*Scicli, Valle del Fiume Irminio, Tratto “Cozzo del Carmine – Fortugno – Grottapaglia – Cava Manca – Streppenosa – Castelluccio – Buglia Sottana” (Altura di Cozzo del Carmine – Casina Rossa – Aree iblee delle Contrade Fortugno e Grottapaglia – Cava Manca – Miniere di Asfalto di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa – Corso del Fiume Irminio tra le Contrade Castelluccio, Buglia, Serra Ciarberi e Galermi)

Scicli

Valle del Fiume Irminio

*Tratto “Cozzo del Carmine – Fortugno – Grottapaglia – Cava Manca – Streppenosa – Castelluccio – Buglia”
(Altura di Cozzo del Carmine – Casina Rossa – Aree iblee delle Contrade Fortugno e Grottapaglia – Cava Manca – Miniere di Asfalto di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa – Corso del Fiume Irminio tra le Contrade Castelluccio, Buglia, Serra Ciarberi e Galermi)

Il tratto sciclitano più settentrionale del Fiume Irminio, che delimita il confine tra i territori comunali di Scicli e Ragusa (ma anche di con una breve porzione di territorio appartenente al comune di Modica), è uno tra i più vasti ed interessanti della vallata solcata da questo importante corso d’acqua.

Esso è posto a sud del “Viadotto Irminio” (noto anche come “Ponte Costanzo”) su cui passa la SS 115 Modica – Ragusa, comprendendo gran parte dell’altopiano di Contrada Castelluccio, comprendente interessanti giacimenti di pietra asfaltica. Quest’area la si raggiunge da Scicli tramite la S.P. 82 Betlem – Piano Ceci (il cui imbocco è collocato a nord del cimitero sciclitano) seguendo la direzione “Modica – Ragusa” fino al bivio con la S.P. 94 Cimitero Modica – Mangiagesso (in cui vi sono le indicazioni per le due sopracitate città) e la stradina recante l’indicazione per il Fiume Irminio, che conduce presso questa interessante area iblea.

Cozzo del Carmine – Casina Rossa – Aree iblee delle Contrade Fortugno e Grottapaglia – Cava Manca

Dalla S.P. 82, seguiamo la stradina in direzione “Fiume Irminio” facente parte dell’ex S.P. 73 Galerme – Piano Ceci che scavalca il Fiume Irminio e che dalla sponda settentrionale del corso d’acqua conduce presso i rilievi delle Contrade Buglia, Galermi, Ciarberi e Cozzo Lupo, tutti posti in territorio ragusano; da questa strada oltrepassiamo l’area di Contrada Cuturi in cui possiamo notare una catacomba paleocristiana composta da una caverna artificiale sul cui ingresso è incisa una Croce, posta alla nostra destra (venendo dalla S.P. 82). Da qui seguiamo una stradina delimitata da muri a secco che costeggia a sud l’altopiano posto tra le Contrade Grottapaglia e Fortugno, che a sua volta si affaccia presso la parete meridionale della breve cavità iblea nota come “Cava Manca”, e da cui si può ammirare un ottimo panorama della vallata solcata dal Fiume Irminio nonché delle varie miniere di pietra asfaltica (o “pietra pece”) ormai abbandonate.

Seguendo questa strada si arriva presso la S.P. 94 nei pressi del rilievo noto come “Cozzo del Carmine” posto tra i territori comunali di Scicli e Modica, nei pressi “Casina Rossa” ossia l’edificio in stile tardo neoclassico visibile dalla strada provinciale (alla nostra sinistra venendo da Scicli) chiamato così per il colore delle sue pareti (ormai scolorito), che un tempo era ex sede della miniera di asfalto posta in Contrada Castelluccio – Streppenosa che appartenne alle compagnie estrattive tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”. Si diceva che durante la seconda guerra mondiale all’interno di questo edificio vi era la sede di un “campo di prigionia” nazifascista in cui, sempre secondo dicerie popolari, si sarebbero commesse torture ed uccisioni nei confronti di coloro che vi erano imprigionati; inoltre secondo modicani e sciclitani questo edificio sarebbe oggetto di vari fenomeni paranormali (ma si tratta ovviamente di credenze popolari). Dopo il secondo conflitto mondiale questo edificio divenne per breve tempo sede di un edificio scolastico prima di essere abbandonato del tutto. Oggigiorno la “Casina Rossa” è in gran parte abbandonata ed è pericolante (per cui l’ingresso al suo interno è vietato), ma in futuro dovrebbe essere restaurata per ospitare un museo riguardante proprio le limitrofe miniere di asfalto e l’attività connessa all’estrazione della pietra pece del ragusano.

Di fianco alla Casina Rossa è posta l’area iblea di “Cozzo del Carmine” che è la più settentrionale del territorio sciclitano, composta da un’altopiano che si affaccia a nord sulla breve Cava Streppenosa e sull’altopiano di Contrada Castelluccio, solcato dalla vallata in cui scorre il Fiume Irminio. Presso questo altopiano delimitato da muri a secco vi sono rovine di vari edifici rurali e, con molta probabilità anche ruderi più antichi (ma solo un accurato studio archeologico potrebbe confermare o smentire ciò). Tramite la stradina che si va a collegare alla Contrada Cuturi, come detto in precedenza possiamo ammirare le aree delle Contrade Fortugno e Grottapaglia, che si affacciano a sud della Cava Manca. L’area nota come “Contrada Grottapaglia” è attraversata dalla sopracitata strada ed è collocata a sudovest del Cozzo del Carmine, presentandosi come un altopiano contraddistinto dalla presenza di muretti a secco che suddividono l’area in vari appezzamenti in cui sono presenti alberi di carrubo, al cui interno vi sono mulattiere ed edifici rurali.

Immediatamente a sud di un bacino idrico, vi è un sentiero formato da una mulattiera delimitata anch’essa da muri a secco, che scende nella sottostante area di Contrada Fortugno (che possiamo anche raggiungere tramite la sopracitata traversa che collega la limitrofa Contrada Cuturi alla S.P. 82, oltrepassando la piccola catacomba paleocristiana scendendo verso nord). Questo sentiero era utilizzato da coloro che si recavano a lavorare presso le limitrofe miniere di asfalto (scendendo da Modica, Ragusa o Scicli), ma anche dai “Carritteri” che scendevano presso gli impianti estrattivi e risalivano da qui, per raggiungere i depositi di Ragusa da cui la pietra asfaltica veniva trasportata verso la stazione ferroviaria ragusana in cui l’asfalto veniva posto sui treni merci in direzione dei porti di Siracusa o Licata (AG) tramite l’attuale linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi” e la non più esistente “Ferrovia Siracusa – Ragusa – Vizzini”, oppure verso i locali scali portuali di Pozzallo e Mazzarelli (Marina di Ragusa).

Da questo sentiero tortuoso che scende lungo la “Cava Manca”, possiamo ammirare i vari terrazzamenti contraddistinti da muretti a secco, antiche cisterne, edifici rurali e alcuni siti rupestri sparsi per la limitrofa area iblea. Questo sentiero termina presso la strada che, dalla sopracitata traversa di Contrada Cuturi, conduce alle miniere di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa.

Quest’ultima cavità nota anche come “Cava Manca”, è una breve vallata solcata da un corso d’acqua ormai secco che nasce tra il Cozzo del Carmine e il Cozzo Streppenosa (posti rispettivamente a sud e a nord) il cui tratto iniziale lo si può ammirare dal tratto della S.P. 94 per Modica, limitrofo alla “Casina Rossa”; da qui possiamo ammirare un edificio posto a ridosso della parete nord del tratto iniziale della Cava Manca, che fungeva da “polveriera” in cui erano posti gli esplosivi adoperati durante gli scavi presso l’area dei giacimenti di asfalto di Castelluccio – Cava Streppenosa appartenenti alle aziende tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”.

Più a valle, la Cava Manca che lambisce l’altopiano di Contrada Castelluccio (comprendente le aree minerarie di Castelluccio e Streppenosa), viene attraversata dalla sopracitata traversa che collega la Contrada Cuturi (e le S.P. 82 e S.P. 94) alle miniere di asfalto di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa, da cui vi è un sentiero posto poco prima dell’imbocco della mulattiera che risale le Contrade Fortugno e Grottapaglia (alla nostra sinistra se veniamo da sud) che conduce alla confluenza della cavità col Fiume Irminio, in vi sono ubicati vari siti rupestri appartenenti a una necropoli rupestre risalente all’età del bronzo, e a siti sepolcrali di epoca tardoromana composti da tombe ad arcosolio il tutto posto ad ovest della Contrada Castelluccio; in questa zona venne rinvenuto anche un “ripostiglio” in cui vennero ritrovati vari reperti risalenti al IX secolo a.C. (vedi paragrafo “Corso del Fiume Irminio tra le Contrade Castelluccio, Buglia e Pozzo Galermi”).

Miniere di Asfalto di Contrada Castelluccio – Cava Streppenosa

Il sito minerario delle Miniere di Asfalto di Contrada Castelluccio – Cava Streppenosa, posto lungo il confine tra i territori di Ragusa, Modica e appunto Scicli sul rilievo ibleo di Contrada Castelluccio, lo si raggiunge dalla traversa posta alla nostra sinistra (venendo da Scicli con l’indicazione per il Fiume Irminio posta sul bivio tra le S.P. 82 e S.P. 94 per Modica, oppure dalla strada che dalla “Casina Rossa” conduce alla Contrada Cuturi (collegandosi alla sopracitata traversa all’altezza della catacomba rupestre paleocristiana con la Croce incisa sul suo ingresso).

Le miniere di asfalto delle Contrade Castelluccio e Streppenosa, che erano (e sono ancora ora) le seconde più ampie della provincia ragusana dopo quelle delle Contrade Tabuna e Balatelli (queste ultime poste a sudest del capoluogo Ragusa), sono poste sull’altopiano di Contrada Castelluccio delimitate a sud dalla Cava Manca e a nord dalla vallata in cui scorre il Fiume Irminio, oltre che dalla piccola cavità iblea di “Cava Streppenosa” che si origina dal rilievo noto appunto come “Cozzo Streppenosa” (posto in territorio modicano nell’omonima contrada nota anche come “Steppenosa”) e che, sempre immettendosi presso il Fiume Irminio, solca il centro dell’altopiano.

Il rilievo montuoso è formato in gran parte da pietra asfaltica da cui fuoriesce materiale bituminoso, che veniva estratta venendo utilizzata per la pavimentazione di strade in Italia e in Europa; infatti le miniere di asfalto del ragusano (tra cui quelle di Castelluccio e Streppenosa), erano tra le principali d’Italia assieme a quelle della Majella in Abruzzo (in Provincia di Chieti) e del Lazio (area montuosa in Provincia di Frosinone). I giacimenti ragusani di Contrada Castelluccio appartennero a varie aziende tra cui citiamo le tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”, le inglesi “The Val de Travers”, “Henry & Benjamin Aveline”, “Limer Rock Asphalte Company”, la francese “Compagnie Gènèral des Asphalthe des France” e la ragusana “Fratelli Bocchieri”.

Per gran parte della prima metà del 1900 queste miniere erano una delle principali fonti economiche del territorio ragusano dando lavoro a molti operai suddivisi in:

  • “Picialuori”, ossia i minatori veri e propri che sistemavano la dinamite contenuta dentro le limitrofe polveriere praticando profondi buchi nell’area in cui si doveva estrarre il blocco asfaltico, tramite l’esplosione il blocco si staccava dalla parete e vennero inoltre scavate gallerie profonde in cui si estraevano sia il bitume naturale che la roccia asfaltica;
  • “Pirriaturi” ossia i picconieri che riducevano il masso asfaltico in vari blocchi, che venivano poi trasportati dai “Picciuotti” (ossia da ragazzi che, a spalla, portavano il pesante carico di pietre asfaltiche) verso l’altopiano per essere trasportati dai “Carritteri” verso la stazione ferroviaria di Ragusa, oppure verso i vicini scali portuali di Pozzallo e Mazzarelli.

Ovviamente questo era un lavoro molto duro, anche se venne man mano modernizzato grazie all’ausilio di macchinari che alleggerivano le operazioni di scavo e di trasporto nonché di lavorazione, a cui si aggiunse la costruzione di strade percorribili da autocarri che sveltivano le operazioni di trasporto del materiale asfaltico. Durante il primo conflitto mondiale le attività di estrazione dell’asfalto ebbero una flessione negativa dei periodi di flessione dell’attività estrattiva. Dopo  guerra mondiale le miniere appartennero alla “A. B. C. D.” (“società italiana Asfalti, Bitumi, Combustibili liquidi e Derivati”), proprietaria anche di uno stabilimento posto a Ragusa presso l’attuale area industriale di Contrada Tabuna, specializzato nella lavorazione della pietra asfaltica per ricavarne bitume, olio combustibile e mastice. Dopo il secondo conflitto mondiale i giacimenti rimasero inutilizzati venendo soppiantati da moderni impianti per la lavorazione del cemento e del petrolio, che divennero più redditizi delle attività estrattive (per saperne di più sulle Miniere di Asfalto del ragusano vedi la sezione di “Ragusa” oppure clicca qui).

Le miniere di asfalto delle Contrade Castelluccio e Streppenosa oggi sono inattive e fanno parte di un’interessante area che dovrebbe far parte di un parco naturale con annesso sito museale (quest’ultimo posto all’interno della sopracitata “Casina Rossa”). Gli accessi alle miniere sono:

  • Accesso sud di Contrada Castelluccio posto in territorio sciclitano, raggiungibile dalla traversa – ex S.P. 73: dalla S.P. 82 bisogna andare in direzione “Fiume Irminio” fino a quando non oltrepassiamo la Cava Manca arrivando presso la sponda nord di questa breve cavità da cui possiamo raggiungere sia la miniera di Contrada Castelluccio collocate ad ovest della strada e da qui facilmente raggiungibili, mentre ad oriente vi sono le miniere di Cava Streppenosa raggiungibili da vari sentieri posti alla nostra destra;
  • Accesso nord di Cozzo Streppenosa posto in territorio modicano, raggiungibile dalla S.P. 94: venendo da Scicli superiamo la “Casina Rossa” arrivando presso l’imbocco di una strada asfaltata posta alla nostra sinistra che però proseguendo diviene sempre più dissestata, da qui tramite il secondo sentiero posto alla nostra sinistra e i sentieri collocati al termine della strada (che formano un “incrocio”) possiamo raggiungere i giacimenti posti sull’altopiano posto ad oriente di Contrada Castelluccio, comunicanti con quelli posti sull’area occidentale tramite una fitta rete di “mulattiere” che da est verso ovest mettono in collegamento tra loro i siti minerari ormai inattivi, costeggiando la breve cavità iblea di Cava Streppenosa.

L’area occidentale di Contrada Castelluccio, raggiungibile dalla ex S.P. 73, presenta tre miniere poste rispettivamente a sudovest, a nordovest e ad est della strada.

La miniera di sudovest, posta nel tratto tra la Cava Manca e la sua confluenza col Fiume Irminio, si presenta come una “cavità artificiale” in cui ancora oggi possiamo ammirare i cumuli di pietra asfaltica, oltre ad ambienti ipogeici appartenenti al sito estrattivo. Poco più ad est è posta una conca naturale che funge da riserva idrica, raggiungibile da una strada sterrata il cui imbocco è posto di fronte al suddetto impianto estrattivo.

La miniera di nordovest, raggiungibile da una mulattiera il cui imbocco è posto di fronte ad un grosso carrubo, è pressoché simile a quella sopracitata, ma possiamo ammirare anche i ruderi di antichi edifici appartenenti all’impianto estrattivo.

La miniera orientale di Contrada Castelluccio la si raggiunge andando in direzione di un’antica masseria (ancora utilizzata da contadini locali), da cui vi è una stradina sterrata posta a meridione dell’edificio che conduce all’impianto estrattivo posto a meridione della piccola cavità iblea di Streppenosa. Qui oltre ai cumuli di pietra asfaltica vi sono: le rovine di un grosso edificio appartenente alla miniera posto sul ciglio della cavità formatasi dall’estrazione della pietra pece, un sentiero delimitato da muri a secco che conduce all’area orientale di Cozzo Streppenosa solcata dalla strada che si collega alla S.P. 94 per Modica; da qui possiamo ammirare la limitrofa altura iblea che si affaccia a meridione sul tratto iniziale della Cava Manca, in cui sono poste due masserie ormai cadute in rovina (non si sa se con certezza qui vi siano rovine archeologiche).

Tramite questo sentiero posto ad est della miniera orientale di Contrada Castelluccio, raggiungiamo la sopracitata strada che si collega all’area orientale delle miniere di Cava Streppenosa, oppure dall’ex S.P. 73 proseguiamo verso nord arrivando ad un bivio dove a sinistra scendiamo sotto la valle del Fiume Irminio, mentre a destra vi è un sentiero che costeggia il ciglio nordorientale dell’altopiano di Contrada Castelluccio conducendo ai sopracitati impianti estrattivi posti ad oriente, andandosi a ricollegare sempre con la strada collegata alla S.P. 94; bisogna seguire la mulattiera delimitata da muri a secco (posta a sinistra di un cancello che conduce in un terreno privato) che costeggia da sud la vallata sotto la quale scorre il Fiume Irminio e da cui si può ammirare un ottimo panorama della medesima e delle circostanti alture iblee.

Comunque sia è più comodo raggiungere queste miniere dalla S.P. 94 tramite la strada ampiamente citata in precedenza; al termine di essa (venendo dalla limitrofa strada provinciale che collega Scicli a Modica) dobbiamo seguire il sentiero alla nostra destra, che conduce a quella che è ritenuta la più interessante delle miniere dell’area di Castelluccio – Streppenosa in quanto comprendente una galleria sotterranea. Al termine del sentiero arriviamo presso un edificio ormai in rovina in cui è posta un’antica caldaia che permetteva il funzionamento della limitrofa teleferica (di cui rimane parte del traliccio) che serviva per trasportare i blocchi di pietra asfaltica in superficie. Proseguendo per il sentiero costeggiamo un accumulo di materiale asfaltico, arrivando all’imbocco di una galleria sotterranea che conduce alla “miniera” vera e propria che si sviluppa per circa 1,6 km. Essa è composta dal corridoio principale in cui sono poste delle rotaie che servivano per condurre tramite carrelli il materiale asfaltico in superficie, comunicante con altri cunicoli. All’interno di questa miniera sotterranea possiamo ammirare le concrezioni bituminose presso le pareti delle gallerie culminanti con fuoriuscite del medesimo idrocarburo oleoso di colore neo, oltre a varie “perle di grotta” composte da formazioni calcaree pisolitiche di colore giallo. Inoltre vi è anche un “lago sotterraneo” piuttosto profondo (circa tre metri) posto nel settore sudoccidentale della miniera, che si è formato grazie all’infiltrazione di acque meteoriche; l’assenza di calore e la presenza di umidità permette la presenza stabile di questo ambiente acquatico.

La miniera sotterranea è ovviamente chiusa per motivi di sicurezza tramite un cancello, e per esplorarla bisogna rivolgersi allo “Speleo Club Ibleo” (sito web www.speleoclubibleo.org) che organizza escursioni presso questo sito minerario.

Poco più ad ovest, ritornando sulla stradina che si collega alla S.P. 94, tramite il sentiero posto di fronte a noi (venendo dalla strada provinciale per Modica) sempre delimitato da muri a secco, raggiungiamo altre due miniere di cui possiamo ammirare sempre i giacimenti di asfalto e le medesime aree di scavo; proseguendo più ad ovest raggiungiamo la sopracitata area di Contrada Castelluccio presso la ex S.P. 73 che conduce nella sottostante vallata in cui scorre il Fiume Irminio. Inoltre da questo sentiero possiamo anche ammirare antiche masserie rurali oggi ridotte allo stato di rudere e appezzamenti di terreno delimitati sempre da muri a secco.

Corso del Fiume Irminio tra le Contrade Castelluccio, Buglia, Serra Ciarberi e Galermi

A nord dei giacimenti di asfalto posti tra le Contrade Castelluccio e Streppenosa, è posta l’ampia cava iblea solcata dal Fiume Irminio che delimita l’area di confine tra i territori di Scicli (a sud) e Ragusa (a nord), raggiungibile dall’ex S.P. 73 proseguendo verso il fondo della vallata in cui, oltre ad un sentiero che costeggia la riva meridionale del corso d’acqua, troviamo una “passerella” lastricata con blocchi di pietra locale che attraversa il fiume fungendone da piccolo “ponte” che si va a collegare con la riva settentrionale (e col tratto della vecchia strada provinciale che, più a monte, si collega alla Zona Industriale di Ragusa presso la Contrada Piancatella posta a sudest del capoluogo ragusano, poco lontana dalle miniere di asfalto di Contrada Tabuna) consentendo il passaggio a piedi, biciclette e ciclomotori (motocross o pit bike), mentre l’attraversamento di questa passerella con autovetture è sconsigliato perché questo passaggio consente a stento l’attraversamento di “una” sola automobile, non vi sono protezioni laterali tra la passerella e il limitrofo fiume, e il rischio di cadere in acqua col veicolo (se si è inesperti nel percorrere questo genere di strade in generale) è piuttosto alto (ovviamente vanno prese le doverose precauzioni anche se la passerella la si vuole percorrere a piedi, con biciclette e ciclomotori, e inoltre è sempre consigliabile percorrere questa strada nei periodi caldi, quando il fiume ha poca portata idrica rispetto ai periodi freddi e piovosi). La riva del Fiume Irminio la si può raggiungere costeggiando la Cava Manca (a sud della miniera di asfalto sudoccidentale di Contrada Castelluccio), arrivando presso la confluenza tra le due cavità.

Presso la sponda meridionale del Fiume Irminio in Contrada Castelluccio, sotto le miniere di asfalto, vi sono vari siti rupestri composti da necropoli a grotta del periodo neolitico e tardo romano, poste tra la parete meridionale della vallata in cui scorre il fiume e la confluenza con la Cava Manca posta poco più ad ovest (l’area è costeggiata da un sentiero raggiungibile dalla sopracitata ex S.P. 73). In quest’area è stato rinvenuto nel 1978 in maniera casuale anche un “ripostiglio” di bronzi risalenti al X secolo a.C. (900 – 801 a.C.), comprendente vari oggetti metallici tra cui armi (spade, punte di lancia o di ascia), rasoi, fibule, utensili ecc… in gran parte esposti al Museo Archeologico Ibleo di Ragusa. Sul limitrofo altopiano posto tra la confluenza tra Cava Manca e l’Irminio vi sarebbero le rovine di un antico villaggio abitativo di epoca neolitica. Lungo il corso del fiume vi sono dei terreni coltivati noti localmente come “Cannavati” collocati presso il fondo della cavità iblea.

La sponda settentrionale del Fiume Irminio, posta interamente in territorio ragusano, è compresa tra le Contrade Buglia. Serra Ciarberi e Cozzo di Lupo, aree solcate dalla ex S.P. 73 che si inerpica sulle limitrofe alture, propaggini meridionali del Monte Renna (vedi sezione di Ragusa per saperne di più).

La Contrada Buglia, a sua volta divisa in “Buglia Sottana” e “Buglia Soprana”, è posta ad ovest della ex S.P. 73 (che scavalca il Fiume Irminio) essendo delimitata dalla Cava Cupa ad ovest mentre ad est è divisa dalle alture di Serra Ciarberi e Cozzo di Lupo (poste ad oriente, di fronte alle miniere di asfalto di Contrada Streppenosa) da una breve cavità iblea sulla quale si inerpica l’ex strada provinciale all’altezza dell’Agriturismo Petrolo (raggiungibile dalla traversa alla nostra sinistra dopo aver scavalcato il Fiume Irminio), a sud del quale inizia un tortuoso sentiero che si inerpica sull’altura di Contrada Buglia tra terrazzamenti, caseggiati rurali e rovine di vario tipo. Proseguendo invece per l’ex strada provinciale, saliamo lungo la Serra Ciarberi delimitata da una breve cavità ad est della Contrada Buglia. In quest’area vi sono i ruderi di un insediamento rurale di epoca romana oltre a rovine rupestri poste lungo le limitrofe alture. Seguendo la ex S.P. 73 raggiungiamo l’altopiano di Cozzo di Lupo dirigendoci verso Ragusa, ma se seguiamo il sentiero posto lungo la sponda nord del Fiume Irminio, raggiungiamo l’area collocata ai piedi della Contrada Galermi in cui vi è la confluenza tra il Fiume Irminio e il Vallone Taperosso che è una breve cavità iblea, contraddistinta dalla presenza di masserie rurali, campi coltivati e alture di tipo ibleo contraddistinte dalla presenza di anfratti e siti rupestri.

Ad ovest di questa ampia area iblea, il Fiume Irminio comincia a scendere verso la sua foce nel Mare Mediterraneo costeggiando brevi altopiani iblei e fertili aree pianeggianti poste sempre tra i territori di Ragusa e Scicli.

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