Siracusa, Parco Archeologico di Santa Panagia; Rovine dell’Artemision e Necropoli di Contrada Targia

Siracusa

Parco Archeologico di Santa Panagia

Rovine dell’Artemision e Necropoli di Contrada Targia


L’area in cui sorgono le rovine dell’Artemision (foto inviata da Roberto Capozio).

Le rovine dell’Artemision (tempio greco consacrato ad Artemide o Diana, Dea della caccia) sorgono alla fine del Viale Scala Greca all’inizio della SS 114 SR – Priolo. Esse vennero scoperte dall’archeologo Paolo Orsi nel 1900.

Si tratta di un tempio del V secolo a.C. di tipo semi rupestre poiché si presenta incavato nella roccia all’interno di una grotta artificiale raggiungibile da una scalinata in pietra locale (da qui il nome di “Scala Greca”) che davanti essa presenta delle rovine riconducibili ad un acquedotto di età greca.Dentro questo tempio sono stati rinvenuti numerosi reperti ceramici esposti al Museo Paolo Orsi di Siracusa, ma anche una fossa sacrificale in cui venivano offerti animali in olocausto alla Dea della Caccia. Qui è posto anche una casamatta difensiva in cemento armato costruito durante la II guerra mondiale.


L’area in cui era collocato l’Artemision dell’antica Siracusa.


Particolare di una casamatta della II guerra mondiale.

Accanto all’Artemision, sulla sinistra possiamo notare un piccolo rilievo roccioso crivellato da alcune grotticelle sia naturali che artificiali. Esse formano una piccola Necropoli rupestre di epoca neolitico – sicula facilmente raggiungibile e visitabile (basta scavalcare il guard rail della SS 114 Siracusa – Priolo alla nostra sinistra se andiamo in direzione Priolo). Probabilmente le grotte di questa Necropoli ospitarono un cosiddetto “Convento rupestre” di epoca bizantina, dotato di una Chiesa rupestre con annesse Catacombe paleocristiane, che molto probabilmente in epoca greca ospitava un tempietto consacrato agli “Heroa” ossia ai morti che, oltrepassata la vita terrena venivano venerati come “Eroi”; difatti qui vi sono delle nicchie in cui venivano venerati i morti e talvolta fungevano anche da loculo sepolcrale. In questa zona sono stati rinvenuti anche nicchie quadrangolari che fungevano da “Heroa” ossia piccole edicole votive in cui onorare i defunti o assicurare le loro anime alla dea Diana.


L’area in cui è posta la necropoli della Contrada Targia.

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