Scicli, Santuario dell’Eremo della Madonna delle Milizie (Torre Normanna – Eremo e Convento della Madonna delle Milizie – Chiesa della Madonna delle Milizie)

Scicli

Santuario dell’Eremo della Madonna delle Milizie
(Torre Normanna – Eremo e Convento della Madonna delle Milizie – Chiesa della Madonna delle Milizie)

Il Santuario comprendente l’Eremo consacrato alla “Madonna delle Milizie” è uno dei più importanti luoghi di culto del territorio sciclitano oltre ad essere uno dei più importanti “eremi” della provincia ragusana e dell’area appartenente alla Diocesi di Noto (a cui appartiene Scicli ed il suo territorio), posto sul luogo in cui nel 1091 venne combattuta un’aspra battaglia tra saraceni e normanni, risoltasi a favore di questi ultimi con l’intervento di una figura femminile a cavallo che terrorizzò le truppe saracene costringendole alla resa; questa donna a cavallo venne identificata nella “Madonna delle Milizie”, venerata e celebrata sin da allora a Scicli come “Patrona e Protettrice”.

Il santuario lo si raggiunge da Scicli tramite S.P. 95 Scicli – Spinazza – Giardinelli (il cui imbocco è posto a meridione dell’Ospedale Busacca, andando in direzione “Marina di Ragusa – Donnalucata”), e da qui, seguendo la segnaletica per il “Convento delle Milizie” (prima traversa alla nostra sinistra venendo da Scicli, collocata dopo una centrale di distribuzione elettrica) arriviamo presso l’eremo; da Donnalucata il convento lo si raggiunge dalla S.P. 39 Scicli – Donnalucata, percorrendo una traversa sterrata posta immediatamente ad est della ditta “Apofruit” da cui, proseguendo sempre verso nord, percorriamo una strada sterrata che ci conduce sempre presso l’eremo.

Il santuario consacrato alla “Madonna delle Milizie” ha origini piuttosto antiche, antecedenti alla battaglia del 1091 e la sua “storia” è stata studiata da vari studiosi tra i quali citiamo i religiosi sciclitani Fra’ Mariano Perello, Don Antonino Carloti e Padre Giovanni Pacetto (rispettivamente vissuti nei secoli 1600, 1700 e 1800) e i contemporanei Melchiorre Trigila (nativo di Ispica) e Pietro Militello (sciclitano).

Infatti presso la limitrofa contrada nota come “Milizie”, vi era la presenza di un insediamento abitato sin dal periodo greco, in cui in epoca bizantina (dopo la caduta dell’Impero Romano), venne costruita nell’anno 632 una piccola chiesa in prossimità di un antico tempio consacrato a “Bacco Milicio”, ossia la divinità a cui era consacrata la vinificazione il cui appellativo “Milicio” (o “Milichio”) indicava la fertilità dei vigneti che, molto probabilmente, erano (e tuttora in parte) sono presenti nell’area a ridosso tra Scicli e Donnalucata; infatti quest’area era nota come “Milici” (o “Mulici”). Nell’800 venne costruita una fortezza difensiva.

Questo villaggio venne distrutto dagli arabi durante un’operazione militare facente parte del loro piano di conquista della Sicilia avvenuta nel 902, e terminata con la conquista normanna dell’isola condotta da Ruggero I d’Altavilla avvenuta a partire dal 1061. Nel 1091 durante una fase della guerra di conquista condotta dai normanni a discapito degli arabi, a sudovest di Scicli presso l’area nota come “Milici” ci fu la battaglia decisiva per la liberazione del territorio sciclitano. L’esercito normanno, condotto da Ruggero I d’Altavilla, era contrapposto a quello arabo che era capitanato dall’emiro noto come “Belcane”. Durante le cruente fasi della battaglia all’improvviso apparì dal nulla una “figura femminile” armata in sella ad un cavallo, che terrorizzò le truppe arabe costringendole alla ritirata pronunciando inoltre la frase “En adsum Civitas mea dilecta, protegam te dextera mea” (“Ecco, io sono qui nella mia amata città, io ti proteggerò con la mia mano”). Dopo la battaglia questa donna in sella al suo cavallo scomparve, venendo identificata come la “Madonna delle Milizie”, colei che aiutò i normanni di religione cristiana a sconfiggere le islamiche truppe arabe, facendo in modo che Scicli fosse così liberata. La “Madonna delle Milizie” venne proclamata “Patrona e Protettrice” della città di Scicli.

Ciò è scritto nei “Codici Sciclitani”, una serie di manoscritti rinvenuti il 15 Marzo 1653 dal notaio sciclitano Giuseppe Di Lorenzo presso l’archivio del non più esistente “Castello dei Tre Cantoni” posto ad oriente di Scicli e crollato in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693. In questi codici  viene si citata la miracolosa apparizione della “Vergine Maria”, ma non vi sono riferimenti riguardo alla presenza di Ruggero I d’Altavilla; inoltre la “Madonna” viene citata con l’appellativo “dei Milici”, essendo comunque nota sin dal 1091 come “Xanta Maria Militium”. Inoltre la presunta “apparizione”, in base a vari studi e lavori di ricostruzione storica, comprendeva si la comparsa della “Madonna”, ma non a cavallo, ma reggendo “Gesù Bambino” col braccio sinistro, mentre con quello destro brandiva una spada.

Comunque sia, dal periodo normanno in poi è attestata la presenza di questo santuario che al suo interno comprendeva la torre difensiva di epoca bizantina che forma l’attuale torre campanaria; anche se si cita la presenza di opere difensive di epoca normanna. L’edificio sacro venne restaurato per la prima volta nel 1391 venendo visitato dall’eremita netino Guglielmo Buccheri, in futuro venerato a Scicli col titolo di “Beato” (divenendo anch’egli “Patrono” della città sciclitana) nel 1399.

Nei secoli successivi (1400, 1500 e 1600) l’Eremo della Madonna delle Milizie che apparteneva alla parrocchia della Chiesa Madre di San Matteo di Scicli, in seguito al popolamento della limitrofa area che attualmente è nota come “Donnalucata”, venne a trovarsi in posizione abbastanza limitrofa al centro abitato marittimo appartenente ai baroni Miccichè. In questo periodo di tempo l’eremo subì vari interventi di ampliamento e di restauro.

Nel 1470 la torre bizantina utilizzata anche dai normanni come fortezza difensiva è nota quindi anche come “torre normanna” divenne il “campanile” principale dell’edificio sacro. Durante il secolo 1600 la chiesa dell’eremo era caratterizzata da un elegante pavimento in maiolica e da ben 11 altari in cui erano poste varie opere d’arte sacra, tra cui un dipinto del 1602 raffigurante “La Resurrezione di Lazzaro” (opera del pittore trapanese Narcisio Guidonio), la statua che raffigurava la “Madonna delle Milizie” che reggeva sia “Gesù Bambino” che la “spada”, il dipinto della medesima “Madonna” raffigurata in sella ad un cavallo mentre scacciava i saraceni brandendo una spada, e infine una lastra di pietra in cui era impressa l’impronta del cavallo su cui apparse la “Madonna” armata, oltre a dipinti e statue di vari “Santi” tra cui figuravano il “Beato Guglielmo Buccheri” e “San Francesco di Paola”. All’interno dell’eremo vissero molti frati eremiti, tra cui vanno citate la figure di “Fra’ Pietro di Dio” vissuto nel periodo compreso tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400 (considerato il primo “eremita” a dimorare presso questo convento), a cui seguirono tanti altri monaci appartenenti a vari ordini monastici, tra cui vanno citati Fra’ Giorgio Lutri, considerato un “uomo santo” che visse per circa cinquant’anni all’interno di questo monastero e, che dopo la sua morte avvenuta il 23 Febbraio 1651, venne seppellito all’interno della Chiesa di San Bartolomeo di Scicli; e lo storico e religioso sciclitano Fra’ Mariano Perello facente parte del Priorato Gerosolimitano del Santo Sepolcro, che qui condusse gran parte dei suoi studi su Scicli e sul suo territorio fino all’anno 1673 in cui morì, venendo seppellito proprio all’interno della chiesa appartenente a questo eremo.

Durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693, gran parte dell’eremo e della chiesa crollarono andando a danneggiare irrimediabilmente molte opere d’arte poste all’interno dell’edificio sacro. Dopo il sisma la ricostruzione del convento che terminò nel 1721 venne effettuata grazie al sacerdote Padre Paolo Sammito, e ai baroni Penna che tra il 1730 e il 1761 finanziarono sostanziali interventi di ampliamento e restauro dell’edificio conventuale, a cui si unì la costruzione della foresteria voluta dal sergente Domenico Serraton, per poter ospitare coloro che si recavano in pellegrinaggio presso questo edificio sacro.

Durante il 1800 il Convento, passato alla Congregazione di Carità di Scicli nel 1820, continuò ad ospitare frati eremiti fino al 1867 in seguito al decreto di eversione dell’asse ecclesiastico redatto dall’allora Regno di Italia; l’eremo venne quindi sconsacrato appartenendo sia al comune di Scicli (convento) che alla Congregazione di Carità (chiesa e sagrestia), per cui molti arredi sacri ed opere d’arte vennero collocate altrove (tra esse figura il dipinto raffigurante la “Madonna delle Milizie”, opera del pittore romano Francesco Pascucci che lo dipinse nel 1779, portato presso l’attuale Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola). Va detto inoltre che fino al 1860 in occasione dei festeggiamenti in onore della “Madonna delle Milizie” (che ricadono l’ultimo Sabato di Maggio), si teneva una Processione che partiva da Scicli in direzione di questo Eremo, a cui partecipavano molti devoti.

Verso la fine del 1800 il religioso sciclitano Padre Antonino Pisana, grazie all’ausilio di un misterioso benefattore (con molta probabilità il barone Guglielmo Penna), acquistò l’Eremo che apparteneva sempre alla Congregazione di Carità. La riapertura al culto avvenne in maniera ufficiale il 24 Maggio 1896, data in cui presso l’Eremo della Madonna delle Milizie, che nel frattempo venne restaurato e arricchito con le opere d’arte in precedenza ricollocate altrove, venne riconsacrato con la celebrazione di una solenne Messa (seguita da moltissimi fedeli) a cui seguì la benedizione dell’edificio.

Nel 1908 l’eremo cominciò ad ospitare una comunità monastica francescana (frati minori osservanti), ma nel 1918 venne ceduto all’Opera Pia Busacca (titolare dell’omonimo ospedale sciclitano) che voleva utilizzare il convento come tubercolosario; la trattativa di vendita non andò in porto e il convento passò nuovamente alla Congregazione di Carità sciclitana che nel periodo fascista venne sciolta e sostituita dall’Ente Comunale di Assistenza di Scicli; la curia della Diocesi di Noto tentò di acquisire il convento tramite una trattativa che durò dal 1921 al 1942.

Dal periodo del secondo dopoguerra fino ai giorni nostri, la chiesa rimase aperta al culto grazie all’operato del religioso pozzallese Padre Francesco Ammatuna, che permise lo svolgimento dei riti in onore della “Madonna delle Milizie” (oltre a vari lavori di restauro), mentre l’Eremo venne lottizzato divenendo di proprietà privata. La chiesa, affidata alla parrocchia di Santa Caterina di Donnalucata, è attualmente aperta al culto.

Dopo i lunghi cenni storici, passiamo alla descrizione dell’Eremo consacrato alla “Madonna delle Milizie”. L’edificio conventuale, diviso in varie ali, si presenta piuttosto simile ad una masseria di tipo fortificato avente un cortile interno caratterizzato dalla presenza della svettante torre campanaria, costruita in epoca bizantina, fortificata nel periodo normanno e divenuta “campanile” nel 1470; questa torre presenta la caratteristica merlatura. Le pareti esterne dell’edificio conventuale presentano eleganti finestre rettangolari.

L’ala orientale dell’eremo presenta il prospetto del vertice esterno un portico ormai murato, alla cui sinistra vi sono due finestre arcuate comunicanti con un piccolo cortile che, si collega all’interno dell’edificio tramite due aperture rettangolari; il prospetto che si affaccia presso il cortile interno (il cui accesso è caratterizzato da un grande arco) che conduce presso la chiesa, possedendo una scala che si collega ad un portale di forma rettangolare posto sull’ordine superiore dell’edificio, affiancato da due aperture della medesima forma, mentre nell’ordine inferiore vi sono portoncini di accesso. L’ala occidentale del convento, che si affaccia presso quello che un tempo era il chiostro interno dell’edificio conventuale, si presenta simile alla sopracitata ala orientale, presentando nell’ordine inferiore portoni di accesso, su cui presso il soprastante ordine superiore vi sono tre finestre rettangolari sormontate da travoni di cui quella centrale risulta leggermente più grande. L’interno del convento come detto in precedenza è stato lottizzato, ma presenta ancora gli ambienti monastici comprendenti la sagrestia, le celle in cui dimoravano i monaci, il refettorio, la foresteria, le stalle e i magazzini dell’edificio conventuale, il tutto avente ancora elementi architettonici risalenti al periodo settecentesco.

Dal cortile adiacente all’ala orientale del convento, accediamo alla Chiesa dell’Eremo della Madonna delle Milizie, il cui ingresso è posto all’interno di un portico arcuato, essendo formato da un portale (sempre di forma arcuata) inquadrato da eleganti pilastri abbelliti da capitelli in stile corinzio, abbellito in sommità da un’elegante chiave di volta, sormontato da un elegante timpano spezzato che reca al centro una targa marmorea in cui è attestata la (presunta) partecipazione di Ruggero I d’Altavilla alla suddetta battaglia in cui avvenne la miracolosa comparsa della “Madonna delle Milizie”.

L’interno della chiesa presenta un’unica Navata abbellita da eleganti stucchi policromi del 1722, opera del maestro stuccatore Simeone Messina di Scordia (CT), comprendente otto Altari in stile barocco (quattro per parete) divisi da pilastri con capitelli in stile corinzio che sorreggono la volta dell’edificio, presso la quale possiamo ammirare il dipinto che raffigura Padre Paolo Sammito (colui che fece ricostruire l’edificio sacro dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693). Presso questi altari possiamo ammirare vari dipinti risalenti al periodo tra il 1600 e il 1700, mentre al centro della navata è posta l’edicola sorretta da colonnine e coronata da un pinnacolo a “pigna” dentro la quale possiamo ammirare la pietra in cui è impressa la presunta impronta del cavallo su cui la “Madonna delle Milizie” scacciò gli islamici durante la sopracitata battaglia. Qui vi è collocato anche il sepolcro in cui è tumulato Fra’ Mariano Perello, indicato da una lapide. Al termine della navata è posto il Presbiterio della chiesa occupato dal monumentale Altare Maggiore in marmo policromo e stucchi dorati che raffigurano motivi floreali, decorato nel 1798 (opera dello scultore catanese Giovanni Marino), formato da due coppie di colonne a capitello corinzio che sorreggono un elegante timpano spezzato caratterizzato dalla presenza di angeli svolazzanti che sorreggono una coccarda in cui è incisa un’iscrizione in latino a cui si attesta alla “Madonna delle Milizie” il titolo di Patrona e Protettrice di Scicli, sormontato in sommità da un cartiglio in cui è inciso il monogramma mariano. Al centro dell’altare è posta la nicchia in cui è collocata l’originaria statua marmorea (di fattura seicentesca ) che raffigura la “Madonna delle Milizie”. Una statua della Vergine Maria venerata in questa chiesa compì numerosi prodigi e guarigioni di malati. Questa statua, collocata su questo altare nel 1648 dallo sciclitano Padre Domenico Rosa, è ritenuta “miracolosa” in quanto ad essa sono attribuiti vari miracoli catalogati in un registro conservato all’interno della sagrestia del convento; da vari ex voto riconducibili ad un miracolo riguardante l’apparizione della suddetta “Madonna” in sogno al gran maestro dei Cavalieri di Malta nel 1565 prima della battaglia nota come “Assedio di Malta”, venne fusa la campana del convento posta sulla sopracitata “torre normanna” dell’eremo.

La Chiesa dell’Eremo consacrata alla “Madonna delle Milizie”, il cui culto è uno dei più antichi della Sicilia e da cui deriva l’attuale festività (che come detto in precedenza viene celebrata l’ultimo Sabato di Maggio, vedi link “Festa della Madonna delle Milizie” nella pagina precedente per saperne di più), è tuttora oggetto di visite e pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli specie nel mese di Maggio (consacrato alla “Madonna delle Milizie”, tra cui quello noto come “Cammino della Madonna delle Milizie” che viene effettuato transitando per buona parte delle province di Siracusa e Ragusa (per informazioni più dettagliate clicca qui); comunque sia ogni Domenica verso le ore 10.00 all’interno della chiesa dell’eremo, si celebra la Messa (avendo l’occasione per poter visitare l’interno dell’edificio sacro).

In ogni caso, per poter visitare liberamente la Chiesa dell’Eremo della Madonna delle Milizie (e le aree del convento ad essa appartenenti, salvo quelle di proprietà privata), bisogna informarsi presso le parrocchie della Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola e del Beato Guglielmo Buccheri di Scicli, e della Chiesa di Santa Caterina da Siena di Donnalucata

Torna indietro