Scicli, Quartiere “San Bartolomeo” (Torrente San Bartolomeo e siti rupestri, asse viario Via San Bartolomeo – Via Guadagna, aree medievali di Via Guadagna – Via Timponello – Via Santa Margherita – Chiafura – Via Pescara – Via Ispica – Via Piedigrotta)

Scicli

Quartiere “San Bartolomeo”
(Torrente San Bartolomeo e siti rupestri, aree medievali di Via Guadagna – Via Timponello – Via Santa Margherita – Chiafura – Via Pescara – Via Ispica – Via Piedigrotta)


Il quartiere “San Bartolomeo” visto dal Colle della Croce.

Il quartiere sciclitano di “San Bartolomeo” che prende il nome dall’omonima chiesa settecentesca, è raggiungibile dalla Piazza Italia tramite la strada nota appunto come “Via San Bartolomeo”. Esso è situato presso l’estremità orientale della città di Scicli, formato da agglomerati abitativi collocati presso le pendici montane dei Colli della Croce a sud e di San Matteo a nord, che si affacciano sullo sbocco della cava iblea detta appunto “di San Bartolomeo”, il cui torrente venne canalizzato sotto quest’area urbana nel 1932 in seguito al progetto di canalizzazione (che interessava anche il limitrofo Torrente di Santa Maria la Nova) redatto dagli ingegneri sciclitani Guglielmo Emmolo e Salvatore Scimone – Mormina, venendo scavalcato dalle Vie Ispica, Guadagna, San Bartolomeo e passando sotto l’attuale Piazza Italia, per poi riaffiorare ad ovest di Via Tagliamento prima di immettersi lungo la Fiumara di Modica.

Il quartiere di San Bartolomeo, che venne edificato con molta probabilità a partire dal secolo 1400 nella vallata posta a meridione del Colle San Matteo al di fuori dell’originaria cerchia muraria, venendo poi ricostruito a partire dal 1700 dopo che il disastroso terremoto dell’11 Gennaio 1693 lo rase al suolo insieme all’intera città sciclitana, va a formare una delle più interessanti aree urbane della Sicilia sudorientale in quanto va a comprendere varie aree medievali comprendenti antichi edifici abitativi nonché agglomerati di “case – grotta” ossia residenze di tipo rupestre ubicate all’interno di caverne scavate nella roccia; il più importante esempio è sicuramente il quartiere rupestre di “Chiafura” ubicato lungo le pareti meridionali del Colle San Matteo.

L’area settentrionale del quartiere è collocata lungo la Via San Bartolomeo, il cui imbocco è posto ad est della Piazza Italia in adiacenza al Palazzo Fava (di fronte al tratto iniziale della Via Nazionale), lungo la quale sono posti eleganti edifici settecenteschi ed ottocenteschi di alto pregio architettonico, di cui va citato il Palazzo posto al numero civico 2 ad angolo con Via Scrofani (strada che conduce al limitrofo quartiere “Loreto – San Pietro”) in cui vi è il bassorilievo che raffigura due “Sfingi” (alla nostra sinistra venendo da Piazza Italia), oltre all’ingresso posto presso il numero civico 13 della suddetta strada da cui si può raggiungere un’interessante Cisterna Sotterranea collocata nel sottosuolo sciclitano il cui ingresso era posto in origine lungo la limitrofa Via Loreto, ma che venne rinvenuta nel 1986 (vedi il link “Cisterna Ipogeica di Via Loreto” nella pagina precedente per saperne di più), mentre presso l’imbocco della Via Castellana (che conduce alle aree limitrofe dell’Altobello e di San Giuseppe) posto dietro il Palazzo Fava (quindi alla nostra destra venendo da Piazza Italia) vi è il sito in cui era ubicato il Palazzo Riera.

Al centro di questo quartiere, delimitata dalle Vie Matarazzo, Ispica e Guadagna, è posta la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo; essa è uno dei principali monumenti ecclesiastici della città sciclitana essendo uno dei simboli del suo particolare “barocco” dovuta alla ricostruzione settecentesca della medesima che in origine venne costruita nel secolo 1400, ma che poi crollò in seguito al sisma del 1693. Questa chiesa al suo interno comprende numerose opere d’arte sacra e in cui vengono venerati i simulacri del “Santissimo Crocifisso”, di “San Bartolomeo Apostolo” e della “Madonna Immacolata di San Bartolomeo”, celebrati  ogni anno rispettivamente il Martedì della Settimana Santa, il 24 Agosto e il Sabato successivo alla data dell’8 Dicembre.


La Chiesa di San Bartolomeo posta al centro del quartiere da cui prende il nome.

Dietro la Chiesa di San Bartolomeo, tramite il tratto settentrionale di Via Ispica, imbocchiamo la Via Guadagna (strada che conduce alla S.P. 41 Scicli – Ispica) che costeggia le pareti rocciose della Cava di San Bartolomeo (ovvero il suo tratto “urbano”) in cui possiamo ammirare vari siti rupestri tra cui antiche “case – grotta” di epoca medievale adibite a magazzini o garages, collocate presso la parete rocciosa del Colle della Croce; le più interessanti di esse possiedono l’ingresso raggiungibile da rampe di scale, essendo poi suddivise in varie camere illuminate da finestrelle (questi edifici sono quasi tutti di proprietà privata e non è possibile visitarli all’interno); sotto i muri di contenimento in cemento armato (che evitano frane e fungono da “sostegno” per la friabile roccia calcarea iblea) vi sono posti vari arcosoli sepolcrali risalenti al periodo paleocristiano.

Altri ricoveri rupestri sono posti lungo il crinale sudorientale del Colle San Matteo lambito dalla Via Guadagna e dalla S.P. 41 per Ispica (che conduce sulla sommità del rilievo collinare in prossimità dei ruderi del Castello dei Tre Cantoni), e ovviamente presso la pittoresca area urbana posta a ridosso delle Vie Matarazzo, Dantoni, Loreto (tratto orientale), Timponello, Santa Margherita e Orticara (a nord della Chiesa di San Bartolomeo), formata da edifici di varie epoche ricostruiti sul preesistente sito abitativo medievale anche se è possibile ammirare costruzioni antecedenti al periodo in cui il sisma del 1693 distrusse Scicli contraddistinti da “case terragne” aventi una rampa d’accesso formata da scalini sotto la quale è posta un’apertura che conduce al piano sottostante dell’edificio, o da cosiddetti “Dammusi” ossia edifici ad un unico piano dal tetto basso, comprendenti un piccolo cortile interno. Tra le Vie Matarazzo, Loreto, Timponello e Porticatazzo vi sarebbe collocato il sito in cui doveva esistere l’antica Chiesa di Santa Margherita, che da il nome a quest’area in cui era collocata una delle porte d’accesso al nucleo medievale cittadino, ubicato sul limitrofo Colle San Matteo, la cui sommità era un tempo raggiungibile anche da un sentiero ipogeico posto all’interno di una galleria nota come “Strada di Anselmo” (sentiero scavato nella roccia che collegava Chiafura alla vallata in cui scorre il Torrente San Bartolomeo, molto probabilmente un’area tra le Vie Nazionale e Botte, presso il quartiere noto come “Fiumillo”), che molto probabilmente crollò in seguito al terremoto dell’11 Gennaio 1693. Qui è ubicato anche un sito rupestre di epoca alto medievale (per saperne di più vedi il link “Sito rupestre di Via Loreto – Via Timponello – Via Santa Margherita” nella pagina precedente) ed un museo etno – antropologico noto come “A Rutta ri Ron Carmelu” posto presso una caverna ubicata lungo Via Timponello, che fungeva appunto da “casa – grotta” di tipo abitativo.

Dalla Via Timponello, proseguiamo verso est lungo Via Orticara raggiungendo il quartiere rupestre di “Chiafura” (che si può raggiungere anche da Via Guadagna tramite Via Ripida), il più noto dei siti rupestri di Scicli composto da molte “case – grotta” di epoca medievale (ricavate da antichi sepolcri paleocristiani o neolitici) situate nel versante sudorientale del Colle San Matteo, che vennero abitate fino agli anni 1960 andando a formare quella che era considerata l’area più povera della città sciclitana. Questo quartiere venne studiato e visitato nel Maggio 1959 da una delegazione del partito comunista italiano inviata dall’onorevole Luciano Pajetta; tra loro vi erano il pittore Renato Guttuso originario di Bagheria (PA), il noto scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, lo scrittore Carlo Levi, e i docenti e politici Antonello Trombadori, Paolo Alatri e Maria Antonietta Macciocchi. Dagli anni 1960 l’area venne man mano sgomberata e gli abitanti vennero collocati all’interno dei nuovi edifici del “Villaggio Jungi” posto nella periferia meridionale della città sciclitana. Il sito di Chiafura presenta molte caverne coperte da edifici in muratura comprendenti varie stanze interne utilizzate come siti abitativi, a cui si aggiungono stalle e magazzini rupestri scavati nella roccia, il tutto collegato da un tortuoso sentiero che tramite Via Orticara metteva (e mette tuttora) in comunicazione Scicli col Colle San Matteo (per saperne di più visita il link “Quartiere Rupestre di Chiafura” nella pagina precedente).

Il quartiere rupestre di “Chiafura”.

L’area meridionale del quartiere di San Bartolomeo, collocata tra le Vie Guadagna, Ispica e Pescara e il versante settentrionale del Colle della Croce, è caratterizzata da una pittoresca borgata composta da edifici settecenteschi, ottocenteschi e novecenteschi collocati a ridosso della sponda meridionale del Torrente San Bartolomeo (che, come detto in precedenza, viene convogliato da Via Ispica in poi sotto il centro storico sciclitano), prendendo il nome dalla Chiesa Rupestre di Santa Maria di Piedigrotta raggiungibile dalle Vie Isarco e appunto Piedigrotta. Questo oratorio rupestre è consacrato al culto di “Santa Maria della Pietà”, il cui simulacro marmoreo cinquecentesco è collocato presso l’altare principale scavato nella roccia. In prossimità delle pareti rocciose del Colle della Croce vi sono altri ambienti ipogeici (perlopiù siti sepolcrali di varie epoche).

Va detto infine che, presso gran parte delle sopracitate aree che compongono il Quartiere San Bartolomeo, vi sono varie strutture ricettive per turisti che alternano locali di ritrovo (bar e ristoranti), case vacanza ad eleganti alberghi collocati all’interno dei pittoreschi edifici che compongono quest’area del centro storico sciclitano.

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