Siracusa, Festa di Santa Lucia di Dicembre

Siracusa

Festa di Santa Lucia di Dicembre

La tradizionale Festa di Santa Lucia di Dicembre è la più importante delle festività consacrate alla “Santa Patrona di Siracusa” in cui i riti sacri e le tradizioni popolari si mescolano insieme andando a formare una delle più interessanti festività religiose della Sicilia. La festa si svolge in due giorni, il 13 Dicembre che è il principale giorno festivo in cui si commemora liturgicamente il “Martirio di Santa Lucia”, e il 20 Dicembre ossia l’Ottava della festa consacrata alla “Patrona di Siracusa” che ne sancisce la fine dei festeggiamenti. Questa festa è la più sentita dai siracusani che ogni anno la aspettano per poter venerare la loro “Santa Patrona” che non viene vista come una “Santa da temere” ma bensì come una “sorella” a cui chiedere aiuto nei loro momenti di sconforto, anche se in maggior parte vengono fatte richieste di guarigione specie per le malattie degli occhi, essendo “Santa Lucia” la “Protettrice dei malati della vista” (per via del “Miracolo degli Occhi”, vedi la “Storia di Santa Lucia” per saperne di più).

Storia di Santa Lucia

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In un quartiere imprecisato dell’antica città di Siracusa (forse Ortigia) la giovane Lucia (nome di chiara ispirazione romana) sarebbe nata intono al 290 d.C.

A quel tempo la Sicilia e in particolare Siracusa erano sotto il dominio romano, per cui l’attuale capoluogo aretuseo era una città nettamente divisa due schieramenti; pagani e cristiani.

Nel frattempo la giovane Lucia (che doveva avere 16 o 17 anni) era già in età da marito e sua madre, di nome Eutichia (che secondo alcune dicerie apparterrebbe alla stessa famiglia del celebre scienziato aretuseo Archimede) dopo esser rimasta vedova (del padre di Lucia non si sa quasi niente, ma si mormora che il suo nome fosse Lucio e che fosse un’importante esponente di spicco della politica siracusana di allora) accettò la proposta di matrimonio di un giovane che voleva sposare la giovane Lucia. La giovane accettò anche se in segreto andava alle “Messe Cristiane” che si tenevano nelle Catacombe sotto Siracusa (più precisamente nelle “Catacombe di San Marziano”, altro martire siracusano).

Dopo un certo periodo di tempo Eutichia contasse una strana malattia chiamata allora “Emorroissa” (malattia simile all’Emofilia) che le faceva perdere sangue in continuazione fino a farle perdere i sensi. Questa malattia era incurabile e Lucia pensò di portare sua madre a Catania, presso la “Tomba di Sant’Agata” (altra illustre “Santa Siciliana” martirizzata il 5 Febbraio del 251 d.C. che secondo alcuni storici aveva un certo grado di parentela con “Santa Lucia” anche se le fonti non sono attendibili). Arrivati a Catania presso il “Sepolcro di Sant’Agata” (ubicato tutt’ora dentro le mura della Chiesa di Sant’Agata la Vetere, situata all’interno del centro storico di Catania), Lucia si mette a pregare davanti alla lapide dentro la quale riposava il corpo della “Vergine Catanese”. Durante la Funzione che si teneva nelle catacombe attorno al “Sepolcro di Sant’Agata”, il celebrante lesse un passo del “Vangelo di Matteo” in cui si parlava della guarigione di una donna affetta da Emorroissa, che quando toccò la tunica di “Cristo” guarì completamente. Lucia capì che “Sant’Agata” aveva ascoltato le sue preghiere, così fece toccare ad Eutichia la lastra tombale dentro la quale riposavano le martoriate spoglie della “Martire Catanese”, dopodiché Lucia ebbe una visione; vide “Sant’Agata” assieme a due “Angeli”. La “Martire Catanese” le disse queste parole “Lucia sorella mia, perché chiedi a me quel che tu sei in grado di ottenere per altri? Ecco, tua madre sarà sana per la tua fede. E come per mezzo mio viene beatificata la città di Catania, così per mezzo tuo sarà salvata la città di Siracusa”. Dopo questa visione la Madre di Lucia guarì e tutte e due si rimisero in cammino per ritornare a Siracusa. Cammin facendo, Lucia confessò a sua madre di essere Cristiana e che voleva consacrarsi totalmente a “Cristo”. La madre Eutichia comprese la volontà della figlia e la rassicurò dicendole che non l’avrebbe ripudiata come figlia (così come facevano le famiglie pagane nei confronti dei familiari divenuti Cristiani) e che la sua dote sarebbe stata donata interamente ai poveri.

Tornata a Siracusa, Lucia diede tutti i suoi beni ai poveri e ripudiò immediatamente la mano del suo pretendente, che la denunciò al Prefetto Pascasio, che allora teneva il controllo della città di Siracusa e dei suoi territori limitrofi (comprendenti gran parte dell’attuale provincia aretusea).

Pascasio non ebbe esitazioni e fece arrestare la giovane Lucia strappandola dalle braccia della madre Eutichia (che probabilmente venne anche uccisa ma non si hanno fonti del tutto certe) per processarla. Lucia non ebbe paura e, dopo essere stata condotta innanzi a Pascasio, fece subito capire al console che mai si sarebbe piegata al paganesimo dicendogli queste parole “Io obbedisco alla legge del mio Dio, come te (riferito a Pascasio) a quelle dei Cesari; tu porti rispetto ai tuoi superiori, io rendo omaggio al mio Signore; se tu non vuoi offendere i cesari, vorrò forse io offendere Iddio? Tu ti studi di piacere agli imperatori, io voglio piacere solo a Dio; fa dunque quello che credi sia giusto per te, io opero secondo l’animo mio e secondo i miei principii”. Sentito questo Pascasio andò su tutte le furie e minacciò la giovane Lucia dicendole che se continuava così sarebbe stato costretto a torturarla, ma Lucia gli disse che dentro di lei c’era lo “Spirito Santo”, per cui non si spaventava minimamente delle sue minacce. All’irriverente domanda di Pascasio “Allora dentro di te c’è lo Spirito Santo?” Lucia rispose con una frase di “San Paolo” che recitava queste parole “Coloro che vivono castamente e piamente sono Tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi”.

Pascasio andò su tutte le furie e decise di farle perdere la verginità. Lucia veniva spinta violentemente verso una gabbia piena di soldati che dovevano “eseguire l’ordine di Pascasio”, ma Lucia restò immobile grazie ad un prodigioso intervento divino. Si decise di passare alle torture; Lucia venne legata a due carretti trainati dai buoi per essere trascinata per le sassose vie dell’antica Siracusa, ma un nuovo prodigio fece si che la giovane siracusana restasse inchiodata a terra. Pascasio pensò allora di gettare della pece bollente e di farla morire tra le fiamme, ma l’ennesimo miracolo di “Cristo” la lasciò illesa. Pascasio sempre più incredulo pensava che era una maga e le chiese quali arti magiche utilizzasse per sbeffeggiarlo davanti al popolo siracusano (che nel frattempo si era stancato di tutte queste giovani vittime sottoposte ad inaudite torture qualunque religione essa sia e stava pensando di scatenare una rivolta per cacciare i Romani dalla loro città una volta per tutte). Lucia gli disse che era “Cristo che si opponeva”. Pascasio perse la pazienza e la condannò a morte, ma Lucia gli disse “Cadranno mille alla tua destra e diecimila alla tua sinistra ma nessuno potrà accostarsi a te”.

Lucia venne condotta di nuovo in carcere e qui forse avvenne il “Miracolo degli Occhi”. Il giovane che la voleva in sposa andò a dirle che se accettava la sua proposta di matrimonio, poteva ancora salvarla, ma lei non accettò anzi lei si cavò gli occhi e li diede al suo spasimante (che si sarebbe innamorato di Lucia per via dei suoi occhi probabilmente di colore celeste) ma subito dopo avvenne il “Miracolo”, gli occhi sono miracolosamente ricomparsi e il suo spasimante si rese conto che aveva sbagliato a farla condannare (questo avvenimento non è documentato nella biografia ufficiale di “Santa Lucia”, ma è comunque considerato come il miracolo più importante della “Santa Siracusana”).

Venne il giorno della condanna e Pascasio diede l’ultima opportunità a Lucia per ripudiare il Cristianesimo, ma lei rispose con queste parole “E giunta la mia ora. Colpisci Pascasio e io morrò. Ma ti annunzio che la pace sarà restituita alla Chiesa di Dio; Diocleziano e Massimiano passeranno e il Cristianesimo continuerà a diffondersi”. Accecato dall’ira Pascasio la fece uccidere immediatamente per decapitazione. Un profondo fendente al collo uccise la giovane Lucia, ma si dice che in punto di morte “Sant’Agata” apparse a Lucia alleviando così le sue sofferenze e condurla direttamente nel “Regno dei Cieli”; dopodiché la sua testa venne recisa dal corpo con brutale forza. Tutto questo avvenne il 13 Dicembre del 304.

I siracusani nel frattempo si erano tutti convertiti al Cristianesimo e portarono in trionfo il corpo della giovane Lucia in corteo per tutte le strade cittadine per poi tumularlo presso l’attuale Basilica di Santa Lucia al Sepolcro (ubicata nel rione siracusano chiamato “Borgata di Santa Lucia”). Lucia venne proclamata “Santa” dopo pochi mesi dalla sua morte.

Il “Corpo di Santa Lucia” (rimasto miracolosamente incorrotto) è stato sottratto a Siracusa dal guerriero Maniace nel 1025 e dopo secoli di peregrinazioni venne portato nel 1204 a Venezia dal Doge Enrico Dandolo. A Siracusa sono toccate reliquie irrilevanti (pezzettini di ossa, capi di vestiario appartenuti alla “Santa” e altre minutaglie varie) e dopo lunghi millenni, il “Corpo di Santa Lucia” è stato riportato a Siracusa nel 2004 e nel 2014 per pochissimi giorni; in futuro non si sa se riportare il corpo perennemente nella città siracusana.

“Santa Lucia” è una delle più importanti figure mistiche femminili che hanno reso onore alla Chiesa con il Martirio. Il suo culto si è diffuso in tutto il mondo, infatti non c’è città che non veneri “Santa Lucia”, autrice di notevoli miracoli sia a Siracusa (vedi il link riguardante la “Festa di Santa Lucia” nella sezione riguardante il capoluogo aretuseo) sia in tutto il mondo.

La “Santa Siracusana” è considerata come la “Protettrice” della vista, degli ottici e degli oculisti (riguardo al “Miracolo degli Occhi”), ma lo è anche degli elettricisti e dei fuochisti (riguardo al prodigio in cui la “Vergine Siracusana” rimase illesa quando venne arsa viva). Un cenno va fatto anche sul significato del nome “Lucia”, che significa “Portatrice di Luce”; difatti “Santa Lucia” è considerata come la “Portatrice della Luce di Cristo”.

In Sicilia, oltre a Siracusa (l’unica città in provincia in cui è ampiamente venerata è Carlentini, dove secondo la tradizione si trova l’olivo sotto cui si riposò mentre da Catania faceva ritorno a Siracusa), “Santa Lucia” viene fastosamente festeggiata anche ad Acicatena e Belpasso (CT), a Enna e Catenanuova (EN), a Comiso (RG), a Savoca e Santa Lucia del Mela (ME), a Corleone (PA) e a San Giovanni Gemini (AG); mentre in altre città siciliane vi sono solo celebrazioni eucaristiche che si tengono il 13 Dicembre. Nel resto d’Italia, “Santa Lucia” è venerata a Napoli, nella Provincia di Bergamo, in alcune città dell’Abruzzo, nel Brindisino e infine nel Veneto (in particolare a Venezia). Bisogna dire che “Santa Lucia” è particolarmente venerata in alcune città della Svezia, poiché è considerata come “La Santa che porta la Luce” nel profondo buio del Nord Europa; ma è considerata anche come la “Santa che porta i regali ai bambini”.

[riduci]

Le origini del culto siracusano e della festa di Dicembre consacrati a “Santa Lucia”

Il culto a “Santa Lucia” nacque subito dopo la morte della “Vergine Siracusana”, fatta martirizzare dall’allora prefetto romano di Siracusa, Pascasio. Le spoglie della “Santa” vennero deposte all’inizio delle tuttora esistenti “Catacombe di Santa Lucia” in una stanza a parte presso cui sorge l’edificio barocco che racchiude il primo Sepolcro della “Santa Siracusana” (che qualche secolo dopo sarebbe stato prima trafugato a Costantinpoli dal guerriero Maniace, poi portato a Venezia in cui è tuttora esposto presso la Chiesa di San Geremia). I pellegrini che omaggiavano “Santa Lucia” (tumulata nella sua tomba) erano numerosissimi tant’è che veniva già festeggiata liturgicamente dalla comunità cristiana dell’allora città siracusana (in segreto viste le persecuzioni contro i cristiani).

Dopo la canonizzazione di “Santa Lucia” (in quanto “Martire”), la festa liturgica venne festeggiata pubblicamente (in seguito all’insediamento degli imperatori romani che riconobbero il Cristianesimo cone “Religione di Stato”) e proprio in questo periodo risale la più antica testimonianza riguardante la festività di “Santa Lucia”; si tratta della cosiddetta “Iscrizione di Euskia” (ritrovata presso le Catacombe di San Giovanni di Siracusa) una tavoletta di periodo tardoromano (facente parte di un sepolcro) che recita le seguenti parole “Euskia, l’irreprensibile, vissuta buona e pura per 25 anni, morì nella festa della mia Santa Lucia, per la quale non vi ha elogio abbastanza degno; fu cristiana fedele, perfetta, grata al suo marito di molta gratitudine”. In poche parole questa Euskia è deceduta il giorno in cui allora si festeggiava “Santa Lucia” (il 13 Dicembre).

Durante l’alto e il basso medioevo la festività della “Santa” era di tipo liturgico, ma con l’avvento delle prime “Processioni” in Italia (tra il 1300 e il 1500) anche “Santa Lucia” ebbe la sua prima “Processione” che molto probabilmente riguardava solo l’isola di Ortigia; il primitivo Simulacro della “Patrona” era in legno ed è tuttora esposto nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Siracusa.

Dal 1600 in poi con la costruzione del nuovo (e attuale) Simulacro, la Processione del 13 Dicembre uscì da Ortigia per raggiungere la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro (sorta sul luogo in cui venne martirizzata) in cui rimaneva una settimana prima di ritornare nell’allora Cattedrale normanna della città. Dopo il terremoto del 1693 la festa non venne celebrata in quanto i luoghi di culto della città siracusana (tra cui anche la Cattedrale e la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro) vennero danneggiati dal terremoto. Dopo la ricostruzione in chiave barocca dei due edifici sacri, la festa venne riproposta e celebrata fino ai giorni nostri, vedendo anche la nascita e la partecipazione della “Confraternita di Santa Lucia” (di cui fanno parte anche la “Deputazione della Cappella di Santa Lucia” e i “Portatori di Santa Lucia”) nota anche come i “Berretti Verdi” (poiché sono contraddistinti dalle altre confraternite religiose da un copricapo verde), nonché di numerosi fedeli provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo.

Un’altra festa siracusana consacrata a “Santa Lucia” è quella di “Santa Lucia delle Quaglie” (vedi il link “Festa di Santa Lucia delle Quaglie” nella pagina precedente) che si celebra a Maggio. Questa festività commemora il più importante miracolo della “Santa” che, nel 1646 salvò Siracusa da una grave carestia facendo arrivare delle grandi navi cariche di grano.

I Dolci tipici della festività di “Santa Lucia”

Dopo aver parlato dell’origine della festa consacrata a “Santa Lucia”, è doveroso citare anche i dolci tipici che vengono preparati durante la festività legata alla “Santa Patrona” della città siracusana. Si tratta della cosiddetta “Cuccìa” e degli “Occhi di Santa Lucia”.

La “Cuccìa” è senza dubbio il dolce tipico della festa, poiché esso richiama il miracolo avvenuto a Siracusa nel Maggio del 1646, quando una nave carica di grano sbarcò presso il Porto Grande di Siracusa facendo in modo che i siracusani, affamati a causa di una grave carestia, si potessero sfamare prendendo quel grano cucinandolo alla meglio e buona. Da questo miracolo prende spunto la ricetta della “Cuccìa” che prevede del grano bollito mescolato in abbondante ricotta zuccherata (alla quale vengono talvolta aggiunti canditi e gocce di cioccolato).

L’altro dolce tipico è rappresentato dagli “Occhi di Santa Lucia”, che sono dei biscotti a base di pasta di mandorla glassata con al centro una ciliegina candita (o confettura di mele cotogne), che invece sono chiaramente ispirati al “Miracolo degli Occhi di “Santa Lucia”; all’uomo a cui “Santa Lucia” sarebbe stata promessa piacevano gli occhi della giovane Martire (che in base a ciò che è stato scritto nei secoli passati erano celesti) e “Santa Lucia” piuttosto di perdere la verginità e la fede cristiana (poiché lui era un pagano che propose a “Santa Lucia” di sposarlo per evitarle il martirio) si cavò gli occhi davanti al suo spasimante e li pose in un recipiente. Dopo essersi cavata gli occhi davanti a lui, nelle cavità oculari della “Santa” comparirono nuovamente gli occhi tali e quali a prima.

Sia la “Cuccìa” che gli “Occhi di Santa Lucia” si possono acquistare in tutte le principali pasticcerie di Siracusa nel periodo in cui viene celebrata la solenne festa in onore della “Santa Patrona” della città aretusea.

L’inizio dei festeggiamenti in onore di “Santa Lucia”

La “Tredicina” e la “Svelata di Santa Lucia” (30 Novembre – 12 Dicembre)

I riti consacrati a “Santa Lucia” iniziano ufficialmente il 30 Novembre, primo giorno della “Tredicina” (i 13 giorni prima del 13 Dicembre, da notare la particolarità del numero 13 presente sia nel numero di giorni prefestivi consacrati alla”Santa Siracusana”, festeggiata appunto il 13 Dicembre). Per i 13 giorni che precedono la festività in onore della “Santa Patrona”, presso la Cattedrale di Santa Lucia viene recitato il “Rosario” nella Cappella di Santa Lucia, seguito da una solenne Messa (iu tutto avviene nel tardo pomeriggio). Durante i giorni festivi oltre ai riti sopracitati, viene recitata anche la “Coroncina di Santa Lucia” con cui si richiede la protezione da parte della “Vergine Siracusana”.

La mattina del 9 Dicembre alle ore 07.30 circa, presso la Cappella di Santa Lucia della Cattedrale di Siracusa, avviene la “Svelata di Santa Lucia”. La nicchia che custodisce il Simulacro della “Patrona” viene aperta e la pesante statua argentea della “Santa” viene cos’ esposta nella medesima cappella alla venerazione dei fedeli, che la accolgono con preghiere e grida di invocazione. Inizia così il “Triduo” che precede i festeggiamenti in onore della “Martire Siracusana” che prevede solenni Celebrazioni Eucaristiche che si tengono alle 18.00 dei giorni 9, 10 e 11 Dicembre.

Il 12 Dicembre, vigilia della festività consacrata alla “Patrona”, prevede solenni Messe mattutine che si svolgono in Cattedrale alle ore 08.00, 10.30 e 12.00. Dopo la fine della Messa delle 12.00 il Simulacro di “Santa Lucia” viene posto sull’Altare Maggiore del Duomo acclamato dalle invocazioni dei fedeli siracusani. Alle 19.00 sempre in Cattedrale, vi sarà una solenne Messa presieduta dall’Arcivescovo di Siracusa a cui parteciperanno le maggiori istituzioni ecclesiastiche e politiche della città di Siracusa e, proprio il sindaco della città aretusea offrirà un cero affinché “Santa Lucia” protegga la città.

Dopo la solenne Messa, presso il Palazzo Vermexio (Municipio di Siracusa, ubicato a poca distanza dalla Cattedrale) verrà benedetta e distribuita la “Cuccìa” (il dolce tipico della festa di “Santa Lucia”) ai fedeli siracusani e no. Nel frattempo presso la Piazza Santa Lucia (ubicata nel quartiere della Borgata) verranno poste le bancarelle che andranno a formare il consueto mercatino allestito per la festività consacrata ala “Santa Patrona”.

La Festa di Santa Lucia (13 Dicembre)

La “Sciuta” e la “Processione di Santa Lucia” all’interno della città di Siracusa

La mattina del 13 Dicembre la città di Siracusa si sveglia con lo sparo di bombe, che avvertono i cittadini dell’arrivo della tanto attesa festa consacrata a “Santa Lucia”. Nel frattempo in Cattedrale vi sono solenni Messe che si tengono alle 8.00 e alle 9.00.

Alle 10.30 vi è la solenne Celebrazione Eucaristica in onore di “Santa Lucia” che vede come ospite quasi sempre un Cardinale proveniente da Roma. Al termine della Messa le associazioni religiose siracusane e molte “Confraternite” si ritrovano all’interno del Duomo per prepararsi per l’importante Processione del Simulacro di “Santa Lucia”.

Alle 15.00 la Piazza Duomo comincia a riempirsi di gente che attende la “Sciuta” di “Santa Lucia” dalla Cattedrale. Alcuni colpi di cannone e un festoso scampanio delle campane del Duomo avvertono la cittadinanza che “Santa Lucia” sta uscendo dalla Chiesa. Alle 15.30 circa avviene la “Sciuta” di “Santa Lucia”; la pesante “Vara” argentea (preceduta dalla “Varetta” portata dalle donne facenti parte della “Confraternita Femminile di Santa Lucia” sostenente la “Cassa Reliquiaria” contenente un osso di “Santa Lucia” e altre sue piccole Reliquie) esce dal portale centrale del Duomo portato a “Spadda nura” (“Spalla nuda”) dai “Portatori di Santa Lucia”; ai lati della “Vara” si posizionano altri membri della medesima “Confraternita” che però portano le cosiddette “Candelore”, che sono grossi ceri (molto simili ai “Cili” portati in processione per la Festa di San Corrado nella vicina Noto) decorati da ghirlande di fiori. Quando “Santa Lucia” esce dalla Chiesa, viene salutata con lo sparo di fuochi d’artificio nonché dalle forti urla di invocazione dei fedeli che sono strutturate in questo modo: un “Confratello” esorta la folla gridando “Sarausana è!” che a sua volta risponde dicendo “Viva Santa Lucia”.

Terminato il piccolo spettacolo pirotecnico, il Simulacro viene posto sotto il Palazzo Arcivescovile, dal cui balcone principale esce l’Arcivescovo di Siracusa che recita una breve predica seguita da una preghiera verso la “Santa Patrona”.

Dopo la predica dell’Arcivescovo, i portatori cominciano la loro faticosa Processione lunga circa 3 Km che li vedrà percorrere con la pesante “Vara” sulle loro spalle dapprima le anguste viuzze di Ortigia, e poi i quartieri della Borgata per arrivare presso la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. Anche se la fatica per certi versi si presenta insostenibile loro continueranno imperterriti a portare il pesante Simulacro a spalla, anche per il loro personale Voto verso la “Santa” per una grazia da Lei ricevuta (stessa cosa vale per le portatrici donne del Reliquiario). Il Simulacro della “Santa Siracusana” è seguito dalla cosiddetta “Carrozza del Senato”, un antico carro settecentesco in legno dorato trainato da un cavallo (che un tempo serviva ai Sindaci di Siracusa per muoversi dentro e fuori città) e guidato da un cocchiere vestito con abiti di stile settecentesco, seguita dalle autorità politiche della città aretusea.

Davanti alle “Vare” (quella del Reliquiario e a quella di “Santa Lucia” vi è il cosiddetto “Campaniddaru” (ruolo sempre ricoperto da un esponente della “Confraternita di Santa Lucia” che viene scelto durante una candidatura cui segue una votazione) che, al suono della campanella, ferma e fa ripartire la Processione.

La Processione infine è completata dai numerosi fedeli (tra i quali vi sono anche gli esponenti di altre Confraternite religiose di Siracusa come quelle dello Spirito Santo, della Madonna delle Lacrime, di San Sebastiano, di Santa Maria Immacolata, del Santo Sepolcro ecc…) che seguiranno la lunga Processione; molti di loro scioglieranno il loro Voto personale verso “Santa Lucia” camminando scalzi (a piedi nudi o con le sole calze ai piedi) per tutto il tratto del corteo.

La Processione del 13 Dicembre percorrerà per prima la ripida Via Pompeo Picherali (che è il tratto più impegnativo della Processione) facendo la prima pausa presso il Largo Aretusa, poi proseguirà per il Passeggio Adorno per fermarsi presso il Largo Porta Marina (ricevendo l’omaggio dei marinai e degli esponenti della Marina Militare di Siracusa); dopodiché percorrerà la Via Savoia e la Piazza Pancali per attraversare il Ponte Umbertino percorrendo così il Corso Umberto I; da qui tramite la Via Regina Margherita si raggiunge la Via Arsenale che condurrà al quartiere siracusano della Borgata.

Dopo l’ultimo tratto composto dalle Vie Piave e Ragusa, la Processione giunge presso la Piazza Santa Lucia verso le ore 18.00, dove il Simulacro della “Santa Patrona” verrà salutato da un maestoso spettacolo pirotecnico.

Dopo lo sparo dei fuochi d’artificio, “Santa Lucia” e le sue Reliquie vengono fatte entrare nella Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, in cui inizierà una solenne Messa che chiuderà così la festosa giornata del 13 Dicembre, che celebra il “Martirio di Santa Lucia”.

L’Ottavario di Santa Lucia e l’arrivo a Siracusa di “Lucia di Svezia” (14 – 19 Dicembre)

L’Ottavario nella Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro

Passata la solenne festività del 13 Dicembre nella Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro si tiene l’Ottavario di Santa Lucia che, per i giorni che precedono l’Ottava della festa, comprende solenni Messe che si svolgeranno alle ore 08.00, 09.00, 10.30, 12.00, 17.30 e 19.00. In questi giorni che vanno dal 14 al 19 Dicembre si svolgono numerosi pellegrinaggi di pellegrini (provenienti da Siracusa e dalla sua Provincia, ma anche da altri centri italiani e no) che pregheranno “Santa Lucia” e scriveranno preghiere, richieste di grazia e pensieri vari (oppure lasceranno una semplice firma) su di un quaderno posto presso la Cassa Reliquiaria (temporaneamente messa sull’Altare Maggiore di Santa Lucia al Sepolcro).

La tradizione di “Lucia di Svezia” a Siracusa

La festività di “Santa Lucia” a Siracusa è sinonimo anche di rapporti culturali tra la città di Siracusa e la nazione nordeuropea della Svezia, terra in cui è diffuso il culto alla “Santa Siracusana” tant’è che la città aretusea è gemellata con la capitale della nazione svedese (Stoccolma) dal 1970. Infatti mentre a Siracusa si tiene la sopracitata festa in onore della “Martire Siracusana”, il 13 Dicembre in Svezia si celebra sempre una festa consacrata a “Santa Lucia di Siracusa”. Il culto dalla Sicilia si dice sia stato stato portato li dai Cavalieri Normanni (originari del Nord Europa), altre versioni storiche dicono che il 13 Dicembre identifica l’inizio del lungo inverno nordico in cui la luce del sole è quasi totalmente assente. Comunque sia con l’arrivo del Cristianesimo la data del 13 Dicembre viene associata alla festività in onore di “Santa Lucia” quindi anche del culto legato alla “Santa Siracusana”.

L’odierna ricorrenza svedese in onore della “Santa Siracusana”, di cui si hanno notizie certe a partire dal 1927, prevede la chiamata nei vari centri urbani svedesi di ragazze che vengono vestite con un lungo abito bianco avente una fascia rossa in vita, di cui quella che impersona “Santa Lucia” reca infine un copricapo caratterizzato sette candele accese (ora sostituite da lampadine elettriche alimentate da batterie). “Santa Lucia” viene seguita da altre ragazze (di solito sette) andando in corteo cantando varie canzoni natalizie di cui quella di “Santa Lucia” (che è la versione riarrangiata di un’antica canzone napoletana nota appunto come “Santa Lucia” che però non è dedicata alla “Santa” in questione, ma ad un quartiere marinaro di Napoli chiamato così per la presenza di una chiesa consacrata appunto a “Santa Lucia di Siracusa”). Questo tipo di processioni si tengono in gran parte della nazione svedese e prevedono la partecipazione di molta genteLo svolgimento festa svedese in onore della “Martire Siracusana” prevede inoltre anche banchetti in cui si mangiano vari dolci, Messe solenni che si tengono nelle locali chiese (protestanti o cattoliche) e eventi di vario tipo. Inoltre in Svezia la festività di “Santa Lucia” è simile al nostro Natale, poiché secondo gli svedesi “Santa Lucia” porta i regali ai bambini che si comportano bene durante l’anno.

Tornando a parlare della tradizione di “Lucia di Svezia” a Siracusa, va comunque detto che non è stata sempre costante poiché essa veniva celebrata a partire dal 1970 (anno del gemellaggio tra la città aretusea e Stoccolma, la capitale svedese) anche se in alcune annate non veniva celebrata (come ad esempio il periodo dal 2011 al 2017).

In genere la manifestazione di “Lucia di Svezia” (se organizzata) si svolge nella seguente maniera.

Nel periodo del 13 Dicembre in Svezia presso la capitale Stoccolma si tiene un concorso per eleggere colei che impersonerà la cosiddetta “Lucia di Svezia” (ossia la nostra “Santa Lucia”) durante la Processione dell’Ottava di Santa Lucia che si tiene il 20 Dicembre a Siracusa. Il tutto avviene tramite una votazione in cui la ragazza che riceve più voti viene scelta per raffigurare la “Lucia di Svezia” che scenderà in Sicilia per la conclusione della festa in onore della “Martire Siracusana”. Molte volte (se in concorso) viene scelta una ragazza che ha più dimestichezza con la lingua italiana (o almeno inglese) o addirittura avente chiare origini italiane (ovviamente per non avere problemi con la lingua, ma anche perché la si crede più vicina al culto italiano e siciliano di “Santa Lucia”) a cui vengono affiancate due “ancelle” (scelte sempre per votazione).

La cosiddetta “Lucia di Svezia”, accompagnata dalle “ancelle” (ma soprattutto da autorità svedesi e italiane, nonché da “traduttori” se ce ne fosse bisogno) arriva in Sicilia a Siracusa di solito nella data del 18 Dicembre venendo così accolta a Siracusa dalla comunità aretusea. Dopo un piccolo giro turistico nei dintorni per farle conoscere bellezze architettoniche, archeologiche e ovviamente anche usi e costumi della Provincia di Siracusa, “Lucia di Svezia” viene condotta presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale Umberto I per farla conoscere ai bimbi malati, per poi infine essere invitata al concerto di musica classico – natalizia denominato “Note per Lucia” che si tiene alle 21.00 del 18 Dicembre nella Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro.

L’Ottava della Festa di Santa Lucia e la conclusione dei festeggiamenti consacrati alla “Patrona di Siracusa” (20 Dicembre – 6 Gennaio)

La Processione dell’Ottava di Santa Lucia (20 Dicembre)

Dopo il sopracitato ottavario comprendente anche l’arrivo di “Lucia di Svezia”, il 20 Dicembre ricorre l’Ottava della Festa di Santa Lucia, ossia l’ultimo giorno consacrato alla “Santa Patrona” della città aretusea. La mattina del 20 Dicembre, presso la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, si tengono solenni Messe, tra cui va citata quella delle 10.30 presieduta dall’Arcivescovo di Siracusa. Dopo la Messa e per le prime ore pomeridiane, i Simulacri di “Santa Lucia” e del suo Reliquiario verranno risistemati per essere riportati in Processione verso la Cattedrale della città.

Alle 16.00, dopo una breve Celebrazione, il Simulacro di “Santa Lucia” esce dalla Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro per essere nuovamente riportato in Processione salutato dallo scampanio festoso delle campane della chiesa a cui seguirà lo sparo di fuochi d’artificio. Esso sarà accompagnato oltre che dalle Confraternite religiose di Siracusa e e dalla “Carrozza del Senato”, anche da “Lucia di Svezia” (accompagnata dalle sue ancelle) e da esponenti politici facenti parte della Provincia Regionale di Siracusa (poiché “Santa Lucia” è considerata come la “Protettrice della Provincia di Siracusa”). Va inoltre detto che le “Candelore” che vengono portate dai membri della “Confraternita di Santa Lucia” (di cui abbiamo parlato poch’anzi) non saranno agghindate con fiori, ma bensì con foglie e frutti di arancio e limone. Verranno fatte anche le invocazioni in dialetto verso la “Santa Patrona” e molti fedeli seguiranno la Processione a piedi nudi come il 13 Dicembre.

La Processione stavolta fa un giro molto più lungo, poiché tramite la Via Ragusa arriva presso il Viale Luigi Cadorna, da cui tramite una sua traversa (Via Dinologo) raggiunge la Piazza della Vittoria passando così per il Santuario della Madonna delle Lacrime. Dentro il Parco del Santuario avviene il toccante incontro con la “Madonna delle Lacrime” (la cui statuina viene posta su di una piccola arca processionale) considerato cole l’incontro tra le due “Sante principali di Siracusa”.

Dopo una breve preghiera, la Processione proseguirà passando stavolta all’interno dell’Ospedale Umberto I (situato in Via Testaferrata) presso cui “Santa Lucia” viene portata per salutare gli ammalati. Questo è l’episodio più toccante degli interi festeggiamenti in onore della “Santa Patrona”, poiché chi soffre di determinate malattie o è costretto ad una degenza più o meno lunga e fastidiosa, nel vedere “Santa Lucia” (anche se raffigurata da una statua) trova conforto e speranza. Qui viene sparato un breve spettacolo pirotecnico per allietare gli ammalati.

Dopo l’incontro con gli ammalati, “Santa Lucia” prosegue il suo ritorno in Cattedrale attraversando il Corso Gelone fino ad arrivare presso il Foro Siracusano. Oltrepassati i “Villini”, la Processione percorre il Corso Umberto I arrivando così presso il Ponte Umbertino.

Presso il Ponte che funge da accesso ad Ortigia, la Processione si ferma poiché presso la Riva della Posta inizia uno spettacolare spettacolo pirotecnico sparato in onore della “Santa Patrona di Siracusa”, considerato come uno dei più sontuosi fuochi pirotecnici sparati nella Sicilia sud orientale.

Dopo lo spettacolo pirotecnico, la Processione entra nel tratto finale percorrendo così il Corso Matteotti per poi arrivare in Piazza Archimede dove vi sarà una breve pausa. La Processione imbocca poi le Vie Roma e Minerva per arrivare di fronte alla Cattedrale di Siracusa, in cui, tra un nutrito fuoco pirotecnico, rientra il Simulacro di “Santa Lucia” tra gli applausi e le toccanti grida di invocazione dei fedeli siracusani.

Dopo una breve preghiera, “Santa Lucia” verrà ricollocata all’interno della sua Cappella rimanendo esposta al culto dei fedeli per tutto il periodo natalizio

La “Velata di Santa Lucia” (6 Gennaio)

Il 6 Gennaio, giorno di Epifania, è l’ultimo giorno in cui “Santa Lucia” rimane esposta ai fedeli. Dopo la consueta Messa serale delle ore 18.00 che si tiene in Cattedrale, inizierà il toccante rito della “Velata”. Il Simulacro argenteo di “Santa Lucia” viene ricollocato dentro la sua nicchia venendo salutato dalle toccanti invocazioni dei fedeli siracusani, venendo chiuso al pubblico fino ai festeggiamenti di “Santa Lucia delle Quaglie” che si tengono a Maggio.

Per informazioni più dettagliate visitate il sito www.santaluciaweb.it e la pagina facebook della Deputazione della Cappella di Santa Lucia di Siracusa.

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