*Scicli, Cava e Torrente di San Bartolomeo (Siti archeologici di Calamarieri, Alì – Guadagna, Cozzo San Bartolomeo – Vallone Purromazza, Colle San Matteo e Colle della Croce)

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Scicli

*Cava e Torrente di San Bartolomeo
(Siti archeologici di Calamarieri, Alì – Guadagna, Cozzo San Bartolomeo – Vallone Purromazza, Colle San Matteo e Colle della Croce)

La Cava di San Bartolomeo che, assieme a quella limitrofa di Santa Maria La Nova attraversa il centro storico di Scicli, è un’interessante cavità iblea colma di siti archeologici di tipo rupestre tra cui quello di “Chiafura”, delimitata a nord dal Colle San Matteo e a sud dal Colle della Croce; essa prende il nome dalla Chiesa di San Bartolomeo Apostolo posta nell’area sudorientale del centro storico sciclitano interessato dalla presenza di questa cavità.

Questa cava iblea si origina in territorio modicano presso la Contrada San Filippo, è raggiungibile dal centro storico sciclitano tramite la Via Isarco che si connette al fondo del Torrente San Bartolomeo, corso d’acqua prevalentemente secco ma che può avere una discreta portata idrica durante forti piogge, che viene incanalato nel sottosuolo della cittadina sciclitana sotto le Vie Ispica e Guadagna fino a Piazza Italia, per poi rispuntare ad ovest di Via Tagliamento, confluendo poi nella Fiumara di Modica presso il Vallone Fiumelato ad occidente di Scicli.

La cavità è inoltre solcata dalle S.P. 41 Scicli – Ispica, S.P. 122 Calamarieri – Gerrantini – Piani (raggiungibile dalla S.P. 41 all’incrocio per Modica e Sampieri), S.P. 74 Cava Gucciarda – Pisciotto (raggiungibile da Scicli tramite la S.P. 75 Scicli – San Giovanni)SS 194 Modica – Pozzallo (poco più a nord dell’imbocco autostradale della A 18 Siracusa – Gela, attualmente in costruzione) e S.P. 43 Modica – Mare (a nord della sala ricevimenti “Chimera”).

Il tratto modicano della Cava di San Bartolomeo si origina presso le Contrade Bugilfezza e San Filippo da alcune sorgenti che confluiscono in un vallone solcato dalla S.P. 43 e dalla SS 194 che comincia ad essere mediamente profondo in Contrada Calamarieri compiendo un ansa verso sud, entrando in territorio di Scicli. In quest’ultima zona a ridosso di questo tratto della cava raggiungibile dalle S.P. 75 (che ne costeggia il tratto settentrionale), S.P. 41, S.P 122 e S.P. 43 da varie traverse, vi sono state rinvenute delle catacombe di epoca paleocristiana caratterizzate da grotte artificiali al cui interno vi sono vari loculi sepolcrali, oltre a vari terrazzamenti delimitati da muri a secco comprendenti oliveti e carrubeti (vedi sezione di Modica per saperne di più).

In territorio sciclitano la cava solca da est verso ovest le Contrade Guadagna e Alì (poste rispettivamente ad est e ad ovest della cavità), aree lambita dal tratto della S.P. 41 posto presso l’incrocio con la S.P. 122 (che lambisce ad est questo tratto della cavità), presentando basse pareti delimitate da muri a secco che vanno a delimitare varie aree coltivate (contraddistinte sempre dalla presenza di olivi e carrubi). In queste zone sono stati rivenuti vari siti funerari di epoca tardo antica composti da tombe a fossa. Presso la Contrada Alì sono state rinvenute delle monete di epoca greca.

A sud della S.P. 41 la cavità diviene sempre più profonda lambisce le Contrade Piani e Catteto a sud, Cannamara e Purromazza a nord scorrendo sotto il rilievo noto come “Cozzo San Bartolomeo”. Esso è un altopiano collocato tra la Cava San Bartolomeo e il Vallone Purromazza, breve cavità che si immette nella Cava di San Bartolomeo ad est di Scicli, nei pressi della Contrada Torre Palombo. Quest’area è raggiungibile dalla S.P. 41 da varie traverse poste alla nostra destra (venendo da Scicli) ubicate dopo il bivio di Contrada Torre Palombo (dopo la curva che lambisce il versante sudorientale del Colle San Matteo), e presenta vari sentieri che conducono al fondo della cavità. Qui possiamo ammirare molti ruderi di antichi casali e masserie rurali posti presso il ciglio della cavità iblea e sul limitrofo altopiano, anche se vi è la presenza di vari siti rupestri di cui una necropoli posta a ridosso di Contrada Catteto sulle pareti meridionali della cava (area raggiungibile anche dalla traversa che dalla S.P. 40 Scicli – Sampieri conduce alla Contrada Passo Piano, alla nostra sinistra presso il bivio posto dopo l’ultimo tornante venendo da Scicli).

In questo punto della Cava di San Bartolomeo vi è la confluenza col Vallone Purromazza, piccola ma interessante cava iblea che taglia in due il Cozzo San Bartolomeo in cui è stata rinvenuta nel 1864 un’anfora recante cento monete di epoca greca. La confluenza tra queste due cavità la si può ammirare anche dalla S.P. 41 (tratto ad est di Via Guadagna) e dalle alture di Torre Palombo, in cui sono posti vari siti rupestri (alcuni di essi collocati sulla strada provinciale che collega Scicli a Ispica). 

Dopo la confluenza col Vallone Purromazza, la Cava di San Bartolomeo si immette ad est di Scicli andando a lambire a nord il Colle San Matteo e a sud il Colle della Croce, con il letto del Torrente San Bartolomeo raggiungibile dalla Via Isarco (il cui imbocco è posto tra le Vie Ispica e Guadagna). Questa è l’area più “facile” da visitare della cava in cui sono posti diversi siti rupestri dislocati lungo le pareti rocciose che la delimitano.

Tra essi va citato il sito delle case – grotta di Chiafura posto nella parete meridionale del Colle San Matteo (raggiungibile dalle Vie Ripida, Timponello e Orticara), composto da varie caverne dislocate su vari terrazzamenti che ospitarono fino agli anni 1960 vari alloggi in cui dimoravano varie famiglie sciclitane (che vennero trasferite presso il “Villaggio Jungi” posto presso la periferia meridionale della città sciclitana). A poca distanza da questo sito rupestre è posta “A Rutta ri Ron Carmelo”, un museo antropologico collocato all’interno di una caverna posta in Via Timponello.

Sulla parete opposta sotto il Colle della Croce è invece posta la Chiesa Rupestre di Santa Maria di Piedigrotta raggiungibile dalle Vie Isarco e Piedigrotta. Questo edificio sacro venne fondato nel 1630 adibendo una caverna (con molta probabilità un antico oratorio rupestre) in una “cappella” consacrata al culto della “Madonna Addolorata”, infatti qui possiamo ammirare una statua marmorea della “Madonna col Cristo Morto” risalente al 1500.

Lungo le pareti rocciose dei sopracitati siti collinari sono posti vari siti rupestri tra cui necropoli di epoca sicula o bizantina formate da nicchie rettangolari o ad arcosolio all’interno delle quali vi sono i loculi sepolcrali scavati nella roccia; da citare anche la presenza di ricoveri e insediamenti abitativi. Anche nel tratto “urbano” della cavità posto tra le Vie Guadagna, Ispica e San Bartolomeo vi sono varie grotte che sono state riutilizzate come abitazioni, ripostigli e garage.

In questo punto della cavità che confluisce nel centro storico di Scicli, il Torrente San Bartolomeo viene incanalato nel sottosuolo sciclitano in seguito ai lavori di canalizzazione progettati dagli ingegneri sciclitani Guglielmo Emmolo e Salvatore Scimone – Mormina e che vennero effettuati nel 1932, facendo in modo che il corso d’acqua veniva così condotto sotto l’aree adiacenti (e sottostanti) alla Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, la Piazza Italia e il Largo Antonio Gramsci, affiorando nuovamente lungo la Via Tagliamento in un’area in cui vi erano posti vari mulini ad acqua. Ad ovest della Via Tagliamento che si immette in Via Cristoforo Colombo, il Torrente San Bartolomeo (scavalcato dal tratto della linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi” che collega Scicli alla città modicana) si immette nella Fiumara di Modica.

Va detto infine che la Cava di San Bartolomeo la si può ammirare dalle alture del Colle San Matteo dalle aree a ridosso del sito di Chiafura e delle rovine del Castellaccio e del Castello dei Tre Cantoni, e dal Colle della Croce nei pressi del Convento della Croce.

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