Pozzallo, Tradizioni popolari pozzallesi

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Pozzallo

Tradizioni popolari pozzallesi

La vita e le opere di Giorgio La Pira

Giorgio La Pira, noto come “Il Sindaco Santo”, è considerato come un’importante personalità della vita politica e religiosa italiana a cavallo tra la prima e la seconda metà del 900 in cui è in corso il processo di beatificazione.

Egli nacque a Pozzallo il 9 Gennaio 1904 da Gaetano La Pira e Angela Occhipinti entrambi provenienti da famiglie pozzallesi di lavoratori. Giorgio passò la giovinezza a Pozzallo trasferendosi poi nel 1914 all’età di 10 anni a Messina presso lo zio Luigi Occhipinti  (anch’egli di origine pozzallese) che nella città messinese possedeva una rivendita di liquori e vini. Qui Giorgio lavora per lo zio come rappresentante e nel frattempo completa gli studi superiori nel 1921 diplomandosi come ragioniere mentre un anno dopo conseguì la “maturità” negli studi umanistici sotto il professore Federico Rampolla del Tindaro. Dopo gli studi si avvicinò alla chiesa conoscendo il fratello del professore Monsignor Mariano Rampolla del Tindaro; in questo periodo tenne corrispondenti con lo scrittore modicano Giorgio Quasimodo e col futuro rettore dell’Università di Messina Salvatore Pugliatti. Durante la Messa di Pasqua del 1924 si convertì totalmente ed ebbe il bisogno di intraprendere azioni missionarie per aiutare il prossimo. Si fece terziario francescano col nome di “Fra’ Raimondo” nel 1925.

Giorgio La Pira si trasferì a Firenze nel 1926 per proseguire gli studi e laurearsi in giurisprudenza presentando una tesi sulla successione ereditaria, seguito dal professore Emilio Betti, laureandosi nello stesso anno e ottenendo nel 1927 il ruolo di professore supplente presso la cattedra di diritto romano all’Università di Firenze. Visse i primi anni a Firenze presso il Convento di San Marco in quanto terziario francescano. Nel 1934 pubblicò una rivista chiamata “La Messa di San Procolo” con cui sensibilizzava la cittadinanza fiorentina verso le attenzioni dei bisognosi. Nel 1939 fonda la rivista in latino “Principi” con cui parla delle oppressioni umane sui più deboli, criticando aspramente anche il regime fascista e l’inizio della II guerra mondiale con l’invasione nazista della Polonia. Con queste ultime pubblicazioni Giorgio La Pira divenne un avversario del partito fascista, che tentò in tutti i modi di metterlo in difficoltà.

Durante la II guerra mondiale, nell’anno 1943, la critica verso il fascismo di Giorgio La Pira non cessò e col suo giornale clandestino “San Marco” non cessarono gli attacchi verso il regime. Divenuto ricercato dalla polizia Giorgio La Pira fuggì da Firenze andando prima a Siena poi a Roma. In quello stesso anno fu comunque promotore (assieme ad altri esponenti avversi al fascismo facenti parte di vari movimenti cattolici) del cosiddetto “Codice di Camaldoli” che promuoveva l’aiuto politico e verso il popolo nel nome del cattolicesimo.

Terminata la guerra, Giorgio La Pira nel 1945 ritornò a Firenze ed entrò in politica a tutti gli effetti iscrivendosi nel partito italiano noto come “Democrazia Cristiana” (meglio noto come “DC”) ricoprendo vari incarichi politici venendo eletto nel 1946 alla prima Assemblea Costituente del Governo Italiano, mentre nel 1948 venne eletto alla Camera dei Deputati sotto il governo del ministro Alcide De Gasperi (il presidente della repubblica era Luigi Einaudi).

L’opera vera e propria di Giorgio La Pira inizia quando si candida a sindaco di Firenze, vincendo le elezioni nel 1951 e divenendo appunto sindaco della città fiorentina. Durante i suoi mandati che durarono dal 1951 al 1957 e al 1961 al 1965 contribuì alla ricostruzione post bellica e ai restauri della città fiorentina, oltre ad intavolare trattati e convegni di matrice culturale – religiosa che porta alla fondazione di vari movimenti religiosi all’interno della città fiorentina. Sotto l’amministrazione di Giorgio La Pira, Firenze poi si gemellò anche con le città di Filadelfia (Stati Uniti), Kiev (Unione Sovietica), Kyoto (Giappone) e Fes (Marocco).

Giorgio La Pira si occupò in prima persona dei problemi della povera gente impedendo un grande sfratto di massa presso la città fiorentina concedendo le abitazioni alla gente che rischiava di finire senza un tetto, nonché interessandosi dei lavoratori delle fabbriche meccaniche Pignone che erano in crisi facendo in modo che esse potessero riprendere la loro produzione divenendo a tutt’oggi un polo di eccellenza dell’industria italiana (l’attuale polo industriale fiorentino noto come “Nuovo Pignone”). Sotto la seconda amministrazione di Giorgio La Pira vennero aiutati gli alluvionati della catastrofica “Alluvione di Firenze” che, a causa dell’esondazione del Fiume Arno, provocò gravi danni e numerosi morti presso la città fiorentina. Firenze venne di nuovo restaurata e nel frattempo vennero finanziate nuove attività lavorative, culturali e religiose aiutando sempre la povera gente. Oltretutto Giorgio La Pira fu, in pieno periodo di “guerra fredda”, uno dei pochi a promuovere incontri e scambi culturali tra “occidente” filoamericano e “oriente” filorusso in materia politica e religiosa (presso Firenze vi furono numerosi incontri tra esponenti delle religioni cristiane, ebraiche e musulmane); va inoltre detto che Giorgio La Pira era contrario all’intervento in guerra in Vietnam da parte degli Stati Uniti. Per questo Giorgio La Pira, oltre ad essere osannato, venne anche aspramente criticato e furono molti i tentativi “politici”per destabilizzare il suo operato.

Nonostante ciò Giorgio La Pira, nel 1967 diviene presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite visitando numerose capitali mondiali e luoghi tra i più poveri del mondo o dove vi erano guerre e contese territoriali all’insegna della pace tra le nazioni e i popoli e il disarmo delle nazioni.

Negli anni 70 Giorgio La Pira, vista l’età, si ritira dal mondo politico anche se rimane in contatto con varie associazioni per l’aiuto dei poveri e per la pace. Il 5 Settembre 1977, Giorgio La Pira muore a Firenze all’età di 73 anni. La sua morte provoca cordoglio nel mondo politico ed ecclesiastico tant’è che ai suoi funerali accorrono in molti a dare onore alla salma del “Sindaco Santo” originario di Pozzallo. Durante la funzione funebre, il Cardinale di Firenze Giovanni Benelli che la officiava pronunciò la celebre frase “tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede”. La salma di Giorgio La Pira venne tumulata nel cimitero fiorentino di Rifredi, ma nel 2007 in seguito al trentesimo anniversario della morte, venne ricollocata presso la Chiesa di San Marco di Firenze.

Viste le opere religiose e l’aiuto al prossimo, Giorgio La Pira venne proclamato “Servo di Dio” e, dal 1986, è aperto il suo processo di beatificazione con cui man mano si arriverà alla canonizzazione del “Sindaco Santo”, così come veniva chiamato da coloro che erano aiutati dal sindaco fiorentino di origine pozzallese.

A Firenze vi sono molti istituti in onore di Giorgio La Pira, mentre nella natia Pozzallo è stata istituita una “Casa Museo” in sua memoria.

Per saperne di più visitate i siti www.giorgiolapira.org e www.lapira.it.

Il presunto sbarco di “San Paolo Apostolo” sul litorale pozzallese

Il culto pozzallese a “San Paolo Apostolo” deriva certamente dalla costruzione della sua chiesa e dalla collocazione del Simulacro che lo raffigura al suo interno (vedi link riguardante la festa di San Paolo nella pagina precedente) e si sa per certo che il Santo sbarcò per la prima volta in Sicilia passando da Siracusa, per poi risalire l’Italia meridionale dirigersi poi verso Roma in cui venne martirizzato.

Durante il viaggio verso Roma, “San Paolo” si imbarcò da Malta sbarcando poi in Sicilia in un punto che ora come ora è sconosciuto ma che corrisponderebbe ad un’area posta a poca distanza da Siracusa, città visitata dall’Apostolo delle Genti. Lo storico avolese storico avolese Gaetano Gubernale, nel suo libro “Avola Festaiola” (parlando della non più esistente festa dei “Santi Pietro e Paolo” celebrata un tempo nella città di Avola) scrive <<“San Paolo” sbarcò nel luogo noto come “La Cittadella” e ivi fece scaturire un pozzo di acqua meravigliosa poiché fa morire le serpi che vi si dissetano, la località è detta “Pozzofeto”>>. Il Gubernale intende certamente un luogo limitrofo alla costa avolese in cui vi era una sorgente nota come “Pozzufetu” (il cui nome deriva dalle parole “Pozzu” e “Fetu” che significa “Puzza”, dato che era una sorgente di acqua dolce che creava un piccolo pantano la cui acqua stagnante puzzava) che, secondo le popolazioni locali, era stata creata miracolosamente in seguito allo sbarco di “San Paolo” e, vista la sua avversione contro i serpenti (una leggenda dice che un serpente velenoso morsicò il Santo mentre si trovava a Malta, ma il morso del rettile risultò innocuo e a morire fu proprio l’animale) e al (molto probabilmente) casuale ritrovamento di serpenti morti presso questa fonte. Gli storici Paolo Belli e Salvatore Alliente sostengono che invece la sorgente era già presente e venne benedetta dal “Santo” per averlo dissetato, acquisendo il potere di uccidere i serpenti velenosi.

La citata fonte del Gubernale  si trova nel territorio limitrofo alla città di Avola; ma oltre ad essa vi sono altre due sorgenti note come “Pozzofeto” poste a poca distanza dal mare e, in prossimità della direttrice che si collegava a Siracusa e molto probabilmente era la “Via Elorina” che partiva dall’area adiacente al Promontorio di Pachino costeggiando la costa degli attuali territori di Noto ed Avola, arrivando poi a sud di Siracusa. Una è la sorgente del “Torrente Luparello” situata nel limitrofo territorio pachinese in Provincia di Siracusa (si tratta di corso d’acqua che confluisce nel Pantano Cuba, che riceve anche le acque del limitrofo Mare Mediterraneo), mentre a qualche chilometro di distanza vi era posto l’unico luogo noto come “Cittadella” (citato sempre dal Gubernale) è posto sempre in Provincia di Siracusa ma stavolta in territorio di Noto, molto probabilmente intendeva la bizantina “Cittadella dei Maccari”, i cui ruderi sono posti presso l’area meridionale della Riserva di Vendicari e posta a poca distanza dal territorio pachinese in cui vi era la poch’anzi citata sorgente.

E ovviamente vi è la sorgente della contrada di Pozzofeto, da cui si originò il primo centro abitato pozzallese. Questa fonte, posta posta all’interno di Pozzallo a poca distanza dal Lungomare Pietrenere, era nota perché le sue acque (assieme a quella della poco distante “Sorgente della Senia”) dissetavano i naviganti che approdavano e si imbarcavano dal “Caricatore” di Pozzallo durante il periodo medievale. Ovviamente anche questa zona era ben collegata a Siracusa tramite un insieme di strade che si collegavano alla sopracitata “Via Elorina”.

Le sorgenti fino ad ora note come “Pozzofeto” sono state quindi rintracciate nei territori di Avola, Pachino e appunto Pozzallo, ma logicamente di queste tre non si sa con precisione quale sia quella “creata” da “San Paolo” corrispondente al punto in cui sbarcò in Sicilia nel cosiddetto “Suolo Siracusano” (che comprendeva un tempo anche l’attuale Provincia di Ragusa e quindi l’attuale territorio pozzallese). Ma è chiaramente logico che il punto in cui sbarcò il Santo era ben collegato a Siracusa tant’è che si diresse subito verso la città aretusea dove cominciò a predicare nelle aree limitrofe corrispondenti alle attuali zone di Solarino e Palazzolo Acreide, prima di compiere il suo ultimo viaggio verso la città di Roma, in cui venne martirizzato.

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