*Scicli, Fiumara di Modica e Vallone Fiumelato; Tratto “Mangiagesso – Cozzo Cavadduzzo – Sant’Antonino – Ronna Fridda” (Area Attrezzata “Bosco Mangiagesso” – Cava Mangiagesso, Cozzo Cavadduzzo e Necropoli neolitica – Cava Sant’Antonino e Necropoli di “Ronna Fridda”)

Scicli

Fiumara di Modica e Vallone Fiumelato

*Tratto “Mangiagesso – Cozzo Cavadduzzo – Sant’Antonino – Ronna Fridda”
(Area Attrezzata “Bosco Mangiagesso” – Cava Mangiagesso, Cozzo Cavadduzzo e Necropoli neolitica – Cava Sant’Antonino e Necropoli di “Ronna Fridda” )

Il Vallone Fiumelato in cui scorre la Fiumara di Modica, a sud della Conca del Salto e ad ovest della confluenza con la Cava Maria, presenta una profonda ansa che lambisce l’area iblea formata dalle Contrade Mangiagesso e Sant’Antonino, che comprendono al loro interno l’Area Attrezzata “Bosco Mangiagesso” e i siti archeologici di Cozzo Cavadduzzo e “Ronna Fridda”. L’area la possiamo ammirare dalla S.P. 54 Modica – Scicli essendo posta, ad ovest del ponte che scavalca la Fiumara di Modica, ma la si raggiunge o dalla S.P. 38 Betlem – Piano Ceci che conduce all’area del Bosco Mangiagesso e al Cozzo Cavadduzzo, oppure da una traversa posta sulla S.P. 54 alla nostra sinistra (venendo da Scicli) dopo l’Autolavaggio Montegrappa, che attraversa il fiume (e quindi non è consigliabile da percorrere nei periodi il cui il fiume ha una consistente portata idrica, ossia in inverno o nei periodi piovosi in generale), che conduce presso le aree di Sant’Antonino e di “Ronna Fridda”.

L’area di Mangiagesso e del Cozzo Cavadduzzo la si raggiunge da Scicli imboccando la S.P. 38 Betlem – Piano Ceci (a nord del cimitero cittadino) in direzione “Ragusa – Modica”, arrivando poi al bivio tra la strada che conduce al Fiume Irminio (e alle miniere di asfalto di Castelluccio – Streppenosa) posta alla nostra sinistra, mentre a destra vi è la S.P. 94 “Cimitero Modica – Mangiagesso”; percorrendo quest’ultima risaliamo il rilievo confinante a sud con l’area di Contrada Sant’Antonino, mentre a nord vi è posto il Bosco Mangiagesso e l’altopiano posto presso la contrada modicana di Scardacucco, lambiti ad est dalla Fiumara di Modica.

Il Bosco Mangiagesso è raggiungibile dalla S.P. 94 da una traversa alla nostra destra posta dopo il quarto tornante (venendo da sud), che forma un sentiero che, arrivato presso una masseria, a nord si inoltra nella folta pineta, mentre a sud vi è una stradina sterrata che si ricollega più a sud alla S.P. 94 lambendo l’area di Contrada Sant’Antonino. Seguendo il sentiero a nord entriamo presso il Bosco Mangiagesso posto tra i territori di Scicli e Modica, composto da conifere (Pini d’Aleppo o Marittimi e Cipressi) ed altre specie arboree (tra cui carrubi e eucalipti). Seguendo il sentiero ci inoltriamo all’interno del bosco oltrepassando una breve cavità iblea nota appunto come “Cava Mangiagesso”, che si immette ad ovest lungo la Fiumara di Modica, Arrivando quindi presso un edificio rurale noto come “Rifugio Mangiagesso”, posto nel cuore dell’area attrezzata. L’interno di questa area attrezzata, il cui ingresso principale è posto a nord (alla fine delle Vie Piano Ceci e Ragionier Orazio Giorgio Pluchino venendo da Modica, basta seguire le indicazioni per “Contrada Piano Ceci” e ovviamente per l’area attrezzata di Bosco Mangiagesso venendo dalla SS 194 per Ragusa Ibla) è caratterizzata dalla presenza di un parco giochi per bambini, un’area di ristoro (in cui sono posti anche bracieri per praticare il barbecue), fontanelle d’acqua (non potabile) e servizi igienici (anche per disabili).

A sud del Rifugio Mangiagesso raggiungiamo l’altura di Cozzo Cavadduzzo che è delimitata ad ovest dalla breve Cava Mangiagesso, mentre ad est si affaccia sulla Fiumara di Modica, confinando a nord con la contrada modicana di Scardacucco, da cui si può ammirare un ottimo panorama delle aree limitrofe alla “Conca del Salto”, di Contrada Pirato e Cava Maria (ad est), Sant’Antonino e “Ronna Fridda” (a sud).

Su questo rilievo, allo sbocco della Cava Mangiagesso (che si immette più a sud nella Fiumara di Modica) è posta una necropoli rupestre risalente all’età del bronzo nel periodo tra i secoli XIV e XII a.C. (1400 – 1100 a.C.), composta da varie tombe a grotticella ad apertura rettangolare dislocate sulle pareti rocciose. La presenza di questo sito sepolcrale indicherebbe l’esistenza di insediamenti abitativi che, con molta probabilità, erano posti tra le aree di Mangiagesso e Scardacucco.

A sud del Cozzo Cavadduzzo e del Bosco Mangiagesso è posta la Contrada Sant’Antonino, nota anche col toponimo dialettale di “Ronna Fridda” che indicherebbe la presenza di una sorgente (il termine “Ronna” deriva dall’arabo “Ayn” che significa appunto “Sorgente”) collocata all’interno di una cavità posta presso la Contrada Sant’Antonino, situata a sud del Bosco Mangiagesso a poca distanza dalla Fiumara di Modica.

Quest’area è raggiungibile da Scicli tramite la traversa asfaltata che dalla S.P. 54 per Modica oltrepassa la Fiumara di Modica (la prima a sinistra dopo l’autolavaggio Montegrappa venendo da Scicli, facendo attenzione perché la strada risulta solcata dallo scorrimento del fiume, per cui come detto in precedenza è consigliabile percorrerla in periodi non piovosi in cui il corso d’acqua ha una scarsa portata idrica), superando il tratto settentrionale della contrada nota come “Fontanelle” (attraversata dal tratto “Scicli – Modica” della linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”) arrivando ai piedi del qui citato rilievo ibleo in cui è posto quello che era un tempo un piccolo torrente alimentato dalla sorgente di “Ronna Fridda” (ormai secco) contraddistinto dal suo “letto” formato da rocce sedimentarie che, funge da “sentiero” da cui, andando ad ovest, conduce allo sbocco della piccola cavità iblea. Questa zona la si può raggiungere anche da un sentiero che dalla S.P. 94 posto al termine della seconda traversa alla nostra destra venendo da Scicli, che lambisce il tratto iniziale della cavità conducendo presso un’azienda zootecnica.

L’area di “Ronna Fridda” è nota per ospitare una vasta necropoli rupestre paleocristiana risalente al IV secolo d.C. (301 – 400 d.C.) composta da varie catacombe collocate dentro grotte artificiali. Molto probabilmente non si trattava siti sepolcrali di epoca neolitica che vennero riadattati, ma di tombe appositamente scavate a partire nel periodo tardo romano, che però vennero riutilizzate nei secoli successivi da contadini e pastori come magazzini o ovili rupestri. Possiamo ammirare una catacomba a sezione cruciforme avente vari loculi sepolcrali al suo interno, oltre a varie tombe a “doppia camera” e sepolcri ad arcosolio. Altre tombe sono poste all’interno della limitrofa cava, ma sono difficili da esplorare.

Le aree iblee di Mangiagesso e Sant’Antonino – “Ronna Fridda”, che si possono ammirare per intero dalla S.P. 54 che collega Scicli a Modica, sono infine contraddistinte più a valle da ampi appezzamenti di terreno lambiti dalla Fiumara di Modica (chiamati localmente “Cannavati” ), contraddistinti dalla presenza di muri a secco adiacenti a carrubi secolari, casali rurali di varie epoche, opere fondiarie come canali irrigui (“Saie” ), pozzi e cisterne per immagazzinare le acque. Vi erano situati inoltre alcuni mulini per la lavorazione dei cereali, la cui macina interna era mossa dalle acque provenienti dal vicino fiume incanalate sotto l’edificio tramite alcune “Saie”; la pressione delle acque azionava una ruota metallica che muoveva la macina in pietra locale con cui venivano macinati i cereali producendo così la farina. Molti di questi mulini sono ormai caduti in rovina mentre altri sono divenuti “abitazioni private” a tutti gli effetti.

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