*Zappulla, Cava Martorina – Salvia

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Zappulla
(Frazione di Modica)

*Cava Martorina – Salvia
(Tratto “Aguglie – Busitta – Muraglia Mandorle – Casa Giusti – Confluenza Cava Minciucci”, Tratto “Martorina – Palazzello – Martorina – Porta di Ferro – Coda di Lupo – Lanzagallo – Confluenza Cava Salvia”)

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  • Indicazioni stradali da Zappulla per ingrandire la mappa clicca qui;

Descrizione generale

La Cava Martorina è un’interessante cavità di tipo ibleo posta a sudest della città di Modica, ad oriente della sua frazione Zappulla.

Questa cavità è posta a nord della Contrada Martorina, e va a delimitare in buona parte il confine tra i territori comunali di Modica ed Ispica, ricevendo le immissioni delle minori Cave Minciucci e Lanzagallo, prima di immettersi in territorio ispicese nella Cava Salvia.

Questa cava è nota per la presenza di molti siti rupestri e interessanti aree ad alta valenza naturalistica.

Inoltre la Cava Martorina scorre in parallelo alla poco distante “Cava d’Ispica” posta poco più a nord.

Le due cave sono separate dagli altipiani delle Contrade Bugilfezza, Minciucci e Crocifia (attraversati dalla SS 115 “Modica – Ispica”), tenendo conto che esse si “collegano” mediante la Cava Salvia in territorio ispicese (vedi più sotto).

Infatti all’interno della Cava Martorina scorreva l’ormai secco “Torrente Salvia”, la cui portata idrica aumenta considerevolmente in occasione di forti precipitazioni, mentre durante i periodi caldi l’alveo è pressoché pietroso.

La Cava Martorina è posta all’interno di una vasta area agricola, che comprende anche terrazzamenti che si affacciano lungo la cavità perlopiù delimitati da muri a secco e comprendenti piantagioni di olivo.

Gran parte di questi terrazzamenti comprendono anche delle mulattiere che, talvolta, scendono lungo il fondo della cava.

Lungo la cava sono vi è una cospicua presenza di alberi di carrubo, mandorlo e olivo, ma vi è una cospicua presenza di leccete nonché di una folta macchia mediterranea ubicata in prevalenza nel fondo della cavità, la quale comprende varie specie erbacee e arbustive tipiche delle aree iblee della Sicilia sudorientale.

Non è raro trovare varie specie di funghi, la cui raccolta e manipolazione è altamente sconsigliata a chi non possiede l’apposito patentino.

La Cava Martorina è raggiungibile dalla S.C. “Busitta – Carranzonza”, strada che da Modica raggiungiamo mediante la SS 115 “Modica – Ispica” nei pressi del bivio con la S.P. 45 “Modica – Pozzallo” all’altezza di un’area di rifornimento carburanti nei pressi della struttura ricettiva “Villa Real” (alla nostra sinistra venendo da Modica).

Da Zappulla bisogna invece percorrere la S.P. 86 “Zappulla – Scorrione – Ispica” seguendo la segnaletica “Percorso Principale” raggiungendo quindi la S.P. 45 che imbocchiamo in direzione “Modica”, seguendo poi le suddette indicazioni.

Questa cava la si potrebbe raggiungere anche da varie traverse poste lungo la SS 115 per Ispica (ad est del suddetto distributore di carburante), che terminano in varie mulattiere delimitate da muri a secco che scendono presso il fondo della cavità, ma bisogna tener conto che questi sentieri sono difficoltosi da percorrere essendo poco antropizzati.

Tra esse va citata quella che conduce alla fattoria didattica “Don Tonino Bello” (vedi link nella pagina precedente per saperne di più).

Vi è comunque un progetto che prevede un’ampia antropizzazione di questa cava, rendendola di fatto parte di un’area ad alta valenza archeologica e naturalistica.

Tornando a prendere come riferimento principale la suddetta S.C. “Busitta – Carranzonza”, oltrepassiamo il ristorante “Santa Rosalia” notando alla nostra sinistra l’imbocco di una strada rurale, la quale conduce presso l’area denominata “Muraglia Mandorle” (o “Muraglia Mendole”).

Da qui raggiungiamo il tratto più interno della Cava Martorina, che durante il periodo medievale era compresa nell’estremità orientale del cosiddetto “Feudo di Bugilfezza”.

Qui infatti è posto l’imbocco della cavità, corrispondente ad un costone che si estende tra la rustica masseria denominata “Casa Giusti”, e la struttura agrituristica nota come “Valle dell’Acanto” (posta alla fine della suddetta strada), quest’ultima posta in una casa colonica ottocentesca comprendente un edificio su cui è posta una torretta campanaria (sito web www.valledellacanto.it).

In questa zona troviamo il primo importante sito rupestre della cava.

Esso risulta formato da varie caverne artificiali di epoca alto medievale, riconducibili al periodo bizantino.

Si ipotizza che queste grotte venissero utilizzate come “galere rupestri”, al cui interno veniva tenuta  in quarantena gente che sbarcava nei limitrofi approdi posti lungo la costa sudorientale del ragusano (Pozzallo – Santa Maria del Focallo – Marza?).

Si sa con certezza che le grotte vennero utilizzate come stalle fortificata per maiali o altri animali (capre e pecore).

Queste caverne comprendono un oratorio rupestre di epoca alto medievale, localizzato sotto le Case Giusti, nel quale è incisa una Croce.

Un altro presunto oratorio rupestre è posto sotto l’Agriturismo Valle dell’Acanto, da cui possiamo raggiungere il fondo della cavità.

Lungo questo tratto della Cava Martorina sono posti vari siti rupestri che vanno a formare il suddetto abitato dislocato in varie grotte artificiali (alcune delle quali comprese all’interno dell’area adiacente all’agriturismo “Valle dell’Acanto”), a cui si affiancano anche varie tombe risalenti al periodo dell’età del bronzo.

Anche nella parete sud vi sono vari siti rupestri del medesimo periodo, di cui alcuni di essi riportanti sempre incisioni a forma di croce.

La Cava Martorina è così delimitata a nord dalle Contrade Catanese, Muraglia Mandorle e Minciucci, mentre a sud lo è dalla contrada da cui prende il nome la cavità.

In quest’area della cava, il fondo presenta un’intricata vegetazione che rende difficoltosa la sua esplorazione.

Si arriva così all’area in cui in essa si immette da nord la breve Cava Minciucci, scendendo poi verso sudest in territorio ispicese lungo la località denominata “Coda di Lupo”.

Il fondo di questo tratto della cava lo si raggiunge dalla strada privata denominata “Vanella 121” (posta alla nostra sinistra lungo la S.C. “Busitta – Carranzonza” venendo dalla SS 115), delimitata dal corrispettivo cartello indicativo.

Percorriamo tutta la strada arrivando di fronte alla masseria comprendente una piccola Chiesa, un tempo appartenente al feudo dei baroni ragusani “Arezzo di Trifiletti”, compreso all’interno della Contrada Martorina, ad occidente del tratto della cava che solca l’area denominata “Coda di Lupo”.

A nordest di questa masseria, vi è un sentiero che ci conduce presso il fondo della Cava Martorina.

In questa zona della cava, troviamo una moltitudine di siti rupestri di epoca protostorica,  tardo romana e alto medievale, ma anche abbeveratoi intagliati nella pietra calcarea.

Qui vi è posta la confluenza con la piccola Cava Minciucci, piccola cavità che si origina a nord nell’altopiano di Contrada Crocifia.

Qui vi è posta una necropoli rupestre del periodo neolitico formata da varie grotte artificiali, affiancata da grotte abitative del periodo tardoromano – bizantino che, con molta probabilità, sono state ricavate da antichi sepolcri protostorici.

Anche qui vi sono vari fregi a forma di croce.

Le limitrofe pareti rocciose presentano varie tombe rupestri di epoca neolitica, a cui si aggiungono vari sepolcro ad arcosolio paleocristiani.

La cava, dirigendosi verso sudest lambisce così la località “Coda di Lupo” (confinante col territorio ispicese), e le aree denominate “Porta di Ferro” e “Palazzello” (poste a meridione della suddetta masseria), facenti parte del suddetto feudo appartenuto alla famiglia Arezzo di Trifiletti.

A sudovest, lungo la Cava Martorina si immette una cavità minore denominata “Cava Lanzagallo”.

Questa zona la si raggiunge dal tratto orientale della S.P. 86 (imbocco a nordest dell’incrocio per Zappulla sulla S.P. 45, ma raggiungibile anche percorrendo verso sud la S.C. “Busitta – Carranzonza”), seguendo le indicazioni per Ispica.

Da quest’ultimo tratto di strada che si congiunge con la S.P. 46 “Ispica – Pozzallo” nei pressi dello svincolo autostradale della A 18 “Siracusa – Gela” per le due città, solchiamo a nord la Contrada Lanzagallo e a sud l’area di “Albarcara”, imboccando la traversa alla nostra sinistra (venendo da nord) posta dopo l’azienda serricola.

Da qui inizia un sentiero che raggiunge l’area delimitata dalla Cava Lanzagallo, una piccola cavità in cui sono posti dei terrazzamenti agricoli, che più ad est si immette nella Cava Martorina.

Proseguendo sempre verso est, superiamo dei caseggiati rurali raggiungendo una scoscesa mulattiera che ci conduce ad oriente della Cava Martorina.

In questa zona, la cavità entra pienamente in territorio di Ispica assumendo la denominazione di “Cava Salvia”, delimitando a sudovest l’abitato di Ispica oltrepassando così le Contrade Crocifia, Garzalla e Palazzelli, ricevendo tra l’altro immissioni di cavità minori tra le quali va citata la Cava Ficuzza (posta ad ovest della città ispicese).

Questo tratto della cava è colmo di siti rupestri che comprendono tombe rupestri protostoriche, sepolcri a fossa di epoca greco – romana e catacombe del periodo paleocristiano – altomedievale caratterizzate da sepolcri “a baldacchino” e sarcofagi scavati nella roccia.

Lo sbocco della Cava Salvia è posto ad est di Contrada Palazzelli, in adiacenza alle aree archeologiche di Scalanuova e Albero dei Sospiri, che sono caratterizzate dalla presenza di necropoli greco – romane.

La Cava Salvia, nel suo ultimo tratto posto in Contrada Tremiglia (per altro scavalcato sia dalla S.P. 46 “Ispica – Pozzallo” che dalla A 18 “Siracusa – Gela” da un lungo viadotto), si immette nel Torrente Favara, ossia il corso d’acqua che scorre lungo l’estremo tratto meridionale della Cava d’Ispica sfociando presso la località balneare ispicese di Santa Maria del Focallo.

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