Scicli, Chiesa di San Bartolomeo Apostolo

Scicli

Chiesa di San Bartolomeo Apostolo

La Chiesa consacrata a “San Bartolomeo Apostolo”, collocata tra le Vie San Bartolomeo, Matarazzo e Guadagna all’interno del quartiere che prende il nome da essa, è tra le più belle e particolari di Scicli per le sue sobrie ma eleganti forme barocche, per le opere d’arte collocate al suo interno, ma soprattutto per la sua pittoresca posizione in quanto essa risulta collocata in mezzo al tratto urbano della cava iblea (chiamata appunto “Cava di San Bartolomeo”) ubicata tra i due Colli di San Matteo e della Croce (posti rispettivamente a nord e a sud) in cui scorreva un corso d’acqua (che prende sempre il nome da questa chiesa) oggi incanalato sotto il centro storico sciclitano, ma che più ad ovest riemerge andando a confluire nella Fiumara di Modica. Per questa sua particolare collocazione, il noto architetto romano Paolo Portoghesi la definì “Una perla dentro le valve di una conchiglia”.


La stupenda Chiesa di San Bartolomeo Apostolo di Scicli, posta in mezzo alla Cava di San Bartolomeo.

La chiesa venne edificata nel secolo 1400 divenendo uno dei più importanti luoghi di culto ad essere costruito al di fuori delle mura che circondavano il nucleo urbano medievale posto sul limitrofo Colle San Matteo, venendo consacrata a “San Bartolomeo Apostolo” con la conseguente elevazione a sede della “Confraternita” ecclesiastica che prende il nome dell’Apostolo Martire (che ricevette anche un corposo lascito economico dal filantropo sciclitano Pietro Di Lorenzo, meglio noto come “Busacca”), a cui si aggiunse quella consacrata al “Santissimo Crocifisso”. Nel 1576 venne collocato all’interno della chiesa un artistico Presepe che raffigurava la “Nascita di Cristo” all’interno di una cappella consacrata alla “Natività”. L’edificio sacro venne ampliato e abbellito grazie all’operato del barone Don Giuseppe Miccichè. Durante l’ultimo periodo della sua vita, il barone scrisse un testamento in cui richiedeva: la costruzione dei monumenti sepolcrali per se stesso e per il figlio Vincenzo (morto nel 1623), la commissione per dipingere la tela in cui dovevano essere raffigurati “San Bartolomeo, il Beato Guglielmo Buccheri e la Madonna Immacolata” (che verrà dipinta dal pittore sciclitano Francesco Cassarino), e infine la realizzazione del simulacro raffigurante “Il Cristo Crocifisso con l’Addolorata di San Bartolomeo”. Dopo il decesso avvenuto nel 1631, vennero realizzati dallo scultore sciclitano Francesco Puzzo i due monumenti sepolcrali marmorei che affiancano l’ingresso della chiesa, e ovviamente le due sopracitate opere d’arte. La Chiesa di San Bartolomeo Apostolo venne gravemente danneggiata dal terremoto dell’11 Gennaio 1693 che, seppur risparmiando gran parte della struttura costruttiva ad eccezione della facciata, la sconvolse in maniera grave tant’è che bisognava prima restaurare ciò che era rimasto integro, e successivamente completare il resto dell’edificio sacro. Di completare i lavori che cominciarono nel 1752 e che prevedevano il completamento della navata interna (abbellita dagli stucchi dell’artista palermitano Giuseppe Gianforma), se ne incaricò l’architetto netino Antonio Mazza, ma venne sostituito dal siracusano Salvatore Alì che progettò l’attuale facciata dell’edificio sacro disegnandola in stile tardo barocco, ma in maniera più sobria avvicinandosi più allo stile noto come “neoclassico” che verrà utilizzato durante buona parte del 1800. In questo periodo di tempo fu rettore di questa chiesa il prete nonché studioso di origini sciclitane Antonino Carioti. Per la realizzazione delle statue che adornano il prospetto venne dato l’incarico allo scultore palermitano Ignazio Marabitti. Il completamento della facciata dell’edificio sacro, che per certi versi presenta elementi architettonici simili a quelle delle Chiese di San Paolo di Palazzolo Acreide, San Giovanni Battista di Monterosso Almo e della Cattedrale di Siracusa (recante anch’essa statue esterne che ne adornano il prospetto, scolpite peraltro dal medesimo scultore Ignazio Marabitti), avvenne nel 1815 ad opera del capomastro Pasquale Ventura, mentre nel 1822 venne costruito l’attuale sagrato e collocato il cancello ferreo presso il portale principale. Durante tutto il 1800 la Chiesa, la cui parrocchia dal 15 Marzo 1844 cominciò a far parte della Diocesi di Noto, rimase aperta al culto anche grazie alle collocazioni del simulacro argenteo della “Madonna Immacolata” avvenuto nel 1850, e della restaurata “Cassa – Reliquiaria” di “San Bartolomeo” di manifattura seicentesca (avente al suo interno vari reliquiari tra cui quello contenente un frammento osseo appartenente al “Santo Apostolo” a cui è intitolata la chiesa). Nel 1864 vennero completati tutti gli stucchi decorativi posti all’interno dell’edificio sacro. In seguito alla soppressione della Chiesa Madre di San Matteo Apostolo da parte dall’allora autorità comunale sciclitana che ne notificò l’atto il 7 Ottobre 1874, la Chiesa di San Bartolomeo appartenne alla “nuova” Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola (che apparteneva ai Frati Gesuiti prima del decreto di eversione dell’asse ecclesiastico approvato nel 1866 dal Regno d’Italia). L’edificio sacro durante il 1900 è stato oggetto di vari restauri in particolare nel secondo dopoguerra, anche se un serio intervento di restauro lo si è effettuato dal 2008 al 2010. Oggi la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, facente parte della Parrocchia della Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola e del Beato Guglielmo Buccheri (ricoprendo anche il ruolo di sede della “Confraternita del Santissimo Crocifisso”), è attualmente uno dei luoghi più rinomati e visitati della città sciclitana.


Il prospetto della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo.

La Chiesa di San Bartolomeo Apostolo si affaccia su uno spiazzale pentagonale delimitato da un breve muro che funge anche da “sedile”, lastricato con blocchi di pietra bianca iblea. Il suo prospetto principale presenta un’elegante facciata in stile tardobarocco (ma con elementi neoclassici), divisa in tre ordini orizzontali. L’ordine inferiore è a sua volta diviso in tre “corpi” delimitati da una serie di colonne a capitello tuscanico che reggono la trabeazione centrale; il corpo centrale, delimitato da sei colonne (tre per lato, di cui quelle più “interne” più avanzate rispetto alle altre) reca al centro l’elegante portale arcuato adornato da un’elegante chiave di volta al centro del portico d’accesso e da due rosette di pietra presso i suoi vertici, racchiuso da un’inferriata ottocentesca in ferro battuto. Nei due corpi laterali delimitati ai lati da sei pilasti (tre per lato) posti in maniera “obliqua” rispetto alle pareti perimetrali, recano due piedistalli su cui sono poste le due statue raffiguranti rispettivamente “San Pietro” e “San Paolo” (opere dello scultore Ignazio Marabitti). Tra l’ordine inferiore e l’ordine centrale vi è l’elegante trabeazione merlata, decorata da eleganti fregi geometrici, che al centro reca un grande timpano spezzato (posto presso un corpo semicircolare) in corrispondenza delle sottostanti colonne centrali. L’ordine centrale, sorretto da due contrafforti “a spirale” collocati in entrambi i lati, reca sei colonne a capitello ionico che ne delimitano il prospetto (tre per lato di cui quelle più al centro sempre poste in posizione più avanzata). Al centro vi è posta un’elegante nicchia arcuata sorretta da due colonnine, adornata da fregi floreali e recante in sommità lo stemma della chiesa, dove all’interno della quale possiamo ammirare la statua raffigurante “Santa Maria Immacolata” , anch’essa scolpita dallo scultore Ignazio Marabitti così come le due statue poste ai vertici dell’ordine che raffigurano “San Bartolomeo Apostolo” e il “Beato Guglielmo Buccheri”. L’ordine superiore dell’edificio sacro, poggiante su un’elegante trabeazione formata da robusti travoni merlati, presenta la torretta campanaria a sezione poligonale delimitata da quattro pilastrini a capitello corinzio, recante al centro la nicchia campanaria di forma arcuata sotto la quale vi è un’elegante balaustra, sormontata da un elegante timpano semicircolare. L’elegante guglia cuspidata su cui troneggia la grande “Croce” in ferro battuto corona la facciata dell’edificio sacro. I prospetti laterali della chiesa di Via Matarazzo e Via Guadagna, oltre agli edifici in cui sono collocati i locali appartenenti alla parrocchia, presenta nell’area esterna dei due transetti altrettante finestre arcuate (una per prospetto).


Particolare dell’elegante facciata della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo.

L’interno della Chiesa di San Bartolomeo presenta un’unica elegante Navata avente del tipo a “Croce Greca” formata da un corridoio da cui all’esatto centro di esso, si dipartono due bracci che formano i “transetti” laterali dell’edificio sacro; questa navata è delimitata da colonne con capitello corinzio, che sorreggono l’elegante merlatura che adorna la volta dell’edificio sacro.

Varcato l’ingresso, possiamo ammirare ai lati di esso i sepolcri marmorei in cui sono stati tumulati i baroni Vincenzo e Giuseppe Miccichè (rispettivamente deceduti nel 1623 e nel 1631), scolpiti nel 1631 dallo scalpellino sciclitano Francesco Puzzo; questi monumenti funerari, che inizialmente erano collocati nel presbiterio ma che poi vennero collocati poi all’ingresso, presentano entrambi un corpo marmoreo su cui è adagiato il busto che raffigura i due defunti. Al di sopra del portale d’ingresso vi è la Cantoria su cui è collocato l’Organo a canne della chiesa, costruito dal maestro Michele Polizzi di Modica nel 1911; qui oltre agli eleganti stucchi decorativi, possiamo ammirare anche una bella vetrata (corrispondente alla nicchia esterna in cui è collocata la statua in pietra della “Madonna Immacolata”) in cui è raffigurata una “Croce”.

Da qui possiamo ammirare la bella volta della chiesa del tipo “a botte”, recante stucchi decorativi di colore turchese, verde e dorato (opera del maestro stuccatore palermitano Giuseppe Gianforma), che raffigurano eleganti elementi decorativi tra cui ghirlande rette da Angeli svolazzanti. Essi coronano i tre affreschi settecenteschi che raffigurano “La Predicazione di San Bartolomeo”, “La Conversione di Re Polimnio” e “La Cattura di San Bartolomeo” (opere del pittore Emanuele Catanese, originario di Gela). 

Le pareti laterali della chiesa che vanno ad affiancare i due transetti, presentano otto Altari marmorei (quattro per parete laterale, due per lato a seconda dei transetti), recanti interessanti opere d’arte pittorica  tra cui citiamo le tele che raffigurano rispettivamente “La Madonna delle Milizie”, “Sant’Antonio Abate”, “I Santi Pietro e Paolo” e “Santo Stefano Martire” (quest’ultima risalente all’anno 1651). Qui possiamo ammirare anche un Fonte Battesimale, quattro artistiche formelle in stucco dorato, e la tavola lignea seicentesca in cui è raffigurata “La Madonna della Catena” (proveniente dalla Chiesa Rupestre a Lei consacrata, collocata lungo la Via San Matteo).

Ad angolo col transetto sinistro possiamo ammirare nello spazio occupato in precedenza da due Altari (collocati rispettivamente a fianco di quello consacrato ai “Santi Pietro e Paolo” nella parete sinistra della navata, e a destra di quello dell’Immacolata all’interno del limitrofo transetto), una delle principali opere d’arte della chiesa; il “Presepe di San Bartolomeo” che viene considerato come uno dei più interessanti Presepi di tutta la Sicilia. La lavorazione del medesimo iniziò nel 1713 venendo commissionata dal reverendo Antonino Carioti per rimpiazzare l’originario Presepe del 1576 che era collocato in un Altare consacrato molto probabilmente alla “Natività di Cristo”, ma che venne danneggiato dal terremoto dell’11 Gennaio 1693. Il prete nonché importante studioso e storico sciclitano, utilizzando varie offerte donate dai devoti, affidò la realizzazione dell’opera agli artigiani sciclitani Adriano Massa e Ignazio Laboratore che, oltre ad andare a formare l’attuale “struttura” del presepe, sistemarono anche le poche originarie statue collocate all’interno dell’edificio sacro. Le mancanti statue vennero rimpiazzate tra il 1774 e il 1776 da nuove figure scolpite dal maestro napoletano Pietro Padula e dal suo assistente Gaetano Nigito. Oggi, delle circa 65 statue che formavano questo Presepe alte circa un metro ne restano 29, ma che ben figurano all’interno di questo stupendo Presepe molto apprezzato da chi visita l’interno della Chiesa di San Bartolomeo.

I transetti laterali della Chiesa di San Bartolomeo sono contraddistinti da volte “a crociera” sorrette dal medesimo tipo di pilastri sopracitato, su cui è posta una formella affrescata, aventi entrambi l’Altare principale delimitato da due colonne corinzie (una per lato) che sostengono un travone adornato da eleganti fregi, su cui è collocato un timpano triangolare merlato.

Il transetto sinistro reca nell’Altare principale (su cui è collocato il “Monogramma Mariano”) la nicchia arcuata chiusa da una vetrata, all’interno della quale è posta l’ottocentesca statua di “Santa Maria Immacolata”, interamente ricoperta d’argento nel 1850 ad opera degli argentieri Silvestro e Francesco Catera di Noto; questa statua, nota come “L’Immacolata di San Bartolomeo” (per differenziarla da quella collocata all’interno della Chiesa di Santa Maria la Nova), viene portata in Processione il Sabato successivo alla data dell’8 Dicembre. Di fianco a questo Altare possiamo ammirare le statue che raffigurano “Santa Lucia” e “Santa Teresa del Bambin Gesù”. Nella parete destra vi è posta la vetrina in cui possiamo ammirare il sopracitato “Presepe di San Bartolomeo”, mentre di fronte vi è posto l’Altare in cui è collocato il dipinto seicentesco del pittore catanzarese Mattia Preti che raffigura “La Deposizione del Cristo Crocifisso”. Da ammirare infine una contemporanea statua che raffigura la “Madonna Immacolata”.

Il transetto destro è invece caratterizzato dalla presenza del simulacro del “Santissimo Crocifisso”, un gruppo scultoreo seicentesco (di cui non si conoscono nome dell’artista e anno di realizzazione) commissionato dal barone Giuseppe Miccichè, che raffigura “Il Cristo Crocifisso, la Madonna Addolorata e i Santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena”. Questo simulacro noto anche come “L’Addolorata di San Bartolomeo” viene venerato il “Martedì Santo” durante il periodo pasquale venendo portato in Processione per le vie del centro storico sciclitano. Affiancano l’Altare le statue raffiguranti “San Giuseppe” e “Il Sacro Cuore di Gesù”.

Nella parete laterale sinistra possiamo ammirare il dipinto seicentesco raffigurante “La Madonna Immacolata con San Bartolomeo Apostolo e il Beato Guglielmo Buccheri”, commissionato anch’esso dal barone Giuseppe Miccichè e realizzato dal pittore sciclitano Francesco Cassarino.

Nella parete sinistra invece vi è la nicchia arcuata che contiene la seicentesca “Cassa Reliquiaria” in argento (chiamata localmente “A Santa Cascia”, così come quella conservata all’interno della Chiesa di Santa Maria la Nova) che reca all’interno vari reliquiari contenenti frammenti ossei appartenenti ai resti di “San Bartolomeo Apostolo” e dei Martiri “Sant’Agata” (Patrona della città di Catania), “Sant’Ermete”, “San Eusebio”, “San Pellegrino”, “San Ponziano”, “Santa Venera” (Patrona della città di Avola in Provincia di Siracusa), “San Vincenzo Diacono e Martire” e infine di un presunto “Capello” appartenente alla “Vergine Maria”. L’urna veniva portata in Processione il 24 Agosto per la festa di “San Bartolomeo” recando in sommità una statuina raffigurante “L’Apostolo Martire”, e il 25 Dicembre nel giorno di Natale, sulla quale veniva collocata la statuina raffigurante “Il Bambin Gesù” che veniva chiamato in dialetto “Cicidda r’Oru” il cui significato indicava in maniera popolana il piccolo “membro” di “Gesù Bambino” (si presume che entrambe le statuine siano state scolpite dallo scultore Pietro Padula, autore di gran parte dei personaggi del sopracitato “Presepe”). Oggi l’Urna viene portata in Processione per le strade di Scicli solo il 25 Dicembre, mentre il 24 Agosto ad essere venerato per le vie della città sciclitana è la settecentesca statua raffigurante appunto “San Bartolomeo Apostolo”, che possiamo sempre ammirare all’interno del transetto destro della chiesa a lui consacrata.

Alla fine della Navata, divisa da una poderosa arcata retta da due pilastri su cui sono ubicate le statue raffiguranti i “Santi Pietro e Paolo Apostoli”, coronata da eleganti stucchi raffiguranti Angeli che reggono una ghirlanda dorata, è posta l’area del Presbiterio dominata dal monumentale Altare Maggiore marmoreo, su cui troneggia un interessante Tabernacolo. Su di esso è posta la grande tela che raffigura “Il Martirio di San Bartolomeo”, opera del pittore romano Francesco Pascucci risalente al 1779. Ai lati vi sono interessanti sedili settecenteschi in legno che formano il “coro” della chiesa (posti la dove erano ubicati i monumenti sepolcrali dei baroni Vincenzo e Giuseppe Miccichè). Il catino absidale che va a coronare il presbiterio reca gli eleganti stucchi (sempre opera di Giuseppe Gianforma) che coronano tre dipinti settecenteschi posti nella volta, che raffigurano rispettivamente “L’Abbondanza”, “La Legge” e “La Fortezza” (opera del pittore modicano Giovanni Battista Ragazzi).

All’interno della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo è posta anche la fossa sepolcrale in cui sono posti i resti dei baroni Penna, la cui presenza è indicata da una lapide marmorea.

Va detto infine che, presso i limitrofi locali parrocchiali della chiesa possiamo ammirare la Sacrestia e il limitrofo salone in cui sono collocate varie opere d’arte sacra, tra cui vanno citate la tela settecentesca raffigurante la “Madonna Immacolata” proveniente dal Convento dei Cappuccini (opera del pittore netino Antonino Manoli), e un dipinto (di artista ignoto) che raffigura il “Beato Guglielmo Buccheri” risalente al secolo 1800.

Per saperne di più sulla Chiesa di San Bartolomeo Apostolo e sulle varie attività che si svolgono al suo interno, visita la pagina facebook della Chiese di Sant’Ignazio e San Bartolomeo.

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