*Scicli, Cava Labbisi – Petraro (Cozzo Chiesa – Fattoria Rizzone – Nacalino – Cava Cugno – Cava di Mele – Scalonazzo – Cava Labbisi – San Valentino)

Scicli

*Cava Labbisi – Petraro
(Cozzo Chiesa – Fattoria Rizzone – Nacalino – Cava Cugno – Cava di Mele – Scalonazzo – Cava Labbisi – San Valentino)

La Cava Labbisi è posta nell’area orientale del territorio comunale di Scicli e delimita il confine con il comune di Modica, raggiungibile dalla S.P. 41 Scicli – Ispica. Questa cavità, facente parte di un intricato insieme di cave iblee poste tra i territori di Scicli e Modica, si origina in territorio sciclitano a sud del rilievo noto come “Cozzo Chiesa” presso la Contrada Cucco, andandosi ad immettere presso la limitrofa Cava Cugno in località “Scalonazzo”, posta poco più a nord dell’area iblea a ridosso della frazione sciclitana di Sampieri, confluendo poi presso la “Fossa Samuele” occupata dall’omonimo pantano posto presso il litorale ad est di Sampieri, noto per la presenza della “Fornace Penna”. Presso questo insieme di cavità iblee vi sono posti vari siti archeologici di tipo rupestre che vanno dal periodo neolitico a quello altomedievale, in cui sono stati rinvenuti vari reperti archeologici posti presso i Musei di Ragusa e Modica. Dal punto di vista naturalistico va segnalata la presenza di una folta macchia mediterranea che circonda l’area iblea, mentre i limitrofi altopiani presentano coltivazioni cerealicole, oliveti, mandorleti e carrubeti delimitati dai muri a secco tipici della Sicilia sudorientale; inoltre qui vi sono varie masserie e caseggiati rurali di epoche varie, di cui molti di essi ospitanti allevamenti, aziende agricolo – zootecniche e strutture ricettive (agriturismi e case – vacanza).

Per poter esplorare ampio sito ibleo, piuttosto accessibile data la presenza di vari sentieri che costeggiano la sommità o il fondo delle cavità in questione, va fatta comunque molta attenzione.

La Cava Cugno, interessata dallo scorrimento del torrente noto come “Petraro” e in cui si immette la Cava Labbisi, nasce in territorio modicano ad ovest del centro abitato della frazione nota come “Zappulla”, venendo scavalcato dal viadotto della SS 194 Modica – Pozzallo noto appunto come “Cugno” (posto a sud del costruendo svincolo autostradale dell’Autostrada Siracusa – Gela per la città modicana) presso l’area nota come “Nacalino”, raggiungibile da Scicli tramite la S.P. 41 per Ispica alla prima traversa alla nostra destra avente un breve spartitraffico (venendo dalla città sciclitana) posta sul rilievo noto come “Cozzo Chiesa”, dopo l’incrocio per Sampieri proseguendo in direzione di Modica, che attraversa il fondo della cavità tramite un breve ponte e da cui vi parte un sentiero che costeggia la parete settentrionale della cavità (e da cui si può raggiungere anche il poco distante fondo della cava) collegandosi con l’area modicana nota come “Fattoria Rizzone” in cui sono posti diversi agriturismi; oppure proseguendo verso la città ispicese ad est (andando in direzione di “Marina di Modica”) passando sotto il sopracitato viadotto della SS 194 lambendo il tratto iniziale della cavità (comunque sia vi sono vari sentieri presso le sopracitate strade che conducono sempre a questa cava iblea). In questa cavità solcata dal Torrente Petraro (un corso d’acqua ormai secco, ma che in caso di forti piogge ha una consistente portata idrica) e interessata da un particolare rilievo montuoso che la divide in due rami (ciò lo si nota dalla sopracitata strada che conduce alla località nota come “Fattoria Rizzone”). Qui possiamo ammirare vari siti rupestri dislocati sulle pareti rocciose che la delimitano che formano un abitato rupestre di epoca altomedievale, collocati a ridosso di un impianto estrattivo. 

Il tratto meridionale della Cava Cugno riceve da est un’altra cavità iblea nota come “Cava di Mele” che si origina a sud della frazione modicana di Zappulla, costeggiando le Contrade Nacalino e Liccio in territorio modicano, immettendosi ad est della Cava Cugno in località “Cugni di Sant’Antonio”. La confluenza tra queste due cave la si può raggiungere dalla “Strada Samuele – Piccionara – Scalonazzo” (che più a sud si immette sulla S.P. 44 Sampieri – Pozzallo) dirigendoci a sud dal sopracitato incrocio della S.P. 41 (andando ovviamente in direzione “Sampieri”) da un sentiero il cui imbocco è posto presso la prima traversa alla nostra sinistra in cui è posto un segnale di “strada senza uscita”; da quest’ultima strada arriviamo ad un bivio in cui dobbiamo percorrere la stradina alla nostra sinistra che conduce al sentiero che scende nel fondo della Cava Cugno (antistante ad un caseggiato rurale ormai ridotto allo stato di rudere), corrispondente alla confluenza con la Cava di Mele, che possiamo raggiungere poco più a sud seguendo un sentiero posto a sinistra del torrente. In questa zona possiamo ammirare molti siti rupestri posti sui terrazzamenti che caratterizzano le pareti delle due cavità iblee, corrispondenti a ricoveri rupestri e ad antiche catacombe di varie epoche; ovviamente vi sono anche molti ruderi di costruzioni rurali e (nei due altopiano che dominano la cava), non mancano masserie e caseggiati ancora oggi utilizzati dai contadini e dagli allevatori locali.

A meridione è posta l’insenatura di Cava Labbisi, cavità iblea che si immette ad ovest nella Cava Cugno presso i rilievi delle Contrade Scalonazzo e Piano Lauro (posti rispettivamente in territorio sciclitano e modicano), che vanno a delimitare il basso corso del Torrente Petraro. Questa zona la si può raggiungere dalla S.P. 44 Pozzallo – Sampieri, raggiungibile da Scicli dalla S.P. 41 andando in direzione della frazione marina sciclitana seguendo la Strada Samuele – Piccionara – Scalonazzo, dopo la sopracitata traversa che conduce al sentiero che scende verso la confluenza con le Cave Cugno e di Miele, arriviamo ad un bivio in cui dobbiamo percorrere la strada alla nostra destra attraversando la Contrada Scalonazzo (un altopiano contraddistinto da masserie rurali circondate da muri a secco e da carrubeti), e poi imboccare la prima strada alla nostra sinistra scendendo sempre verso sud fino all’incrocio con la S.P. 44 che dobbiamo percorrere in direzione est fino al ponticello che scavalca il Torrente Petraro in cui, alla nostra sinistra, vi è il sentiero che risale questo tratto di cava iblea. Presso questo tratto della cavità possiamo ammirare varie caverne che ospitavano al loro interno tombe rupestri di epoca neolitica in cui sono stati rinvenuti interessanti reperti del periodo “castellucciano” (2300 a.C. – 1700 a.C. circa) di cui vari frammenti ceramici, e manufatti in osso del tipo “a globuli” la cui funzione è ancora sconosciuta.

Il tratto terminale della cava è costeggiato dai rilievi della Contrada San Valentino, raggiungibile dalla S.P. 44 tramite una traversa oltrepassata dalla linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi” limitrofo alla Stazione di Sampieri; a sinistra del sottopasso ferroviario notiamo una piccola necropoli rupestre di epoca neolitica che ha subito alterazioni nel periodo tardo romano, composta da una tomba a forno e da due sepolcri rimasti incompleti. Qui vennero rinvenuti vari reperti ceramici del periodo siculo – castellucciano (vasellame e frammenti ceramici). In questa zona possiamo ammirare anche casali rurali e masserie feudali di varie epoche limitrofe all’area iblea di Sampieri.

Più a sud il Torrente Petraro si collega alla piccola cava iblea di Fossa Samuele, in cui è posto l’omonimo pantano, che ne occupa la foce antistante alla spiaggia limitrofa alla “Fornace Penna”.

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