*Rosolini, Area iblea e archeologica della “Cava Grande di Rosolini”; Cava Lazzaro e Necropoli Rupestri

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Rosolini

Area iblea e archeologica della “Cava Grande di Rosolini”
(Territori di Rosolini e Modica)

*Cava Lazzaro e Necropoli Rupestri
((Tratto ovest del Torrente Granati – Necropoli rupestri di Cava Lazzaro – Tomba “Paolo Orsi” – Ricovero Rupestre Preistorico “Grotta Lazzaro”)


La Cava Lazzaro, una delle più importanti aree archeologiche del territorio rosolinese.

L’estremo tratto occidentale della “Cava Grande di Rosolini” è noto come “Cava Lazzaro”.

Questo tratto della cavità iblea più importante del territorio di Rosolini, si presenta molto interessante dal punto di vista archeologico per la presenza di interessanti siti rupestri.

Esso è delimitato a sud (andando da est verso ovest) dalle Contrade Ternulla, Cozzo Pernice, Pernicella, Serra Palermo, Serra Pecorelle in territorio di Rosolini, Fondo San Filippo, Finocchiara e Porta di Ferro in territorio di Modica; a nord lo è dalle Contrade Marchesa – Cava Ruta, Case Beneventano, San Cristoforo all’Ulivella e Cannizzara – Ciancia (quest’ultima in territorio modicano).

Venendo da Rosolini possiamo raggiungere più agevolmente il tratto della Cava Lazzaro dalla S.P. 27 “Rosolini – Sant’Alessandra – Grotticelli” per Modica superando il bivio con la S.P. 48 “Cannocchielle – Scorsone” (che conduce in territorio ispicese a sud della Cava Scardina) proseguendo verso ovest in cui è posto il confine con la Provincia di Ragusa segnalato dall’apposita segnaletica; qui imbocchiamo alla nostra destra la prima traversa posto dopo il sopracitato bivio tra le S.P. 27 e S.P. 48 denominata “Traversa Serra Pecorelle”.

Da quest’ultima strada imbocchiamo una traversa alla nostra destra che costeggia il versante sud della Cava Lazzaro (a sua volta raggiungibile anche da un bivio contraddistinto dalla presenza di un piccolo casale rurale posto in territorio modicano lungo la S.P. 32 Cava Ispica – Crocevie andando in direzione “Noto – S.P. 28” venendo sempre da Rosolini tramite la S.P. 27), da cui partono vari sentieri che scendono verso il fondo della cavità iblea.

Da settentrione, la Cava Lazzaro la si raggiunge dalla S.B. 38 “Olivella – Cava Lazzaro” (raggiungibile dalla S.P. 66 “Timparossa – Cozzo Cisterna” ad ovest della Cava Martello e dalla S.P. 32 “Cava Ispica – Crocevie” all’altezza della Contrada Gorgodaino), da cui imbocchiamo una mulattiera a meridione che costeggia una grossa azienda zootecnica arrivando lungo un sentiero che scende presso la sottostante cavità iblea (terza traversa a sinistra venendo dalla S.P. 66).

Comunque sia, cominciamo a intravvedere le pareti della Cava Lazzaro, il tratto più interno della cosiddetta “Cava Grande di Rosolini” divenuto oggetto di studio di vari archeologi tra cui va citato il roveretano Paolo Orsi (che studiò e scoprì gran parte delle aree archeologiche della Sicilia sudorientale agli inizi del secolo 1900).

La cava si origina in territorio modicano tra le Contrade Porta di Ferro, Cannizzara – Ciancia e Gorgodaino, corrispondendo alle sorgenti più interne che un tempo alimentavano il Torrente Granati; questo tratto è visibile dalla S.P. 32 Cava Ispica – Crocevie andando in direzione nord.

Il medesimo corso d’acqua, dopo aver solcato per intero la cavità iblea, confluisce infine in Contrada Zacchita (a nordest di Rosolini) presso il Vallone Stafenna a sua volta affluente del Fiume Tellaro in territorio netino, e anch’esso facente parte di un’importante area archeologica.

Il nome “Cava Lazzaro” deriva dalla presenza di una cavità carsica nota come “Grotta di Lazzaro” posta nel tratto iniziale della cava tra i territori di Modica e Rosolini, che fungeva da rifugio rupestre in epoca preistorica.

Il fondo della Cava Lazzaro non è parecchio profondo ed è raggiungibile da vari sentieri, ma risulta molto accidentato data la presenza di varie stratificazioni geologiche.

La Cava Lazzaro è colma di rovine archeologiche di varie epoche disposte sui terrazzamenti a strapiombo sulla cavità solcata dal Torrente Granati che, come detto in precedenza, sono divenute oggetto di studio di vari archeologi.

I principali ruderi risalgono al periodo “castellucciano” (2300 a.C. – 1700 a.C.) riferendosi al periodo noto come “Civiltà di Castelluccio” (prendente il nome dal poco distante sito archeologico ubicato in territorio netino).

Essi si riferiscono alla presenza di un villaggio localizzato lungo le balze meridionali della Cava Lazzaro che possiamo raggiungere tramite sentieri e strade sterrate posti a nord della sopracitata traversa (tenendo conto che alcuni di essi ricadono in fondi privati).

Di questo villaggio possiamo ammirare i basamenti in pietra recanti vari fori circolari che servivano per reggere i pali fungevano da sostegno per le capanne utilizzate dagli abitanti di questo insediamento.

Nelle sottostanti pareti rocciose invece è ubicata la Necropoli di Cava Lazzaro nota per la presenza  di numerose tombe a grotticella artificiale ricavate all’interno di anfratti sparsi per buona parte della cavità.


Una tomba di epoca castellucciana posta presso la Cava Lazzaro.

Le tombe più importanti sono del tipo a “pilastro” e rappresenterebbero i sepolcri degli esponenti di spicco del sopracitato villaggio.

Il principale sepolcro rupestre della Cava Lazzaro è la cosiddetta “Tomba del Principe” chiamata anche “Tomba Paolo Orsi” in onore del medesimo archeologo che la studiò dettagliatamente.

Essa è posta più a oriente di fronte al rilievo su cui è posta la masseria nota come “Case Ruta”, ed è raggiungibile dalla sopracitata traversa andando in direzione est verso l’azienda agricola “Floridia”.

A nordest della medesima azienda, tramite sentieri posti a settentrione (che però oltrepassano fondi privati), possiamo raggiungere il terrazzamento in cui è ubicato il sepolcro rupestre.

Si tratta di una delle tombe neolitiche di tipo castellucciano tra le più importanti della Sicilia intera.

Essa è situata nel tratto occidentale della Cava Lazzaro sotto la Contrada Serra Pecorelle nel versante meridionale della cavità iblea (di fronte all’area iblea di San Cristoforo all’Ulivella posta nel versante settentrionale della cava).

Si tratta di un sepolcro scavato nella roccia con entrata quadrangolare incassato in una nicchia solcata da una serie di finti pilastri calcati nella pietra.

All’interno vi è posta una camera funeraria sicuramente appartenente all’autorità principale di questi antichi villaggi di epoca neolitica.


La “Tomba del Principe” di Cava Lazzaro.

Più a nord lungo il fondo cava è posto invece un particolare sito rupestre noto come “Grotta Lazzaro” posto sotto il rilievo ibleo su cui è posta la Contrada San Cristoforo all’Ulivella.

Questa caverna carsica che da il nome alla cavità, fungeva da “rifugio abitativo” risalente al periodo del paleolitico superiore, essendo quindi uno dei siti preistorici più antichi della Provincia di Siracusa.

Lungo la cava sono stati inoltre rinvenuti dei ruderi litici ritenuti basamenti di “dolmen” sepolcrali di epoca preistorica oltre a vari siti rupestri.

Va anche detto presso le suddette aree archeologiche facenti parte della Cava Lazzaro (in particolare all’interno delle tombe rupestri e della Grotta Lazzaro), sono state rinvenute anche numerose schegge ossee e protuberanze sferiche sempre in osso, molto probabilmente arnesi preistorici che in futuro verranno esposte presso il Museo “Giovanni Savarino” di Rosolini.

Dal punto di vista naturalistico la Cava Lazzaro presenta una fitta macchia mediterranea di tipo ibleo che cresce sia nel fondo cava, sia tra le rocce sedimentarie di tipo ibleo.

Anche la fauna è particolarmente presente in questa particolare zona (vedi pagina riguardante il territorio ibleo di Rosolini per saperne di più).

Degni di nota sono anche gli altipiani che sovrastano la cava, che si presentano in tutte le stagioni come distesi campi verdi (coltivati a foraggio) intervallati da muri a secco e alberi di carrubo, olivo e mandorlo.

Per poter visitare il sopracitato tratto di Cava Lazzaro va fatta molta attenzione in quanto i sopracitati sentieri risultano parecchio accidentati, e molte aree non sono di facile esplorazione; la visita alla cava è quindi riservata soltanto a persone dotate di buona salute e con una buona esperienza in arrampicate e in speleologia.

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