*Villasmundo, Valle del Fiume Marcellino (Sorgenti Fiumarella e Favara – Carrubba – Fiumara Grande – Siringo – Giardinelli – Milana – Curcuraggi – Pantalone – Cozzo Omomorto – Passo di Siracusa – Ponte Peppa – Punta Cugno)


Il Fiume Marcellino che scorre tra le aree di Melilli, Villasmundo e Augusta.

Dall’area melillese (tramite la S.P. 60 per Sortino) e villasmundese (tramite la S.P. 95 Carlentini – Villasmundo) raggiungiamo la S.P. 9 Carlentini – Sortino arrivando sotto il versante sudorientale del Monte Carrubba scendendo presso una cava di tipo ibleo nota come “Cava Carrubba” o “Cava della Fiumara Grande” in cui scorre il tratto iniziale del Fiume Marcellino, un importante corso d’acqua che attraversa i territori di Melilli ed Augusta sfociando nel Mare Ionio a nord dei ruderi di Megara Iblea. Si tratta di uno dei siti archeologici di tipo rupestre più vasti ed importanti del siracusano, ma ancora del tutto sconosciuto anche se lo si sta man mano antropizzando. Si sta ipotizzando di unificarlo ai limitrofi siti delle Contrade Fiumarella, Favara, San Giovanni, Monte Carrubba (situati in territorio di Carlentini), Farina, Albinelli ecc… (Sortino), Cava Marcellino e aree limitrofe (Siringo – Giardinelli, Curcuraggi, Belluzza ecc… situate in territorio di Melilli) per creare un sito tipo Pantalica vista la presenza di una cospicua area fluviale su cui si affacciano un’infinità di siti rupestri (molti dei quali vere e proprie necropoli). La fauna e la flora di questo fiume sono comuni a quelle presenti in altre aree iblee (vedi la sezione riguardante il territorio ibleo di Melilli per saperne di più) anche se qui vi è una folta ed incontaminata macchia mediterranea che si unisce alle limitrofe coltivazioni agrumicole e cerealicole, nonché vi è una presenza di fauna acquatica di cui specie ittiche come i granchi di fiume nonché tinche (sono rari pesci come anguille, carpe e trote) dove il fiume non tende ad ingrottarsi.

Il Fiume Marcellino si chiama così secondo lo storico Tommaso Fazello molto probabilmente in onore del console romano Marcello (colui che conquistò Siracusa facendola diventare assieme alla Sicilia parte di quello che in futuro diventerà l’Impero Romano) anche se ancora è noto col nome locale di “Ciumara Ranni”. Esso nasce in Contrada San Giovanni (una porzione di territorio carlentinese posta tra le zone di Melilli, Sortino e Ferla) per poi attraversare i piedi del Monte Favara (posto sempre in territorio carlentinese anche se molto a ridosso dell’area sortinese) immettendosi poi in questa vasta cava iblea posta tra i territori di Carlentini e Melilli (difatti sancisce il confine amministrativo tra i due territori comunali, a nord ovest Carlentini, a sud e ad est Melilli) e come detto prima sfociare presso Megara Iblea attraversando una vasta area pianeggiante in cui si immette presso la Cava Marcellino solcando le aree di Milana, Curcuraggi, Belluzza – Pantalone, Cozzo Omomorto, Passo di Siracusa, Ponte Peppa e infine Punta Cugno in cui è posta la foce del fiume presso il Mare Ionio. È un’ampia zona di importante valenza naturalistica ed archeologica visto l’ambiente incontaminato e i suoi numerosi siti rupestri posti nelle aree iblee più interne, mentre dall’area che va dalla Contrada Passo di Siracusa fino alla foce di Punta Cugno il fiume passa presso l’area nord del petrolchimico siracusano sfociando nei pressi delle Raffinerie Esso e Sasol di Augusta.

Se veniamo da Villasmundo, scendendo dalla S.P. 9 ci immettiamo tramite un doppio tornante nella cava del fiume seguendo la morfologia montana del sito, sulla nostra destra troviamo subito un piccolo sito rupestre formato da diverse grotte; si tratterebbe di un insediamento abitativo di epoca neolitico – sicula risalente all’epoca di Thapsos (villaggio neolitico – siculo posto presso la Penisola Magnisi a poca distanza da Priolo Gargallo); molte di queste grotte formano una Necropoli rupestre. In epoca recente queste caverne (poste sul livello stradale) erano utilizzate come riparo da viandanti e cacciatori. Il livello più alto di questo sito rupestre è posto presso la parete meridionale del Monte Carrubba formato da anfratti e spaccature in cui sono poste numerose tombe rupestri a forno all’interno delle quali vi è posta una camera sepolcrale.

Scendendo più a valle troviamo il ponte che scavalca la Fiumara Grande, posto nel suo fondo cava, attraversandolo entriamo in territorio melillese, in cui è posta la parete sud della Cava della Fiumara Grande. Di fianco al ponte è posto un piccolo sentiero che scende presso la riva del fiume delimitato da un’edicola votiva che conduce sotto una grande quercia arrivando presso il fondo della cava in cui è posta la confluenza col Torrente Fiumarella.

Se si decide di risalire il fondo del Torrente Fiumarella troviamo le rovine di antiche condotte idriche nonché di mulini mentre presso la base dei rilievi sono poste altre grotte rupestri facenti parte di siti sepolcrali o abitativi di varie epoche (neolitico – sicule o bizantine) all’interno di una folta macchia mediterranea che forma un vero e proprio bosco formato da alberi di platano orientale, roverella, leccio e olivastro, per non parlare di varie piante erbacee autoctone come le Orchidee degli Iblei. La Fiumara Grande costeggia la cava su cui prosegue la S.P. 9 in direzione Sortino, mentre l’altro torrente, la Fiumarella, scorre sotto al Monte Carrubba formando un’altra cava ancora. La Cava della Fiumarella solcata da un sentiero sterrato che lambisce il corso del torrente (che nasce presso la Contrada Neviera di Favara tra i territori di Ferla e Sortino). Possiamo notare numerosi siti rupestri lungo il percorso di cui una buona parte di essi collocati sulle alture sudoccidentali del Monte Carrubba (impossibili da raggiungere a meno che non si è esperti in speleologia o in arrampicate di tipo alpino). Si tratta di una moltitudine di siti di origine neolitico – sicula dell’età del bronzo (presumibilmente appartenenti al periodo di Thapsos) formato da varie necropoli a cui si unisce anche una serie di siti rupestri bizantini formati da necropoli paleocristiane e da oratori rupestri nonché da insediamenti abitativi sia di epoca sicula sia di epoca bizantina. Va fatta notare la presenza di due sorgenti poste alle pendici del rilievo che scendono verso la fiumara da nord a sud formando dei valloni naturali con interessanti concrezioni rocciose. Va anche detto che qui sono presenti anche numerose cavità di tipo carsico formatesi dall’infiltrazione delle acque nelle rocce calcaree. Seguendo il sentiero notiamo le rovine di rovine fondiarie quali insediamenti rurali, condutture idriche e anche mulini ad acqua. Il sentiero risale la mezzacosta del Monte Carrubba per arrivare presso la Traversa Favara (posta in territorio di Sortino ma che da li a poco andando verso ovest rientra in una porzione di territorio appartenente sempre a Carlentini, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo La Sorgente).

Se si decide di risalire la Fiumara Grande che scorre limitrofa alla S.P. 9 va detto che vi sono numerosi sentieri di libero accesso presso questa strada andando verso Sortino alla nostra destra. Il torrente scorre in mezzo a campi coltivati ad agrumi, olivi e cereali in mezzo ai quali sono posti alcuni caseggiati rurali (alcuni di essi restaurati). Anche qui sono presenti notevoli rovine rupestri di cui i più importanti sono quelli posti in Contrada San Giovanni dove termina il sentiero (presso la Traversa Favara). Anche qui sono collocati siti rupestri di epoca neolitico – sicula e di epoca bizantina appartenenti ad insediamenti abitativi e a necropoli. Le sorgenti della Fiumara Grande sono poste in Contrada Farina presso un area boschiva demaniale posizionata in territorio di Sortino, in cui è posto un sito sepolcrale paleocristiano formato da tombe ad arcosolio (visita sezione di Sortino per saperne di più su queste zone).

Se invece decidiamo di esplorare la parte occidentale della Cava Fiumara Grande, posta ad est dell’Agriturismo Fiume Carrubba, bisogna percorrere la S.P. 9 fino ad una traversa posta alla nostra sinistra nota come “Traversa Carrubba – Giardini” che conduce al corso orientale del fiume. Da questa strada che è posta sul tratto meridionale della Cava Fiumara Grande possiamo ammirare una moltitudine di siti rupestri posti sulla sponda opposta (in territorio carlentinese) risalendo l’altopiano posto in Contrada Siringo (in territorio melillese) noto anche come “Vallone di Creta” (vista la cospicua presenza di sedimenti argillosi) nelle cui pareti sottostanti vi sono anche varie rovine di tipo rupestre, mentre dalla strada possiamo ammirare rovine di insediamenti rurali, strade carraie (rovine di antiche “Trazzere”) e di terrazzamenti agricoli. Molto probabilmente vi sono rovine molto più antiche in mezzo alla vegetazione (insediamenti abitativi di epoche antiche?). Costeggiando la strada alla nostra destra ammiriamo una piccola fonte sotterranea che alimenta un ruscello che si immette sulla Fiumara Grande da sud. Andando avanti sulla nostra sinistra possiamo ammirare alcuni siti rupestri formati da insediamenti abitativi e rurali nonché da necropoli (presumibilmente di epoca bizantina) di cui uno posto presso un caseggiato che possiamo raggiungere al termine di questa strada asfaltata che si immette su un altro sentiero che costeggia buona parte di questo tratto del fiume ad est del Monte Carrubba posto tra le Contrade Giardini e Tranese, quest’ultima raggiungibile da un sentiero posto di fronte a noi che si inerpica sul rilievo, che termina presso l’area demaniale nota come “Bosco Tranese”. La cava verso est entra pienamente in territorio melillese ricevendo le acque del Torrente Giardinello (o Valle di Piombo) a sud chiamandosi ufficialmente da qui in poi “Fiume Marcellino”, nella cui cava sono presenti numerose tombe neolitiche di tipo monumentale nonché siti di epoca bizantina raggiungibili dall’area di Villasmundo oppure costeggiando il torrente andando verso est lungo l’area nota come Giardini.

Siamo entrati interamente in territorio melillese nel medio corso del Fiume Marcellino, che qui oltrepassa le aree note come “Vitellaro” e “Milana” (dal nome dell’omonima famiglia sortinese che aveva delle proprietà in questa zona) in cui vi sono altre rovine di tipo rupestre formate da grotte a camerone che costituivano insediamenti abitativi nonché tombe di epoca neolitico – sicula a grotticella. È il corso più incontaminato del fiume che arriva però presso le chiuse collocate sotto il Monte Girello (che divide tra loro le valli dei Fiumi Marcellino e Mulinello) raggiungibile dalla S.P. 95 Melilli – Villasmundo andando in direzione della “Diga Fiumara Grande” (utilizzate per prelevare le acque del fiume ed utilizzarle per vari scopi tra cui quello irriguo). Qui vi è posto anche un piccolo allevamento ittico. Dopo la diga il Fiume Marcellino riceve da sud le acque del piccolo corso d’acqua noto come “Torrente Vitellaro”.

Oltrepassata la “Diga Fiumara Grande”, il fiume scende impetuoso tra le Contrade Conigliara e Curcuraggi formando varie anse (e passando sotto la S.P. 95 Melilli – Villasmundo) lambendo a nord l’omonimo rilievo in cui è posta la masseria feudale che molto probabilmente è collocata nel punto in cui era posta la fortezza medievale nota come “Castello di Curcuraggi” (non più esistente da parecchi secoli prima del terremoto che nel 1693 distrusse tutti i monumenti medievali della Sicilia sudorientale). Da questa masseria (vedi link nella pagina precedente per saperne di più) si snoda un sentiero che scende presso il medio corso della Valle del Marcellino compreso tra le Contrade Palma, Torre, Torracchio, Fossa e Pantalone in cui vi è posta la confluenza col Torrente Belluzza nella cui cava è collocato il complesso speleologico comprendente le cavità carsiche note come “Grotte Villasmundo e Alfio” (vedi link nella pagina precedente per saperne di più). Un altro sentiero che raggiunge queste aree è posto a nord del ponte di pietra con cui la S.P. 95 scavalca il fiume, posto nei pressi di una casa cantoniera ormai abbandonata.

In questa zona è posta un’interessantissimo sito rupestre (tra i principali del territorio melillese) noto come la “Necropoli del Marcellino” formata da tombe a grotticella artificiale di che vanno dal periodo tardosiculo a quello bizantino dentro le quali vi sono ancora ben visibili i loculi sepolcrali in cui venivano deposti i cadaveri. La necropoli non è unitaria e si presenta con tombe ad apertura quadrata disposte lungo le pareti della cava ma va detto che la zona più interessante è quella nota come “Pantalone” (chiamata così per la conformazione della roccia sotto cui passa il fiume, che vista dall’alto assume la forma di un paio di pantaloni). In questa zona vi sono sono tombe appartenenti al periodo tardosiculo formate da aperture rettangolari che conducono dentro brevi cunicoli in cui sono disposti i loculi sepolcrali (di cui ancora rimangono le lapidi con cui essi erano coperti), in cui vennero ritrovati dei reperti (conci ceramici) che ci fanno presagire la presenza di scambi commerciali tra popolazioni sicule (che abitavano queste alture) e di etnia greca molti anni prima della conquista siracusana della Sicilia orientale. Altre tombe più antiche sono poste in maniera adiacente. In questo sito è posta anche una parete interamente crivellata da varie grotte di epoca neolitica che formavano un sito funerario ma completamente riadattate nel periodo paleocristiano – bizantina che andavano a formare un complesso abitativo rupestre formato appunto da queste grotte con aperture a arcosolio o rettangolari (grotte simili sono collocate anche nella limitrofa Cava Belluzza). Alcune di queste caverne ebbero anche funzione di oratorio rupestre e di catacomba. Sui rilievi limitrofi sono stati inoltre rinvenuti resti di insediamenti abitativi contemporanei alle tombe tardosicule (in particolare nel limitrofo sito di Cava Belluzza). Va detto infine che attorno a questo tratto del Fiume Marcellino vi sono anche resti di insediamenti rurali, masserie, mulini e  opere di canalizzazione (“Saie”) nonché di strade carraie che ora sono divenuti sentieri praticati da chi compie escursioni in questa zona del fiume. Non da meno le concrezioni rupestri formatesi con lo scorrere delle acque come ad esempio i rilievi di Pantalone che, come detto prima visti dall’alto sembrano proprio il corrispettivo indumento che da il nome a questa area montana. Da ammirare la sottile parete posta a picco sul Fiume Marcellino nell’area nota come “Pantalone di Sopra”.


La Necropoli del Fiume Marcellino posta in Contrada Pantalone.


Particolare di una tomba rupestre della Necropoli del Fiume Marcellino.

Dopo la confluenza col Torrente Belluzza, il Fiume Marcellino entra nel suo tratto prevalentemente pianeggiante formato solo da modesti rilievi come l’altopiano noto come “Naga” e il Cozzo Omomorto posti rispettivamente sulle rive nord e sud del fiume appena dopo la confluenza con la Cava Belluzza. In questo punto il Fiume Marcellino viene scavalcato dall’Autostrada Siracusa – Catania entrando così interamente in territorio augustano presso l’area nota come “Passo di Siracusa” poiché in periodo medievale il fiume fungeva da “ingresso” al territorio appartenente a Siracusa.

Da qui in poi non vi sono più siti archeologici (tranne sporadici rinvenimenti) poiché il Fiume Marcellino (scavalcato anche dalla S.P. 96 Melilli – Augusta e dalla S.P 114 Priolo – Augusta) entra nella zona settentrionale del polo petrolchimico siracusano passando tra le raffinerie della Esso (riva sud) e della Sasol (riva nord). In questo punto il Fiume Marcellino viene scavalcato da un ponte di cemento costruito in epoca fascista noto come “U Ponte ‘a Peppa” dal nome dell’omonima contrada. Da questa strada (che imboccheremo proseguendo dalla S.P. 60 verso la zona industriale andando in direzione di Punta Cugno e Augusta) imbocchiamo lo svincolo per le raffinerie Esso e Sasol, andando in direzione di quest’ultima potendo scorgere questo ponte che un tempo faceva parte della vecchia SS 114 che collegava Augusta a Siracusa (passando da Priolo Gargallo), chiusa al traffico in quanto il ponte è tuttora pericolante (se attraversato da veicoli pesanti). Prima dell’ingresso alla raffineria Sasol sulla nostra destra (chiusi da due blocchi di cemento) vi è il tratto stradale che conduce al ponte (percorribile a piedi) che si presenta a campata arcuata di cemento che sostiene la trave centrale in cui è posto l’asse stradale tramite dei pilastri. All’imbocco del ponte (da entrambi i lati) vi è la raffigurazione del “fascio littorio” ossia uno dei simboli del partito fascista italiano.

Dopo aver oltrepassato l’area in cui sono collocate le raffinerie Esso e Sasol, il Fiume Marcellino sfocia presso il Mare Ionio presso la località nota come “Punta Cugno” a sud dell’omonima scogliera (la foce non è possibile visitarla in quanto è posta all’interno di un pontile di attracco per petroliere e l’ingresso è riservato solo al personale autorizzato). Tutto attorno vi sono i resti di antichi serbatoi petroliferi facenti parte della prima raffineria sorta in quest’area, la Rasiom (ormai soppiantata da quelle citate prima).

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