Siracusa, Riviera Dionisio Il Grande (Lungomare di Siracusa – Rovine di Via Iceta – Villini in stile liberty – Grotta delle Cornacchie – Ipogei Sepolcrali “Cappuccini”, “Pupillo”, “Troja – Bonaiuto – Mauceri”, “Branciamore”, “Fontana – Russo – Trigilia – Attanasio – Belloni – Monteforte” – Via dell’Unità d’Italia)

Il lungomare chiamato “Riviera Dionisio il Grande” è posto in prossimità del cosiddetto “Porto Piccolo” di Siracusa e delimita la zona meridionale del quartiere della Borgata.

Questa è una delle arterie urbane più importanti della città (intitolata al Tiranno di Siracusa Dionisio I) che collega i quartieri meridionali della città (il centro storico e la Borgata) con quelli posti nella zona nord orientale (Acradina, Santa Panagia e Mazzarrona). Da qui possiamo godere di uno splendido panorama su Ortigia e sulla Penisola della Maddalena. Questa strada era affiancata dall’ex tracciato ferroviario cittadino di Siracusa, che è stato riconvertito in asse viario nord – sud col nome di “Via dell’Unità d’Italia”.

Qui possiamo ammirare interessanti edifici residenziali del primo 900 di cui vi sono anche eleganti villini sul mare come ad esempio il villino “Borghese” (con cortiletto interno in posizione panoramica sulla scogliera adiacente), la sede del Ristorante Ionico ed un piccolo villino posto presso la Piazza dei Cappuccini in stile neogotico. Queste abitazioni appartenevano un tempo alle aristocratiche famiglie siracusane (Bonanno, Landolina, Pupillo ecc…) ma poi alcuni di essi caddero in rovina venendo restaurati e utilizzati sia come case di abitazione, sia come strutture turistico – ricettive.

Sotto la riviera vi è una bella scogliera con calette rocciose che vengono frequentate da bagnanti e da pescatori sportivi vista la grossa presenza di pesci presso questi fondali di medio – alta altezza caratterizzati da acque limpide e piuttosto pulite. Dai tagli sugli scogli si ipotizza che questa scogliera fosse utilizzata come “Latomia” ossia una cava di estrazione di epoca greca.

La Riviera Dionisio il Grande è nota anche per la moltitudine di caverne rupestri poste presso la sua sottostante scogliera, che in realtà vanno a formare un’interessante necropoli con tombe di epoche varie. L’area archeologica comincia dalla Via Iceta in cui vi sono delle rovine riconducibili a delle terme di epoca bizantina. Il litorale lo si raggiunge da Via Cimone scendendo presso la scogliera in cui cominciano ad ammirare le prime cavità rupestri di cui la più importante è la “Grotta delle Cornacchie” che è la caverna più grande.

Essa è nota anche come “Rutta re Ciauli” ed è posta di fronte ad un ristorante che un tempo portava proprio il nome siciliano di questa caverna (ora è noto come “Ristorante Ionico”). L’interno della grotta, scavato dall’azione erosiva delle acque marine, secondo alcune credenze popolari rappresenta un collegamento agli ipogei sepolcrali siracusani finora conosciuti (le Catacombe di Santa Lucia, di San Giovanni e di Vigna Cassia nonché gli ipogei sepolcrali posti in prossimità della Riviera Dionisio il Grande, e anche ad altri ipogei che forse attendono solo di essere ritrovati ed esplorati (come il complesso catacombale di San Giuliano che sembrerebbe andare a formare un altra fitta rete di cunicoli funerari). Bisogna dire che mai nessuno si è avventurato seriamente all’interno di questa caverna poiché non si sa dove potrebbe condurre quindi il rischio di perdersi nel sottosuolo della città aretusea è alto, ma la curiosità di chi vuole esplorare queste caverne è altissima, anche se l’esplorazione completa è un compito che può essere svolto unicamente da speleologi aventi una grande esperienza nel visitare profonde cavità sotterranee.

Adiacente alla Grotta delle Cornacchie vi sono gli “Ipogei dei Cappuccini” posti sotto l’area di Piazza Cappuccini e del Monumento ai Caduti fino all’area sottostante al villino “Borghese” (vedi link nella pagina precedente per saperne di più su questi luoghi). Essi sono in tutto tre e fungevano da catacomba rupestre comprendenti vari loculi interni pr l’inumazione dei cadaveri. Si ipotizza l’utilizzo condiviso di queste tombe da comunità cristiane e giudaiche. In queste tombe sono state rinvenute lucerne e tracce di frammenti ceramici esposti al Museo Paolo Orsi di Siracusa. La bella scogliera adiacente a questi ipogei è nota come “Porticello dei Cappuccini” poiché un tempo fungeva da scalo naturale per piccole imbarcazioni da pesca.

Più a nord del sito dei Cappuccini, sotto Via Abruzzi, vi è un altro ipogeo sepolcrale sempre di epoca paleocristiana noto come “Ipogeo Pupillo” contenente vari loculi sepolcrali al suo interno in cui sono state rinvenute alcune monete di epoca tardoromana esposte al Museo Archeologico di Siracusa.

Nell’area della Mazzarrona, al termine della Riviera Dionisio il Grande, tramite il Viale Tunisi e la Via Friuli possiamo raggiungere gli Ipogei “Troja – Bonaiuto – Mauceri” che sono quelli più difficili da visitare poiché posti presso l’alta scogliera a nord di Siracusa; si tratta sempre di catacombe rupestri di epoca paleocristiana aventi diversi loculi al loro interno (le aree dell’ipogeo Pupillo e degli Ipogei Troja – Bonaiuto – Mauceri sono raggiungibili anche dalla pista ciclabile che ripercorre l’ex cintura ferroviaria Siracusa – Targia).

La parte interna della Riviera Dionisio il Grande possiede anch’essa vari piccoli ipogei funerari sempre di epoca paleocristiana di cui quelli noti sono gli Ipogei “Branciamore” (noto anche come “Catacomba del Bono”) posto sotto la Piazza dei Cappuccini (l’ingresso è posto nel lato meridionale della suddetta Latomia) e “Fontana – Russo – Trigilia – Attanasio – Belloni – Monteforte” posti sotto Via Puglia (e alcuni di essi raggiungibili sempre dalla Latomia dei Cappuccini). Questi ultimi ipogei formerebbero una “necropoli” ebraica e non è escluso che ve ne siano altri sotto il tessuto urbano di questa zona di Siracusa (che magari andrebbero a formare un reticolo di catacombe sotterranee).

Bisogna dire infine che bisogna chiedere il permesso alle autorità competenti per esplorare queste interessanti grotte marine e, che in caso di alta marea, maltempo o forti mareggiate, l’eventuale esplorazione delle grotte è assolutamente vietata poiché le cavità rocciose si riempie d’acqua e il rischio di annegare è altissimo.