Scicli, Chiesa di Santa Maria la Nova (Santuario di Santa Maria della Pietà – Museo del Campanile)

Scicli

Chiesa di Santa Maria la Nova
(Santuario di Santa Maria della Pietà – Museo del Campanile)


La Chiesa di Santa Maria la Nova di Scicli, posta all’interno del quartiere da cui prende il nome.

La neoclassica Chiesa di Santa Maria la Nova è uno dei maggiori luoghi di culto della città di Scicli per vari motivi; oltre ad essere ricca di reliquie e opere d’arte sacra essendo sede anche di uno spazio espositivo noto come “Museo del Campanile” (curato dall’associazione culturale sciclitana “Triskele”), innanzitutto è quella di più antica origine assieme all’ex Chiesa Madre di San Matteo Apostolo consacrata ai culti di “Santa Maria della Pietà” (uno dei più antichi praticati in città), “Santa Maria Immacolata” e del “Cristo Risorto” il cui simulacro meglio noto come “U Gioia” viene celebrato con un’allegra festa che si svolge durante la Domenica di Pasqua. La chiesa è posta al termine della Via Santa Maria la Nova (dopo il bivio con Via Dolomiti) all’interno del quartiere che, così come la cava iblea e il relativo corso d’acqua posto sotto la sopracitata via, prendono il nome da questo edificio sacro.

Le origini di questa chiesa risalirebbero al periodo dell’alto medioevo, per la precisione in epoca bizantina tra i secoli XI (501 – 600) e XII (601 – 700), in cui presso l’area a nord del Colle San Matteo su cui era collocato certamente il nucleo urbano dell’odierna Scicli (di cui faceva parte anche l’ex Chiesa Madre di San Matteo Apostolo) corrispondente alla Cava di Santa Maria la Nova, venne edificato un edificio ecclesiastico identificato come “Santa Maria Pietatis” ossia “Santa Maria della Pietà”, che venne cominciato ad essere ampliato dal secolo 1300. Presso un’area collocata dietro questa chiesa, dimorò il “Beato Guglielmo Buccheri”, l’eremita netino che qui venne a vivere fino alla sua morte avvenuta il 4 Aprile 1404. Durante la seconda metà del secolo 1500, il mercante e filantropo sciclitano Pietro Di Lorenzo, meglio noto come “Busacca”, alla sua morte lasciò una cospicua somma in denaro che venne suddivisa. Le parti più cospicue di essa servirono per costituire sia l’Opera Pia che si occupava di ammalati e indigenti (attuale “Azienda Socio Sanitaria di Assistenza alla Persona Pietro Di Lorenzo Busacca” che venne coinvolta durante la realizzazione dell’attuale Ospedale nel 1908), sia per finanziare la Confraternita di Santa Maria della Pietà che, con quel lascito economico, avviò un ulteriore ampliamento e miglioramento della Chiesa di Santa Maria della Pietà, che venne ribattezzata “Santa Maria la Nova” ossia la “nuova chiesa consacrata alla Madonna”. Le fasi costruttive iniziarono nel 1642 ma vennero interrotte dal terremoto dell’11 Gennaio 1693, le cui scosse sismiche danneggiarono gravemente l’edificio sacro. Nel 1694 venne avviata la definitiva costruzione dell’edificio sacro, che vide impegnati vari ingegneri, capomastri e artisti, tra cui va citato l’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia che cominciò a dare un’impronta “neoclassica” all’edificio sacro. I lavori di costruzione terminarono nel 1851, mentre essa venne definitivamente aperta al culto nel 1857. Durante la seconda metà del 1800 e il 1900, la chiesa che divenne sede parrocchiale rimanendo aperta al culto, subì anche vari interventi di restauro e di manutenzione di cui l’ultimo avvenuto nel 2000. Nel Marzo del 1994 la chiesa è stata elevata al rango di “Santuario” consacrato a “Santa Maria della Pietà”. Oggi questa chiesa, che è uno degli edifici più visitati del centro storico sciclitano, è tuttora sede di un’attiva parrocchia, ma anche dell’Arciconfraternita di Santa Maria la Nova (associazione ecclesiastica secolare che si occupa dei festeggiamenti in onore del “Cristo Risorto” e dei vari eventi parrocchiali) e del “Museo del Campanile” curato dall’associazione culturale “Triskele”.

A questa chiesa sono legati inoltre i “Codici Sciclitani”, i manoscritti medievali scritti in dialetto siciliano rinvenuti il 15 Marzo 1665 dal notaio sciclitano Giuseppe Di Lorenzo presso il Castello dei Tre Cantoni, che riguardavano il culto alla “Madonna delle Milizie” del 1091 e il rinvenimento nel 1111 della statua della “Madonna della Pietà” (a cui è consacrata questa chiesa) avvenuto dopo che essa venne nascosta per preservarla dalla distruzione saracena, grazie ad un soldato normanno facente parte della guarnigione militare cittadina. I manoscritti (forse risalenti al secolo 1200) vennero copiati su di un’agenda dallo stesso notaio e affidati all’Arciconfraternita di Santa Maria la Nova, venendo ritrovati nell’anno 1878 nell’archivio della medesima. Furono in molti a studiare i contenuti di questi manoscritti e ancora essi sono oggetto di varie indagini da parte di storici e grafologi; se l’origine medievale di questi documenti viene confermata, essi sarebbero a tutti gli effetti tra le forme più antiche di “siciliano scritto” (per saperne di più clicca qui).


La Chiesa vista dalla Via Santa Maria la Nova.

Dopo gli ampi cenni introduttivi, passiamo alla descrizione della Chiesa di Santa Maria la Nova; l’edificio sacro è posto su di un sagrato raggiungibile da breve scalinata al termine della Via Santa Maria la Nova (tratto collocato a sinistra del bivio con la Via Dolomiti (strada che conduce alla limitrofa cava iblea), estendendosi lungo un’area delimitata dalle Vie Pesto a sud e Selinunte a nord, essendo delimitata ad est dall’Eremo del Beato Guglielmo Buccheri (lambito dal tratto urbano della cava del Torrente San Guglielmo, che si origina tra i retrostanti rilievi iblei di Contrada Spana e Cozzo Santa Cassa).

La facciata della chiesa in stile neoclassico, delimitata da robusti pilastri che vanno a reggerne le trabeazioni, è suddivisa in due ordini orizzontali. L’ordine inferiore presenta quattro pilastri a capitello tuscanico che vanno a formare tre corpi; il corpo centrale reca il portale rettangolare inquadrato da due pilastrini, i cui eleganti capitelli reggono il timpano circolare di coronamento abbellito da un’elegante merlatura e da bassorilievi geometrico – floreali; nei corpi laterali sono collocate due nicchie arcuate (una per corpo) decorate in sommità da conchiglioni di pietra e fregi raffiguranti ghirlande floreali. Sulla trabeazione centrale caratterizzata da un timpano semicircolare, vi è posto lo stemma su cui è inciso il “Monogramma Mariano”. L’ordine superiore reca anch’esso quattro pilastro che lo suddividono in tre corpi, in cui al centro è posta la grande finestra arcuata avente un’artistica chiave di volta, affiancata da due nicchie arcuate simili a quelle citate in precedenza. La trabeazione superiore sorretta dai sopracitati pilastri reca al centro un elegante timpano semicircolare. Il frontone di coronamento della chiesa, su cui svetta la Croce ferrea, è formato dalla torretta campanaria inquadrata da pilastri che sorreggono un elegante travone, al cui centro reca il corpo arcuato delimitato da pilastrini ai lati e da balaustrini nel vertice inferiore, nel quale è posta la nicchia campanaria (anch’essa di forma arcuata), decorata da fregi raffiguranti ghirlande floreali. I prospetti laterali di Via Selinunte e Via Pesto presentano nell’area laterale della facciata quattro aperture arcuate che fungono da finestra (due per prospetto poste l’una sopra l’altra), dietro alla quale vi sono le pareti laterali dell’edificio sacro su cui svettano i sei cupolini (tre per prospetto) semisferici che coprono le cappelle laterali (caratterizzati dai “tamburi” centrali aventi interessanti finestrelle), essendo antistanti all’area esterna della volta comprendente otto finestre arcuate (quattro per parete, incluse quelle dell’area esterna del Presbiterio comprendente l’Abside che possiamo ammirare dalla Via San Guglielmo).

L’elegante facciata della Chiesa di Santa Maria la Nova.

Varcato l’ingresso troviamo un interessante vestibolo in cui, possiamo ammirare all’interno rispettivamente parte degli elementi architettonici (frontone) dell’originaria Chiesa di Santa Maria della Pietà alla nostra destra, mentre a sinistra vi è la scala che conduce alla cantoria e al campanile dell’edificio sacro, quindi allo spazio espositivo noto appunto come “Museo del Campanile” in cui si tengono esposizioni di varie opere d’arte sacra. Per poter visitare il “Museo del Campanile” e la torre campanaria della Chiesa di Santa Maria la Nova, bisogna munirsi di un biglietto d’ingresso che costa 2 euro, per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook del Museo del Campanile

Varcato il sopracitato vestibolo, possiamo ammirare l’interno della Chiesa di Santa Maria la Nova che comprende un’unica Navata a cui si aggiungono sei Cappelle laterali (tre per lato) collegate tra esse, che formano delle vere e proprie navate laterali.

La Navata principale, solcata da sei arcate (tre per lato corrispondenti agli accessi delle cappelle laterali) rette da pilastri a capitello corinzio, si presenta decorata dagli stucchi ottocenteschi in stile neoclassico (opera dei fratelli Domenico e Emanuele Ruiz) di colore celeste e dorato, che raffigurano eleganti motivi decorativi geometrico – floreali. Sulla Cantoria della chiesa possiamo ammirare l’organo a canne costruito nel 1893 dal maestro organaro Michele Polizzi da Modica. Sulla volta, oltre ad un interessante ciclo di stucchi decorativi attributi allo stuccatore palermitano Giuseppe Gianforma (ma completato dai fratelli Domenico e Emanuele Ruiz), vi sono i cinque dipinti del pittore Gaetano Di Stefano di Chiaramonte Gulfi che raffigurano vari “Episodi Biblici” (“La Nascita di Cristo e l’Adorazione dei Pastori”, la “Presentazione di Gesù al Tempio”, “Gesù che predica tra i dottori del Tempio”, “Gesù Cristo e la Pie Donne”, “La Deposizione di Cristo”).

Al termine della Navata centrale, delimitata da un’elegante balaustra, vi è posta l’area del Presbiterio progettata dall’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, sulla cui volta anch’essa adorna di ricchi stucchi decorativi, è posto un dipinto raffigurante il “Cristo Risorto” opera del pittore palermitano Tommaso Pollace, così come lo sono le tele poste nelle pareti laterali dell’area presbiterale che raffigurano rispettivamente “Ester e Assuero” (posta nella parete sinistra)” e “Giulia e Oloferne” (collocata nella parete destra ma attualmente in fase di restauro presso il laboratorio collocato nella limitrofa Chiesa di Santa Maria della Consolazione). Presso l’Abside delimitata da imponenti pilastri, è collocato il monumentale Altare Maggiore sul cui Tabernacolo è posto il dipinto settecentesco raffigurante “La Natività di Maria Santissima” attribuito al pittore Sebastiano Conca da Gaeta. La sommità del catino absidale reca un’elegante trabeazione formata da un timpano triangolare su cui è collocata un’imponente raggiera adornata da figure angeliche in stucco

Ai lati Navata principale vi sono poste le Cappelle laterali che, essendo collegate tra loro da accessi arcuati, formano delle finte Navate laterali. All’interno di esse possiamo ammirare gli stucchi che adornano le cupole e i monumentali Altari in marmo verde composti da nicchie inquadrate da colonne a capitello ionico che sorreggono grandi timpani triangolari di coronamento. Gli altari collocati al centro sono molto più grandi rispetto a quelli collocati in prossimità del vestibolo o del presbiterio, presentando vani rettangolari e decorazioni di vario tipo in sommità a differenza degli altri caratterizzati da semplici nicchie arcuate.

Nel primo Altare di destra (andando dall’ingresso verso il presbiterio) è collocata la statua settecentesca raffigurante “San Francesco di Paola”, e l’adiacente vano in cui è collocata la “Santa Cassa” ossia l’urna reliquiaria in argento (che tra l’altro da il nome al limitrofo rilievo ibleo che si frappone tra le Cave di Santa Maria la Nova e di San Guglielmo) su cui sono incise le figure della “Natività di Maria”, di “Santa Maria Addolorata”, di “San Giuseppe”, del “Beato Guglielmo Buccheri”, di “Sant’Adriano d’Alessandria” e “Santa Rosalia”, contenente all’interno reliquie di vari “Santi Martiri”; la “Santa Cassa” usciva in Processione il 4 Marzo per la solennità di “Sant’Adriano Martire”, per la festività della “Natività di Maria” l’8 Settembre (feste che ormai non si celebrano più in forma esterna) e durante la Processione della Domenica delle Palme.

Nel vano collocato al centro del secondo Altare di destra, vi è posta la statua lignea di “Santa Maria Immacolata”, opera del 1843 attribuita allo scultore Giuseppe Petronzio da Cassino, ma che venne “argentata” dal maestro orafo netino Silvestro Catera; questa statua viene portata in Processione l’8 Dicembre di ogni anno (va detto che a Scicli vi è un’altro simulacro raffigurante la “Madonna Immacolata” posto nella Chiesa di San Bartolomeo, che viene condotto in Processione il Sabato successivo alla data dell’8 Dicembre). In sommità, sul frontone triangolare, vi è posto un cartiglio retto da figure angeliche riportante il “Monogramma Mariano”.

Nel terzo Altare di destra possiamo ammirare il simulacro del “Cristo Risorto”, meglio noto come “U Gioia”, statua tardo settecentesca del 1796 opera dello scultore catanese Francesco Pastore, ma che in precedenza venne attribuita al palermitano Benedetto Civiletti; presso questa cappella è posto anche il dipinto seicentesco che raffigura “Il Martirio di Sant’Adriano”, opera del pittore messinese Antonino Barbalonga Alberti.

Nel primo Altare di Sinistra possiamo ammirare la bella statua settecentesca che raffigura “San Giuseppe e Gesù Bambino”.

Il secondo Altare di sinistra, adornato in sommità da una raggiera retta da due Angeli, reca nel vano centrale il monumentale simulacro di “Santa Maria della Pietà”, formato dal gruppo scultoreo in cui sono raffigurati il “Cristo deposto dalla Croce” e le “Pie Donne” che affiancano la misteriosa “Madonna Addolorata” rinvenuta nel 1111; il tutto viene portato in Processione durante la solennità della Domenica delle Palme su di un fercolo adornato da varie statuine di cera a forma di Angelo svolazzante, che fungono da “ex voto”.

Il terzo Altare di sinistra reca la quattrocentesca statua della “Madonna col Bambino” nota anche come “La Madonna della Neve di Scicli”, scolpita nel 1496 con molta probabilità da un allievo facente parte della scuola palermitana appartenente alla famiglia Gagini (a cui appartenevano valenti scultori). Qui vi è posta anche la “Croce Reliquiaria” in cui sono incastonate oltre 300 reliquie collocate in 22 reliquiari, di cui il più importante è il “Braccio di Sant’Adriano” del 1671.

La limitrofa Sagrestia possiede due stanze in cui, nella prima possiamo ammirare una vetrina contenente altri reliquiari e oggetti ecclesiastici, e un paliotto raffigurante la “Natività e i Santi Giovanni Battista ed Evangelista; mentre nella seconda stanza vi sono vari dipinti settecenteschi ed ottocenteschi tra i quali citiamo la tela settecentesca raffigurante “L’Immacolata Concezione” del pittore palermitano Vito D’Anna, un dipinto raffigurante la “Madonna delle Milizie” e i ritratti dei canonici della chiesa vissuti tra il 1700 e il 1800, a cui si aggiunge una statua (anch’essa settecentesca) raffigurante la “Madonna Immacolata” che era il preesistente simulacro sostituto dall’attuale in argento posto all’interno della vicina chiesa.

Dietro la Chiesa di Santa Maria la Nova è posto inoltre il “Giardino di San Guglielmo” posto in prossimità dell’eremo in cui dimorava il “Beato Guglielmo Buccheri”, all’interno del quale vi è posto il cipresso che, secondo la tradizione locale, è stato piantato dallo stesso eremita netino.

Per informazioni più dettagliate sulla Chiesa di Santa Maria la Nova e sulle attività chi svolgono presso di essa, telefonate al numero + 39 0932 842 281 o visitate la pagina facebook dell’Arciconfraternita di Santa Maria la Nova.

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