*Area Archeologica “Cava d’Ispica”, Area iblea di Contrada Baravitalla – Tratto iniziale della Cava di Ispica

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Area Archeologica
Cava d’Ispica
(Territori di Ispica, Modica e Rosolini)

*Area iblea di Contrada Baravitalla – Tratto iniziale della Cava Ispica
(Serra Pero e Villaggio Rupestre – Tratto della Cava Ispica tra le Contrade Marchesa e Baravitalla)

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  • Indicazioni stradali da Modica per ingrandire la mappa clicca qui;
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Descrizione generale

Il tratto più settentrionale di tutta la Cava d’Ispica è ubicato lungo l’area iblea nota come Baravitalla, posta in territorio di Modica.

Quest’area la si raggiunge da Modica tramite le S.P. 83 Modica – Cava Ispica (imbocco da Via San Marco) o S.P. 32 Rocciola – Scrofani (imbocco da Via Risorgimento), da Ispica tramite la SS 115 “Modica – Ispica” seguendo le indicazioni per la Cava d’Ispica (tratto sud S.P. 32 – Via Cava Ispica – Crocevie – Ciancia), e da Rosolini tramite la  S.P. 27 “Rosolini – Sant’Alessandra – Grotticelli” (imbocco da Via Sant’Alessandra).

La zona ha tre accessi posti a poca distanza dall’ingresso, partendo dall’area archeologica di Cava d’Ispica Nord:

  • il primo oltrepassando la biglietteria d’ingresso per il parco archeologico di Cava d’Ispica nord (S.P. 32 Rocciola – Scrofani) andando in direzione della Grotta di San Nicola costeggiando l’area di San Pancrati (S.C. “San Bramati – Catenacioppo”);
  • il secondo dalla S.P. 113 “Pozzo Cassero – Cava d’Ispica” (che conduce a Frigintini, frazione di Modica) presso la prima traversa alla nostra sinistra (in cui è posta l’indicazione per la Contrada Pozzo Cassero);
  • il terzo dalla S.P. 83 “Modica – Cava Ispica” (che conduce a Modica) alla seconda traversa alla nostra destra (S.C. “Marchesa – Trebalate”);
  • il quarto rappresentato da un sentiero ubicato a nord del Mulino ad Acqua di Cava d’Ispica;

Il punto in cui essa si origina è collocato presso la S.P. 113 “Pozzo Cassero – Cava d’Ispica” (a sua volta raggiungibile dal tratto della S.P. 32 denominato “Via Cava Ispica – Crocevie – Ciancia” proseguendo verso settentrione in direzione “Pozzo Cassero – Frigintini”) in località Passo Parrino in Contrada Baravitalla – Trebalate, nei pressi del B&B Il Geranio.

Di fianco alla struttura ricettiva (sulla nostra sinistra venendo da Ispica e Modica) vi è un fosso che, scendendo a valle, va ad originare la Cava d’Ispica.

Dalla S.C. Marchesa – Trebalate” il cui imbocco è posto lungo la S.P. 83 Modica – Cava Ispica (seconda traversa alla nostra destra ad ovest dell’ingresso all’area archeologica di Cava d’Ispica Nord), raggiungiamo l’area iblea di Contrada Serra Pero.

Qui è posta la confluenza tra l’estremo ramo settentrionale della Cava d’Ispica e la Cava della Marchesa, una cavità minore che si origina tra le Contrade Passo Parrino e Trebalate (ubicata a nordovest), posta in prossimità delle propaggini orientali del rilievo noto come “Serra Pero”.

L’area è raggiungibile anche dal collegamento con la S.C. “Catenacioppo” (imbocco dalla S.P. 113 “Pozzo Cassero – Cava Ispica” a nordovest della Basilica di San Pancrati), percorrendo un ponte sulla cavità ormai precluso al traffico veicolare.

Qui sono posti interessanti siti rupestri tra cui la Necropoli di Baravitalla, riconducibile al limitrofo insediamento di epoca neolitica risalente al periodo della Civiltà di Castelluccio (periodo tra i secoli 2300 e 1700 a.C.), la cui datazione è compresa tra il secoli XIX (1900 – 1801) e XIV (1400 – 1300) a.C.

comprendenti anche insediamenti di epoca bizantina.

Ad occidente dell’area di Baravitalla, lungo il versante est del rilievo denominato “Serra Pero”, percorriamo la S.C “Marchesa – Trebalate”.

Da un accesso laterale che conduce al ponte che si congiunge con la S.C. “Catenacioppo”, seguiamo il sentiero posto lungo il versante ovest raggiungendo un interessante insediamento abitativo rupestre di epoca bizantina noto come “Grotte Serra di Pero”.

Esso, forma un villaggio rupestre formato da varie caverne risalenti al V secolo (401 – 500) d.C.

Le grotte furono ricavate sicuramente da antiche tombe di epoca neolitica (comuni a quelle delle aree limitrofe), essendo popolate per buona parte dell’alto medioevo (periodo bizantino – arabo), essendo tra l’altro utilizzate come stalle o magazzini rupestri.

Alcune di queste grotte, vennero inoltre abitate anche in epoche relativamente recenti.

Le Grotte di Serra Pero sono poste lungo il versante ovest del tratto nord di Cava Ispica su vari livelli, collegate tra esse da vari sentieri posti a strapiombo sulla cava.

In prossimità del villaggio di Serra Pero, è posta la “Necropoli di Baravitalla – Marchesa” che si estende sia nel ramo originario della Cava d’Ispica (in Contrada Baravitalla, posto ad est), sia in quello secondario di Serra Pero – Contrada Marchesa (posto ad ovest) sotto la ditta edile “Nuova Ingrosso Ceramiche” (raggiungibile dalla S.C. “Marchesa – Trebalate”).

A sud del rilievo di Serra Pero, è posta una breve cavità che si immette nella Cava d’Ispica a sud del “Mulino Cavallo” e della “Grotta di San Nicola”, interamente solcata dalla S.C. “San Bramati – Catenacioppo” (imbocco da Contrada Pietre Nere – San Zagaria o di fronte all’ingresso dell’area archeologica di Cava Ispica in prossimità delle Catacombe della Larderia).

Oltre ai sopracitati siti rupestri, va citata la presenza di vari terrazzamenti e di antichi fondi agricoli delimitati da muri a secco posti lungo le pareti della cava, in cui sono posti secolari alberi di carrubo e di olivo.

Lungo la cavità vi sono infine vari caseggiati rurali tipici della campagna iblea ragusana, e anche antichi canali irrigui nonché mulattiere di campagna (“Trazzere” ) che si inerpicano tra le aree di Marchesa, Serra Pero e Baravitalla.

In questo tratto della cava, tramite l’ormai asciutta Sorgente Baravitalla, si originava il corso del torrente che solcava la cavità, a cui sono stati dati vari toponimi quali “Busaitone”, “Pernamazzoni” o “Favara”.

Le acque un tempo erano rigogliose e scorrevano ininterrottamente fino alla sua foce posta nella frazione ispicese di Santa Maria del Focallo, mentre ora la sua sorgente alimenta il limitrofo Mulino Cavallo tramite alcune canalizzazioni.

Ad oggi il corso d’acqua è in prevalenza secco.

L’area di Contrada Baravitalla, raggiungibile dalla S.P. 113 tramite la S.C. “Catenacioppo” (prima alla nostra sinistra dopo i ruderi della Basilica di San Pancrati, la quale si collega alla suddetta S.C. “Marchesa – Trebalate” tramite un ponte su cui circolazione veicolare ormai è preclusa), presenta le rovine più antiche di Cava d’Ispica Nord.

Esse comprendono i ruderi di un insediamento abitativo di epoca neolitico – castellucciana posto lungo i terrazzamenti a strapiombo su questo tratto della cavità iblea, in cui sono posti vari siti sepolcrali formati da tombe scavate nella roccia artificiale che vanno a formare la sopracitata Necropoli di Baravitalla – Marchesa.

Tra i sepolcri rupestri, il più importante è la “Tomba del Principe” il cui ingresso è delimitato da pilastri scavati nella roccia (piuttosto simile all’omonima tomba ubicata in territorio rosolinese presso la Cava Lazzaro), affiancato da altre due tombe scavate nella roccia.

Poco più a sud troviamo la “Grotta dei Santi”, un’oratorio rupestre di epoca bizantina avente al suo interno tracce di affreschi. 

Dalla S.P. 32, a nord della biglietteria d’ingresso della Cava d’Ispica, presso il primo tornante a nord imbocchiamo una strada sterrata che ci conduce ai ruderi della “Grotta della Signora”, una caverna che con molta probabilità ospitava un oratorio rupestre caratterizzata da cupolette scavate nella roccia.

Da questa strada, proseguendo verso nord, possiamo inoltre raggiungere i sopracitati siti della “Grotta dei Santi” e della “Tomba del Principe di Baravitalla”.

Da ammirare anche la “Grotta di San Nicola” posta poco più a nord del “Mulino Cavallo” (basta seguire le indicazioni per quest’ultimo) lungo la suddetta S.C. “San Bramati – Catenacioppo”, al cui interno era ubicata una chiesa rupestre con affreschi ben conservati.

Presso l’estremo versante nord della Cava d’Ispica (area tra le Contrade Catenacioppo e Cannizzara), sono poste infine le rovine dell’antica Basilica di San Pancrati.

Essa era una chiesa costruita di epoca bizantina che crollò durante il terremoto dell’11 Gennaio 1693, e che fino ad ora rappresenterebbe l’unico “rudere” dell’antica città di Tyracina.

Per saperne di più su tutte queste zone visitate i link posti nella pagina precedente.

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