Ortigia, Chiesa di San Filippo Apostolo

La bella Chiesa di San Filippo Apostolo, ubicata tra la Via del Crocifisso e la Via della Giudecca, nel Largo San Filippo (conosciuto anche come Piazza di San Filippo), è la più importante del quartiere della Giudecca, malgrado sia stata chiusa per tanto tempo a seguito di lunghi interventi di restauro, nel Marzo del 2010 la Chiesa è stata riaperta e riconsacrata al pubblico. La Chiesa è tornata a far parte della Parrocchia dell’Immacolata di Siracusa (“Parrocchia Immacolata – San Giovanni Battista”) e svolge funzioni ecclesiastiche a tutti gli effetti anche se viene utilizzata a scopi turistici vista la presenza delle sue catacombe sotterranee in cui è stato ritrovato un “Miqweh” ossia un bagno rituale di tipo ebraico.


La Chiesa consacrata a “San Filippo Apostolo”.

La Chiesa venne costruita nel luogo in cui sorgeva la quattrocentesca Sinagoga ebraica di Siracusa, che venne poi trasformata in Chiesa nei primi anni del 1600 (di questo edificio, crollato in seguito al terremoto del 1693, non restarono che macerie). La sua costruzione, terminata nella seconda metà del settecento, venne finanziata dalla “Confraternita di San Filippo”, che proprio sotto l’edificio sacro, volle riadattare il “Miqweh” ebraico (di cui parleremo più avanti) che faceva parte della preesistente Sinagoga trasformandolo in “Cripta sepolcrale” in cui tumulare i confratelli defunti. Sotto queste catacombe venne costruito un rifugio antiaereo nel periodo della seconda guerra mondiale e, proprio in seguito alla ricognizione del medesimo venne ritrovato il “bagno ebraico” posto nel livello più inferiore dei sotterranei di questa chiesa.


La particolare facciata della Chiesa di San Filippo Apostolo.

La facciata della Chiesa si presenta piuttosto austera; essa possiede due ordini orizzontali di cui quello inferiore diviso in tre corpi verticali delimitati da pilastri corinzi. Il portale d’ingresso di forma rettangolare (posto nel corpo centrale, più avanzato rispetto a quelli laterali) è inquadrato da due colonne corinzie che sorreggono un timpano semicircolare. Sull’elegante trabeazione vi è un corpo caratterizzato da un finestrone rettangolare (murato) inquadrato da colonnine corinzie che sorreggono un timpano semicircolare. Due pilastrini con capitelli corinzi sorreggono il frontone triangolare sopra cui è collocata la cupola prismatica dell’edificio sacro. Va detto infine che il Sagrato della Chiesa è delimitato da due obelischi in pietra.

L’interno della Chiesa è diviso in tre Navate contraddistinte da profonde arcate adornate da splendidi stucchi settecenteschi. Possiamo ammirare l’elegante volta e la bella cupola con tetto ligneo nonché l’elegante cantoria in cui è collocato un organo a canne settecentesco (in fase di restauro). Nella pavimentazione vi sono varie lapidi sepolcrali in cui sono posti i resti di esponenti del clero siracusano e di varie famiglie nobili cittadine.


L’interno della Chiesa di San Filippo Apostolo.

L’area presbiteriale è contraddistinta da un elegante Altare Maggiore in marmo policromo su cui è posto il dipinto cinquecentesco raffigurante “La Lavanda dei Piedi” (di autore ignoto). Nell’altare è incassata l’urna contenente i resti mortali del “Beato Andrea Xueres” (padre predicatore di origini maltesi che, dopo aver compiuto molte opere di bene, morì a Siracusa il 25 Dicembre 1431). Ai lati del presbiterio vi sono collocati i dipinti di “San Francesco di Paola” e di “Santa Filomena Martire” rispettivamente a sinistra e a destra dell’Altare maggiore.

Nelle Navate laterali possiamo ammirare particolari Altari con stupendi fregi barocchi raffiguranti figure umane che fungono da vere e proprie colonne in cui sono riposte varie opere d’arte sacre: tra esse vanno citate i dipinti raffiguranti la “Madonna col Bambino” (noto anche come “Madonna della Lettera”, opera pittore del pittore messinese Antonio Filocamo che riprodusse un’antica icona bizantina), le “Anime del Purgatorio” (tela ottocentesca) e “La Sacra Famiglia con i Santi Elisabetta, Zaccaria e San Giovanni Bambino” (dipinto settecentesco) provenienti dalla limitrofa Chiesa di San Giovannello, nonché la statua di marmo raffigurante “San Francesco di Paola” che invece era collocata presso la Chiesa delle Anime del Purgatorio (posizionata nei pressi del Teatro Comunale di Siracusa, che venne demolita alla fine dell’800).

Durante i vari periodi festivi presso la chiesa vengono esposte le statue del “Cristo Morto” dentro la “Vara” di vetro (portato in Processione il Venerdì Santo di ogni anno), di “Santa Maria Assunta” (che viene portata in Processione il 15 Agosto di ogni anno), di “Santa Maria Immacolata” (portata in Processione l’8 Dicembre di ogni anno), di “San Francesco di Paola” (venerato con una festa liturgica il 2 Aprile di ogni anno); questi simulacri provengono tutti dalla limitrofa Chiesa di San Francesco all’Immacolata.

Al termine della Navata sinistra è posta la “Cappella dell’Addolorata” nel cui altare barocco è collocata la statua raffigurante “Santa Maria Addolorata” (proveniente dalla Chiesa di Sant’Agostino, ormai demolita) che un tempo veniva portata in Processione durante il periodo pasquale (Domenica di Pasqua compresa, quando avveniva anticamente l’incontro col “Signore Risorto”). Qui è posto anche un “Crocifisso” in cartapesta settecentesco.

Alla fine della Navata destra è posto il monumentale ingresso alla Sacrestia della chiesa formato da un portale rettangolare sormontato da un timpano semicircolare sopra cui vi sono due angeli che sorreggono un’iscrizione riportante i titoli della Chiesa di San Filippo Apostolo. Qui possiamo ammirare la tela raffigurante “Sant’Antonio di Padova” proveniente dalla Chiesa di San Giovannello.

Dopo aver parlato della Chiesa ora passiamo alla parte più interessante, la sua Cripta sotterranea, raggiungibile da un’apertura posta in prossimità dell’ingresso della chiesa tramite una rampa di scale e visitabile lasciando eventualmente un’offerta libera alla chiesa. Essa presenta un lungo corridoio in cui sono collocate le nicchie sepolcrali e i sarcofagi in pietra (alcuni di essi “pieni”) in cui venivano sepolti i membri della “Confraternita di San Filippo” nonché gli ossari in cui venivano posti i corpi dei parrocchiali; qui vi sono due transetti caratterizzate da volte “a botte” provvisti di Altari e di balaustre in pietra in cui i confrati si riunivano per onorare i defunti sepolti in questo cimitero rupestre. Da ammirare gli affreschi che raffigurano la “Via Crucis”, il “Cristo Morto ai piedi della Croce” e il “Santissimo Crocifisso” (stranamente dipinto in modo asimmetrico, come per indicare qualcosa). Colpisce la raffigurazione continua di teschi con scritture in latino incentrate sulla morte e sulla “Resurrezione”; molto struggenti le figure affrescate di due scheletri che invitano i “visitatori” a riflettere che la vera vita non è quella che noi tutti viviamo, ma quella che inizia oltre la morte poiché l’Anima vivrà poiché del corpo resteranno solo le ossa, che si disgregheranno diventando polvere (da qui le parole “Polvere sei e polvere tornerai”).

Alla fine della catacomba, tramite un’altra rampa di scale scendiamo presso il rifugio antiaereo costruito nel periodo della II guerra mondiale riadattando antichi ambienti ipogeici che molto probabilmente facevano parte della preesistente Sinagoga ebraica (sorta a sua volta su antichi ipogei molto probabilmente sepolcrali, di epoca greco – romana). Qui possiamo ammirare i graffiti dei rifugiati che raffigurano i bombardamenti aerei a cui la città aretusea veniva sottoposta durante la guerra, fatti con elementi di fortuna.

Proprio durante l’ispezione di questo rifugio antiaereo avvenuta nel 1977 in seguito al’inizio dei lunghi (e dissennati) restauri che lasciarono questa chiesa chiusa per lunghissimi anni, venne rinvenuto il “Miqweh” ossia il bagno rituale ebraico appartenente proprio all’antica sinagoga su cui venne eretta l’attuale chiesa. Difatti la cripta sepolcrale soprastante, come accennato in precedenza, non è stata scavata nella roccia durante la costruzione della Chiesa, ma essa è stata collocata all’interno del “Miqweh” della preesistente Sinagoga ebraica (o di ciò che ne rimaneva all’epoca). Per “Miqweh” si intende un locale sotterraneo (oppure piuttosto appartato rispetto all’aula principale di una qualsiasi Sinagoga) in cui è posta una vasca in pietra in cui viene convogliata l’acqua piovana, che secondo la religione ebraica “purifica l’anima dai peccati”. Questo “Miqweh” (che non era sconosciuto ai siracusani anche se all’epoca si credeva che fosse stato solo un pozzo sotterraneo) è noto come la “Fonte delle Puerpere” per un’antica tradizione siracusana, in cui le puerpere (donne in procinto di partorire) facevano il bagno nelle sorgenti o nei pozzi sotterranei di Ortigia (ormai murati) per trovare giovamento. Va inoltre detto che questo “Miqweh” molto probabilmente venne ricavato presso una cavità che prima ospitava una fonte di epoca greca (magari allacciata ad un antico acquedotto della medesima epoca alimentato da varie fonti sotterranee simili a quella della “Fonte Aretusa”) e, forse anche un ipogeo sepolcrale paleocristiano.

Per qualsiasi informazione su come e quando visitare la Chiesa visitate il sito www.kairos-web.com e per quanto riguarda le attività parrocchiali visitate la pagina facebook della chiesa.

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