*Villasmundo, Riserva Naturale Integrale Grotta Villasmundo – Alfio – Grotta del Vaso

Tramite la S.P. 95 Melilli – Villasmundo, presso la Cava del Torrente Belluzza, sorge il Complesso Speleologico formato dalle Grotte Villasmundo, Alfio e del Vaso, che vanno a formare un’interessante Riserva Naturale Integrale che dopo la sua istituzione nel 1998, venne affidata al Cutgana (Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi) ente appartenente all’Università di Catania. L’ingresso alla riserva è indicato da un cartello riportante la denominazione del sito; da qui parte un sentiero antropizzato che conduce ad un casotto di accoglienza posto all’interno di un bosco; da qui tramite le apposite indicazioni possiamo raggiungere le grotte carsiche facenti parte di questa piccola riserva naturale posta all’interno della Cava Belluzza.

Le grotte sono collocate presso la Cava Cugno di Rio sotto i piedi di un piccolo rilievo di natura iblea da cui nasce l’omonimo torrente (affluente del Torrente Belluzza che a sua volta affluisce presso il Fiume Marcellino). E proprio le acque di questo corso d’acqua sono andate a formare la Grotta Villasmundo (che è quella principale di questa riserva, le cui acque di scorrimento hanno formato una caverna che si estende per oltre 2 km), mentre la Grotta Alfio e la poco distante Grotta del Vaso sono state scavate da agenti meteorici (rappresentati dalle acque che durante le piogge hanno scavato la friabile roccia iblea dall’interno creando così queste caverne). Queste caverne carsiche sono state scoperte negli anni 70 e finite di esplorare nel 1979.

Va necessariamente detto che l’esplorazione per queste grotte (in particolare per la Grotta Villasmundo) è assolutamente riservata a esperti in speleologia poiché le cavità d’accesso sono strettissime e pericolosissime, poiché i rischi sono numerosi visto che: per prima cosa in caso di pioggia l’acqua meteorica fuoriesce dalle rocce e l’acqua del limitrofo torrente entra occludendo il passaggio d’ingresso facendo in modo che chi vi si avventuri in queste condizioni muoia soffocato e difatti è preferibile esplorare le caverne solo in estate inoltrata; oltre a questo fattore va detto che le caverne sono piuttosto profonde, buie e di districano in numerose gallerie (tante di esse inesplorate) che vanno ad infilarsi nel sottosuolo ibleo, per cui bisogna innanzitutto legare delle corde (preferibilmente robuste) in un punto d’ingresso per non perdere il riferimento con l’esterno ed essere muniti di lampade a luce forte e di attrezzi basilari per le esplorazioni speleologiche (per poter scendere e arrampicarsi) nonché di abiti adatti alle condizioni e alla natura delle grotte. In caso di esplorazione di pozzi d’acqua sotterranei (più o meno profondi) è necessario dotarsi di mute acquatiche (refrattarie alle temperature rigide), di respiratori con bombole d’ossigeno (è consigliabile utilizzare autorespiratori ad aria), e di luce subacquea. Prima di avventurarsi in queste caverne infine bisogna sincerarsi che l’attrezzatura da usare sia in ottimo stato per un’esplorazione sicura. Un’ultima precauzione va data per quanto riguarda il pericolo di frane all’interno della grotta visto che in caso di pioggia i calcari che formano la grotta diventano fragili e sono soggetti a diventare fangosi e a staccarsi dalla volta (per cui è sempre consigliabile avventurarsi dentro le grotte in estate col caldo in assenza di precipitazioni). In ogni caso per informazioni più dettagliate su come e quando esplorare queste cavità bisogna rivolgersi obbligatoriamente al CUTGANA.

Per quanto riguarda fauna e flora, essa è pressoché simile a quella presente nei territori iblei villasmundesi e melillesi, con la sola eccezione della presenza di muschi, licheni e di esseri viventi che popolano l’interno di queste grotte (tra cui va citata la presenza di numerose specie innocue di pipistrelli).

Grotta Villasmundo

La Grotta Villasmundo (chiamata così per la vicinanza all’omonima frazione melillese) è senza ombra di dubbio la grotta carsica più interessante di tutta la Sicilia e non solo, per la presenza di meravigliose concrezioni sotterranee, ma soprattutto di uno dei casi rari di “lago sotterraneo” posto in fondo alla grotta.

La grotta, posta al vertice del complesso speleologico a pochi metri di distanza dalla riva destra del Torrente Cugno di Rio, si prolunga per circa 2 Km sottoterra. La sua formazione è combinata dalle acque del Cugno di Rio che andando a disperdersi durante le piogge, formavano un inghiottitoio che mano a mano è andato a scavare una galleria che collega l’esterno con la cavità carsica vera e propria.

Oggigiorno la galleria d’accesso (posta a circa 3 metri di distanza dal Torrente Cugno di Rio) misura 80 cm di altezza per 1,30 metri di ampiezza per 50 metri di lunghezza, per cui bisogna camminare carponi o strisciando per terra per entrare dentro la cavità carsica (attenzione questo è uno degli ingressi che durante le piogge si riempie d’acqua divenendo pericolosissimo). Dopo aver attraversato questo cunicolo, ci troviamo davanti ad uno stretto pozzo di forma circolare alto circa 16 metri da percorrere (sia a scendere, sia a salire) grazie all’ausilio di cavi d’acciaio, scale di ferro e picconi da speleologo (qui conviene piazzare delle corde o dei cavi resistenti da legare all’esploratore per usarli come punto di riferimento per ritrovare l’uscita; volendo i cavi possono essere attaccati al di fuori della grotta).

Oltrepassato questo pozzo vi è un corridoio di circa 60 metri che conduce ad una biforcazione a T da cui si snodano due cunicoli, quello verso sinistra noto come “Ramo a Valle” e qe uello verso destra chiamato “Galleria del Corso d’Acqua Principale”. Il “Ramo a Valle” è lungo 140 metri (più altri 40 di galleria) ed è chiuso per colpa di una frana; mentre la “Galleria del Corso d’Acqua Principale” misura 150 metri ed è attraversata da un ruscello sotterraneo (visibile a 100 metri) che va a finire in un inghiottitoio impraticabile (che presumibilmente alimenta il Torrente Cugno di Rio tramite una fonte sotterranea) chiamato “Punto Idrovoro”.

Dopo 50 metri dal “Punto Idrovoro”, seguendo sempre la “Galleria del Corso d’Acqua Principale”, ci ritroviamo presso la “Prima Sala di Crollo” che è un vistoso allargamento della galleria (che si è andato a formare per colpa di un crollo della volta) presso cui il corso d’acqua di cui abbiamo parlato prima va ad ingrottarsi in un punto chiamato “Primo Sifone” (tratto percorribile per circa 80 metri).

A sinistra della “Prima Sala di Crollo” vi è una galleria nota come “Ramo dell’Affluente” interessata dallo scorrimento di un altro corso d’acqua che va ad immettersi poi nel “Corso d’Acqua Principale” presso la “Prima Sala di Crollo”. Percorrendo circa 40 metri arriviamo alla “Seconda Sala di Crollo”.

Da qui il “Ramo dell’Affluente” per i prossimi 140 metri diventa più ripido ed angusto, fino a quando non si raggiunge la caratteristica “Sala della Cascatella” in cui vi è una piccola cascata alta 4 metri che alimenta il piccolo torrente sotterraneo che si immette poi nel “Corso d’Acqua Principale”.

Presso la “Sala della Cascatella” inizia a snodarsi il “Ramo Fossile” interessato in passato da un corso d’acqua ormai prosciugato, che poi conduce nel più largo “Ramo dei Crolli” (interessato da salti di circa una decina di metri, incroci di brevi cunicoli e sale, tra cui una sala nota come “Sala dello Scivolo di Fango”) che finisce nella parte più ampia della Grotta Villasmundo, nota come “Ex Salone Terminale” poiché si credeva che qui vi fosse la fine della vasta caverna. Questa grande “stanza” che misura 100metri di diametro presenta (così come nel resto della caverna) interessantissime stalattiti (protuberanze di roccia che dall’alto vanno verso il basso), stalagmiti (affini alle stalattiti ma vanno dal basso verso l’alto), colonne e vele (che sono la congiunzione di una o più stalattiti e stalagmiti) e cannule (affini alle stalattiti, ma formate da cristalli semiopachi).

Nel 1979 venne scoperto un cunicolo che, dal cosiddetto “Ex Salone Terminale”, per circa 200 metri attraversa altre “Sale di Crollo” per poi arrivare in un’ultimo sala nota come “Sala del Lago Terminale”. Questo è il punto più interno della Grotta Villasmundo, in cui vi è ubicato un lago sotterraneo lungo circa 50 metri per circa 50 metri di profondità con un volume di 400 metri cubi di acqua, diviso in due parti da una stalagmite gigante. Oltre questo lago non si sa se la grotta continui oppure no poiché è l’estremo punto terminale di essa. Per esplorare questo lago servono una muta, una luce subacquea e un respiratore collegato a bombole d’ossigeno (si consiglia un autorespiratore ad aria). Questo è uno dei rarissimi casi di riserve d’acqua poste all’interno di una grotta carsica, caratteristica che rende la Grotta Villasmundo unica nel suo genere poiché da la possibilità di ammirare quella che è una cosiddetta “Falda Acquifera” posta nel sottosuolo terrestre.

Per ritornare in superficie bisogna seguire il percorso inverso (magari seguendo le corde che avrete posto all’ingresso della caverna come riferimento).

Grotta Alfio

La Grotta Alfio è un’altra interessante grotta carsica che fungeva da inghiottitoio delle acque del Torrente Cugno di Rio e geologicamente presenta ancora segni di scorrimento delle acque meteoriche al suo interno (anche se nel periodo in cui può essere esplorara, non presenta corsi d’acqua al suo interno). Essa è stata chiamata “Alfio” per via di un “nome” lasciato scritto su un albero posto davanti all’ingresso della caverna (forse la bravata di qualche ragazzino di allora) anche se la grotta viene chiamata popolanamente “Grotta di Sant’Alfio” poiché anticamente si credeva che in ogni grotta potesse vivere un Santo.

L’ingresso della Grotta Alfio dista 60 metri più a valle dalla Grotta Villasmundo sulla riva sinistra del Torrente Cugno di Rio, da cui a sua volta dista 4 metri. Esso è simile a quello della Grotta Villasmundo (per cui bisogna seguire le medesime precauzioni) e misura 80 centimetri di altezza per un metro di larghezza che per pochi metri scende in una sala ad imbuto che misura 5 metri da cui vi è uno stretto pozzo che misura a sua volta 15 metri di profondità, che si immette nei sotterranei della caverna da percorrere con cavi o scalette d’acciaio (qui è meglio attaccare dei cavi o delle corde da legare al corpo dell’esploratore da usare come riferimento per trovare l’uscita; volendo i cavi possono essere attaccati al di fuori della grotta).

Qui vi è un corridoio lungo 400 metri (che sono anche le dimensioni complessive di questa grotta carsica) attraversato da una serie di brevi cunicoli intervallati da stanze di crollo recanti sempre stalattiti, stalagmiti, colonne, vele e cannule. Verso il termine della grotta vi è una galleria ormai murata per colpa di una frana, da cui scorre un breve corso d’acqua (che si forma solo in occasione di piogge) che va ad immettersi presso il Torrente Cugno di Rio, anche se si ritiene che possa in qualche modo unirsi con le limitrofe Grotte Villasmundo e del Vaso.

Per ritornare in superficie bisogna rifare il percorso che avete fatto (magari seguendo le corde piazzate presso l’ingresso della caverna).

Grotta del Vaso

La Grotta del Vaso è la più piccola delle tre cavità carsiche presenti nella Riserva Naturale Integrale riportante i nomi delle grotte di cui abbiamo parlato poch’anzi. Essa è posta a 365 metri dall’ingresso della Grotta Alfio e dista circa 3 metri dal Torrente Cugni di Rio.

L’ingresso della caverna anch’esso di ridotte dimensioni poiché misura 60 metri di altezza per un metro di larghezza (e per cui da attenzionare come per quelli delle grotte di cui abbiamo già parlato) che va ad allargarsi man mano si scende verso il fondo della grotta fino ad arrivare in un corridoio lungo circa 30 metri tramite funi o scalette d’acciaio per sicurezza (in questo punto sarebbe meglio attaccare delle corde come riferimento verso l’uscita, che possono essere attaccate anche al di fuori della grotta). Dopo questo corridoio si arriva in una piccola stanza quadrangolare posta a destra presso cui è stato rinvenuto un vaso di epoca siceliota (risalente al primo periodo di dominazione greca in Sicilia) il cui ritrovamento ha battezzato questa cavità appunto con il nome di “Grotta del Vaso”, facendo presumere che la grotta (ma anche le limitrofe Grotte Villasmundo ed Alfio) fossero in qualche modo “frequentate” in epoche arcaiche e no.

All’interno vi sono numerose tracce di scorrimento che vanno a formare un “Corso d’Acqua Fossile” che un tempo si raccordava con le Grotte Villasmundo ed Alfio, difatti si crede che questa piccola grotta sia collegata ad ambedue queste cavità sopracitate tramite cunicoli che ormai sono crollati (oppure devono ancora essere scoperti ed esplorati).

Per ritornare in superficie bisogna fare il percorso inverso seguendo le corde che avete affisso all’ingresso della grotta.

Ribadiamo infine che l’esplorazione di queste grotte (a meno che non si è esperti in speleologia in quanto conoscitori dei rischi e pericoli che si vanno ad incontrare durante l’esplorazione di caverne sotterranee) è assolutamente vietata e, per informazioni molto più dettagliate, bisogna rivolgersi al Cutgana, che sarà in grado di dare consigli più appropriati a chi fosse interessato all’esplorazione di queste cavità, utilizzando i contatti telefonici o di posta elettronica presenti sul sito www.cutgana.unict.it.

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