Santa Croce Camerina, Tradizioni popolari santacrocesi

Santa Croce Camerina

Tradizioni popolari santacrocesi

La Spiaggia di Euridice

Presso la località balneare di Punta Braccetto, posta tra i territori di Ragusa e Santa Croce Camerina, vi è posta la spiaggia detta “di Euridice” perché essa è associata alla leggenda della mitologia greca in cui i protagonisti sono Orfeo e la moglie Euridice che, non appena morì morsicata da un serpente velenoso, venne sepolta secondo la “fantasia popolare” presso questa spiaggia collocata a nord della scogliera del “Braccio della Colombara” (da cui deriva il nome della località, nota appunto come “Punta Braccetto”), in cui vi è una caverna nota appunto come “Grotta di Orfeo” dove il medesimo viveva.

Il perché di questo mito associato alla località di Punta Braccetto, che ha per protagonisti Orfeo ed Euridice, non è che si sa con precisione e con molta probabilità deriverebbe dalla “fantasia popolare”, dato che era chiaramente ambientata presso l’antica Grecia (regione della Tracia che corrisponderebbe al luogo di nascita di Orfeo?). E inoltre ora come ora non vi sono fonti storiche che vorrebbero l’origine della denominazione di questa area marina durante il periodo in cui esisteva la città greca di Kamarina (le cui rovine sono poste poco più a nord sul promontorio costiero noto come “Monte Cammarana”), comunque sia questo “mito” ha fatto si che la spiaggia in questione è diventata uno dei luoghi più ammirati di Punta Braccetto.

Comunque sia il vero e proprio “Mito” narra del semidio Orfeo (protagonista della spedizione degli Argonauti e ottimo musicista che sapeva ben padroneggiare la lira) e dell’amata Euridice (una “Driade” ossia “ninfa delle querce), il cui amore era disturbato da un altro semi dio noto come Aristeo (figlio del dio Apollo e della Regina Cirene) che si era innamorato proprio di Euridice. La ninfa, scappando da Aristeo, calpestò un serpente velenoso che le morsicò la gamba facendola morire avvelenata tra le braccia di Orfeo che ovviamente si disperò. Aristeo dopo aver causato la morte della ninfa Euridice, venne tormentato dalle altre ninfe che scatenarono contro di lui sciami di api inferocite.

Aristeo su consiglio della Regina Cirene offrì in sacrificio vari capi di bestiame ritornando poi dopo nove giorni sul luogo in cui morì Euridice, effettuando questo sacrificio Aristeo venne perdonato, cominciando a viaggiare solcando vari territori bagnati dal Mare Mediterraneo in cui, essendo un abile agricoltore, insegnò alle popolazioni locali l’arte nel coltivare diverse colture (tra cui la vite e l’olivo) e non a caso Aristeo era molto venerato nella Sicilia Greca, in maniera speciale a Siracusa (città da cui partirono i coloni che fondarono Kamarina). Si ritiene che Aristeo sia il fondatore di Karalis (Cagliari).

Tralasciando la sorte di Aristeo, ritorniamo al mito di Orfeo che, dopo la morte di Euridice, decise di scendere negli inferi per riprendere la sua anima e riportarla in vita. Dopo aver sepolto il corpo della sua amata (che ovviamente non venne tumulato presso la sopracitata “Spiaggia di Euridice” di Punta Braccetto), intraprese un difficile viaggio verso l’aldilà raggiungendo le sponde del Fiume Stige dove ammaliò il traghettatore delle anime Caronte e il mostruoso guardiano degli inferi Cerbero col suono della sua lira. Sceso negli inferi Orfeo trovò le anime dannate di Issione (punito per aver desiderato la moglie di Zeus) e di Tantalo (che uccise il figlio sacrificandolo agli dei e macchiandosi di vari crimini contro le divinità greche, tra cui il furto dell’ambrosia, la bevanda sacra bevuta dagli stessi dei venerati nel periodo greco), i cui terribili supplizi vennero placati col suono della sua lira.

Orfeo scese una scala di circa 1000 scalini arrivando presso il cuore degli inferi, in cui vi trovo il sovrano dell’aldilà Ade e la sua consorte Persefone (rapita dallo stesso re degli inferi). Orfeo suonò nuovamente la sua lira per ammansire gli dei e, Persefone, capite le intenzioni di colui che ha osato entrare “da vivo” nel mondo dei morti, acconsentì a riportare Euridice in vita ma ad una condizione, Orfeo doveva essere seguito dall’anima della sua amata che doveva camminare dietro di lui, e non si doveva voltare minimamente fino a quando non ritornava nel mondo dei vivi, se no Euridice rimaneva nel mondo dei morti in eternità.

Orfeo acconsentì e percorse nuovamente tutti gli inferi seguito dall’anima di Euridice ma, poco prima di aver varcato la soglia dell’aldilà per uscirne non seppe resistere e si voltò rivedendo finalmente la sua Euridice, che però venne risucchiata perennemente all’interno del mondo dei morti.

Orfeo ricadde nello sconforto e passò sette mesi della sua vita suonando la lira e piangendo pensando alla sua amata persa per sempre, facendo però innamorare le donne del regno dei Ciconi (posto sempre presso la sopracitata regione della Tracia) che, non vedendo ricambiato il loro amore verso lo sconsolato Orfeo che continuava a disperarsi per Euridice, gli tagliarono la testa uccidendolo e facendo a pezzi il suo corpo (vi sono comunque altre varianti di questo mito greco). Dopo la morte l’anima di Orfeo si ricongiunse con quella dell’amata Euridice nell’aldilà presso i Campi Elisi (corrispondenti al “Paradiso” della religione cristiana).

La Fontana di San Martino

Una “leggenda popolare” di Santa Croce Camerina riguarda la creazione della statua del Patrono “San Giuseppe, scolpita nel 1819 o nel 1832 dallo scultore palermitano Salvatore Bagnasco, e festeggiata con la vivace festività di Marzo che comprende il rituale delle “Cene di San Giuseppe” formate da tavolate colme di pane votivo e di vari piatti tipici della tradizione locale, al cui centro troneggia l’immagine di “San Giuseppe” e della “Sacra Famiglia”, a sua volta impersonata da tre figuranti che vengono invitati a mangiare presso queste tavolate preparate dagli abitanti santacrocesi.

Questa leggenda racconta che, nei primi anni del 1800 (molto probabilmente l’anno 1806), nel litorale tra Punta Braccetto e Cava Randello composto da spiagge sabbiose (lo “spiaggione” di Cava Randello”) e impervie scogliere (quelle dei “Canalotti di Punta Braccetto”), si sarebbe incagliato il relitto di un veliero spagnolo, ormai ampiamente compromesso, ma che poteva essere riutilizzato venendo smontato e ridotto ad un cumulo di legname. 

Tutta questa legna fece gola a molti abitanti dei centri limitrofi di Scoglitti, Vittoria, Comiso e ovviamente Santa Croce Camerina, e da queste località in molti vennero per accaparrarsi dell’intera riserva di legname. In molti provarono a sollevare tutto quel legname, ma esso diveniva pesante e impossibile da trasportare. Venne il turno dei santacrocesi, guidati dal Barone Guglielmo Vitale, che riuscirono a sollevare il legname in maniera agevole, trasportandolo quindi verso Santa Croce Camerina. I santacrocesi, portando tutta quella legna, cominciarono ad essere stanchi ed assetati, fermandosi quindi presso un abbeveratoio collocato presso la Contrada appartenente ai Baroni Vitale chiamata “San Martino” (che è posta a nordovest di Santa Croce Camerina poco più a nord della Contrada Baccanese solcata dal tratto terminale del Torrente Petraro). I santacrocesi andarono ad attingere l’acqua che fuoriusciva dalla sorgente, ma notarono che essa si trasformò in vino, e vedendo ciò tutti gridarono al miracolo e con molta gioia, fecero poi ritorno a Santa Croce Camerina raccontando a coloro rimasti in paese di tutto ciò a cui avevano assistito. Ancora oggi presso la sorgente collocata ancora oggi in Contrada San Martino è posta la lapide fatta incidere dal Barone Guglielmo Vitale nel 1806 che commemora tutto ciò che è stato descritto.

Riguardo a ciò che è stato scritto, può essere vero che il relitto da cui proveniva la sopracitata legna sia stato effettivamente ritrovato (in quegli anni era frequente rinvenire molti relitti di imbarcazioni di legno presso i litorali costieri) e la contesa con coloro provenienti dai centri abitati limitrofi venne risolta in altre maniere. Ma la questione dell’acqua dell’abbeveratoio che diventa vino è chiaramente frutto della fantasia popolare; sicuramente qualcuno dei festeggianti per la legna ottenuta è stato incaricato di riempire una brocca utilizzando l’acqua della sopracitata sorgente, ma avrà aggiunto anche del vino facendo ovviamente gridare al “miracolo”.

Va detto comunque infine che, parte di quel legname, pare che sia poi stato utilizzato per scolpire la sopracitata statua di “San Giuseppe”, ancora oggi venerata dagli abitanti di Santa Croce Camerina.

La Grotta di Ernesto

Ad ovest di Punta Secca è posta la spiaggia detta “del Palmento” perché qui vi sono i ruderi di un antico impianto molitorio ormai sommerso, antistante ad una breve scogliera raggiungibile dalla “Via del Palmento”.

Qui è posta una cavità rocciosa in cui, negli anni in cui era in corso la prima guerra mondiale, visse per un determinato periodo un “eremita”, che venne però identificato dalla gente del posto come una spia nemica al servizio dell’esercito austroungarico (che in quegli anni era l’avversario di quello italiano durante il conflitto). Di questo “eremita” non si seppe più nulla, ma questa vicenda andò ad ispirare lo scrittore e sceneggiatore Lucio Mandarà (nativo di Santa Croce Camerina), che scrisse il romanzo intitolato “Una Grotta per Ernesto”.

Questo romanzo narrava le vicende di Ernesto Terdich, una spia dell’esercito austroungarico inviata in missione segreta in Sicilia, che si rifugiò in questa caverna, e che fu protagonista di varie vicende narrate nell’opera letteraria.

Grazie a questo romanzo, questa caverna è oggi nota come “Grotta di Ernesto”.

Il legame tra “Punta Secca” e “Montalbano”

La “Casa di Montalbano” di Punta Secca.

Presso Punta Secca, al numero civico 44 di Corso Aldo Moro (la principale strada di accesso al borgo marinaro santacrocese) vi è ubicata la “Casa di Montalbano”, un’abitazione privata in cui vengono girate alcune scene del noto telefilm “Il Commissario Montalbano”, tratto dai romani dello scrittore Andrea Camilleri originario di Porto Empedocle (AG). 

Dallo stesso nome capiamo che questo edificio, un tempo magazzino e stabilimento per la produzione di sarde sotto sale (almeno fino al 1904, quando venne acquistata dal demanio marittimo e man mano trasformata in abitazione privata, oggi ricopre la funzione di “struttura ricettiva” ospitando una “casa vacanza”), all’interno di questo famoso telefilm funge da abitazione dell’omonimo commissario, anche se la località di Punta Secca all’interno dell’opera cinematografica viene chiamata “Marinella”. Grazie alla fama di questo telefilm questo edificio, che a prima occhiata sembra una comune abitazione residenziale a pochi passi dal mare, è stato inserito all’interno dei luoghi più visitati della Provincia di Ragusa, al pari di un monumento, di un edificio in stile barocco o di un’area naturalistica.

Quando si decise di cominciare a produrre vari telefilm ispirati al commissario creato da Andrea Camilleri, venne studiata l’area della Sicilia meridionale che corrispondeva al “mondo” narrato nei romanzi il cui Montalbano era protagonista, e venne scelta l’area della Sicilia sudorientale corrispondente a gran parte della Provincia di Ragusa, anche se varie scene vennero girate anche in altre località della Sicilia, in particolare le località di Tindari (ME), della Grotta Mangiapane (in Provincia di Trapani) e in alcuni centri della vicina Provincia di Siracusa, tra cui Noto, Portopalo di Capo Passero e i borghi marinari di Marzamemi e Brucoli (rispettivamente frazioni di Pachino e Augusta), anche se la provincia ragusana rimane comunque quella più legata al nome del noto telefilm.

Fu così che dal 1999 all’interno delle città di Ragusa, Modica, Scicli, Ispica, Comiso e Vittoria e nei loro dintorni (Sampieri, Donnalucata, Scoglitti, Donnafugata ecc…) vennero girate varie scene di questo telefilm. Ovviamente il “Commissario Montalbano” in questi telefilm doveva avere una “casa”, e così durante le ispezioni dei luoghi in cui dovevano avvenire le riprese, venne scelta la località santacrocese di Punta Secca, con la “casa” in questione, che divenne così ufficialmente la “Casa di Montalbano”.

Grazie a questo telefilm, Punta Secca e buona parte della Provincia di Ragusa fanno parte dei cosiddetti “Luoghi di Montalbano” (assieme alle altre sopracitate località siciliane), attraendo molti turisti desiderosi di vedere realmente i posti filmati all’interno dello sceneggiato televisivo.

Per informazioni più dettagliate sulla “Casa di Montalbano” visitate il sito www.lacasadimontalbano.com, per informazioni più approfondite sul “Commissario Montalbano” visitate i siti www.vigata.org e www.visitvigata.com.

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