Santa Croce Camerina, Festa di Santa Rosalia (Festa Liturgica di Santa Rosalia – Festa dell’Esaltazione della Croce – Festa Esterna di Santa Rosalia)

Santa Croce Camerina

Festa di Santa Rosalia


Il Simulacro di “Santa Rosalia” venerato a Santa Croce Camerina.

La festa in onore di “Santa Rosalia”, prima “Patrona” di Santa Croce Camerina, è l’ultima grande festa dell’anno che sancisce la fine del ciclo delle principali festività religiose santacrocesi comprendenti le feste di “San Giuseppe” e di “San Giovanni Battista”, andando a concludere di fatto il periodo estivo che vede la cittadina santacrocese e le sue limitrofe località balneari di Punta Secca, Punta Braccetto, Casuzze e Caucana. La “Santa Palermitana” è molto venerata presso la cittadina santacrocese, che è l’unico “comune” dell’area sudorientale della Sicilia compresa all’interno del Val di Noto in cui vi è una fervente devozione verso la medesima (se si esclude l’area rurale in territorio di Ragusa nota appunto come “Santa Rosalia” in cui è posta una chiesetta consacrata alla “Santa Palermitana”).

I festeggiamenti di “Santa Rosalia”, organizzati dalla Parrocchia di San Giovanni Battista e dal Comitato Festeggiamenti di Santa Croce Camerina, sono celebrati nel mese di Settembre e riguardano la “Festa Liturgica” celebrata il 4 Settembre che rappresenta l’apertura del periodo consacrata alla “Santa Patrona” cittadina, la solennità dell’ “Esaltazione della Croce” celebrata il 14 Settembre, e infine la “Festa Esterna” comprendente la Processione del simulacro di “Santa Rosalia” che ricade la quarta Domenica di Settembre, successiva alla solennità dell’Esaltazione della Croce.

La festa in onore di “Santa Rosalia”, oltre a comprendere i vari riti sacri e la Processione della statua raffigurante la “Santa Eremita” originaria di Palermo, è caratterizzata da eventi e spettacoli di vario tipo, oltre che da interessanti spettacoli pirotecnici.

Storia di “Santa Rosalia”

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“Santa Rosalia”, il cui vero nome è Rosalia de’ Sinibaldi, nacque a Palermo nel 1130 in epoca normanna (non si conosce l’esatto giorno della nascita) ed era figlia del Conte Sinibaldo de’ Sinibaldi (detentore del Feudo della Quisquina posto tra gli attuali centri abitati di Bivona e Santo Stefano Quisquina (entrambi in Provincia di Agrigento), e dominato dal “Monte delle Rose” noto in epoca araba come “Jebel el – Ghurab” ossia “Montagna dei Corvi”, località in cui in futuro la giovane andrà in eremitaggio) e della nobile Maria Guiscardi, di cui si ipotizza la presenza di un legame di parentela con la famiglia dei conti normanni d’Altavilla. Infatti questa famiglia era molto fedele all’allora sovrano di Sicilia, Ruggero II d’Altavilla (figlio del “Gran Conte” Ruggero I d’Altavilla, e primo Re di Sicilia) che, secondo la tradizione popolare, nel 1128 (due anni prima della nascita di Rosalia) ebbe una premonizione riguardante “Santa Rosalia”; mentre egli scrutava il tramonto da quello che oggi è noto come “Palazzo dei Normanni” assieme alla consorte Elvira di Castiglia, ebbe l’apparizione di una figura che disse lui “Ruggero io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine”. E infatti dopo qualche tempo nacque Rosalia, il cui nome derivava dall’unione dei termini “Rosa” (che indica l’omonimo fiore) e “Lilium” (nome latino del fiore di giglio).

Rosalia, la cui casa natale sarebbe stata identificata presso il quartiere dell’Olivella situato nel centro storico di Palermo (in cui, presso il chiostro l’Oratorio di Santa Caterina, vi è un pozzo che si presume appartenere alla dimora della famiglia dei Conti Sinibaldi), venne cresciuta ed educata presso la corte di Ruggero II d’Altavilla, tant’è che nel 1149 a 19 anni divenne damigella della regina Sibilla di Borgogna, seconda consorte di Ruggero II d’Altavilla (secondo alcune fonti storiche Rosalia divenne invece damigella della Regina Margherita di Navarra nell’anno 1150).

In quel periodo un nobile conte noto come Baldovino, salvò il re Ruggero II d’Altavilla dall’attacco di un animale selvatico, e lo stesso sovrano gli concesse il privilegio di chiedere un qualsiasi favore. Il conte allora chiese la mano di Rosalia. Nel frattempo la giovane, mentre si specchiava, vide la figura di “Gesù Cristo” materializzarsi nello specchio, e decise di prendere i voti entrando a far parte dell’ordine femminile basiliano che aveva sede presso il Monastero del Santissimo Salvatore. Il giovane Baldovino e i genitori di Rosalia tentarono di persuadere la giovane a rinunciare alla vita monastica.

Rosalia decise quindi di andare in eremitaggio, ma prima di partire lasciò un frammento proveniente dalla “Santa Croce” (forse una reliquia che le venne tramandata da qualche cavaliere che fece ritorno dalle crociate) e scrisse una lettera in greco in cui vi era scritto “Io, Suor Rosalia Sinibaldi, lascio questo legno del mio Signore in questo monastero al quale sono sempre legata”. Sia della reliquia che della lettera non vi sono più tracce, anche se esse sono citate dallo storico palermitano Antonio Mongitore; inoltre il testo della lettera è trascritto su di una lapide marmorea all’interno della Chiesa del Salvatore di Palermo.

Rosalia partì in eremitaggio portandosi solo una corona del Rosario ed un crocifisso, e di lei a Palermo non si seppe più nulla. Secondo la tradizione andò a vivere presso i possedimenti del padre Sinibaldo de’ Sinibaldi, in una caverna della Serra Quisquina a poca distanza dal sopracitato Monte delle Rose, chiamato così perché dopo esser stato visitato dalla futura “Santa”, fiorirono dei roseti selvatici sulle sue alture. In quest’area montuosa posta a sud di Palermo presso la catena montuosa dei Monti Sicani, la ragazza visse per circa dodici anni in ascetismo rinunciando alla comoda vita nobiliare per poterne vivere una piena di sacrifici e rinunce, concedendo completamente la sua esistenza a “Cristo”, anche se con molta probabilità rimaneva in contatto con alcuni familiari e conoscenti.

Infatti, dopo dodici anni, il feudo non era più di proprietà della famiglia Sinibaldi in seguito ad una congiura nobiliare avvenuta contro la casata degli Altavilla che degenerò in vari tumulti, in cui si presume che il padre Sinibaldo de’ Sinibaldi sia rimasto ucciso. E Rosalia con molta probabilità venne avvisata di ciò e decise quindi di abbandonare la grotta del Monte Quisquina, dove lasciò un’incisione in latino in cui era scritto “Io Rosalia figlia di Sinibaldi, signore della Qui­squina e delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo decisi di abitare in questa spelonca”. Nell’incisione vi era stato inciso anche il numero 12, che indicava con molta probabilità il periodo di tempo in cui la giovane eremita aveva vissuto dentro questa caverna che, divenne sede dell’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina in seguito al ritrovamento dell’epigrafe avvenuta il 25 Agosto 1624 da parte di due muratori che erano incaricati della costruzione del Convento Domenicano di Santo Stefano di Quisquina, avvenuta quaranta giorni dopo il ritrovamento del corpo della “Santa Palermitana” (vedi più sotto).

Rosalia, grazie alla Regina Margherita di Navarra (consorte dell’allora sovrano di Sicilia Re Guglielmo I d’Altavilla), poté ritornare a Palermo sempre in eremitaggio, ma andando a vivere presso il promontorio costiero del Monte Pellegrino (ad ovest della città palermitana), un rilievo che era difficile da esplorare in quel periodo, dove trovò trovò una grotta (probabilmente un “eremo rupestre”) in cui la giovane ricominciò a vivere in totale ascetismo fino a circa 35 anni, età in cui la giovane Rosalia morì. Il suo decesso, secondo la storiografia ufficiale, è avvenuto il 4 Settembre del 1160. La tradizione popolare narra di una schiera di Angeli che, non appena la giovane eremita spirò, scese sulla terra per darle una degna sepoltura dentro la grotta in cui viveva, “pietrificandone” la sua salma dentro la roccia del sito rupestre.

Della giovane eremita e del suo corpo non se ne seppe più niente, e a Palermo il culto principale era consacrato a quattro Martiri cristiane, le palermitane “Santa Ninfa” e “Santa Oliva”, la catanese “Sant’Agata” e la laziale “Santa Cristina da Bolsena” raffigurate presso la seicentesca piazza dei “Quattro Canti” posta nel cuore della città palermitana. Nonostante ciò esistevano forme di culto verso la giovane eremita, che era venerata dai palermitani nonostante di lei e delle sue spoglie mortali non se ne sapeva niente; con molta probabilità venne cominciata ad essere venerata dal 1196 in base due importanti reperti: il “Codice di Costanza d’Altavilla” posto oggi presso la Biblioteca Regionale di Palermo e ad un’antica incisione lignea duecentesca, che raffigura “Santa Rosalia” col saio basiliano, esposta presso il Museo Diocesano del capoluogo siciliano. Inoltre vennero costruiti due luoghi sacri in sua memoria, una cappella posta presso il quartiere dell’Olivella nei pressi della sua presunta casa natale (in cui oggi è posto l’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria all’Olivella), e una cappella collegata ad un edificio conventuale edificato nel 1180 presso il Monte Pellegrino a nei pressi dell’anfratto in cui venne rinvenuto lo scheletro della “Santa Palermitana” (attuale sede dell’Eremo di Monte Pellegrino).

Facendo un ampio salto temporale, arriviamo al 7 Maggio 1624, data in cui a Palermo scoppiò un’epidemia di peste e in molti si ammalarono e perirono a causa di essa. Tra di loro vi era una donna originaria di Ciminna (PA) nota come Girolama (o Geronima) La Gattuta, che venne ricoverata a Palermo presso l’Ospedale di Palazzo Sclafani il 15 Ottobre 1623 in seguito ad un’infezione mortale, e mentre era sul punto di morire vide una giovane infermiera bagnarle il viso dicendole “Non dubitare che sei sana, fai voto di andare a Monte Pellegrino”. Da quelle parole la donna, che guarì miracolosamente dopo tre giorni, capì che quell’infermiera era “Santa Rosalia”, l’eremita di cui si erano perse le tracce sin dal 1150 ma che veniva venerata da molti palermitani. Nonostante ciò la donna si scordò di adempiere al suo voto, ammalandosi nuovamente di peste nel Maggio 1624. Durante la malattia ripensò alla “grazia” dell’anno prima. Il 26 Maggio 1624, giorno di Pentecoste, nonostante la malattia debilitante Girolama La Gattuta volle salire sul Monte Pellegrino, essendo accompagnata dal marito Benedetto Lo Gattuto e dal marinaio di origini trapanesi Vito Amodeo (avente anch’egli la moglie malata di peste). I quattro si misero in cammino verso il Monte Pellegrino percorrendo il sentiero della “Valle del Porco” (che in quell’epoca era l’unico accesso praticabile per salire sul rilievo posto a nord di Palermo), arrivando nei pressi di una caverna collocata a poca distanza dalla medievale chiesa consacrata all’eremita palermitana. Qui videro sgorgare dalle pareti della roccia delle gocce di acqua, che venne fatta bere alle due donne che, nonostante l’incredulità dei mariti, guarirono completamente dalla peste. Girolama La Gattuta cadde in estasi ed ebbe una visione in cui in quel luogo era presente la “Madonna” indossante una collana di coralli recante in grembo “Gesù Bambino” che pronunciò la frase “Figlia, sei venuta ad adempiere il voto, sei sanata”;  presso la grotta invece vi era la giovane donna che Girolama La Gattuta vide l’anno prima, stavolta vestita con un povero indumento ricavato da vecchi sacchi, che le indicò di scavare in fondo alla grotta dicendole “Qui troverai un tesoro, una Santa!”. Risvegliatasi la donna entra nella grotta e trova un grosso masso nel punto indicato dalla ragazza vista in visione, che in realtà era la “Santa Rosalia” di cui si erano perse le tracce sin dal periodo medievale.

Completamente ripresa dalla malattia, nel Giugno 1624 (in cui l’epidemia di peste attanagliava ancora la città palermitana) Girolama La Gattuta ritornò in quel luogo sul Monte Pellegrino, e assieme al marito e a vari conoscenti (a cui si aggiunsero anche una comunità francescana e alcuni contadini palermitani), cominciarono a scavare all’interno della caverna, nel punto in cui secondo la donna era tumulata la giovane eremita. Il 15 Luglio 1624, dopo circa un mese di scavi, venne ritrovata una lastra di roccia calcarenitica sotto alla quale vi era uno scheletro composto da ossa dal colore candido parzialmente fossilizzate nella roccia sedimentaria della caverna (oltre ad altri resti ossei umani appartenenti a due individui, ed animali, molto probabilmente di epoca più antica). Non appena le ossa vennero rinvenute nella caverna venne percepito un forte profumo di rose proveniente da questi resti, che vennero subito attribuiti a ciò che rimaneva del corpo di “Santa Rosalia”. 

I resti ossei vennero portati a Palermo e affidati all’allora Cardinale di Palermo (di origini genovesi) Giovanni Doria (noto anche come “Giannettino Doria”) che, grazie all’ausilio dei medici appartenenti all’ordine dei Padri Gesuiti guidati da Padre Giordano Cascini, studiarono accuratamente i resti mortali ed in particolare il cranio dalle forme molto più “delicate” rispetto agli altri due teschi rinvenuti durante gli scavi effettuati per volere di Girolama La Gattuta, ritenuti appartenenti ad altri “eremiti” che in passato vissero nella caverna. Si arrivò alla conclusione che quelle ossa dovevano per forza appartenere ad un essere umano di sesso femminile. e si ritenne logico studiare ancora i resti mortali e i dati su “Santa Rosalia” di cui all’epoca si disponeva (gran parte dei quali raccolti dallo stesso Padre Giordano Cascini, autore di una prima biografia sulla “Santa Eremita”). Il 27 Luglio 1624 si propone di collocare le ossa in un reliquiario da esporre in una cappella della Cattedrale di Palermo, anche se l’arcivescovo rimase scettico preferendo un ulteriore approfondimento dello studio sui resti mortali. Nel frattempo la situazione della pestilenza degenera tant’è che il 3 Agosto di quell’anno il Viceré di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia ne rimane vittima.

Il riconoscimento ufficiale di questi resti mortali avvenne in seguito ad un altro evento miracoloso; il 13 Febbraio 1625 il povero saponaio palermitano Vincenzo Bonelli (o Bonello) che aveva la sua bottega nel quartiere cittadino noto come “Panneria”, dopo aver perso la moglie per colpa della pestilenza, cadde in depressione e decise di suicidarsi gettandosi da una rupe del Monte Pellegrino, posta a poca distanza dal luogo in cui vennero rinvenute le presunte ossa di “Santa Rosalia”. Non appena si affacciò dalla rupe (con molta probabilità il belvedere panoramico posto a poca distanza dall’Eremo di Monte Pellegrino), vide una ragazza che lo fermò dicendogli “Io sono Rosalia” conducendolo poi presso la caverna in cui vennero rinvenute le ossa della “Santa Eremita”. Dopodiché “Santa Rosalia” accompagnò Vincenzo Bonelli presso il sentiero della Valle del Porco esortandolo a ritornare a Palermo comunicandogli che deve confessarsi e ricevere la Comunione, e di comunicare tutto ciò a cui assistito al Cardinale Doria in modo tale da capire che le ossa rinvenute durante gli scavi condotti da Girolama La Gattuta appartengono davvero a lei, e che questi resti mortali siano poi portati in processione per le vie di Palermo al momento del canto del “Te Deum Laudamus” (recitato alla fine della liturgia) per cessare l’epidemia; ma soprattutto disse al saponaro che lui stesso si ammalerà di peste e morirà, in modo che il cardinale constatando ciò, può finalmente capire che i resti appartengono davvero a “Santa Rosalia” e che portandoli in corteo, la pestilenza cesserà del tutto.

Vincenzo Bonelli ritornò a Palermo e andò immediatamente a confessarsi presso la Chiesa di Sant’Ippolito Martire al Capo, narrando di tutto ciò al confessore Padre Pietro Lo Monaco che, dopo la funzione in cui impartì la comunione al saponaio, andò a comunicare tutto quanto al Cardinale Giovanni Doria, il quale ovviamente ascoltò tutto ciò con interesse rimanendo sempre cauto sull’attribuire l’appartenenza delle ossa rinvenute alla “Santa Eremita”. Ma dopo tre giorni Vincenzo Bonelli si ammalò di peste e morì proprio quando il Cardinale volle vedere il saponaio in base a ciò che gli è stato raccontato. Vedendo l’agonia e il decesso del saponaio, il 18 Febbraio 1625 venne dato immediatamente il via libera al riconoscimento ufficiale delle reliquie di “Santa Rosalia” che, dopo esser state catalogate e pulite, il 3 Marzo 1625 vennero sistemate dentro una cassetta collocata a sua volta all’interno di un reliquiario argenteo. Dieci giorni dopo cominciarono i preparativi per la solenne processione delle reliquie appartenenti alla “Santa Palermitana”.

Il 9 Giugno 1625 la cassa reliquiaria venne fatta uscire dalla Cattedrale di Palermo essendo condotta in processione per i quartieri cittadini i cui abitanti, al momento della recita del “Te Deum Laudamus” guarirono in maniera miracolosa dalla peste, e tutto ciò venne annotato e documentato nei registri comunali dell’epoca. Il 3 Settembre 1625 l’epidemia di peste a Palermo venne dichiarata “cessata”, e da allora tutti i palermitani cominciarono ad onorare “Santa Rosalia” come “Patrona e Protettrice” della città palermitana, mentre le altre quattro “Patrone” (le “Sante Agata, Ninfa, Oliva e Cristina”) divennero “Compatrone” cittadine e contemporaneamente “Patrone” dei quattro principali quartieri di Palermo delimitati dalla Piazza dei Quattro Canti (per saperne di più clicca qui).

Ii 26 gennaio 1630 “Santa Rosalia” venne canonizzata da Papa Urbano VIII, e dal 1631 le sue reliquie furono collocate in una monumentale arca argentea, collocata nella cappella posta alla fine della navata destra della Cattedrale di Palermo.

“Santa Rosalia” viene festeggiata a Palermo in occasione del “Festino” del 14 e 15 Luglio con cui si celebra il ritrovamento delle sue reliquie, e il 4 Settembre in occasione della solennità liturgica con cui si commemora la sua morte.

In Sicilia “Santa Rosalia” viene venerata come “Patrona” presso i centri di Bivona, Racalmuto, Santa Margherita di Belice, Santo Stefano Quisquina (AG), Bisacquino, Campofelice di Roccella e Vicari (PA), Delia (CL), Rina – frazione di Savoca (ME), mentre vi è una forte venerazione a Novara di Sicilia (ME), Alia e Capaci (PA), e Gravina di Catania (CT). 

In Sicilia sudorientale “Santa Rosalia” viene venerata in Provincia di Ragusa, a Santa Croce Camerina come “Patrona” assieme a “San Giuseppe”, e presso la località rurale appartenente al territorio comunale di Ragusa nota appunto come “Santa Rosalia”, in prossimità del suo omonimo lago artificiale.

[riduci]

Il culto di “Santa Rosalia” praticato a Santa Croce Camerina

La diffusione del culto a “Santa Rosalia” presso Santa Croce Camerina (e quindi in Sicilia sudorientale), la si attribuisce alla famiglia nobiliare dei Celestri. Il 28 Gennaio 1599 venne fondato ufficialmente il centro abitato da cui si sviluppò l’attuale cittadina di Santa Croce Camerina, grazie alla “Licentia Habitandi et Rehedificandi” inviata tre anni prima da Giovan Battista II Celestri all’allora sovrano di Sicilia (a quei tempi Vicereame appartenente all’Impero di Spagna) Re Filippo III, che la approvò il 2 Novembre 1598.

Il 7 Luglio 1600 sempre Giovan Battista II Celestri (divenuto poi “Marchese di Santa Croce” il 25 Maggio 1602), in seguito alla costruzione della “Chiesa Madre” del centro, fondò ufficialmente la parrocchia cittadina che venne consacrata al culto dell’ “Esaltazione della Croce”, ma ancora il centro abitato santacrocese non aveva un vero e proprio “Patrono” anche se con molta probabilità erano già diffusi i culti a “Sant’Antonio Abate” e “San Giuseppe”.

In quel periodo però stava prendendo piede a Palermo il culto a “Santa Rosalia” e si ipotizza che la devozione santacrocese nei confronti della “Santa Eremita” risalirebbe tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 quando, secondo le fonti storiche più accreditate, un prete alle dipendenze della famiglia Celestri istituì un fondo per poter festeggiare “Santa Rosalia” anche se ancora si sapeva poco e niente della futura “Patrona di Palermo”, le cui ossa vennero ritrovate il 15 Luglio 1624 con la conseguente elevazione al culto avvenuta il 9 Giugno 1625 con la processione con cui avvenne la miracolosa fine della peste a Palermo, e la conseguente canonizzazione della “Santa Eremita” avvenuta il 26 Gennaio 1630.

Promosso dalla famiglia Celestri, il culto a “Santa Rosalia” (divenuto “ufficiale” dopo la canonizzazione), si stava man mano diffondendo anche presso il centro abitato santacrocese anche grazie alla sua elevazione a “Patrona” dopo che le terre santacrocesi divennero “Marchesato”. Per i festeggiamenti si dovette attendere la data del 21 Luglio 1691 quando l’allora canonico della chiesa del centro abitato santacrocese Don Vincenzo Celestri (fratello del Marchese Pietro V Celestri), finanziò la festa in onore della “Patrona”, che prevedeva solenni riti liturgici. Col terremoto dell’11 Gennaio 1693 e la conseguente ricostruzione della chiesa, la festività venne celebrata sempre in forma liturgica.

I veri e propri festeggiamenti “esterni” risalgono al 4 Settembre 1810 quando, dopo l’acquisizione di un artistico fercolo (avvenuto qualche mese prima), l’ottocentesco simulacro che raffigura “Santa Rosalia” venne portato in Processione per le strade dell’attuale Santa Croce Camerina venendo acclamata da una folla festante, andando ad anticipare di circa un ventennio la festività in onore di “San Giuseppe” che, viene considerato come il “Patrono Principale” della cittadina santacrocese, anche se il culto di “Santa Rosalia” è molto più antico.

La festa si è andata poi ad evolvere con gli anni, arrivando ai giorni nostri in cui essa viene celebrata andando a comprendere la solennità liturgica del 4 Settembre che commemora la morte della “Santa Palermitana”, la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (a cui si deve il nome della cittadina) il 14 Settembre, e infine la “Festa Esterna” in onore della “Santa Patrona” di Santa Croce Camerina celebrata la quarta Domenica di Settembre.

I festeggiamenti santacrocesi in onore di “Santa Rosalia”

L’apertura dei festeggiamenti in onore di “Santa Rosalia” e il periodo preparatorio alla festa liturgica (1 Settembre)

L’1 Settembre si aprono ufficialmente i festeggiamenti in onore di “Santa Rosalia” con la solenne Messa celebrata alle ore 19.30 presso la Chiesa Madre di San Giovanni Battista seguita da molti fedeli. Dopo la funzione, alle 20.30, segue la “Scinnuta” della statua di “Santa Rosalia” che viene acclamata con applausi e invocazioni; il simulacro viene posto al centro della chiesa per essere venerato dai santacrocesi durante il periodo festivo.

I giorni seguenti (2 e 3 Settembre) che fungono da breve periodo preparatorio per la solennità liturgica che comprendono sempre la celebrazione di solenni Messe all’interno della Chiesa Madre della cittadina santacrocese.

La solennità liturgica in onore di “Santa Rosalia” (4 Settembre)

Il 4 Settembre viene celebrata la festività liturgica di “Santa Rosalia” in cui si commemora la sua morte avvenuta il medesimo giorno del 1160. Alle 08.30 del mattino presso la Chiesa Madre di San Giovanni Battista viene celebrata la solenne Messa mattutina; alle ore 12.00 lo sparo di colpi di cannone e il vivace scampanio delle campane dell’edificio sacro annunziano l’arrivo della festa liturgica in onore della “Santa Palermitana”.

Nel pomeriggio alle ore 19.00 iniziano i principali riti della solennità liturgica con la recita del Rosario, seguita dalla Messa delle ore 19.30 a cui partecipano moltissimi devoti che vanno ad onorare “Santa Rosalia”. Alla fine della funziona (se in programma) possono esserci vari eventi parrocchiali.

La solennità della “Esaltazione della Croce” (14 Settembre)

Il 14 Settembre ricorre la solennità consacrata all’ “Esaltazione della Croce” (per saperne di più sul suo culto clicca qui), al cui culto si deve l’origine del nome del centro abitato da cui si sviluppò l’attuale cittadina, il cui nome un tempo era “Santa Croce” (il toponimo “Camerina” venne aggiunto nella seconda metà del 1800).

La solennità comincia con la Messa alle ore 08.30 celebrata presso la Cappella dell’Istituto Sacro Cuore. Nel pomeriggio presso la Chiesa Madre di San Giovanni Battista, i riti cominciano col Rosario delle ore 18.30, a cui segue la solenne Messa delle ore 19.30 culminante con la benedizione collettiva con la reliquia della “Santa Croce” che venne donata alla comunità dall’Arcivescovo di Siracusa Monsignor Ettore Baranzini.

Dopo la funzione, a cominciare dalle ore 20.30, si tengono vari eventi parrocchiali (di solito un concerto di musica sacra) che vanno a concludere la solennità consacrata all’ “Esaltazione della Croce”.

La Festa Esterna in onore di “Santa Rosalia”

Il periodo preparatorio e la Vigilia della Festa (quarto fine settimana di Settembre)

Passata la solennità dell’ “Esaltazione della Croce” inizia il periodo preparatorio alla “Festa Esterna” consacrata a “Santa Rosalia” che, a seconda del calendario annuale, può comprendere più o meno giorni che la precedono. La cittadina santacrocese si appresta ad entrare nel vivo dei festeggiamenti presentandosi riccamente addobbata a festa con l’illuminazione artistica presso la Piazza Vittorio Emanuele II e in buona parte del centro storico cittadino. 


L’illuminazione artistica per la festa di “Santa Rosalia”.

Presso la Chiesa Madre di San Giovanni Battista vengono celebrate solenni Messe alle ore 19.30, mentre vi sono vari eventi e spettacoli di vario tipo organizzati dalla parrocchia e dal comitato dei festeggiamenti che cominciano alle ore 20.30 (specie il Giovedì e il Venerdì che precedono la data dei festeggiamenti).

La Vigilia della Festa (ossia il quarto Sabato di Settembre), alle ore 12.00 vengono sparati vari colpi di cannone che annunziano l’arrivo dei festeggiamenti in onore della “Santa Palermitana”. Alle ore 17.00 un altro sparo di fuochi artificiali e lo scampanio delle campane della Chiesa Madre, seguito dalla sfilata della banda musicale per le vie cittadine, annunzia l’inizio dei riti della Vigilia. Alle ore 18.30 circa all’interno della Chiesa Madre di San Giovanni Battista verrà recitato il Rosario, mentre alle ore 19.30 si celebra la Messa della Vigilia, seguita da molti devoti.

La sera della Vigilia, presso la Piazza Vittorio Emanuele II, a partire dalle ore 21.30, ci sarà un concerto musicale eseguito da artisti locali che allieta la serata, concludendosi (se organizzato) con uno spettacolo pirotecnico verso le ore 23.00. I santacrocesi aspettano comunque con impazienza l’arrivo dell’indomani in cui potranno festeggiare tutti insieme “Santa Rosalia” con gioia e devozione

La Festa Esterna di “Santa Rosalia” (quarta Domenica di Settembre)

La Processione del simulacro di “Santa Rosalia”

La quarta Domenica di Settembre arriva la tanto attesa festa esterna in onore di “Santa Rosalia” che viene annunziata da forti colpi di cannone alle ore 08.00, seguiti dallo scampanio festoso delle campane della Chiesa Madre di San Giovanni Battista. All’interno del medesimo edificio sacro, che rimarrà aperto per buona parte della giornata per accogliere i devoti che vanno ad omaggiare la “Santa Palermitana”, viene celebrata la prima Messa sempre alle ore 08.00.

Alle ore 09.00 la banda musicale cittadina gira in corteo per le vie di Santa Croce Camerina, accompagnando la raccolta dei vari doni che verranno venduti all’asta benefica che si terrà presso la Piazza Vittorio Emanuele II alle ore 09.30. Durante questa folcloristica asta vengono venduti al miglior offerente i vari doni offerti (in prevalenza vari prodotti tipici), col ricavato che andrà in beneficenza (e in parte a finanziare i festeggiamenti).

Alle ore 11.00 all’interno della Chiesa Madre viene celebrata la solenne Messa diurna in onore di “Santa Rosalia”, seguita da molti devoti che vanno ad onorare la “Santa Eremita”. Al termine della funzione, verso le ore 12.00, lo sparo di fuochi artificiali sancisce la conclusione dei riti mattutini della festa.

Di pomeriggio alle ore 16.00 cominciano i riti serali della festa con il corteo delle bande musicali che terminerà in Piazza Vittorio Emanuele II con l’esecuzione di allegre marce sinfoniche. Alle ore 18.00 all’interno della Chiesa Madre di San Giovanni Battista viene celebrata la Messa pomeridiana, seguita ugualmente da moltissimi fedeli, che anticipa l’uscita della Processione di “Santa Rosalia”. Dopo la funzione il simulacro della “Santa Palermitana” viene posto sul fercolo con cui verrà condotto in corteo per le strade della cittadina santacrocese.

Alle ore 19.30 il vivace scampanio delle campane della Chiesa Madre di San Giovanni Battista annunzia l’uscita del fercolo su cui è adagiata la statua di “Santa Rosalia”, che viene portato a spalla per poi essere collocato su di un autocarro con cui verrà condotto in Processione per le strade cittadine. Non appena la “Santa” esce dalla chiesa, viene salutata con il lancio di volantini colorati e l’accensione di fuochi artificiali.


L’Uscita della Processione di “Santa Rosalia”.


I fuochi d’artificio che salutano l’uscita di “Santa Rosalia” dalla Chiesa Madre.

Dopo che il fercolo viene adagiato sull’automezzo, ha inizio la Processione per le vie cittadine che viene seguita dalle autorità cittadine e da moltissimi fedeli. Il percorso del corteo è ovviamente abbellito con drappi eleganti e luci appese ai balconi.

Dalla Piazza Vittorio Emanuele II la Processione percorrerà le Vie dei Martiri, Micca e Camerina ritornando di nuovo in piazza, e da qui muovendosi verso le Vie Meli, San Giacomo e il Viale della Repubblica, percorrendo poi le Vie Prati, Rossini, Scevola, Carmine, degli Archi, XX Settembre, San Felice, nuovamente Via Carmine e da qui la Via Trieste raggiungendo Piazza degli Studi, percorrendo poi le Vie Cirillo, Settembrini, Castel Sant’Elena, Pisacane e Matteotti ritornando nuovamente in Piazza Vittorio Emanuele II, per percorrere poi le Vie Bagni, Marsala, Giardino, Fleming, Conte Rosso, Tazzoli, Lincoln, Faro, dei Mille, Balilla, nuovamente Via Conte Rosso e da qui le Vie Diana, Bixio, Gozzi per percorrere di nuovo Via Conte Rosso, imboccando poi le Vie Colombo, Vittorio Veneto, Roma, Amedeo, San Francesco, Rapisardi, Alloro, nuovamente Via Amedeo e da qui la Via Ariosto e di nuovo Via Rapisardi, per immettersi nell’ultima parte del tragitto lungo il Viale della Repubblica, facendo così ritorno presso la Piazza Vittorio Emanuele II.


La Processione di “Santa Rosalia” per le vie di Santa Croce Camerina.

Al termine della Processione verso le ore 22.00 circa, il simulacro di “Santa Rosalia” viene accolto da uno stupendo spettacolo pirotecnico che illumina la circostante piazza. Al termine dei fuochi avviene il rientro in Chiesa del fercolo che viene accolto dal vivace scampanio e dalla calorosa devozione dei fedeli santacrocesi venendo posto nuovamente al centro dell’edificio sacro.

Alle ore 23.00, presso l’area di Fontana Paradiso, si tiene il grandioso spettacolo di fuochi d’artificio che va a concludere i festeggiamenti esterni in onore di “Santa Rosalia”.


I fuochi d’artificio con cui si conclude la festa in onore di “Santa Rosalia”.

La chiusura dei festeggiamenti in onore di “Santa Rosalia” (ultima Domenica di Settembre)

Passato il periodo della festività esterna, “Santa Rosalia” rimane esposta presso la Chiesa Madre di Santa Croce Camerina fino all’ultima Domenica di Settembre, in cui si conclude il periodo dei festeggiamenti in suo onore. In questo periodo può ricadere la solennità in onore di “San Pio da Pietrelcina” (24 Settembre) comprendente solenni Messe sempre presso la Chiesa Madre santacrocese (ore 19.00) a cui segue la processione fino alla statua posta presso la piazzetta di Via Carmine, che raffigura il “Santo Campano”.

L’ultima Domenica di Settembre, con la solenne Messa delle ore 19.00 seguita da un buon numero di fedeli, termina il periodo consacrato a “Santa Rosalia”. Al termine della celebrazione, alle ore 20.00, il simulacro della “Santa Palermitana” viene poi riposto nel suo Altare tra gli applausi dei fedeli, che attenderanno l’anno seguente per poter festeggiare nuovamente “Santa Rosalia”.

Per informazioni più dettagliate visitate le pagine facebook Parrocchia San Giovanni Battista Santa Croce Camerina e Comitato Festeggiamenti Santa Croce Camerina.

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