Scicli, Chiesa di San Giovanni Evangelista

Scicli

Chiesa di San Giovanni Evangelista


La stupenda Chiesa di San Giovanni Evangelista di Scicli, ubicata lungo la Via Francesco Mormina Penna.

La monumentale ed elegante Chiesa di San Giovanni Evangelista di Scicli, collocata ad angolo tra Via Francesco Mormina Penna e Via San Giovanni, è uno degli edifici più importanti della città sciclitana in quanto essa rappresenta un chiaro esempio di architettura tardobarocca, venendo quindi iscritta nei luoghi “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco dal mese di Giugno dell’anno 2002 nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”. Questa chiesa barocca è posta a sinistra del Palazzo Comunale di Scicli, costruito sul sito in cui era posto il Convento Benedettino di cui questo edificio faceva parte.

La Chiesa di San Giovanni Evangelista è uno dei luoghi di culto più antichi della città sciclitana in quanto essa venne costruita nel secolo 1300 ad occidente del Colle San Matteo (luogo in cui era ubicato il nucleo cittadino durante il periodo medievale). L’edificio apparteneva alla “Confraternita dei Nobili Bianchi”, congregazione religiosa che aiutava i poveri compiendo opere di carità all’interno della città sciclitana (le notizie su questa associazione ecclesiastica ci fanno presumere che essa sia stata attiva fino al 1860). Con molta probabilità, nel 1400 di fianco alla chiesa vi era già presente un edificio monastico. Le notizie più chiare si hanno a partire dal 1651 quando la nobildonna Giovanna Di Stefano baronessa di Donnabruna (consorte di Giovanni Ribera barone di Santa Maria la Cava), istituì il Convento delle Suore Benedettine che venne a trovarsi di fianco alla Chiesa di San Giovanni Evangelista (vedi link “Palazzo Comunale” nella pagina precedente per saperne di più. In questo periodo la chiesa, assieme all’attiguo edificio monastico, con molta probabilità subì dei rifacimenti che ne comportavano un sostanziale ampliamento trovandosi così “affiancata” al monastero. La Chiesa di San Giovanni Evangelista e l’adiacente Convento benedettino subirono gravi danni in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693. Nel periodo posteriore al sisma, per la precisione all’anno 1696, risalirebbe inoltre la donazione alle benedettine dell’enigmatico dipinto di fattura spagnola del “Cristo di Burgos” (che prende il nome dall’omonimo Crocifisso ligneo collocato all’interno della Cattedrale di Santa Maria della città spagnola di Burgos) raffigurante la “Crocifissione” dove però il “Cristo Crocifisso” indossa un lungo abito talare di colore bianco che gli ricopre gli arti inferiori inchiodati alla Croce; infatti questo dipinto è noto come il “Cristo in Gonnella”. La chiesa (e con molta probabilità il limitrofo convento) vennero ricostruiti nella seconda metà del 1700 (periodo tra il 1760 e il 1765) seguendo il progetto dell’architetto sciclitano Fra’ Alberto Maria di San Giovanni Battista (un religioso che aveva appreso l’arte dell’architettura barocca), che con molta probabilità venne assistito dal netino Vincenzo Sinatra (importante architetto considerato come uno dei protagonisti della ricostruzione posteriore al sisma del 1693). La chiesa venne costruita completamente nel 1803 ma i lavori di abbellimento si sono protratti fino al 1854 quando vennero completati gli stucchi all’interno della chiesa di cui, una buona parte di essi che adornano gran parte della navata dell’edificio sacro, vennero completati nel 1776 dallo stuccatore palermitano Giovanni Gianforma. La chiesa, nonostante la soppressione del vicino convento benedettino avvenuta in seguito al decreto di eversione dell’asse ecclesiastico redatto nel 1866 dal Regno d’Italia, rimase aperta al culto mentre l’edificio conventuale divenne sede del primo “Ospedale” della città sciclitana. Il convento, in seguito alla costruzione del nuovo “Ospedale Busacca” (progettato dall’architetto sciclitano Ignazio Emmolo) avvenuta sulla sponda occidentale della Fiumara di Modica nel 1908, venne demolito tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 assieme alla limitrofa cappella al cui interno era collocato il simulacro della “Madonna Addolorata” che viene tuttora portato in Processione la sera del Venerdì Santo, la cui statua è nota anche come “Madonna dell’Ospedale” (di questa nefasta opera di demolizione fece parte anche la Chiesa di Santa Maria la Piazza, demolita nel 1883 e ubicata un tempo presso l’odierno ingresso orientale di Via Francesco Mormina Penna, noto come “Piazza Municipio”). Al posto del convento venne edificato nel 1906 l’attuale Palazzo Comunale (sede del Municipio di Scicli), progettato dall’architetto netino Sergio Sallicano in stile liberty neogotico. La Chiesa di San Giovanni Evangelista appartenne alla parrocchia della Chiesa di Santa Maria del Carmine (posta in Piazza Busacca) e rimase aperta al culto, ospitando al suo interno la sopracitata “Madonna dell’Ospedale” ed un ossario in cui sono stati collocati i resti di alcuni soldati sciclitani caduti durante la I guerra mondiale. Nel Giugno del 2002 la Chiesa di San Giovanni Evangelista venne iscritta nella lista dei “Luoghi Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco e oggigiorno essa è uno dei luoghi più visitati di Scicli, all’interno della quale si tengono eventi e rassegne religiose. Va inoltre detto che anche la torre campanaria della chiesa ha assunto una buona importanza turistica facendo parte di un polo museale locale noto come “Museo del Campanile” (comprendente anche le Chiese di Santa Maria della Consolazione e Santa Maria la Nova con gli annessi siti espositivi di arte sacra), curato dall’associazione culturale sciclitana “Triskele” che si occupa anche delle visite guidate presso di esso.

La Chiesa di San Giovanni Evangelista di Scicli possiede un’elegante facciata curva che risulta convessa al centro con adiacenti concavità, la cui progettazione è attribuita allo sciclitano Fra’ Alberto Maria di San Giovanni Battista. L’ordine inferiore è solcato da quattro coppie di colonne coronate da capitelli in stile ionico (contraddistinti dalla presenza di volti fanciulleschi) che sorreggono l’elegante trabeazione centrale formata da quattro robuste mensole (sorrette dalle medesime colonne), che nel frattempo vanno ad inquadrare i tre corpi che formano la parte inferiore del prospetto; il corpo centrale (quello convesso verso l’esterno) reca l’elegante portale arcuato (posto su di una scalinata) avente in sommità un mascherone fanciullesco, sormontato dallo scudo di pietra raffigurante lo stemma dell’Ordine Benedettino collocato al centro della trabeazione; ai lati (concavi verso l’interno) vi sono due nicchie arcuate (una per corpo) contraddistinte da bassorilievi decorativi raffiguranti un fregio a forma di conchiglia.

L’ordine centrale, caratterizzato dalla presenza di una particolare inferriata in ferro battuto che lo delimita seguendo la convessità della facciata, si presenta piuttosto simile a quello inferiore, essendo diviso sempre in tre corpi inquadrati sempre da quattro coppie di colonne (aventi stavolta capitelli in stile corinzio) che, oltre a sorreggere la trabeazione superiore su cui poggia il terzo ordine (formata anch’essa da quattro robuste mensole sostenute dalle sopracitate colonne), inquadrano le tre finestre arcuate dell’edificio sacro caratterizzate da eleganti chiavi di volta e che risultano sormontate da travoni semicircolari; la finestra posta nel corpo centrale è la più grande e risulta decorata ai lati da eleganti bassorilievi floreali, mentre quelle laterali possiedono un elegante corpo di raccordo tra l’architrave e il soprastante travone.

L’ordine superiore va a formare la “torre campanaria” dell’edificio sacro, ed è formato anch’esso da tre corpi. Il corpo centrale contraddistinto da balaustrini nella sua parte inferiore, delimitato da due coppie di colonne con capitelli in stile corinzio che reggono l’elegante frontone contraddistinto da un timpano spezzato; esse vanno a delimitare la nicchia campanaria principale di forma arcuata che si presenta decorata da formelle aventi fregi floreali, coronata da un’elegante chiave di volta e racchiusa da un’inferriata in ferro battuto; il frontone superiore (coronato dal sopracitato timpano spezzato) presenta un corpo formato da due lesene a spirale che sorregge la soprastante Croce in ferro battuto. I corpi laterali possiedono entrambi una nicchia arcuata delimitata da pilastrini, racchiusa sempre da un’ inferriata bombata, e coronata in sommità da un elegante pinnacolo a coppa oltre che da vari fregi decorativi.

La facciata barocca della Chiesa di San Giovanni Evangelista.

L’ala che si affaccia lungo Via San Giovanni è contraddistinta da quattro pilastri a capitello ionico, seguito da tre arcate di sostegno in stile bugnato in cui, all’interno dell’ultima di esse, è collocato il portale laterale della chiesa composto da un’apertura rettangolare sormontata da un timpano triangolare merlato. Sopra possiamo ammirare l’area laterale del campanile e l’esterno della volta dell’edificio sacro. Tra le Vie San Giovanni e Spadaro è posta la Casa Canonica della chiesa, un edificio in stile bugnato avente una finestrella ed un accesso (entrambi di forma rettangolare), al cui vertice tra le sopracitate strade è posto un robusto pilastro (con molta probabilità è tutto ciò che resta del preesistente convento benedettino), 

L’interno della Chiesa di San Giovanni Evangelista è caratterizzato da un’unica Navata di forma ellittica  decorata dagli stupendi stucchi di colore bianco, dorato e azzurro (opera del maestro stuccatore palermitano Giovanni Gianforma), preceduta dal vestibolo d’ingresso, anch’esso decorato da eleganti stucchi che adornano tre formelle tondeggianti (anch’esse in stucco) in cui sono raffigurati scorci panoramici dell’antica città di Scicli; qui possiamo ammirare una targa marmorea su cui sono incisi i nomi degli sciclitani caduti in guerra, e due piccoli simulacri provenienti che raffigurano “San Francesco di Assisi” e “Sant’Antonio di Padova” (quest’ultimo proveniente dalla Chiesa di Santa Maria di Gesù di Corso Mazzini, che viene festeggiato il 13 Giugno di ogni anno venendo portato in Processione per il centro storico sciclitano).


La Navata interna della Chiesa di San Giovanni Evangelista.

All’interno della navata. che risulta delimitato da quattordici colonne con capitelli corinzi che vanno a sorreggere mensoloni merlati su cui poggiano altrettante statue raffiguranti figure di Angeli svolazzanti, possiamo ammirare la cantoria dell’edificio sacro (posta sul sopracitato vestibolo) delimitata da un’interessante inferriata, sulla quale cui è collocato un interessante organo a canne del 1841 costruito dal maestro organaro Salvatore Andronico Battaglia da Palermo. La volta “a botte” che ricopre la navata presenta al centro il dipinto raffigurante “San Benedetto”, adornato dagli stupendi stucchi decorativi di Giovanni Gianforma, che formano raffinati motivi geometrico – floreali, a cui si aggiungono gli stucchi ottocenteschi comprendenti varie formelle di tipo floreale di colore turchese oltre a vari motivi decorativi dorati su fondo azzurro, che danno un gradevole senso di prospettiva e di profondità all’edificio sacro.

Nelle pareti laterali della navata sono posti quattro Altari in marmo policromo (due per parete) abbelliti da formelle dipinte poste al centro di essi (raffiguranti rispettivamente “San Giovanni Evangelista”, “San Benedetto da Norcia” sulla parete destra, “San Giovanni Battista” e “La Crocifissione di Cristo” in quella sinistra) delimitati dalle sopracitate colonne nonché dagli accessi laterali per l’ex Convento di cui uno adiacente al presbiterio divenuto sede di un piccolo Altare in cui è collocata una statua della “Madonna di Lourdes” (parete destra), torre campanaria, accesso di Via San Giovanni e sagrestia (parete sinistra, dal vestibolo verso il presbiterio), sopra le quali vi sono posti eleganti stucchi decorativi.

Negli Altari della parete destra possiamo ammirare (andando dal vestibolo verso il presbiterio) i dipinti settecenteschi raffiguranti “San Giovanni Evangelista in esilio a Patmos” (opera del pittore netino Antonino Manoli) e “San Benedetto da Norcia assieme ai Santi Placido e Mauro”. Tra i due Altari sono posti i cinque loculi sepolcrali in cui sono tumulati i resti appartenenti a dieci soldati sciclitani deceduti durante le due guerre mondiali, incorniciati da stucchi in stile liberty riconducibili al colore della bandiera italiana, e in cui è raffigurato lo stemma della casata reale dei Savoia (all’epoca sovrani del Regno d’Italia). 

Nella parete sinistra possiamo ammirare (andando sempre dal vestibolo verso il presbiterio) il dipinto settecentesco raffigurante la “Nascita di San Giovanni Battista”, e la tela seicentesca che raffigura il “Cristo di Burgos”, meglio noto come “Il Cristo in Gonnella”, che è l’opera d’arte sacra più nota ed importante dell’edificio sacro.

Il dipinto raffigura come detto in precedenza il “Cristo Crocifisso” venerato presso la città spagnola di Burgos all’interno della Cattedrale di Santa Maria, indossante un lungo abito talare che gli ricopre gli arti inferiori (nell’originale statua esso è di colore scuro, mentre nel dipinto sciclitano è bianco con i bordi merlettati), mentre sotto la Croce vi sono raffigurate tre grosse uova (molto probabilmente di struzzo). L’opera pittorica risalirebbe all’anno 1696 e sarebbe attribuita ad un certo “Don Juan de Parlazin” (il cui nome è inciso nella parte inferiore del dipinto assieme alle cifre del suddetto anno) e con molta probabilità è stata donata al convento benedettino da una famiglia nobile sciclitana di origine spagnola (i baroni Ribera?). Il significato di questa veste che ricopre parzialmente il “Cristo Crocifisso” è oggetto di varie ipotesi da parte di studiosi, storici e teologi, ma dovrebbe significare il “sacrificio” compiuto sulla Croce in chiave sacerdotale, mentre le tre uova raffigurate sotto la Croce sarebbero riconducibili al culto della “Resurrezione di Cristo”. Il “Cristo con la Gonna” presente a Scicli non è l’unica raffigurazione pittorica di esso ubicata in Italia, infatti vi è un dipinto simile posto in Lombardia, presso un oratorio di Gravedona (Como).

Tra i due sopracitati altari vi è posta la porta arcuata che comunica con la Via San Giovanni, su cui è posta una “finestra interna” delimitata da un’inferriata in ferro battuto dalla quale le suore benedettine assistevano alle funzioni religiose.

L’area del Presbiterio che va a racchiudere la chiesa, è delimitata da un’elegante balaustra marmorea; qui possiamo ammirare lo stupendo Altare Maggiore formato dal Tabernacolo in marmo policromo, su cui vi sono due colonne con capitelli in stile corinzio che vanno a sorreggere un elegante timpano triangolare merlato adornato da stucchi decorativi e da statue di Angeli svolazzanti, sotto al quale è posta la nicchia arcuata in cui è riposto il simulacro raffigurante “Santa Maria Addolorata”, noto anche come “Madonna dell’Ospedale” poiché era collocato nella sopracitata (e non più esistente) Cappella collocata ad oriente del Convento delle Benedettine, che viene condotta in Processione la sera del Venerdì Santo per le vie della città sciclitana. Le pareti laterali dell’area presbiterale, anch’esse adornate con eleganti stucchi, sono caratterizzate da aperture collocate in sommità chiuse da eleganti inferriate, che delimitavano il “coro” dell’edificio sacro, da dove le suore benedettine, essendo di “clausura”, assistevano alle funzioni religiose. La volta riporta al centro un interessante affresco raffigurante “San Giovanni Evangelista” adornato da stucchi azzurri e dorati disposti in maniera prospettica, adornanti anche il limitrofo catino absidale. Sotto la pavimentazione del presbiterio vi è inoltre la sepoltura della nobile famiglia dei baroni Di Stefano.

Della chiesa fanno parte infine la limitrofa Sagrestia in cui sono collocate varie opere d’arte sacra, e le aree d’accesso al campanile dell’edificio sacro (da cui si gode di un ottimo panorama della città sciclitana) che sono solo visitabili tramite visite guidate a pagamento organizzate da varie associazioni turistiche locali, oppure lasciando un’offerta di 2 euro (per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook del Museo del Campanile).

La Chiesa di San Giovanni Evangelista è aperta sia al culto che alle sopracitate visite a pagamento, ma volendo la si può visitare liberamente, magari lasciando una piccola offerta libera in maniera facoltativa in modo da finanziare coloro che si occupano della manutenzione all’interno dell’edificio sacro.

Torna indietro