchi basaltici che delimitavano le stanze del palazzo. L’Anaktoron e il suo “Palazzo” furono studiati approfonditamente dagli archeologi Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea, che effettuarono una serie di ritrovamenti importanti presso queste enigmatiche rovine. Paolo Orsi trovò i resti di una fonderia di metalli nella parte meridionale del palazzo, mentre Bernabò Brea scoprì i resti di una fortificazione che si innalzava dalle scoscese pareti rocciose sottostanti.

Poco distante dal sito in cui vi è collocata l’Anaktoron dove l’altopiano forma un grande scalino vi sono i resti di una piccola costruzione di epoca greca che molto probabilmente era un tempio consacrato alla dea Demetra di cui restano alcuni basamenti.

Bisogna far notare che sul colle vi sono sparuti blocchi basaltici che appartenevano forse alla cinta muraria interna che separava l’ “Anaktoron” dal resto della città sicula, di cui si sono andate perse le tracce nei millenni addietro. Seguendo i sentieri possiamo anche visitare i ruderi bizantini di San Micidario e San Nicolicchio, per non parlare di “scale” scavate nella roccia che scendono presso le valli dei Fiumi Anapo e Calcinara.

Infine è doveroso dire che dall’Anaktoron possiamo ammirare uno splendido panorama sull’intera costa orientale della Sicilia, arrivando (in caso di cielo limpido) persino a intravedere l’Etna.

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