Area Archeologica “Cava d’Ispica”, Cava d’Ispica Nord – Zona di Ispica, Modica e Rosolini (SR)

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Area Archeologica
“Cava d’Ispica”
(Territori di Ispica, Modica e Rosolini)

Cava d’Ispica Nord – Zona di Ispica, Modica e Rosolini (SR)

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Descrizione generale


Il tratto settentrionale della Cava d’Ispica.

L’area di “Cava d’Ispica Nord” che occupa il versante settentrionale dell’omonima cavità iblea, è quella con la più alta densità di siti archeologici di tipo rupestre risalenti a periodi storici che vanno da quello protostorico a quello medievale.

Quest’area archeologica considerata tra più particolari dell’intera Sicilia è compresa all’interno dei territori comunali di Modica (in cui ricade gran parte della sua superficie), Ispica e Rosolini (in Provincia di Siracusa, seppur per un brevissimo tratto).

Dal 2019 fa parte del “Parco Archeologico di Kamarina e Cava d’Ispica” assieme alla limitrofa area di “Parco Forza”.

L’accesso principale dell’area archeologica di Cava d’Ispica Nord è posto in territorio di Modica presso l’incrocio tra le S.P. 34 “Modica – Rosolini” – S.P. 27 “Rosolini – Sant’Alessandra – Grotticelli”, S.P. 32 “Rocciola – Scrofani” (tratto “Via Cava Ispica – Crocevie – Ciancia”), S.P. 113 “Cava d’Ispica – Pozzo Cassero”.

Da Ispica questa zona è raggiungibile dalla S.P. 48 “Connicchella – Scorsone” (che costeggia la sponda settentrionale della Cava d’Ispica) oppure dalla SS 115 “Ispica – Modica” imboccando le seguenti strade poste alla nostra destra e riportanti tutte le indicazioni con su scritto “Cava d’Ispica” (S.P. 32 andando in direzione Frigintini dopo aver oltrepassato il bivio per Pozzallo, Via Michelica – Crocevie e S.P. 109 “Musebbi – Calicantone”).

Da Modica bisogna seguire la segnaletica per la Cava d’Ispica posta agli imbocchi delle S.P. 83 “Modica – Cava Ispica” (Via San Marco), S.P. 32 “Rocciola – Scrofani” (tratto nord da Via Risorgimento – tratto sud dalla SS 115 “Modica – Ispica”).

Da Rosolini bisogna percorrere la S.P. 27 “Rosolini – Sant’Alessandra – Grotticelli” (imbocco da Via Sant’Alessandra) in direzione “Modica” , immettendoci lungo la S.P. 32 in territorio modicano.

In ogni caso seguendo l’indicazione per la cava si arriva presso un piccolo ponte che oltrepassa il corso iniziale del Torrente Favara”, che in territorio modicano è chiamato “Torrente (o Fiumara) di Pernamazzoni” che era un tempo alimentato dalle sorgenti “Baravitalla”, appunto di “Pernamazzoni” e “Medica” (quest’ultima ancora attiva, che serve l’Acquedotto Comunale di Ispica).

A settentrione di questo viadotto vi è posto l’accesso alla principale area archeologica di “Cava D’Ispica Nord”.


Il letto dell’antico torrente ormai prosciugato che scorreva presso la Cava d’Ispica.

La zona settentrionale della Cava d’Ispica corrisponde probabilmente all’area in cui aveva sede l’insediamento noto come “Tyracina”.

Il centro abitato sarebbe stato fondato durante il periodo sicano risalente all’età del bronzo, essendo poi popolato durante il periodo siculo.

Il villaggio corrisponderebbe all’area ubicata tra le Contrade Baravitalla a nord, Calicantone a sudovest e Finocchiara – Grotticelli a sudest, tutte a ridosso della cavità iblea.

L’area era densamente abitata durante il periodo dell’epoca neolitica riconducibile alla “Civiltà di Castelluccio” (2300 – 1700 a.C. circa), e ciò lo si deduce dalla presenza di vari siti.

Il più noto tra essi è la particolare “Tomba del Principe” con ingresso delimitato da finti pilastri posta assieme ad altre tombe e ai resti di un insediamento abitativo, il tutto situato nell’estrema area settentrionale della cava presso l’area nota come “Baravitalla”.

Il principale “nucleo” di Tyracina dovrebbe però corrispondere ad una rupe collocata tra le Contrade Pernamazzoni, Calicantone e Scalepiane (“Scaliciani” ) di cui l’unico sito certo è quello del cosiddetto “Castello Sicano”.

Essa era una fortezza semi rupestre sorta presso quello che fu il primo insediamento di epoca sicana (da cui prenderebbe il nome), che venne fortificata durante il periodo siculo.

Questa fortificazione assieme ad altre del medesimo tipo rendevano Tyracina inespugnabile.

Ciò lo si deduce da quanto riporta lo storico greco “Diodoro Siculo” che definì Tyracina “La Città degli Uomini Invincibili”, in quanto nel 440 a.C. resistette per diverso tempo ad un assedio condotto dall’esercito di Siracusa.

In questo conflitto ad avere la meglio furono i siracusani che giustiziarono coloro che resistettero all’assedio, distruggendo il centro abitato.

L’insediamento col suddetto “Castello Sicano” fu comunque ricostruito e popolato in epoca greco – romana.

A questo periodo dovrebbero risalire la costruzione del “Ginnasio Rupestre”, a cui si aggiunge quella di un tempio consacrato al dio Apollo (sul cui sito sarebbe poi stata edificata la Basilica di San Pancrati?).

Durante la dominazione romana, intorno al 40 d.C. circa a Tyracina si diffuse il cristianesimo molto probabilmente grazie all’operato di “San Pancrazio Martire” allora Vescovo di Taormina e del suo discepolo Epafrodito.

Infatti il primo vero e proprio “luogo di culto” sorto in quest’area venne consacrato proprio a “San Pancrazio”, nota come “Basilica di San Pancrati” (vedi più sotto).

Tra le epoche romane e bizantine sono stati costituiti molti siti rupestri utilizzati per scopi religiosi consistenti in oratori scavati nella roccia che formano in alcuni casi veri e propri “complessi conventuali”, a cui si aggiungono anche interessanti sistemi di catacombe.

Infatti l’area di Cava d’Ispica Nord è appunto nota per i suoi siti rupestri che sono tra i più interessanti dell’intera Sicilia.

 Le chiese rupestri più importanti sono la “Grotta di San Nicola”, la “Grotta dei Santi di Cava d’Ispica” e la “Grotta di Santa Maria”.

L’oratorio rupestre più particolare è però la “Grotta della Spezieria”, chiamato così poiché in epoca medievale molto probabilmente ospitò un laboratorio in cui venivano prodotti medicinali e unguenti.

Molto interessante anche il “Convento Rupestre di Cava d’Ispica” ubicato in gran parte presso la Contrada Scale Piane, comprendente il presunta “Sacello di Sant’Alessandra” con l’area ipogeica della “Rutta ‘a Rugna”.

Poco più a nord in Contrada Grotticelli (situata nella breve porzione rosolinese della Cava d’Ispica facente parte della Provincia di Siracusa), vi sono il sito rupestre delle “Grotte Capreria” e la presunta “Chiesa Rupestre di Sant’Isidoro”.

Tra le aree a funzione abitativa di tipo rupestre vanno citati i “Dieri di Cava d’Ispica” posti sotto il cosiddetto “Castello Sicano”, le “Grotte di Serra Pero”, le “Grotte Giardina”, le caverne dell’area nota come “Cuozzu” comprendenti l’area nota come “Grotte Cadute” che formava un particolare sito rupestre formato da varie “case – grotta”.

Tra i siti funerari vanno citate le “Catacombe della Larderia”, poste a poca distanza dall’ingresso dell’area archeologica di Cava d’Ispica Nord e considerato come la principale “attrazione” della medesima.

Si tratta del sito funerario di tipo rupestre di epoca paleocristiano – bizantina interamente scavato nella roccia più grande della Sicilia, formato da gallerie interamente formate da loculi sepolcrali che conducono a stanze in cui sono poste particolari tombe “a baldacchino”.

Altri siti rupestri piuttosto importanti del medesimo periodo sono le “Catacombe del Camposanto”, la “Grotta della Signora” e il cosiddetto “Ipogeo degli Antonii”.

la particolare “Tomba del Principe” (con ingresso delimitato da finti pilastri) di epoca siculo – castellucciana poste nell’estrema area settentrionale della cava nell’area nota come “Baravitalla”.

Altre rovine di siti funerari di varie epoche sono poste al confine col territorio di Ispica presso le Contrade Lavinaro, Calicantone, Scalepiane, Pernamazzoni, Poggio Salnitro e Scorsone – Zucchero (a sudest dell’area di Cava d’Ispica nord).

Presso l’area settentrionale della Cava d’Ispica sono inoltre presenti i ruderi della “Basilica di San Pancrati” o di “San Pancrazio”, un’antica chiesa di epoca bizantina sorta con molta probabilità su di un preesistente tempio greco che svolse la funzione di “oratorio monastico di campagna” fino a quando non venne danneggiata in seguito alle scosse sismiche del terremoto dell’11 Gennaio del 1693.

Ciò che resta di questa chiesa, forma gli unici ruderi “non rupestri” dell’area di Cava d’Ispica Nord.

Presso l’area di Cava d’Ispica Nord è ubicato il “Mulino Cavallo”, l’unico impianto molitorio rimasto intatto presso l’intero tratto della cavità che è ancora funzionante (grazie ad una canalizzazione idraulica), e ora adibito a museo antropologico.

I siti del Mulino Cavallo, della Grotta di San Nicola, delle Catacombe della Larderia, del Ginnasio Ellenistico, della Necropoli del Camposanto, delle “Grotte Cadute”, della Chiesa di Santa Maria di Grotta Giardina e della Spezieria sono posti in un’area antropizzata in cui per visitarla bisogna pagare il biglietto di ingresso al costo di 4 euro (2 euro ridotto).

Tutte le altre aree sopraelencate si possono visitare gratuitamente, anche se gran parte di esse sono poste in zone non del tutto antropizzate e quindi risultano difficili da esplorare, per cui vi sono anche varie associazioni naturalistiche, speleologiche e culturali delle province di Ragusa e Siracusa, che organizzano varie escursioni e visite guidate in molte di queste aree della cavità iblea.

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