Scicli, Palazzo Beneventano

Scicli

Palazzo Beneventano

Il Palazzo Beneventano di Scicli, considerato come uno degli edifici nobiliari in stile barocco più belli della Sicilia, è posto ad angolo tra le Vie Duca d’Aosta e Benvenuto Cellini affacciandosi presso la Piazzetta Ficili, all’interno del piccolo quartiere “Beneventano” (appendice occidentale di quello noto come “San Matteo” che si estende sull’omonimo colle in cui è posta l’ex Chiesa Madre di Scicli, consacrata un tempo a “San Matteo Apostolo”) a poca distanza dalla Piazza Italia e dalla Via Francesco Mormina Penna ubicate rispettivamente a meridione e a settentrione. Iscritto dal Giugno dell’anno 2002 nella lista dei “Patrimoni dell’Umanità” Unesco nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”, il Palazzo Beneventano è uno degli edifici più ammirati della città sciclitana per le sue eleganti quanto singolari decorazioni barocche formate da statue e “mascheroni” (noti localmente come “Cagnuoli” ), che fanno di esso uno degli edifici “simbolo” della ricostruzione avvenuta in Sicilia sudorientale dopo che il terremoto dell’11 Gennaio 1693 seminò morte e distruzione nel “Val di Noto”, ossia l’area corrispondente alla cuspide sudorientale della Sicilia.

Particolare del prospetto di Palazzo Beneventano che si affaccia lungo Via Duca d’Aosta.

Il palazzo venne costruito a partire dai primi anni del 1700 dal barone Don Giovan Carmelo Beneventano, appartenente all’omonima famiglia dei “Baroni della Piana” (infatti il nome ufficiale di questo edificio è “Palazzo Beneventano della Piana”), uno dei tre rami della famiglia dei baroni Beneventano (che sono quello dei “Baroni della Corte” che avevano le loro residenze a Lentini, Carlentini e Catania, quest’ultima all’interno di un edificio posto presso Piazza Stesicoro, e quello dei “Baroni del Bosco” che invece dimoravano a Siracusa presso l’omonimo edificio collocato nella centrale Piazza Duomo nel centro storico di Ortigia). La famiglia era presente a Scicli sin dal 1653, quando il lentinese Vincenzo Beneventano si sposò con Beatrice Celestri, figlia dei Baroni di Santa Croce. In seguito al sopracitato sisma dell’11 Gennaio 1693 la preesistente residenza subì irreparabili danni rendendo necessaria la ricostruzione dell’edificio, di cui non si conoscono le generalità dell’architetto che lo progettò, ma neanche il periodo preciso in cui iniziarono e finirono i lavori di edificazione dell’edificio, anche se con molta probabilità esso risulterebbe già presente sin dal 1750. Successivamente il palazzo della famiglia Beneventano venne arricchito dai vistosi “Cagnuoli” che lo contraddistinguono; essi sono composti statue che raffiguravano schiavi moreschi o creature mostruose, e il motivo più plausibile di ciò era dovuto alla documentata rivalità tra le famiglie Beneventano e Penna (che andiamo a tralasciare). Infatti in contrapposizione ai più sobri (ma non per questo meno eleganti) edifici in cui i baroni Penna dimoravano (tra cui va citato il Palazzo Penna – Musso – Iacono in Piazza Italia), i Beneventano fecero costruire un edificio molto massiccio, caratterizzato da pareti bugnate e bassorilievi decorativi su pilastri e balconi, oltre ai sopracitati “Cagnuoli” che differenziano questo edificio da moltissimi altri palazzi barocchi non solo di Scicli, ma dell’intera Sicilia rendendolo infatti come uno dei più celebri simboli del tardobarocco del Val di Noto. Nella seconda metà del 1800, il palazzo ospitò al suo interno il “Circolo di Conversazione” della città di Scicli. Oggi il Palazzo Beneventano di Scicli, dopo aver subito vari interventi di restauro, ospita al suo interno appartamenti privati ma anche uno spazio commerciale – espositivo noto come “Rocciola” in cui si tengono vari eventi artistico – culturali.

Il Palazzo Beneventano possiede due prospetti divisi in due ordini orizzontali, quello principale su Via Duca d’Aosta e quello secondario collocato in Via Benvenuto Cellini di fronte alla Piazzetta Ficili. Essi sono divisi da un pilastro bugnato angolato contraddistinto da un robusto basamento sul quale esso poggia sorreggendo il frontone dell’edificio; presso questo pilastro possiamo ammirare una statua raffigurante “San Giuseppe” posta su di una mensola, mentre più in alto vi è posto lo scudo araldico della famiglia baronale, sorretto da due mascheroni raffiguranti le teste di due schiavi moreschi; questi “Cagnuoli” sono tra i più celebri simboli di Scicli in quanto essi sono raffigurati in cartoline e pubblicazioni varie riguardanti la città sciclitana e i suoi monumenti barocchi.

La facciata di Via Duca d’Aosta presenta nel suo ordine inferiore un grande portale arcuato (la cui porta d’ingresso è sostituita da una struttura in legno avente un’apertura nel suo vertice inferiore), collocato nel vertice sinistro inquadrato da due robusti pilastri che sorreggono il sovrastante balcone (vedi più giù), affiancato a destra da due aperture che fungono da balconi incassati nella parete, aventi il vertice forma poligonale la cui “chiave di volta” è formata da un mascherone grottesco (quello nel balcone adiacente al sopracitato pilastro è però irrimediabilmente danneggiato), e sopra i quali vi sono altrettante finestrelle di forma quadrangolare. Una trabeazione semplice divide l’ordine inferiore da quello superiore; quest’ultimo reca tre balconi dall’armoniosa forma sinuosa comprendente la parte centrale convessa verso l’esterno mentre le protuberanze sono di tipo concavo, racchiusi da inferriate bombate in ferro battuto e comprendenti aperture rettangolari delimitate da pilastri i cui eleganti capitelli vanno a sorreggere i timpani di coronamento di forma semicircolare, sotto i quali vi sono grandi conchiglie di pietra. Il più grande di essi poggia su di un’artistico mensolone sorretto dai pilastri del sottostante portale, mentre gli altri due sono sorretti entrambi da quattro mensoloni decorati da bassorilievi geometrico – floreali; tra essi sono degni di essere menzionati i due mensoloni centrali del balcone adiacente al pilastro bugnato ad angolo con la Via Benvenuto Cellini, le cui protuberanze raffigurano il volto di fantasiose quanto mostruose creature grottesche.


I balconi del Palazzo Beneventano di Scicli.

La facciata di Via Benvenuto Cellini si presenta simile a quello della vicina Via Duca Amedeo, eccezion fatta per la mancanza di un elemento simile al sopracitato portale d’ingresso (anche se vi è un portale ad arco cuspidato composto da blocchi di pietra da cui si accede all’interno dell’edificio, su cui è posta una finestra rettangolare), ma anche per le due aperture che stavolta fungono da “accesso” al sopracitato spazio commerciale – espositivo ricavato all’interno dell’edificio nobiliare, i cui mascheroni grotteschi collocati sulle chiavi di volta si presentano in perfetto stato di conservazione. La disposizione dei soprastanti balconi è invece simile a quella del limitrofo prospetto, infatti a fianco del pilastro bugnato vi è appunto un balcone sui cui due mensoloni centrali, vi sono raffigurate altrettante figure animalesche di tipo grottesco.


Un balcone del Palazzo Beneventano posto lungo la Via Benvenuto Cellini.

Tutto il palazzo risulta orlato in sommità da un elegante frontone merlato, e va doverosamente citata la presenza di una sorta di “terzo ordine” collocato sul prospetto di Via Duca d’Aosta, delimitato da inferriate in ferro battuto e formato da un corpo avente tre aperture (due di accesso e una fungente da finestra) di forma rettangolare.

L’interno del Palazzo Beneventano presenta ampie stanze in cui possiamo ammirare interessanti elementi architettonici settecenteschi, tra cui ambienti contraddistinti dalla presenza di volti “a botte” sorrette da robusti pilastri, oltre che da “arcate” che mettono in comunicazione i vani interni dell’edificio. Dietro al palazzo è posto un interessante cortile interno.

Va detto infine che, oltre al sopracitato spazio commerciale – espositivo “Rocciola” in cui, come detto in precedenza si tengono anche vari eventi (per saperne di più visita il sito www.rocciola.it), alcune stanze del Palazzo Beneventano hanno la funzione di “struttura ricettiva” per vari soggiorni turistici (per informazioni più dettagliate cliccate qui).

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