Vittoria, Tradizioni popolari vittoriesi

Vittoria

Tradizioni popolari vittoriesi

Il mito del Pastore Ippari e della Ninfa Kamarina

Il mito di origine greca che narra dell’amore tra il “Pastore Ippari” e la “Ninfa Kamarina” viene citato dal poeta greco Pindaro nella sua opera “Olimpia” (risalente al V secolo a.C.) e riguarda la nascita del Fiume Ippari e del non più esistente “Lago di Kamarina” (o di “Camarina” o “Cammarana” che dir si voglia).

Il nome “Ippari” deriverebbe dal greco antico “Ippois” che significa “Cavallo”, essendo quindi noto come “Il Fiume dei Cavalli” per la cospicua presenza di questi animali che un tempo vivevano selvaggiamente presso le sue sponde, venendo poi addomesticati ed allevati dagli abitanti della città greca che si chiamava “Kamarina” come l’omonimo lago (che venne prosciugato sempre in epoca greca) il cui nome significava “luogo abitato dopo molta fatica” (secondo lo storico greco Strabone)

Comunque sia l’antica leggenda, molto simile a quelle siracusane delle Ninfe Ciane ed Aretusa, narra dell’amore tra il Pastore Ippari che era un “semidio” (nato dalla relazione di una divinità dell’antica Grecia con un’umana molto probabilmente una contadina) e della giovane Kamarina (o Camarina) che era una “Ninfa”, ossia una semidivinità legata ad un determinato luogo posto sulla terra (generata sempre dalla relazione tra un dio ed un’umana) che talvolta facevano compagnia ad alcuni “dei” dell’Olimpo (ossia le divinità venerate sia da greci che dai romani).

Il pastorello “Hipparis” (o “Ippari”) viveva sui Monti Iblei (molto probabilmente nel rilievo ora noto come “Serra Burgio” posto tra i territori di Ragusa, Comiso e Chiaramonte Gulfi) e scendeva nella fertile valle ai piedi dei monti posti nell’estremità meridionale della Sicilia portando il suo gregge al pascolo. Un giorno mentre si trovava presso le rive del Mare Mediterraneo (attuale zona tra Scoglitti e Punta Secca) vide la ninfa Kamarina in compagnia di un grosso cigno. I due si incontrarono e si innamorarono. Il dio Zeus era innamorato anche lui della ninfa e fece in modo di separare in tutti i modi i due amanti. Kamarina e Ippari patirono la lontananza e morirono entrambi di crepacuore. Gli dei, vedendo tutto ciò, si impietosirono e trasformarono il corpo morente del pastore in una sorgente da cui scaturì un fiume, mentre la ninfa venne tramutata in un lago, facendo in modo che Ippari e Kamarina si potessero ricongiungere dopo la loro morte, formando l’attuale fiume Ippari che, prima di sfociare nel Mare Mediterraneo, si congiungeva presso il Lago di Kamarina.

La Leggenda del “Re Cuccu” e dei suoi tesori

La leggenda legata alla figura del “Re Cuccu”, seppur di origine popolare, trae anch’essa origine dal culto degli dei dell’Olimpo, in particolare della dea Atena che era la divinità principale venerata presso l’antica città di Kamarina, il cui animale sacro era la civetta che in siciliano è nota come “U Cuccu“. Infatti nell’antica città greca fondata dai coloni provenienti da Siracusa, venivano coniate molte monete che raffiguravano la civetta sacra ad Atena venendo utilizzate molte volte come “corredo funerario” o come “obolo” con cui i “defunti” oltrepassavano l’aldilà secondo l’antica religione greca legata sempre al culto degli dei dell’Olimpo.

Facendo un salto millenario, nel periodo intorno alla fondazione di Vittoria e quindi anche di Scoglitti, località posta vicino alle rovine di Kamarina, molti contadini trovarono durante i lavori agricoli molte monete di fattura greca che raffiguravano appunto la civetta. Non conoscendo la simbologia della civetta legata alla dea Atena, credettero che queste monete erano “Truvature” (ossia tesori) nascosti dal cosiddetto “Re Cuccu”, una figura di fantasia che abitava all’interno di una caverna, caratterizzata dalla testa a forma civetta, che aveva disseminato il territorio adiacente il Monte Cammarana di tesori nascosti formati da queste preziose monete con impressa l’immagine del rapace. In molti si avventurarono per cercare queste “Truvature” e, compiendo una sorta di “campagna archeologica”, molte di queste monete vennero rinvenute facendo diventare improvvisamente ricchi coloro che le trovavano.

Ovviamente molti archeologi durante gli anni (di cui citiamo il famoso archeologo Paolo Orsi) cominciarono a compiere campagne di scavi più approfondite riportando alla luce quasi per intero molti reperti storici tra cui anche queste monete, di cui gran parte di esse sono esposte nei principali musei archeologici della Sicilia (in particolare quelli di Ragusa, Siracusa e il piccolo Antiquarium di Kamarina). Va comunque detto che, una catacomba posta presso l’area delimitata dal Torrente Rifriscolaro (a sud di Kamarina) che venne esplorata dall’archeologo Catullo Mercurelli, è identificato localmente come la “Grotta di Re Cucco”, in cui secondo la tradizione locale vi dimorava questa figura mitologica.

Alla figura del “Re Cuccu” si ispirò nel 1978 l’artista e studioso scoglittese Arturo Barbante che creò la “Sfilata di Re Cucco”, una manifestazione di tipo carnascialesca che si ispirava chiaramente alla figura leggendaria del “Re Cuccu” nota in gran parte del territorio scoglittese e vittoriese (vedi link riguardante la “Sfilata di Re Cucco e la Festa della Lanterna” posto nella pagina precedente per saperne di più).

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