*Scicli, Colle San Matteo; Quartiere Rupestre di Chiafura

Scicli

Colle San Matteo

*Quartiere Rupestre di Chiafura

Il sito rupestre noto come Chiafura posto sul versante sudorientale del Colle San Matteo.

Il sito rupestre noto come “Chiafura”, è un vero e proprio “quartiere” composto da varie caverne di epoca bizantina che formano vere e proprie “case – grotta” dislocate su vari terrazzamenti collocati sulle pendici sudorientali del Colle San Matteo, che è stato paragonato più volte al ben più noto sito dei “Sassi di Matera” anche se entrambe queste aree presentano numerose differenze tra di esse.

Quest’area è stata in parte inglobata all’interno del quartiere noto come “San Bartolomeo” ed è raggiungibile dalle Vie San Bartolomeo e Guadagna imboccando le Vie Timponello e Orticara poste dietro la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo; l’area volendo la si può raggiungere anche dalla Via Ripida, il cui imbocco è posto sempre lungo la Via Guadagna (da cui possiamo ammirare gran parte dell’area rupestre). In ogni caso proseguiamo lungo Via Orticara costeggiando il versante sudorientale del Colle San Matteo, seguendo una scalinata che ci conduce presso uno spiazzale chiuso da una cancellata in cui possiamo raggiungere il sito rupestre; l’area la si può anche raggiungere dalla sommità del Colle San Matteo (a sua volta raggiungibile dal sentiero che si raggiunge tramite le Vie Matrice e San Matteo oppure dalla S.P. 41 Scicli – Ispica arrivando al primo bivio e seguendo la traversa posta alla nostra sinistra andando sempre verso sudovest), tramite una tortuosa stradina collocata ad est del sito archeologico del “Castellaccio”.

Prima della descrizione del sito rupestre di Chiafura, va detto che esso non è ancora del tutto antropizzato non essendo divenuto una vera e propria “attrazione turistica”; quindi se lo si vuole “visitare in sicurezza” bisognerebbe contattare l’ufficio turistico del Comune di Scicli (per informazioni più dettagliate clicca qui) anche se volendo, si può tentare di visitarlo per conto proprio preferibilmente raggiungendolo tramite il sentiero posto ad est del Castellaccio sul Colle San Matteo (prendendo ovviamente le dovute precauzioni).

il quartiere rupestre di “Chiafura” è formato da varie caverne dislocate su una strada “a serpentina” che mette in collegamento il quartiere di “San Bartolomeo” (Vie San Bartolomeo e Guadagna) con la sommità del Colle San Matteo tramite il sopracitato sentiero, che inizia (a sudest) da Via Orticara e termina ad est del “Castellaccio” (poco più a sud della Chiesa del Santo Spirito) compiendo una salita tra i terrazzamenti in cui si affacciano le caverne che lo compongono. Le origini di questo sito sono di epoca alto medievale nel periodo compreso tra i secoli V (401 – 500), VI (501 – 600) e VII (601 – 700) d.C. corrispondenti in gran parte al periodo della dominazione bizantina in Sicilia, in cui vennero riadattati antichi sepolcri rupestri (di epoche protostoriche o paleocristiane) facendoli divenire veri e propri “siti abitativi”, che vennero popolati fino alla metà del XX secolo. L’area di Chiafura, il cui toponimo è di origine sconosciuta (ma forse derivante dall’antico “volgare siciliano”), venne a trovarsi nell’area sudorientale dell’originario nucleo urbano della città sciclitana collocato sulla sommità del limitrofo Colle San Matteo, venendo successivamente dotato di mura difensive. L’area venne popolata da un gran numero di persone che proveniva dalle aree costiere e andò a costruire quindi il primitivo nucleo urbano cittadino; molta di questa gente andò a dimorare dentro queste caverne “riadattandole” ad uso abitativo. Ciò avvenne anche durante la dominazione araba della Sicilia (827 – 1091) e durante i successivi periodi basso medievali suddivisi nelle epoche normanne, sveve, angioine e aragonesi (secoli 1100 – 1200 – 1300 – 1400), in cui la città cominciò ad espandersi oltre il sito collinare di San Matteo; per cui il sito di Chiafura divenne fortificato (riadattando antiche mura difensive) e in prossimità del medesimo vennero costruite le Porte di Santa Margherita (o di Xilomo) e di Anselmo collocate rispettivamente ad ovest e a sud di quest’area rupestre. Si presume che in queste caverne inglobate da rustiche costruzioni note come “case – grotta”, vennero ad abitare nuclei familiari di origine nordafricana o normanna. Durante il periodo corrispondente al “Vicereame di Sicilia” (1500 – 1600) precedente al terremoto del Val di Noto dell’11 Gennaio 1693, di cui si fa menzione del toponimo “Chiafura” per la prima volta, l’area risultava ancora abitata. Dopo il sisma, durante i secoli 1700 e 1800, l’area cominciò a subire un netto spopolamento (motivato anche dal fatto che, sul soprastante Colle San Matteo non vennero edificate aree abitative) anche se alcuni nuclei familiari continuarono a vivere all’interno di queste caverne; la stessa cosa avvenne anche durante la prima metà del 1900. Nel periodo della II guerra mondiale il sito di Chiafura divenne “rifugio” per coloro che si nascondevano durante bombardamenti e incursioni militari anglo – americane. Dopo il secondo conflitto mondiale, in particolare dagli anni 1950, venne deciso che coloro che ancora dimoravano all’interno delle case – grotte di Chiafura (chiamati localmente “Chiafurari” ), dovevano essere collocate all’interno di abitazioni più “dignitose”. Per questo nel 1957 a sud di Scicli presso la Contrada Jungi, cominciò l’edificazione del complesso abitativo noto come “Villaggio Aldisio”, formato da moderne palazzine che vennero assegnate a coloro che dimoravano presso il quartiere rupestre di Chiafura, considerato come la più povera delle aree abitative sciclitane. Nel mese di Maggio dell’anno 1959, il quartiere venne studiato e visitato da una delegazione del partito comunista italiano inviata dall’onorevole Luciano Pajetta, tra cui figuravano il pittore Renato Guttuso originario di Bagheria (PA), i docenti e politici Antonello Trombadori, Paolo Alatri e Maria Antonietta Macciocchi, lo scrittore Carlo Levi e il noto scrittore e regista Pier Paolo Pasolini. Dagli anni 1960 cominciarono gli sgomberi del quartiere rupestre, ed i suoi abitanti vennero ricollocati all’interno dei nuovi edifici del “Villaggio Aldisio”, oggi noto come “Villaggio Jungi”. Il sito di Chiafura, le cui case – grotta vennero abbandonate, è divenuta a tutti gli effetti un’importante area storica della città sciclitana e oggi, risulta essere uno dei siti storici all’interno della città sciclitana che riscontrano più interesse tra i visitatori.

L’area rupestre di Chiafura è collocata a strapiombo sulla parete nord del tratto urbano della “Cava di San Bartolomeo”, attraversata da un tortuoso sentiero simile ad una “serpentina”, che va a solcare il costone sudorientale del Colle San Matteo, collegando tra loro diversi terrazzamenti su cui si affacciano vari tipi di “case – grotta” che si affacciano in brevi cortili delimitati da muri a secco. I siti abitativi presentano una costruzione in muratura che va ad inglobare la grotta, o un semplice muro (corredato da varie aperture) costruito presso l’ingresso della caverna. Le “case – grotta” sono quindi diverse tra loro, alcune poste all’interno di piccole caverne, altre invece in ambienti ipogeici più grandi suddivisi a loro volta in vari livelli, a cui si aggiungono stalle, magazzini e cisterne scavate nella roccia.

Contigui al sito di Chiafura vi sono altre aree rupestri collocate lungo il versante sud del Colle di San Matteo, tra cui vari ambienti situati lungo le Vie Santa Margherita e Loreto, tra cui va citata una particolare cisterna rupestre comprendente quattro camere scavate sotto la base del sito collinare collocate sotto la Via Loreto (vedi link “Sito rupestre di Via Loreto – Via Timponello – Via Santa Margherita” e “Cisterna Ipogeica di Via Loreto” nella pagina precedente per saperne di più), oltre a varie rovine di epoca medievale corrispondenti ad antiche porte d’ingresso (le Porte di Santa Margherita e di Anselmo), e oltre a ciò qui era con molta probabilità collocato l’ingresso della galleria sotterranea nota come “Strada di Anselmo”, che si collegava col Torrente San Bartolomeo all’altezza dell’odierno quartiere noto come “Fiumillo” (posto a sud di Via Francesco Mormina Penna).


Particolare di una “casa – grotta” posta all’interno del quartiere rupestre di Chiafura.

Altri siti simili a quelli di Chiafura posti presso Scicli, sono posti lungo i Colli della Croce (a sud) e del Rosario (a nord), mentre al di fuori della città sciclitana vi sono aree rupestri simili in Provincia di Ragusa presso le città di Ispica, Modica, Vittoria e nello stesso capoluogo Ragusa; mentre in altre aree della Sicilia sudorientale troviamo siti simili in Provincia di Siracusa e nel Calatino. 

Va detto infine che il sito di Chiafura lo si può ammirare per intero dalle alture del Colle della Croce, posto a sudest del centro storico di Scicli, mentre se si vuole sapere in maniera più approfondita sullo stile di vita condotto da coloro che abitavano questo particolare quartiere, si ha la possibilità di visitare il museo etno – antropologico noto come “A Rutta ri Ron Carmelu” posto in Via Timponello in adiacenza alle grotte di Chiafura (visita il link nella pagina principale di Scicli per saperne di più).

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