Modica, Valle del Fiume Irminio – Tratto modicano

Homepage – Il Ragusano – Modica – Territorio ibleoValle Fiume Irminio

Modica
*Valle del Fiume Irminio – Tratto modicano
(Tratto Tribunella di Madonna del Monte, Costa del Diavolo, Mendolilli, Cafeo e Sant’Antonio Lo Piano – Piano Ceci, Sant’Antonino di Modica, Grotta dell’Acqua e Gufra – Cozzo Streppenosa, Miniere d’Asfalto di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa)

  • Indicazioni stradali da Modica per ingrandire la mappa clicca qui;

Descrizione generale

Ad ovest della città di Modica, vi è un breve tratto lambito dall’ampia vallata in cui scorre il Fiume Irminio.

Come ben si sa, esso è il più importante corso d’acqua di tipo fluviale della Provincia di Ragusa che si origina in territorio di Giarratana ad ovest del Monte Lauro, per poi lambire buona parte del territorio ad est di Ragusa. 

Molto più a meridione, il fiume per l’appunto oltrepassa la città di Ragusa scendendo verso Modica.

Il tratto prossimo alla città modicana comprende (da nord a sud):

  • le aree di Tribunella di Madonna del Monte, Sant’Antonio lo Piano, Costa del Diavolo,  Mendolilli e Cafeo, a ridosso di un breve altopiano che si frappone con la vicina cava solcata dal Torrente Janni Mauro (uno degli immissari della Fiumara di Modica), e solcata dalla SS 194 “Modica – Ragusa Ibla”;
  • l’altopiano di Piano Ceci e l’area compresa tra la “Grotta dell’Acqua”, il “Cozzo del Carmine” e le ex miniere d’asfalto delle Contrade Castelluccio e Streppenosa, raggiungibile dalla S.P. 94 “Cimitero – Mangiagesso” per Scicli.

In realtà, il letto del fiume scorre quasi interamente in territorio ragusano, anche se il medesimo risulta più vicino a quello modicano, il quale è ubicato a sudest del corso d’acqua.

Inoltre, i due sopraelencati tratti del fiume limitrofi alla città di Modica, sono “divisi” dalla SS 115 “Modica – Ragusa” tramite “Viadotto Irminio” meglio noto come “Ponte Costanzo.

Questo ponte che oltrepassa il Fiume Irminio, è stato progettato dall’architetto romano Riccardo Morandi nel 1975 e costruito del tutto nel 1984.

Con i suoi 159 metri d’altezza, è il più alto viadotto stradale della Sicilia, settimo tra i medesimi più alti d’Italia.

Ad ovest di questo viadotto, il Fiume Irminio scorre all’interno di un’ampia conca alluvionale sulla quale si affacciano vari appezzamenti agricoli posti tra i territori di Scicli e Ragusa, prima di sfociare nel Mare Mediterraneo.

Per quanto riguarda flora e fauna (vedi pagina precedente), l’area solcata dal Fiume Irminio comprende una folta vegetazione spontanea, a cui si aggiungono folti canneti posti lungo le aree bagnate dal corso idrico.

Va menzionata  anche la presenza di secolari alberi di olivo, carrubo, bagolaro, frassino ecc…

Per quanto riguarda la fauna, in particolare quella ittica che popola le acque del fiume, va citata la presenza di trote (iridee e macrostigma), tinche, carpe, cagnetti fluviali, anguille e granchi di fiume.

A ciò si aggiungono anfibi (rane e rospi), insetti, volatili e mammiferi di varie specie.

Ovviamente l’area, per la sua fertilità, presenta vasti campi coltivati lungo il corso del fiume, ai quali vanno aggiunti anche i vari terrazzamenti dislocati nei limitrofi rilievi.

Tratto “Tribubella Madonna del Monte – Costa del Diavolo – Mendolilli – Cafeo – Sant’Antonio lo Piano”

Il tratto del Fiume Irminio che bagna le località denominate “Tribunella Madonna del Monte”, “Costa del Diavolo”, “Mendolilli”, “Cafeo” e “Sant’Antonio lo Piano”, è situato a nordovest di Modica, e buona parte di esso fa parte del territorio comunale di Ragusa pur essendo “prossimo” alla città modicana.

Questa zona, da Modica la si raggiunge dalla SS 194 “Modica – Ragusa Ibla” ad ovest della rotatoria di “Piano Ceci”.

L’area di “Tribunella Madonna del Monte” è raggiungibile dalla “S.C Sant’Antonio Lo Piano – Ponte Margi” (imbocco dalla SS 194 subito a nordovest della rotatoria di Piano Ceci), e da varie traverse laterali poste alla nostra sinistra (in particolare quelle situate più a nord al termine della strada).

Questa zona è posta lungo il versante ovest del Monte Margi, rilievo montuoso che si frappone tra la cava in cui scorre il Torrente Janni Mauro (immissario della Fiumara di Modica) posta ad est, e la valle ad occidente dove appunto vi è il letto del Fiume Irminio.

L’area è nota come “Madonna del Monte” in quanto qui vi era situata la Chiesa di Santa Maria ai Margi costruita nel 1661, di cui restano solo pochi ruderi noti come “A Tribunedda” (vedi link “Madonna del Monte” nella pagina precedente per saperne di più).

Da qui proviene anche l’iscrizione di epoca greca denominata “Lastra di Modica”, ora esposta al Museo Archeologico “Ibleo” di Ragusa.

Da questa zona possiamo ammirare appunto la valle del Fiume Irminio ad oriente di Ragusa, la stessa città ragusana a nordovest, mentre a sud vi è l’imponente “Viadotto Irminio” o “Ponte Costanzo” che come ben sappiamo serve alla SS 115 per oltrepassare l’ampia vallata fluviale.

A settentrione di quest’area si è pienamente in territorio ragusano, laddove la valle si addentra lungo le Contrade Moncillè, Lusia, Cilone, Monte, Giurgintano, Capra d’Oro, Costa dell’Angelo, Bussello, Sant’Iconio, Parabuto e Tabuna (elencate da sud verso nord), poste ad oriente e ad occidente del corso d’acqua (vedi sezione di Ragusa per saperne di più).

A meridione invece il fiume costeggia ad est una breve “striscia” di territorio ragusano che confina appunto col comune di Modica, formata dalle Contrade Mendolilli, Costa del Diavolo e Cafeo (elencate da nord a sud), col retrostante altopiano denominato “Sant’Antonio lo Piano”.

L’area di Sant’Antonio lo Piano è sempre raggiungibile dalla suddetta “S.C Sant’Antonio Lo Piano – Ponte Margi”, dalla quale poi dobbiamo imboccare le prime traverse alla nostra sinistra (venendo dalla SS 194), in particolare la “Vanella 68” che conduce ad una cisterna idrica sotterranea, e ad un rilievo (vedi link “Area iblea di Sant’Antonio lo Piano” nella pagina precedente per saperne di più).

Il fondovalle lo si raggiunge invece dalla SS 194 per Ragusa Ibla, proseguendo in direzione della città ragusana.

La prima contrada che incontriamo è quella denominata “Costa del Diavolo”, che prende nome dal corrispondente rilievo posto in prossimità di un tornante della SS 194, da cui tra l’altro possiamo scorgere la sottostante vallata solcata dal Fiume Irminio, e ovviamente il già citato “Ponte Costanzo”.

La mezza costa della Contrada Costa del Diavolo la si raggiunge a piedi da due delle tre breve salite delimitata da delle ringhiere, poste sulla SS 194 alla nostra destra (venendo sempre da Modica) subito dopo il suddetto tornante; per la precisione la seconda e la terza.

Da qui, tramite apposite aperture in prossimità della rete para sassi, arriviamo presso la parete rocciosa del rilievo  noto appunto come Costa del Diavolo

Volendo, l’area la si potrebbe raggiungere dalla traversa per la Contrada Lusia (alla nostra destra sulla SS 194 venendo da Modica) delimitata dall’apposita segnaletica, la quale costeggia terrazzamenti coltivati ad oliveto e villette residenziali.

La sommità della Costa del Diavolo, corrisponde all’altopiano della Contrada Sant’Antonio lo Piano, che possiamo raggiungere dalla suddetta “Vanella 68”.

La Costa del Diavolo, si presenta come un’alta parete composta da vari “gradini” di roccia calcarea, alla base dei quali vi sono dei terrazzamenti agricoli.

Lungo le pareti rocciose, sarebbero state individuate escavazioni che dovrebbero appartenere a tombe rupestri incomplete risalenti al periodo dell’età del bronzo.

A settentrione è posta l’area denominata “Mendolilli”, sempre raggiungibile dalla suddetta traversa per la Contrada Lusia (da percorrere in direzione nord).

Questa zona deve il nome alla cospicua presenza di alberi di mandorle, posti sui terrazzamenti a ridosso del suddetto rilievo ibleo, le cui pareti sulle quali si estendono le Contrade Madonna del Monte e Margi, cominciano ad essere più alte confinando a settentrione con una piccola cavità che si immette da est nel Fiume Irminio.

Questa breve cava, viene appunto scavalcata tramite un breve viadotto dalla SS 194, pochi metri prima del passaggio a livello sul tratto “Modica – Ragusa” della linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”.

L’area di Mendolilli comunque risulta abbastanza antropizzata, data la presenza di villette residenziali ed edifici rurali di epoche varie.

Il fondo della vallata prospiciente alle suddette aree, corrisponde con la contrada denominata “Cafeo”, ed è raggiungibile da una traversa posta di fronte all’ingresso del ristorante denominato “Ercole di Cafeo” (alla nostra sinistra sulla SS 194 venendo da Modica).

Il nome della struttura ricettiva deriva appunto dal fatto che, in questa vallata, il 2 Marzo 1967 in seguito ai lavori di costruzione di una pompa di sollevamento idrica (che convoglia le acque nella suddetta cisterna di Contrada Sant’Antonio lo Piano), venne rinvenuta una statua in bronzo di epoca greca denominata appunto “L’Ercole di Cafeo”.

Questa statua venne poi studiata, e dal 29 Novembre 1996 esposta al Museo Civico di Modica .

La statua risalirebbe al periodo tra i secoli V / IV (500 – 401 / 400 – 301) e III (300 – 201) a.C. e raffigurerebbe una figura umana identificata nel mitologico eroe “Ercole” (o “Eracle” che dir si voglia) che, con addosso il vello del leone “Nemeo” (ucciso durante la prima delle sue “Dodici Fatiche”), in posa da combattimento (o caccia) mentre imbraccia l’arco con la mano sinistra, reggendosi su di una clava con quella destra (entrambe le armi sono andate perdute).

Il rinvenimento di questa statua, e con essa anche quello di monete del medesimo periodo, e di una lampada (questa però di epoca romana), conferma la frequentazione “greco – romana” dei territori tra Modica e Ragusa; lo stesso toponimo “Cafeo” è anch’esso di origine greca.

Con molta probabilità l’area di Contrada Cafeo, veniva utilizzata come “via di comunicazione” tra l’entroterra e la costa, considerando la vicinanza agli insediamenti di  “Hybla Heraia” (Ragusa) e “Motuka”, l’odierna “Modica”.

Proprio il rinvenimento di questa statua, rafforzerebbe l’antica “leggenda” sulla fondazione della città modicana da parte dell’eroe Ercole (citata da vari storici siciliani tra cui Giuseppe Buonfiglio, che si ispirerebbe agli studi dei geografi greci Pausania e Tolomeo condotti durante i primi secoli dopo Cristo in Sicilia), avvenuta dopo la decima fatica in cui recuperò i buoi rossi del gigante Gerione, che gli vennero però sottratti in Sicilia e portati in tre luoghi distinti.

Grazie ad una donna di nome “Motia”, l’eroe ritrovò i tori e compì la sua missione.

I tre luoghi in cui i tori vennero trafugati, vennero chiamati “Motia” in onore di questa donna, e uno di questi corrisponderebbe all’odierna “Modica”.

Anche nella vallata di Contrada Cafeo vi sono tracce di antichi siti rupestri incompiuti (tombe?), risalenti al periodo dell’età del bronzo, a dimostrazione di una frequentazione molto più antica.

L’area di Cafeo, solcata dalla suddetta strada che, zigzagando raggiunge agevolmente il letto del Fiume Irminio, ad oggi è nota per essere una fertile area agricola, i cui terreni sono posti su terrazzamenti dislocati lungo i limitrofi rilievi collinari.

Anche ai margini del il letto del fiume vi sono vari appezzamenti coltivati, i quali sono noti come “Cannavati”, termine dialettale derivante dall’antica coltivazione della canapa tessile (ancora oggi in parte praticata).

Da menzionare anche la presenza di vari mulini ad acqua, dei quali va menzionato appunto il “Mulino Cafeo”.

Questo tratto è costeggiato da una strada rurale, mediante la  quale possiamo proseguire verso sud, raggiungendo l’area del “Mulino del Conte” e l’area di Contrada Gufra (vedi più sotto).

Ad ovest della Contrada Cafeo, il fiume bagna le Contrade Marchesella, Tre Mulini e Ciantarata, essendo oltrepassato dal già varie volte citato “Viadotto Irminio”.

Tratto “Piano Ceci – Sant’Antonino di Modica – Grotta dell’Acqua – Gufra”

Ad ovest del Viadotto Irminio, il Fiume Irminio lambisce a sud l’altopiano di “Piano Ceci” comprendente la località di “Sant’Antonino di Modica”, quest’ultima così denominata per via di una non più esistente chiesa.

L’area è compresa tra il rilievo di “Cozzo Streppenosa” che confina a sud con il territorio di Scicli e l’area mineraria di “Castelluccio – Streppenosa” (vedi più sotto), e l’area denominata “Grotta dell’Acqua”, che comprende una cavità laterale che si immette nel Fiume Irminio.

Queste due località sono poste rispettivamente ad ovest e ad est di Piano Ceci, ergendosi di fronte al rilievo denominato “Cozzo d’Arancio” posto sulla riva nord del Fiume Irminio.

Il fondo valle in cui scorre il fiume, lo si raggiunge da Modica da una tortuosa strada sterrata (percorribile preferibilmente in mountain bike), denominata “Sterrato Oasi dell’Irminio”, il cui imbocco è posto sulla S.P. 94 “Cimitero Modica – Mangiagesso” per Scicli (imbocco dalla SS 194 per Ragusa Ibla alla nostra sinistra venendo da Modica, andando in direzione dell’Autodemolizione Puccia).

Lungo quest’ultima strada, da cui tramite Via Celle Sant’Antonio possiamo raggiungere un’area panoramica da cui poter ammirare la vallata solcata dal Fiume Irminio oltrepassato dal “Ponte Costanzo”, superiamo il breve viadotto sulla SS 115 raggiungendo il tornante della località “Grotta dell’Acqua” (posto nei pressi della suddetta autodemolizione).

Mediante un breve ponte stradale, superiamo il tratto iniziale di questa breve cavità che si origina più ad est ai margini sudorientali della Contrada Piano Ceci, lungo la quale sono stati rinvenuti reperti litici risalenti all’età del bronzo.

Proseguendo lungo la S.P. 94, scorgiamo un’area collinare, a nord della quale inizia il lungo e tortuoso tratto di strada sterrata che conduce lungo le sponde del Fiume Irminio.

L’imbocco della strada è posto a sud del capannone sede dell’azienda “Co. Me. R.G.”, alla nostra destra (venendo da Modica).

La strada è consigliabile percorrerla o a piedi, oppure in mountain bike.

Da qui costeggiamo un breve rilievo, potendo ammirare un ottimo panorama dell’ampia valle del Fiume Irminio.

La strada, delimitata più a valle da muri a secco, costeggia vari caseggiati rurali ancora oggi utilizzati da contadini e allevatori locali.

Man mano possiamo raggiungere anche ampi terrazzamenti tuttora coltivati, che fungono da “terrazze” che si sporgono sulla vallata fluviale.

Arriviamo quindi lungo il fondo della valle presso la Contrada Gufra, in cui è posto un casale rurale talvolta utilizzato come struttura ricettiva, denominato appunto “Oasi dell’Irminio”.

Da qui guadiamo il Fiume Irminio (preferibilmente durante il periodo estivo, in cui la portata idrica è meno forte e le acque sono più basse), imboccando una strada sterrata verso nordovest (tenendo come riferimento il “Ponte Costanzo”), dalla quale arriviamo ad un bivio da cui:

  • Se imbocchiamo il tortuoso e ripido sentiero alla nostra sinistra, ci inerpichiamo sul rilievo denominato “Cozzo d’Arancio”, raggiungendo l’altopiano di Contrada Ciantarata;
  • se proseguiamo lungo il corso del fiume, arriviamo prima presso il diruto “Molino del Conte”, impianto molitorio che sfruttava le acque del Fiume Irminio; poi passiamo sotto il “Ponte Costanzo” raggiungendo la sopracitata area di Contrada Cafeo.

A sud, il Fiume Irminio raggiunge le aree di Streppenosa e Castelluccio, in cui sono poste le ormai dimesse Miniere di Asfalto.

Tratto “Cozzo Streppenosa – Miniere d’Asfalto di Contrada Castelluccio e Cava Streppenosa”

L’ultimo tratto dell’area “modicana” del Fiume Irminio (che come accennato in precedenza, di “modicano” ha solo la vicinanza, dato che il letto del fiume scorre interamente in territorio appartenente a Ragusa), è compreso tra le Contrade Streppenosa e Castelluccio.

Questa zona, nota per la presenza delle ex miniere di asfalto, è posta nell’area di confine tra i comuni di Modica (est), Scicli (sud) e Ragusa (nord).

Si tratta di uno dei siti minerari più interessanti della Sicilia sudorientale, per via della presenza dei giacimenti di pietra asfaltica, dai quali si scaturiscono concrezioni bituminose legate alla presenza di idrocarburi, dalla cui lavorazione si estrae il bitume stradale oltre a combustibili, resine ecc…

Questa pietra veniva (e viene tuttora) utilizzata per la produzione di manufatti artistici, molti dei quali adornanti chiese e palazzi della provincia ragusana.

Le miniere di pietra asfaltica della provincia ragusana, nota anche come “pietra pece”, poste in quest’area che si affaccia lungo il tratto sudoccidentale del Fiume Irminio e alle quali si aggiungono quelle della Contrada Tabuna – Balatelli (Ragusa), erano le più grandi d’Italia assieme a quelle abruzzesi della Majella.

Esse vennero aperte nel 1868 ed appartennero a varie aziende minerarie tra cui vanno citate le  tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”, le inglesi “The Val de Travers”, “Henry & Benjamin Aveline”, “Limer Rock Asphalte Company”, la francese “Compagnie Gènèral des Asphalthe des France” e la ragusana “Fratelli Bocchieri”.

La sopracitata “Casina Rossa”, fu proprio la sede “italiana” delle suddette aziende tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”; e con molta probabilità ospitò anche un campo di prigionia nazifascista durante la II guerra mondiale all’interno del quale i prigionieri con molta probabilità venivano torturati e uccisi.

Ad oggi l’edificio è abbandonato e pericolante (quindi la visita all’interno di esso è vietata), e secondo varie dicerie, sarebbe oggetto di manifestazioni paranormali (ovviamente si tratta di credenze popolari).

Tornando a parlare delle miniere di asfalto, nei primi anni del 1900 davano lavoro a molti operai modicani, ragusani e sciclitani, i quali svolgevano le mansioni di “Picialuoru” (i minatori che tramite l’ausilio della dinamite scavavano le gallerie utilizzate per l’estrazione della pietra asfaltica), e di “Pirriaturi” (i picconieri che creavano i blocchi di asfalto).

Il materiale estratto poi veniva trasportato a spalla dai “Picciuotti” verso l’altopiano, per poi essere infine inviato tramite i “Carritteri” alla stazione ferroviaria di Ragusa, o presso gli portuali di Pozzallo e Mazzarelli (attuale Marina di Ragusa).

Lavorare in queste miniere era molto duro, e le attività lavorative vennero man mano modernizzate impiantando vari macchinari per alleggerire le operazioni di scavo, trasporto e lavorazione.

Inoltre, le vie di comunicazione vennero migliorate per permettere agli autocarri di trasportare la pietra asfaltica estratta in maniera più veloce e meno faticosa.

Dopo la prima guerra mondiale, le miniere appartennero alla “A. B. C. D.” (“società italiana Asfalti, Bitumi, Combustibili liquidi e Derivati”), alla quale apparteneva anche uno stabilimento per l’estrazione di bitume, olio combustibile e mastice posto a Ragusa, all’interno dell’attuale area industriale di Contrada Tabuna.

Dopo la II guerra mondiale, le miniere vennero abbandonate dato che la lavorazione del petrolio divenne più vantaggiosa di quella della pietra asfaltica.

Durante gli anni in cui queste miniere erano sfruttate, la pietra asfaltica proveniente da esse venne inviata oltre che nel resto d’Italia, anche in nazioni quali Francia, Gran Bretagna, Germania (nelle quali avevano sede varie aziende minerarie che operavano nei sopracitati siti minerari del ragusano), Belgio, Paesi Bassi, Sudafrica, Cina, Argentina ecc…

La miniera più vicina al territorio modicana è quella di Cozzo Streppenosa, un rilievo delimitato a sud dalla Cava Manca, e a nord dal corso del Fiume Irminio. 

Da Modica, raggiungiamo questa zona dalla S.P. 94 “Cimitero Modica – Mangiagesso”, proseguendo verso sudovest.

Da qui arriviamo ad un bivio dove, a sinistra proseguiamo lungo la strada provinciale in direzione “Scicli”, mentre a destra imbocchiamo la S.C. “Sant’Antonio – Streppenosa – Cava Mola” che conduce all’altopiano di “Cozzo Streppenosa”, dove sono poste le ormai abbandonate miniere di pietra asfaltica.

Proseguendo lungo questa strada che diviene sempre più dissestata, arriviamo ad un incrocio dove, dal sentiero posto alla nostra sinistra, attraversando una mulattiera delimitata da muri a secco che costeggia il versante nord di Cava Manca, raggiungiamo l’area di Contrada Castelluccio terminando nei pressi di una masseria posta lungo la strada che conduce lungo la valle del Fiume Irminio nota come ex S.P. 73 “Galerme – Piano Ceci”.

Qui costeggiando un giacimento di asfalto (vedi più sotto) posto a meridione di una breve cavità, denominata appunto “Cava Streppenosa”, la quale divide in due aree distinte il corrispettivo rilievo ibleo.

In questa zona sono poste inoltre dirute masserie rurali e, a strapiombo sulle pareti meridionali della Cava Manca l’ex polveriera in cui erano collocati gli esplosivi utilizzati durante gli scavi dei giacimenti asfaltici delle aziende tedesche “Heinrich Kopp” e “Weiss und Freitag”.

L’esplorazione diretta della polveriera non è consigliabile effettuarla in quanto essa è piuttosto rischiosa, anche perché l’edificio è abbastanza visibile dalla S.P. 94 prima di arrivare alla “Casina Rossa” (alla nostra destra venendo da Modica).

Se invece proseguiamo verso ovest lungo la S.C. “Sant’Antonio – Streppenosa – Cava Mola” fino al termine di essa, troviamo un altro incrocio i quali sentieri conducono ai giacimenti principali di Contrada Streppenosa, posti a settentrione della suddetta cavità che prende il nome dal corrispettivo rilievo.

Il sentiero di fronte a noi, simile alla sopracitata mulattiera, conduce a due dimessi giacimenti di pietra asfaltica, ubicati a nordest dello sbocco della Cava Streppenosa nel Fiume Irminio (quest’ultimo raggiungibile da una mulattiera che costeggia la medesima vallata).

Dal sentiero settentrionale, invece raggiungiamo il sito più interessante delle miniere di Contrada Streppenosa.

Raggiungiamo prima un edificio ormai diruto, all’interno del quale è posta un’antica caldaia che azionava la limitrofa teleferica di cui resta solo parte del traliccio principale, utilizzata per il trasporto dei blocchi di asfalto in superficie.

Da qui ci dirigiamo verso nordovest seguendo un curvo sentiero che, superando un cumulo di materiale asfaltico, conduce alla “miniera” sotterranea che si sviluppa per circa 1,6 km sotto il Cozzo Streppenosa.

Tramite un breve tratto in trincea in cui sono poste delle rotaie (utilizzate sempre per condurre il materiale asfaltico al di fuori della miniera tramite dei carrelli), raggiungiamo la galleria che conduce al sito estrattivo, formato da vari cunicoli.

La miniera sotterranea presenta varie concrezioni dovute alla fuoriuscita di liquido bituminoso di colore nero, ma anche cosiddette “perle di grotta” composte da formazioni calcaree pisolitiche di colore giallo.

Da menzionare anche un interessante “lago sotterraneo” profondo circa tre metri, situato nel settore sudoccidentale della miniera.

Esso si è formato grazie all’infiltrazione di acque meteoriche, e la stabilità dell’ambiente acquatico p resa possibile dalla permanente umidità unita all’assenza di calore.

Questa miniera sotterranea è ovviamente chiusa per motivi di sicurezza tramite un cancello, e per poterla esplorare bisogna rivolgersi allo “Speleo Club Ibleo” (sito web www.speleoclubibleo.org) che organizza escursioni all’interno di questo sito minerario.

Più ad ovest sono poste le vicine miniere di Contrada Castelluccio, che sono raggiungibili proseguendo lungo la S.P. 94 fino alla cosiddetta “Casina Rossa” posta presso il rilievo denominato “Cozzo del Carmine” (in territorio sciclitano), da cui poi imboccare la strada interpoderale oltrepassando le Contrade Grottapaglia e Fortugno, raggiungendo l’ex S.P. 73 “Galerme – Piano Ceci”.

Quest’ultima strada, proseguendo verso nord, conduce alla miniera di pietra asfaltica posta in Contrada Castelluccio posta all’interno del territorio comunale ragusano, e al sottostante corso del Fiume Irminio.

Un altro imbocco della ex S.P. 73, è posto più a sud in Contrada Cuturi (sempre in territorio sciclitano), ed è delimitato dal cartello in direzione del “Fiume Irminio”.

Va anche detto che in Contrada Cuturi, all’incrocio tra la suddetta strada poderale (che costeggia un bacino idrico) e l’ex S.P. 73, è posta una piccola catacomba paleocristiana.

Proseguiamo verso nord oltrepassando mediante una serie di tornanti lo sbocco della Cava Manca oltrepassandolo, raggiungendo l’area di Contrada Castelluccio in cui vi è posta la corrispettiva ex miniera di asfalto.

Essa è posta all’interno di una cava artificiale dentro la quale vi sono ancora vari cumuli di pietra asfaltica, a cui si aggiungono siti ipogeici che appartengono alle miniere, e una conca naturale utilizzata come riserva idrica posta poco più ad est. 

Ad ovest della miniera di Contrada Castelluccio, presso lo sbocco della suddetta Cava Manca vi sono necropoli rupestri risalenti all’età del bronzo e al periodo tardoromana, queste ultime formate da sepolcri ad arcosolio.

Sempre ad occidente di Contrada Castelluccio, venne rinvenuto anche un “ripostiglio”, contenente reperti risalenti al IX secolo a.C. (900 – 801 a.C.).

Dall’area di Castelluccio, volendo si possono raggiungere anche i sopracitati siti di Contrada Streppenosa.

Proseguendo verso nord lungo l’ex S.P. 73, scendiamo nel fondovalle solcato dal Fiume Irminio, scavalcato da uno stretto ponte di pietra.

Il corso del fiume, circondato da alti canneti, confina ovviamente a sud con le Contrade Castelluccio e Streppenosa, mentre a nord vi sono i rilievi di Cozzo dei Lupi (nordest) e Serra Ciarbieri – Pozzillo (nordovest).

Il fondo di questa valle, è formato da fertili terreni posti ai piedi dei suddetti rilievi, ancora oggi utilizzati per la coltivazione di cereali, colture ortive o da foraggio.

Da qui, possiamo risalire lungo i sentiero per i rilievi di Cozzo dei Lupi e Serra Ciarbieri raggiungendo gli altipiani a sudovest di Ragusa, oppure costeggiare il corso del fiume lungo i terreni coltivati a ridosso di esso.

A sud il Fiume Irminio delimita l’area di confine tra i territori di Scicli e Ragusa, sfociando nel Mare Mediterraneo presso la Contrada Gravina, a poca distanza dai centri costieri di Donnalucata e Marina di Ragusa.

Per saperne di più sulla valle solcata dal Fiume Irminio, visitate la sezione “Ragusa” di questo sito.

Per approfondimenti vari sulle miniere di asfalto cliccate qui.

Torna su – Ricarica pagina