*Scicli, Cava e Torrente di Santa Maria la Nova (Sito archeologico delle “Rutti Pirciati”)

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Scicli

*Cava e Torrente di Santa Maria la Nova
(Sito archeologico delle “Rutti Pirciati” )

La Cava di Santa Maria La Nova, che prende il nome dall’omonima chiesa situata a poca distanza, è posta a nordest di Scicli da cui è facilmente raggiungibile percorrendo la Via Dolomiti che costeggia il fondo della cavità iblea. Essa è delimitata dai rilievi iblei noti come “Cozzo Santa Cassa” e “Colle San Matteo” collocati rispettivamente a nord e a sud, mentre al centro di essa scorre il Torrente di Santa Maria la Nova, corso d’acqua meteorico ormai prosciugato che però ha una consistente portata idrica durante le forti piogge.

La Cava di Santa Maria la Nova, un tempo nota anche come “Cava di Santa Venera”, si origina ad est di Scicli in territorio di Modica presso le Contrade Treppiedi, Quartarella e Pirato, venendo scavalcata dalla SS 194 Modica – Pozzallo dal viadotto riportante il nome della cavità iblea; la cavità nel suo tratto modicano è scavalcata anche dalla Via Fosso Tantillo, collegata alla  S.P. 75 Scicli – San Giovanni e alla Strada Consortile Cava Gucciarda – Serrauccelli” (quest’ultima lambente il ciglio meridionale della cava e parallela alla S.P. 75, raggiungibile da essa dal primo bivio dopo l’imbocco dalla S.P. 41 Scicli – Ispica, posta ad est di Via Guadagna, oppure andando sempre dalla S.P. 41 in direzione della Chiesa di San Matteo presso la Contrada Torre Palombo, e al bivio percorrere la strada alla nostra destra andando sempre verso est) che collegano la cittadina sciclitana a Modica. Da varie traverse poste sulle S.P. 75, S.C. “Cava Gucciarda – Serrauccelli” e S.P. 41 Scicli – Ispica raggiungibili da Via Guadagna, e S.P. 42 Caitana – Scicli che conduce a Modica  si possono raggiungere le pareti della cavità, in cui sono posti anche vari sentieri (più o meno praticabili) che conducono presso il fondo (quelli raggiungibili S.P. 75 e S.P. 41 sono posti a nord delle medesime e tra essi va citato quello posto poco più a sud della Chiesa del Redentore in territorio modicano, mentre quelli sulla S.P. 41 sono invece posti a sud), anche se la “strada più facile” rimane sempre il sentiero posto al termine di Via Dolomiti, collocato ad oriente del centro storico sciclitano. In questa zona è posto anche il tratto più a valle della “Galleria delle Cento Scale”, una galleria rupestre che si metteva in collegamento con la sommità del Colle San Matteo (con molta probabilità si doveva collegare alla fortificazione nota come “Castellaccio”, ma che crollò in buona parte a causa delle scosse sismiche del terremoto dell’11 Gennaio 1693), che oggi ospita il “Presepe nella Grotta” allestito dalla famiglia Marinero (per saperne di più visita il link “Presepe nella Grotta “Giovanni Marinero” – Galleria delle Cento Scale” nella pagina precedente).

La Cava di Santa Maria la Nova presenta irte pareti calcaree caratterizzate da numerosi anfratti, circondate da una folta macchia mediterranea, oltre ai sopracitati sentieri che si inerpicano tra le limitrofe alture di Cozzo Santa Cassa, Spana, Pirato (a nord), Colle San Matteo, Torre Palombo, Catenazzello, Rao, San Giovanni lo Pirato, Quartarella e Fosso Tantillo (a sud). Le pareti presentano moltissimi siti rupestri composti da varie caverne, perlopiù antiche cave di pietra note localmente col nome di “Pirrere”. Da citare la presenza di tombe rupestri appartenenti a siti di epoca sicula e bizantina, oltre a ricoveri e siti abitativi collocati presso le pareti della cavità corrispondenti ai rilievi montani del Cozzo Santa Cassa e del Colle San Matteo.

Il sito rupestre più importante è quello noto come “I Rutti Pirciati” (significante “Le Grotte Bucate”), poste tra le aree di “Catenazzello” e “Quartarella”, posta ad est dello sbocco della Cava di Santa Maria la Nova, raggiungibile dal sentiero posto al termine di Via Dolomiti. Si tratta di un agglomerato di grotte di epoca altomedievale poste a strapiombo sulla cavità iblea, non dissimile ai siti posti presso le vicine Cave d’Ispica o dei Servi (tra Modica, Ispica e Rosolini). Il sito lo si può ammirare dal basso mentre l’esplorazione diretta delle caverne risulta difficoltosa ed è consigliata solo ad esperti in speleologia e in arrampicate.

 In questa zona possiamo ammirare anche un palmento situato in località “Marafini” posto all’interno di un edificio semi rupestre, oltre ad antiche “Carcare” (fornaci per la produzione di calce) e di vari ruderi rurali. Inoltre dalle alture che sovrastano la Cava di Santa Maria la Nova, possiamo ammirare un ottimo panorama delle limitrofe aree iblee poste tra i territori di Scicli e Modica.

In prossimità del tratto “urbano” della cava, possiamo ammirare vari siti rupestri (perlopiù “case – grotta”) collocati lungo le pareti rocciose, specie quelle in adiacenza del Lavatoio di Scicli in cui, possiamo ammirare due caverne poste l’una a poca distanza dall’altra aventi accessi scavati nella roccia, a cui si aggiunge un’abitazione dal tetto spiovente di tipo semi rupestre.

Il Torrente Santa Maria la Nova, che scorre nel fondo della cavità (che come sappiamo si presenza prevalentemente secco), scorre all’interno della cittadina sciclitana, congiungendosi col Torrente San Guglielmo presso l’area in cui si incrociano le Vie Dolomiti, Monte Rosa e San Guglielmo; la confluenza e gran parte del tratto urbano del torrente risultano “tombati” sotto le Vie Dolomiti e Santa Maria la Nova in seguito al lavori di canalizzazione effettuati nel 1932 in seguito al progetto redatto dagli ingegneri sciclitani Guglielmo Emmolo e Salvatore Scimone – Mormina, per poi ricomparire presso la Via Aleardi (a nord di Via Francesco Mormina Penna), incanalato nuovamente sotto Via Nicolò Tommaseo per riaffiorare ad ovest di essa, andando infine a confluire presso la Fiumara di Modica.

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