Sortino, Tradizioni popolari sortinesi

I “Pupi di Sortino”

A Sortino vi è un’antica tradizione legata ai “Pupi Siciliani” ossia le marionette utilizzate per l’Opera dei Pupi in tutta la regione siciliana e che dal 2001 fa parte dell’Unesco come “Bene Immateriale” entrato a far parte dei Patrimoni dell’Umanità.

La fiorente tradizione dei “Pupi Siciliani” venne iniziata a Sortino dal puparo Don Ignazio Puglisi (ragusano di nascita ma sortinese d’adozione) che per buona parte della sua vita si occupò della costruzione di scenari legati all’Opera dei Pupi e alla collezione di numerosi Pupi Siciliani costruiti in ogni parte della Sicilia di cui il pupo noto come “Erminio dalla Stella d’Oro” uno degli esempi più belli di Pupo Siciliano presenti sull’isola. Dopodiché si occupò anche della produzione di “Pupi” che debuttavano nella cosiddetta “Opira de Pupi” riguardante le battaglie tra i cavalieri normanni contro i mori ispirate alle opere della “Canzone di Rolando”, del “Orlando Furioso” e della “Gerusalemme Liberata”, inscenate sotto forma di pupi per allietare la popolazione durante il periodo tardomedievale.

Questa tradizione si è mantenuta ancora oggi in gran parte della Sicilia e appunto Sortino è uno dei maggiori centri in cui vengono prodotti i “Pupi Siciliani” e inscenate le cosiddette “Opiri di Pupi” che hanno il loro culmine durante la Rassegna delle Marionette o durante vari eventi sortinesi.

Per informazioni più dettagliate visitate la pagina facebook dell’Antica Compagnia Opera dei Pupi Famiglia Puglisi.

“A Saia Lemmi”

“A Saia Lemmi” (o “Saialemme”) era ed è l’Acquedotto Galermi, monumentale opera idrica di origine greca che convogliava (e convoglia tuttora) le acque dell’Anapo che sgorgavano presso Pantalica (quindi in territorio di Sortino) a Siracusa dissetando così la città aretusea che, nonostante avesse numerosi pozzi di acqua dolce (tra cui quello della Fonte Aretusa) essi non potevano bastare per dissetare l’antica “Pentapoli” siracusana, la più grande città di origine greca dell’Italia meridionale.

Anticamente non si conoscevano le origini greche dell’Acquedotto Galermi, noto appunto come “A Saia Lemmi” o “A Saia da Bedda Fimmina” chiamato così perché molto probabilmente in questa zona vi erano molte ragazze che lavavano i panni utilizzando le acque della condotta idrica, e un’antica leggenda locale vuole che “A Saia Lemmi” sia sorta in seguito ad un desiderio espresso da un pastorello.

Una volta c’era un prete che adottò un ragazzino che faceva sia da “Iarzuni” che da “Pasturi” nonché da chierichetto e sacrestano a seconda dei voleri del prete che viveva in assoluta ricchezza mentre in quel periodo vi era una carestia che oltre ad affamare la popolazione locale, lasciò Siracusa quasi senza cibo e acqua di cui si diceva “Ci vonnu centu puzzi pi luvarici a siti a Sarausa” (“Ci vogliono almeno cento pozzi per togliere la sete a Siracusa”).

Si diceva che nella sua dimora di campagna il prete era in combutta con spiriti e fantasmi che aiutavano lui ad essere ricco, difatti in questa casa questo prete vietava l’accesso a tutti, anche al ragazzino che aveva adottato. Venne un giorno che questo prete dovette andare in paese a fare delle commissioni lasciando di guardia a questa casa il garzone dicendogli di non entrare li dentro per nessuna ragione. Ma la curiosità era tanta e quando il prete se ne andò, il ragazzino entrò dentro questa casa dove trovò una tabacchiera di bronzo di inestimabile valore. Credendo di trovare li del tabacco il ragazzo la aprì ma nel momento in cui sollevò il coperchio sentì una voce cupa che ripeteva sempre “Cumanna!!! Cumanna!!! Cumanna!!!” (“Comanda”) capendo che era un modo per poter esaudire qualsiasi desiderio. Il ragazzino poteva esprimere qualsiasi desiderio per uscire dalla miseria, ma ricordandosi della carestia che affliggeva Siracusa e le sue zone limitrofe desiderò la comparsa di un pozzo e di un lungo canale in grado di portare sempre acqua a Siracusa e ai suoi paesi limitrofi (in questo caso Floridia, Solarino e appunto Sortino) e dal niente comparì “A Saia Lemmi”. Il prete si insospettì e tornò a casa sua trovando il ragazzino con la tabacchiera aperta dicendogli che non doveva esprimere quel desiderio in quanto “A Saia Lemmi” esisteva da parecchio tempo, ma non era vero, e intanto da allora la città di Siracusa e le sue zone limitrofe uscirono dalla carestia ed ebbero grazie alle acque dell’acquedotto l’acqua necessaria per dissetarsi ed irrigare e rendere fertili i terreni limitrofi.

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