*Siracusa, Canale Galermi e “Mulini di Galerme”

L’Acquedotto Galermi è un ingegnoso sistema idrico che convogliava (e convoglia tuttora) le acque del Fiume Anapo in prossimità di Pantalica fino alla città di Siracusa il cui sbocco è posto all’interno della Grotta del Ninfeo collocata vicino al Teatro Greco (vedi “Parco Archeologico della Neapolis” per saperne di più). Questo lungo canale era noto anticamente come “A Saia ra Bedda Fimmina” poiché si dice che nei punti di questo acquedotto in cui sgorgava dell’acqua le ragazze un tempo vi lavavano i panni o attingevano l’acqua per le proprie case oppure col nome di “Saia Lemmi” nei pressi di Sortino e un’antica leggenda popolare sortinese vuole che “A Saia Lemmi” sia nata per via di un desiderio espresso da un ragazzo che desiderava salvare Siracusa dalla siccità.

Ma il Canale Galermi non era altro che un lungo acquedotto fatto erigere dal tiranno Gelone di Siracusa per convogliare le acque limpide e potabili di Pantalica a Siracusa facendo in modo che la città e i suoi abitanti potessero avere una preziosa risorsa idrica e scongiurare la siccità estiva oltre che alimentare un sistema di mulini ad acqua di tipo sopraelevato che funzionò fino alla fine dell’800 noto come “Mulini di Galerme” fatto erigere nel 1576 dal Barone Pietro Gaetani di Sortino, che senza non poche polemiche rivendicò l’intero tracciato dell’acquedotto potendo così costruire sul sito dell’attuale Teatro Greco un sistema di acquedotti sopraelevati che alimentava quattro mulini (di cui l’unico rimasto in piedi è quello posto nell’edificio noto come “Casina dei Mugnai”) con le acque dell’acquedotto che nel frattempo venne restaurato e dotato di pozzetti di ispezione di cui alcuni posti nel quartiere Epipoli di Siracusa tra le Vie Acquedotto e Luigi Carta. Alla fine dell’800 con il termine della feudalità in Sicilia i mulini (ad eccezione della Casina dei Mugnai) e l’acquedotto vennero smantellati, mentre l’acquedotto Galermi svolge ancora la sua funzione di condotta idrica da Pantalica fino alla Fonte del Ninfeo.

Attualmente l’Acquedotto Galermi ha il suo imbocco presso la confluenza dei Fiumi Anapo e Calcinara a Pantalica (in territorio sortinese) e, dopo aver percorso sottoterra svariati chilometri tra i territori di Sortino, Priolo Gargallo (zona Diddino – Scala Primosole) entra in territorio siracusano nell’area di Carancino nella zona appartenente alla frazione di Belvedere; qui si dirama in un piccolo ramo noto come “Acquedotto delle Tre miglia” che sgorga presso l’antico Feudo Bonanno di Belvedere (che darà anche il nome di “Tremmilia” all’area a sudest della frazione belvederese). Dopo aver costeggiato la zona sud di Epipoli sotto l’area collocata tra il Villaggio Miano e l’Ospedale Rizza parte una seconda condotta nota come “Acquedotto Paradiso” che si immette presso l’antica area di Tiche molto probabilmente sgorgando presso la “Fonte di Gelone” (ubicata sotto il Viale Santa Panagia). Gli Acquedotti delle Tre Miglia e Paradiso a tutt’oggi non sono facilmente localizzabili e servirebbe un’accurata campagna di esplorazione e di scavi per poterli riportare in maniera completa alla luce.

Entrato nell’area siracusana l’Acquedotto Galermi scorre sotto la zona meridionale del moderno quartiere Epipoli tra le Vie dell’Acquedotto, Rosario Carta (in cui vi sono ancora i pozzetti di ispezione dell’acquedotto delimitati da un filare di pietre a secco, unico accesso diretto ad esso fino a quando non sono stati cementati), Giuseppe Cultrera e Giulio Emanuele Rizzo, per poi sgorgare come detto in precedenza presso la Grotta del Ninfeo collocata nei pressi del Teatro Greco di Siracusa.

Dell’allacciamento idrico ai “Mulini di Galerme” (ormai murato) rimane solo un tratto dell’acquedotto sopraelevato collocato a poca distanza dalla Casina dei Mugnai posta presso il Teatro Greco di Siracusa.

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