Scicli, Colle San Matteo; Chiesa Rupestre di Santa Maria della Catena

Scicli

Colle San Matteo

Chiesa Rupestre di Santa Maria della Catena

La Chiesa Rupestre consacrata a “Santa Maria della Catena” è posta lungo la Via Bauso, strada raggiungibile sia dalla Via San Matteo che dalla Via Tiziano, quest’ultima posta all’incrocio tra le Vie Matrice e Via Catena presso Piazza Enrico Dandolo; comunque sia percorrendo Via Bauso notiamo una scalinata che conduce a questa chiesa, facilmente riconoscibile in quanto avente una facciata caratterizzata da un portale in stile barocco che conduce all’interno dell’edificio sacro ricavato all’interno di un antico oratorio rupestre altomedievale.

La fondazione di questa chiesa infatti risalirebbe al periodo bizantino, in cui all’interno di una caverna limitrofa all’attuale luogo sacro in questione, vi era la sede di un oratorio consacrato alla “Madonna”. Il culto alla “Madonna della Catena” sarebbe invece posteriore all’anno 1392, in cui nella data del 23 Agosto avvenne il prodigio della miracolosa liberazione dei tre condannati a morte che dovevano essere ingiustamente impiccati a Palermo e che passarono la notte prima della condanna presso la Chiesa della Madonna del Porto, dove avvenne il prodigio in cui la “Madonna” spezzò le catene dei condannati facendoli fuggire. In questo medesimo periodo si decise appunto di costituire una chiesa in onore della “Madonna della Catena”, e venne riadattata la medesima grotta in cui oggi essa è ubicata (anch’essa sede di un oratorio rupestre di epoca bizantina), che in seguito all’espansione urbana avvenuta dopo l’anno 1000 venne inglobata all’interno dell’attuale quartiere della “Matrice” limitrofa all’area nota come “Pendinello” (nota per la presenza della Chiesa di San Vito Martire) che, si presume sia stata abitata da una comunità ebraica presente fino all’anno 1492 (a seconda degli studi condotti dagli studiosi sciclitani Giovanni Pacetto e Antonino Carloti). La “Madonna della Catena” era invocata anche per il salvataggio degli schiavi cristiani catturati dai saraceni e, durante i secoli 1500 e 1600, furono in molti gli sciclitani che vennero imprigionati e venduti come schiavi durante le incursioni saracene lungo la costa sciclitana e il suo entroterra. Si decise quindi di costituire un luogo di culto alla “Madonna che spezzava le catene degli schiavizzati”, e la decisione ricadde su quest’antica caverna che venne adibita a vera e propria “chiesa” all’interno della quale venne collocata la statua che raffigurava tale “Madonna” scolpita nel 1595. Nella data del 15 Maggio 1658 questa chiesa godette di un “beneficio ecclesiastico”  da parte della Diocesi di Siracusa (a cui Scicli apparteneva in quel periodo). Durante il periodo posteriore al terremoto dell’11 Gennaio 1693 la chiesa divenne sede provvisoria della “Parrocchia di Santa Maria la Piazza” (chiesa posta un tempo presso l’attuale ingresso orientale di Via Francesco Mormina Penna che crollò in seguito alle scosse sismiche, e che dopo esser stata ricostruita durante il 1700, venne demolita ugualmente nel 1883). Nel periodo tra la seconda metà del 1600 e l’inizio del 1700, il religioso sciclitano Don Ignazio Bono si prese cura di questa chiesa promuovendo il culto alla “Madonna della Catena”, che veniva celebrata fino al 1983 con una festività esterna comprendente la Processione del suo simulacro che avveniva l’ultima Domenica di Settembre. Venne inoltre costruito l’attuale prospetto barocco e l’interno venne decorato con eleganti stucchi (che però con il passare del tempo si rovinarono a causa dell’umidità presente all’interno della caverna). Dopo la morte di Don Ignazio Bono avvenuta nel 1713, la chiesa venne affidata alla prima alla comunità dei Frati Gesuiti, e poi alla parrocchia della Chiesa di San Bartolomeo (oggi accorpata a quella della Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola), a cui tuttora appartiene. Oggi la Chiesa Rupestre di Santa Maria della Catena rimane aperta al culto e si sta tentando di celebrare nuovamente la festività in onore della “Madonna della Catena” (seppure in maniera liturgica).

La Chiesa Rupestre di Santa Maria della Catena è posta alla fine di una scalinata raggiungibile dalla Via Bauso, collocata sotto il sito in cui si erge l’ex Chiesa Madre di San Matteo Apostolo. La facciata dell’edificio sacro è contraddistinta da un prospetto in stile barocco, al centro del quale è collocato il portale rettangolare sopra il quale è posta una finestra trapezoidale, il tutto inquadrato da due pilastri che reggono un travone. La parte superiore reca l’elegante frontone triangolare che reca al centro una nicchia campanaria di forma arcuata, inquadrata da due piccoli pilastri che sostengono la base su cui è collocata la Croce di pietra che corona questo edificio sacro. Un edificio affiancato alla chiesa funge da sacrestia.

L’interno è caratterizzato dalla caverna caratterizzata da una camera rettangolare, nella cui pavimentazione è posto il sepolcro di Don Ignazio Bono. In fondo vi è posto l’Altare Maggiore caratterizzato dalla nicchia arcuata in cui è posta la moderna statua di “Santa Maria della Catena”, che veniva portata in Processione fino al 1984. All’interno della grotta possiamo ammirare altrettante statue della suddetta “Madonna”, di cui la più antica scolpita nel 1595 che risulta priva della testa, e il simulacro del 1808 utilizzato in precedenza per le funzioni in suo onore; a ciò si aggiunge un’Acquasantiera in pietra di epoca medievale. Va detto inoltre che qui era posta una raffigurazione pittorica della “Madonna della Catena” di epoca seicentesca, oggi posta all’interno della Chiesa di San Bartolomeo.

La Chiesa Rupestre di Santa Maria della Catena viene aperta al pubblico durante il periodo della festa in onore della medesima che ricade l’ultima Domenica di Settembre; comunque sia per saperne di più su come e quando visitarla, visitate la pagina facebook della Chiese di Sant’Ignazio e San Bartolomeo.

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