Pantalica, Bosco e Rovine Bizantine di Contrada Case Giarranauti

Sulla sponda meridionale della Cava del Torrente Calcinara vi è un colle in cui sorge la zona nota come Case Giarranauti, raggiungibile dalla S.R. 11 da Ferla (ma anche da Sortino), seguendo la direzione dei cartelli in cui vi è scritto “Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali Sentiero Ciclopedonale Giarranauti”. Arrivati all’imbocco di questa area archeologico – naturalistica notiamo che essa si presenta come una grande pista da percorrere solo in bicicletta o a piedi (l’ingresso di veicoli a motore è vietato).

 Presso questa zona nota appunto come “Contrada Giarranauti” in cui è posto il “Bosco di Giarranauti”, formato da stupendi alberi di cui citiamo la presenza di Pini Marittimo, Lecci, Querce e Roverelle e da un vasto sottobosco in cui possiamo ammirare arbusti mediterranei. Il Bosco di Giarranauti posto tra i territori comunali di Ferla e Sortino, è uno dei principali della Provincia di Siracusa facente sempre parte della vasta riserva di Pantalica e della Valle dell’Anapo. Seguendo questo sentiero in mezzo al bosco, arriviamo all’abitato contadino delle “Case Giarranauti” dove possiamo ammirare una vecchia masseria ormai restaurata facente parte del Demanio Forestale della Regione Sicilia. Essa è ancora dotata di stalle, della casa di residenza, e addirittura di una vecchia “Saia” che serviva per lo spostamento delle acque.

Dal sentiero che conduce alle Case Giarranauti vi sono altri sentieri che conducono al fondo delle limitrofe Cave dei Torrenti Sperone e Calcinara, ma anche ai siti archeologici di Giarranauti di epoca tardoromana e bizantina. Difatti l’area di Giarranauti ospitava un insediamento abitativo rurale di cui si sono conservate buona parte delle rovine, è un sito archeologico poco conosciuto ma molto importante dal punto di vista storico poiché conferma che l’area di Pantalica era abitata (ed è tuttora abitata) durante i secoli. Questo villaggio venne abitato molto probabilmente fino all’invasione araba; epoca in cui sorsero i limitrofi feudi in cui vi sarebbero stati costruiti i centri abitati di Ferla e Sortino. Comunque sia molto probabilmente svolse funzioni di “borgo rurale” fino al terremoto del 1693 in cui il villaggio tardoromano con rifacimenti altomedievali di epoca bizantina venne certamente distrutto del tutto, fino a quando è stato riportato alla luce durante vari studi archeologici (e ancora buona parte dell’area è sotto vincolo archeologico perché si presume vi siano altre rovine nella zona).

Di questo insediamento citiamo la presenza delle rovine del villaggio di cui vi sono i resti delle abitazioni, delle antiche strade e addirittura di una antica Basilica cristiana sorta in epoca bizantina di cui restano i basamenti della navata e dell’abside semicircolare. Che fosse un villaggio rurale lo si presume dalla presenza delle rovine di antichi frantoi e dalla presenza di “Carcare”, ossia forni circolari scavati nel terreno da cui si produceva la calce, materiale con cui si legavano i blocchi di pietra durante la costruzione degli edifici. A poca distanza vi sono le rovine interessanti delle concerie di Giarranauti scavate nella roccia comprendenti grandi e piccole vasche in pietra di varie dimensioni dove un tempo venivano conciate le pelli, attorno alle quali vi erano canalizzazioni e cisterne in pietra da cui defluivano le acque piovane (oppure raccolte dai limitrofi torrenti). La presenza di alcune caverne sembrerebbe avvalorare la presenza di ovili fortificati, mentre non vi sembra che vi siano tracce di necropoli e tombe (molto probabilmente venivano utilizzati i sepolcri rupestri presenti a Pantalica più vicini al sito di Giarranauti ossia quelli della Necropoli Nordovest di Pantalica posta presso il Torrente Sperone).

L’area di Giarranauti è una vera e propria isola verde all’interno dei Monti Iblei e in particolare della Riserva di Pantalica di cui fa parte, ed è un sito molto bello da visitare ma al tempo stesso enigmatico per via delle rovine presenti e per quelle che potrebbero ancora essere scoperte.

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