*Santa Croce Camerina, Area Archeologica Castello – Mirio – Mezzagnone (Ruderi del Castello Vecchio e della Torre di Sant’Elena – Necropoli del Mirio – Bagno di Mezzagnone)

Santa Croce Camerina

*Area Archeologica Castello – Mirio – Mezzagnone
(Ruderi del Castello Vecchio e della Torre di Sant’Elena – Necropoli del Mirio – Bagno di Mezzagnone)

A nordovest di Santa Croce Camerina è posta l’interessante area archeologica posta tra le adiacenti Contrade Castello, Mirio e Mezzagnone, che comprende il sito da cui si sviluppò l’odierna cittadina santacrocese essendone una delle principali attrazioni turistico – culturali. Questa zona di importante interesse archeologico che con molta probabilità faceva parte dei villaggi chiamati “Kaukanae” (facenti capo all’insediamento le cui rovine sono poste presso la località marina santacrocese di Caucana) è delimitata a nord dalla S.P. 85 Santa Croce Camerina – Scoglitti, oltrepassata dalle Vie Pietro Novelli e Casale Vecchio, mentre a sud risulta prospiciente all’area della Fonte Paradiso. Questa zona è stata studiata dall’archeologo Paolo Orsi tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, mentre dalla seconda metà del 1900 fino ai giorni nostri varie campagne di scavo e di studi sono state condotte da vari archeologi per conto della Sovrintentenza ai Beni Culturali di Ragusa.

La parte più ad est di questa area archeologica è rappresentata dalla Contrada Castello, nota anche come “Castello Vecchio” posta lungo il tratto iniziale della S.P. 85 ma raggiungibile dal Piazzale Mercato Vecchio. In questa zona era collocata la tenuta feudale da cui si sviluppò il centro abitato di Santa Croce Camerina che comprendeva anche una piccola chiesa costruita tra il 400 e il 600 d.C. consacrata a “Sant’Elena di Costantinopoli” (madre dell’Imperatore Costantino) localmente nota come “Santa Lena”, in cui con molta probabilità era consacrato il culto verso “L’Esaltazione della Croce” ritrovata dalla suddetta “Santa” e da cui deriverebbe il nome di “Santa Croce” dato alla limitrofa cittadina. Qui fino agli anni 1940 era posta la torre feudale nota come “U Papallossu ri Santa Lena” di cui restano i basamenti posti a poca distanza da Piazza Mercato Vecchio. Adiacente ad essi vi sono i resti di una fornace. Poco più a nord vi sono i resti di un abitato di epoca altomedievale e un gruppo di tombe a fossa che compongono un piccolo “cimitero” la cui datazione risale al 500 d.C. collocate nell’area a nordovest del “Papallossu ri Santa Lena”. Successivamente venne costruito il “castello” feudale che inglobava parte di quest’area, di cui oggi vi sono pochi ruderi riconducibili a parte della cinta muraria. Secondo la tradizione storica locale qui era posto un affresco che raffigurava “Santa Elena e il Ritrovamento della Croce”. Durante gli scavi effettuati in buona parte di quest’area (ancora sotto vincolo archeologico) sono stati rinvenuti vari reperti ceramici (frammenti di anfore, tracce di pavimentazione ecc…) e vari resti (umani e animali)

A sudovest di questo sito è posta la Necropoli del Mirio, posta nell’omonima contrada che raggiungiamo tramite la Via Casale Vecchio, percorrendo la traversa alla nostra sinistra (venendo da Santa Croce Camerina) posta prima dell’immissione sulla S.P. 85 che costeggia il sito funerario (posto sempre alla nostra sinistra). Qui troviamo un vero e proprio “cimitero” risalente al V secolo d.C. (periodo tra il 401 e il 500 d.C.) composto da tombe a fossa scavate nella roccia, che compongono una vasta necropoli composta da fosse sepolcrali. Le tombe più grandi servivano per la tumulazione di individui più o meno adulti, mentre quelle più piccole erano utilizzate per salme di età giovanissima. La necropoli però ha origini più antiche in quanto è posta nei pressi di un’antica “latomia” ossia una cava di pietre posta nell’area centrale del cimitero, in cui è stata rinvenuta una tomba del tipo “a tholos” (ossia a cupola) risalente all’età del bronzo. Questa necropoli, comprendente anche il sito funerario di Contrada Castello, comprende circa un centinaio di tombe.

A meridione di questa necropoli, possiamo notare una curiosa costruzione a cupola nota come “Bagno di Mezzagnone”, che è il rudere più interessante di questa piccola area archeologica poco lontana dal centro abitato santacrocese, che si può raggiungere dal sito della Necropoli del Mirio oltrepassando il limitrofo fondo. Questa costruzione risalirebbe sempre al V secolo d.C. ed è stata studiata dall’archeologo Paolo Orsi che la scambiò per una piccola “Basilica” cristiana, ma alcuni studi condotti nel 2008 hanno smontato l’ipotesi del famoso archeologo roveretano. Con molta probabilità questo edificio risalente al periodo delle invasioni gotiche in Italia, nasce come “mausoleo sepolcrale” che ospitò il sepolcro di un importante capo barbaro (di etnia gotica?); ma in epoca araba (periodo posteriore all’anno 852), questa costruzione venne modificata divenendo un “Hamman” ossia un edificio all’interno del quale era posto un “bagno rituale” in cui il fedele si purificava (per saperne di più clicca qui). Non a caso la Contrada Mezzagnone è nota anche come “Bagno di Mare”. Questo edificio è formato da una costruzione a cupola su cui sono poste delle finestrella rettangolari, poggiante su ampie arcate; a fianco è posto un edificio avente una caratteristica volta a botte. L’interno presenta tracce di canalizzazioni che servivano per convogliare le acque provenienti dalla limitrofa “Fonte Paradiso” al suo interno, che venivano immesse dentro vasche poste nei due edifici e che per l’occorrenza veniva riscaldata. Un’altra costruzione simile era posta nella vicina Contrada Vigna di Mare (posta poco più a sud vicino alla località nota come “Torre di Mezzo”) mentre un altro “Hamman” arabo è presente in Sicilia presso Cefalà Diana (in Provincia di Palermo).

Va detto infine che tutta l’area in cui sono posti i siti sopracitati, è posta sotto vincolo archeologico ed è soggetta a varie campagne di scavi e di studi, e inoltre è severamente vietato manomettere e danneggiare i ruderi archeologici o condurre campagne di scavi non autorizzate.

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