Scicli, Palazzo Spadaro e Farmacia Cartia

Scicli

Palazzo Spadaro e Farmacia Cartia


Il Palazzo Spadaro di Scicli, elegante edificio in stile barocco.

Il Palazzo Spadaro, comprendente anche l’interessante “Farmacia Cartia”, è il più elegante edificio nobiliare della città di Scicli, posto al numero civico 34 della Via Francesco Mormina Penna, strada che solca il cuore del centro storico cittadino. Questo edificio che si contraddistingue per le sue eleganti decorazioni barocche, nell’anno 2002 è stato inserito all’interno dei “Luoghi Patrimonio dell’Umanità” Unesco nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”, ospitando al suo interno anche un piccolo “museo” ubicato all’interno della storica “Farmacia Cartia”, collocata presso un locale che appartiene a questo palazzo nobiliare sciclitano, che è a tutti gli effetti un interessante sito turistico – museale aperto alle visite guidate (curate dalle associazioni culturali sciclitane “Agire” e “Tanit”) e al cui interno si tengono anche eventi di vario tipo.

Il palazzo apparteneva alla famiglia dei baroni Spadaro di San Zaccaria, proprietaria dell’omonimo feudo ubicato ad est di Modica (attuale Contrada Pietre Nere – San Zagaria, nei pressi del tratto iniziale della Cava d’Ispica) il cui capostipite Nicolò Spadaro si stabilì a Scicli alla fine del secolo 1400, di cui gli esponenti più noti furono Don Carmelo Spadaro che ricopriva la carica di capitano di giustizia della Contea di Modica nel secolo 1700, e Padre Felice Spadaro che era un religioso sciclitano morto a Palermo nel 1753. In seguito la famiglia si imparentò con varie famiglie nobiliari tra cui citiamo i baroni Ferreri di Passanitello e Penna di Portosalvo (per saperne di più visita i siti www.giustiziaesfatta.com/archivio_spadaro.html e www.spadarodipassanitello.it). Il palazzo risulterebbe essere uno dei più antichi dell’attuale città di Scicli in quanto esso venne cominciato ad essere ricostruito appena un anno dopo il terremoto dell’11 Gennaio 1693, sisma che distrusse la città sciclitana e ovviamente la prima dimora degli Spadaro. Il completamento dell’edificio durò per buona parte del 1700 venendo curato dall’architetto palermitano Giuseppe Fama e dai capimastri sciclitani Girolamo e Croce Iacitano, Ignazio Caruso, Ignazio Cicero, Vincenzo Caruso, Pietro e Giuseppe Mormina. L’edificio ha subito inoltre vari rifacimenti in stile tardo neoclassico e liberty durante i primi decenni del 1900, comprendenti la collocazione di interessanti affreschi dipinti dal pittore avolese Raffaele Scalia. Nel 1985 due locali posti nel vertice orientale dell’edificio ospitarono la sede della storica “Farmacia Cartia”, che in precedenza era ubicata all’interno del limitrofo Palazzo Porcelli – Battaglia – Veneziano – Sgarlata, che dal 2014 ospita all’interno di essa un piccolo ma interessante museo incentrato sulla scienza medica e sulla disciplina farmaceutica praticata presso la città di Scicli dalla famiglia Cartia. Nel Giugno 2002 “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco nell’ambito delle “Città Barocche del Val di Noto”, divenendo ad oggi uno dei principali luoghi turistici della città di Scicli, anche se esso è stato lottizzato ricavando al suo interno vari locali (alcuni di essi utilizzati a scopo turistico o commerciale) tra cui vanno citati la farmacia “Cartia” e il “Museo della Cucina Iblea” della città di Scicli ubicato nell’ala retrostante di Via Spadaro (vedi link nella pagina precedente per saperne di più), oltre ad una sezione della Biblioteca Comunale “Carmelo La Rocca” di Scicli

Il Palazzo Spadaro è ubicato tra le Vie Francesco Mormina Penna (numero civico 34) e Spadaro in cui si affacciano rispettivamente il prospetto principale ed il retro dell’edificio.

Il prospetto di Via Francesco Mormina Penna, affiancato a destra dal Palazzo Penna – Nicolaci – Mormina – Conti e posto di fronte all’ex Convento delle Suore Agostiniane (attuale sede dell’Opera Pia Carpentieri e del Museo del Costume di Scicli), risulta suddiviso in due ordini orizzontali solcati da dove imponenti pilastri a capitello tuscanico, che poggiano su robusti contrafforti a sezione trapezoidali.

L’ordine inferiore dell’edificio presenta i due eleganti portali d’ingresso, quello dell’area nobile del palazzo (numero civico 34) fungente da “accesso principale”, affiancato da quattro balconcini incassati nella parete (due per lato, di cui quello destro adiacente al portale d’ingresso che funge da “accesso” a due uffici, tramite una breve rampa di scalini) aventi aperture rettangolari sormontate da travoni (inoltre sull’estremo vertice occidentale dell’edificio è posto un accesso arcuato raggiungibile da una scalinata); e quello della Farmacia Cartia (numero civico 24) affiancato da due accessi aventi aperture simili a quelle citate in precedenzache conducono rispettivamente ad una struttura ricettiva e ad un ristorante.

Il portale principale del palazzo (numero civico 34), è di forma arcuata e risulta inquadrato da due colonne sorrette da basamenti a sezione quadrangolare, che terminano con capitelli tuscanici che sorreggono tramite due robuste mensole, l’elegante travone merlato di coronamento nel quale è posto lo stemma della famiglia Spadaro; due rosette adornano i vertici del sottostante portale.

Il portale principale del Palazzo Spadaro.

Il portale della “Farmacia Cartia” (posto numero civico 24) è anch’esso di forma arcuata anche se più piccolo del sopracitato accesso principale dell’edificio, presentandosi delimitato da robusti pilastri che sorreggono l’arco adornato da eleganti fregi floreali e da una chiave di volta raffigurante un volto fanciullesco, il tutto inquadrato da mensoloni aventi lesene a spirale arricchite da bassorilievi raffiguranti eleganti foglie d’acanto, che vanno a sorreggere il travone collocato presso la trabeazione centrale del palazzo.

L’ordine superiore del palazzo, diviso da quello inferiore dalla trabeazione formata da una trave che solca l’esatto centro dell’edificio, presenta otto balconi di cui quelli principali posti sui due sottostanti portali d’accesso aventi dimensioni più grandi rispetto agli altri.

Il balcone posto sul portale principale è sorretto da cinque mensoloni, di cui quello centrale contraddistinto dalla presenza di un mascherone grottesco (chiamato localmente “U Cagnuolu” ) mentre gli altri quattro possiedono eleganti fregi floreali, presentandosi racchiuso da un’elegante inferriata bombata ed avente un’apertura arcuata i cui vertici sono sormontati da tre mensole che formano un elegante timpano barocco.

Il balcone posto sull’accesso alla Farmacia Cartia è molto simile a quello sopracitato posto sul portale principale, presentando sempre cinque mensoloni di sostegno (che si presentano lisci), medesimo tipo di inferriata, apertura arcuata e mensole di coronamento, ma va detto che tra la sommità dell’arcata e la mensola centrale vi è collocato un mascherone fanciullesco posto all’interno di una conchiglia di pietra.

I restanti sei balconi sono molto più piccoli, e ciascuno di essi risulta sorretto da tre mensoloni adornati con fregi floreali, racchiusi dal medesimo tipo di inferriata, aventi però aperture rettangolari sulla cui sommità vi è posto un pinnacolo a “carciofo” affiancato da due mensole di coronamento. 


Particolare di un balcone del Palazzo Spadaro.

La sommità del prospetto della facciata di Via Francesco Mormina Penna risulta orlata da un’elegante frontone formato da una lunga mensola.

Il prospetto retrostante di Via Spadaro, anch’esso suddiviso in due ordini superiori, è ovviamente molto più sobrio ma non per questo meno interessante; infatti ma possiamo ammirare sull’ordine superiore due interessanti balconi barocchi ad apertura rettangolare (sormontata da travoni lisci), delimitati sempre da inferriate bombate, ma sorretti ciascuno da tre mensoloni che raffigurano mascheroni di vario tipo. Oltre a ciò vi sono altri balconi (uno sul vertice orientale e due su quello occidentale) incassati nella parete (aventi sempre aperture del medesimo tipo) e varie finestrelle ed accessi, tra cui quello che conduce al “Museo della Cucina Iblea”. Degno di nota è l’arco sulla Via Spadaro che funge da “veranda” (avente accesso rettangolare), collegato al piano superiore dell’edificio. Si diceva che da questo arco, un esponente dei baroni Spadaro (non specificato con precisione), spiava gli innamorati che qui sotto si incontravano di nascosto.

L’interno del Palazzo Spadaro presenta interessanti ed eleganti elementi architettonici e decorativi barocchi, tardoneoclassici e liberty, frutto dei vari lavori di costruzione e di restauro dell’edificio, che annoverano anche i lavori di decorazione operati dal pittore avolese Raffaele Scalia tra il 1926 e il 1930 comprendenti eleganti affreschi di vario tipo.

Eccezion fatta per i locali lottizzati che oggi ospitano uffici, strutture ricettive e locali di ritrovo, descriviamo direttamente l’ala nobiliare del palazzo. Presso l’atrio possiamo ammirare l’elegante scala (opera del costruttore e capomastro modicano Giovanni Vindigni) formata da tre rampe di scale (la prima che conduce ad un solaio da cui partono altre due rampe laterali) che conducono al piano superiore dell’edificio. Lungo questa scalinata possiamo ammirare un’elegante vetrata ma anche vari affreschi del pittore Raffaele Scalia, tra cui i due dipinti collocati rispettivamente alla nostra sinistra e alla nostra destra (salendo le rampe di scale) che vanno a raffigurare la “Povertà” e la “Ricchezza” e che indicavano gli alloggi della servitù e quelli nobiliari; a ciò si aggiungono anche raffigurazioni puramente decorative e stucchi policromi.

Il salone principale del palazzo, utilizzato per i ricevimenti organizzati dalla nobile famiglia Spadaro, presenta un’ampia volta a botte adornata con stucchi e da formelle affrescate raffiguranti motivi legati a leggende mitologiche, così come lo sono i due principali dipinti  che raffigurano “Il Dio Apollo e le Muse” (di artista ignoto, posto al centro della volta) e “Gli Dei Marte e Venere” (collocato al centro della sala, opera del pittore Raffaele Scalia); da ammirare anche un arazzo in cui è raffigurato lo stemma della “Contea di Modica”. Non da meno sono le altre stanze dell’edificio che si affacciano sulla Via Francesco Mormina Penna anch’esse adornate da affreschi e stucchi, tra cui citiamo la sala da pranzo e la stanza da letto. Ormai dell’originario mobilio che contraddistingueva le stanze interne del Palazzo Spadaro rimane ben poco, così come della pavimentazione in Ceramica di Caltagirone, ma possiamo ugualmente ammirare interessanti lampadari, opere pittoriche e alcuni mobili d’epoca. Sulla Via Spadaro invece si affacciano i locali secondari dell’edificio, che con molta probabilità comprendevano anche una piccola “Cappella” interna, in cui possiamo ammirare due interessanti Crocifissi. Dai balconi del Palazzo Spadaro possiamo godere di un ottimo panorama su Scicli, potendo innanzitutto ammirare la sottostante Via Francesco Mormina Penna, ma anche il Colle San Matteo recante in sommità l’ex Chiesa Madre della città sciclitana.

All’interno di questi locali del Palazzo Spadaro si tengono eventi di vario tipo ma anche mostre artistiche, e ovviamente tramite le varie visite guidate che si tengono durante tutto l’anno possiamo visitarne i suoi interni pagando un biglietto di ingresso di 3 euro (per informazioni più dettagliate su ticket d’ingresso e orari visitate la pagina facebook dell’associazione Agire).

L’altro interno interessante del Palazzo Spadaro è quello che ospita la “Farmacia Cartia”, collocato come detto in precedenza al numero civico 24 di Via Francesco Mormina Penna. La farmacia venne istituita l’11 Luglio 1902 all’interno del vicino Palazzo Porcelli – Battaglia – Veneziano – Sgarlata (vedi link nella pagina precedente per saperne di più) dal farmacista Guglielmo Cartia. Essa venne trasferita all’interno del Palazzo Spadaro nel 1985, venendo chiusa nel 2002 in seguito alla proclamazione dell’edificio a “Patrimonio Unesco e trasferita in un edificio adiacente al Palazzo Beneventano posto tra le Vie Duca d’Aosta e Nazionale. Nonostante ciò la farmacia non venne smontata e venne utilizzata per girare alcune scene della fiction “Il Giovane Montalbano” (ossia uno spin off della famosa serie televisiva del “Commissario Montalbano” che come ben si sa, gran parte di essa risulta girata all’interno della città sciclitana e di gran parte della Provincia di Ragusa). Il 6 Aprile 2014 la farmacia riaprì come “museo” curato dall’associazione locale “Tanit”.

L’interno della Farmacia Cartia presenta una interessante credenza lignea novecentesca (opera dell’intagliatore sciclitano Emanuele Russino) che ricopre gran parte della stanza in cui era allocato il negozio, al cui centro è riportato un dipinto opera dell’artista sciclitano Giovanni Gentile. All’interno di essa vi sono mensole racchiuse da vetrinette, in cui sono posti strumenti medici e barattoli contenenti ancora medicine dei primi decenni del novecento, oltre ad attrezzi da lavoro per produrre vari medicinali in maniera artigianale. Al centro della stanza vi è una credenza più piccola comprendente una vetrinetta in cui sono posti recipienti in ceramica, sul cui ripiano marmoreo sono posti due bilancini e un vecchio registratore di cassa. 

L’ingresso alla Farmacia Cartia, aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00, richiede un biglietto d’ingresso che costa 2 euro (ridotto 1 euro), per saperne di più visita il sito web tanitscicli.wixsite.com/tanitscicli.

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