*Carlentini, Parco Archeologico di Leontinoi – Cava di Sant’Eligio – Torrente Lisso – Necropoli Siculo – Ellenistica

Ad ovest della Cava di San Mauro, divisa dall’omonimo colle, è posta la Valle di Sant’Eligio in cui scorre il Torrente Lisso, il principale corso d’acqua dell’antica Leontinoi che un tempo percorreva i “Campi Leontini” dopo aver ricevuto le acque del Torrente Carrunchio (che nasce invece ad est dal Colle della Metapiccola) prima di immettersi presso il Fiume San Leonardo (noto in epoca greca come “Terias”). Si può anche percorrere il sentiero che dalla Via Sant’Eligio conduce direttamente al fondo della cava.

Oggi questo fiume scorre nel sottosuolo di Lentini poiché è stato interrato per evitare inondazioni; difatti dall’area dell’Immacolata (Via Sant’Angelo) inizia la canalizzazione che lo conduce nel sottosuolo di Lentini, per poi rispuntare fuori in Contrada Bottigliere e immettersi nel Fiume San Leonardo a sud del Biviere) ma un tempo era la principale risorsa idrica della città greca di Leontinoi poiché forniva le acque per l’agricoltura e per l’uso umano (senza contare la presenza di vari pozzi sotterranei come quelli posto sotto la Chiesa della Fontana) Oggi si presenta come un piccolo torrente (la cui portata idrica aumenta in inverno durante le piogge mentre in estate si presenta in prevalenza secco) posto in fondo alla Cava di Sant’Eligio, che si presenta molto simile alle tipiche cave iblee poste nell’area centromeridionale della Provincia di Siracusa.

Questa cava fa sempre parte della vasta area archeologica di Leontinoi poiché qui vi è collocata la sua vasta area funeraria, nota come “Necropoli di Sant’Eligio”, formata da molti sepolcri rupestri.


Alcune tombe rupestri poste presso la Necropoli di Sant’Eligio.

La Necropoli è posta nella parete ovest della Cava di Sant’Eligio presso le pareti del Colle Ciricò (raggiungibili dal sito di Leontinoi dai sentieri che vanno ad ovest rispetto a Via dell’Agorà che si immettono sul sentiero che collega Lentini al Monte Pancali) ed è formata da circa 600 tombe a grotticella artificiale sparse per le pareti. Queste tombe sono vere e proprie “catacombe” rupestri che possedevano più di una sepoltura in un’unica caverna e sono state ampiamente esplorate dagli archeologi Paolo Orsi, Saverio Cavallari e Luigi Bernabò Brea, che scoprirono all’interno delle tombe anche numerosi reperti (vasi, anfore, armi, monete ecc…) esposti tuttora al Museo Archeologico di Lentini.

Molte di tombe vennero riutilizzate in epoca bizantina come dimore rupestri e una di queste svolse molto probabilmente la funzione di piccola cappella, che non sarebbe consacrata a “Sant’Eligio”, in quanto questo nome deriverebbe probabilmente da una grande chiesa medievale andata distrutta consacrata a questo “Santo” il cui culto in Sicilia è andato perso.

Vi sono anche tracce di sepolcri a fossa scavati sempre nella roccia.  Oltre ai terrazzamenti vanno citati anche gli insediamenti rurali (piccole case rustiche, masserie, tracce di ovili fortificati, o addirittura di tipo rupestre) posti presso la cava.

Va detto infine che presso la Cava di Sant’Eligio è presente una ricca flora formata da una vasta macchia mediterranea formata da piante tipiche del territorio.

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