*Roccazzo, Sito Archeologico di Scornavacche

Roccazzo

*Sito Archeologico di Scornavacche

Da Roccazzo percorriamo la S.P. 3 Sottochiaramonte – Acate in direzione della città acatese, per poi arrivare al bivio con la traversa che conduce in “Contrada Piraino”, percorrendo quest’ultima (alla nostra destra venendo da Roccazzo) addentrandoci presso le aree di Fontanazza e Piraino. Superata la “Traversa Mazzarronello” che conduce ad un invaso sul Torrente Paratore, proseguiamo dritto in direzione dell’Agriturismo Scornavacche, entrando così nell’omonima contrada formata da un altopiano che domina da sud la Valle del Fiume Dirillo nel punto in cui il Torrente Paratore si immette presso questo importante corso d’acqua. Sulla nostra destra notiamo un cancello caratterizzato dalla presenza di un pannello indicativo (ormai compromesso) su cui è scritto “Soprintendenza di Siracusa, Area Archeologica di Scornavacche” che indica la presenza dell’omonimo sito archeologico di epoca greca.

In questa zona vi sono i ruderi di un insediamento abitativo di epoca greca che venne costruito nella prima metà del 500 a.C. da coloni provenienti da Siracusa nei pressi della limitrofa “Akrillai” (costruita sempre dai siracusani) lungo la strada nota come “Via Selinuntina” che collegava la città aretusea con le colonie di Akrai (Palazzolo Acreide), Kasmenai (posta tra Buscemi e Giarratana), Akrillai (attuale Chiaramonte Gulfi) per arrivare poi presso Selinunte (collegandosi anche con le antiche Gela e Agrigento). Si trattava di un insediamento di tipo militare da cui veniva controllata la Valle del Dirillo ma che era abitato anche da contadini, pastori e soprattutto abili ceramisti che tra il 400 e il 200 a.C. diedero vita ad una fiorente industria di manufatti ceramici (statue, vasi, anfore ecc…) anche grazie ai giacimenti di argilla collocati presso le limitrofe aree della valle del Fiume Dirillo e del calatino (in cui presso l’area di Caltagirone vi era, e vi è tuttora una fiorente industria specializzata nella lavorazione delle ceramiche). L’abitato venne distrutto per la prima volta nel 406 a.C. durante un’incursione cartaginese venendo ricostruito per volere del tiranno siracusano Timoleonte tornando ad avere una notevole importanza commerciale essendo favorito dalla presenza della Via Selinuntina che rappresentava uno snodo viario importante durante il periodo greco – romano. L’abitato di Scornavacche cessò di esistere del tutto nel 280. a.C. venendo distrutto sempre dai cartaginesi, non venendo più ricostruito.

I ruderi di Scornavacche vennero alla luce in maniera casuale venendo studiati dall’archeologo chiaramontano Antonino Di Vita negli anni 1950 (tra gli anni 1954 e 1957). Oggi l’area archeologica risulta ancora sotto vincolo anche se è stata chiaramente abbandonata essendo bisognosa quindi di nuovi studi archeologici per poter analizzare più a fondo questo insediamento e tentare di acquisirne più “dati” utili a ricostruirne la sua storia (anche in maniera parziale) oltre ad una sensibile “riqualificazione” in ambito turistico – culturale.

Comunque sia passiamo alla descrizione del sito archeologico; in seguito alle varie campagne di scavo è riemersa parte dell’abitato risalente al periodo posteriore alla prima distruzione che consisteva in un villaggio (di cui non si conosce il nome con precisione a differenza del limitrofo sito di Akrillai) che era composto da varie abitazioni a pianta quadrata caratterizzate da una corte interna che si affacciavano presso la piazza centrale (in un certo senso simile all’Agorà delle antiche città greche), lambito da un asse viario formato da due strade che si mettevano in comunicazione con la sopracitata “Via Selinuntina”. Qui sono state rinvenute una fornace per la lavorazione della ceramica, un “magazzino” con reperti ceramici e i resti di un tempio greco consacrato al dio Asclepio (protettore delle arti mediche) in seguito ad un’iscrizione rinvenuta in prossimità dei ruderi, oltre a vari manufatti ceramici quali anfore, piatti e statue raffiguranti la dea Atena Ergane (protettrice degli artigiani e degli artisti, in questo caso ceramisti), la dea Artemide e calchi ceramici utilizzati per la produzione di statue riconducibili al culto di “Demetra e Kore” (di cui vi è stata ritrovata anche una statuina). Questi reperti, assieme alla fornace (che è stata smontata e poi ricomposta), sono tutti esposti al Museo Archeologico di Ragusa.

Limitrofi al sito di Scornavacche vi sono vari appezzamenti di terreno che potrebbero celare ancora ruderi e reperti vari sotto terra, alcuni di essi ricadenti all’interno di proprietà private. L’area rimane comunque sotto vincolo archeologico ed è vietato in maniera assoluta condurre scavi e prelevare vari reperti non avendo le dovute autorizzazioni.

L’area di Scornavacche comunque possiede i ruderi di un’antica necropoli greca composta da tombe a fossa posta a poca distanza dall’insediamento sopracitato, in parte modificata per ospitarne il sito ricostruito dopo il 406 a.C.; molto probabilmente vi sono altri siti sepolcrali, e i resti di antiche carraie (“Trazzere” ) che molto probabilmente possono essere riconducibili all’antica “Via Selinuntina” disseminati tra le limitrofe aree di Piraino e Mazzarronello. Relativamente più recenti i ruderi di tipo rurale quali la presenza di un casale ormai diroccato posto all’interno del sito archeologico e di terrazzamenti collocati a nord presso la vallata che si affaccia presso la confluenza tra il Fiume Dirillo e il Torrente Paratore, che si può infine ammirare dalle alture limitrofe al al sito di Scornavacche.

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