Scicli, Valle del Fiume Irminio – tratto sciclitano

Scicli

Valle del Fiume Irminio – tratto sciclitano

Il tratto sciclitano della valle solcata dal Fiume Irminio, il principale corso d’acqua della Provincia di Ragusa, lambisce gran parte del territorio ad ovest della città sciclitana delimitando il confine col territorio comunale di Ragusa (e in parte con quello di Modica). Questa vallata è una tra le più vaste cavità di tipo ibleo della Sicilia, assieme alle valli dei Fiumi Dirillo, Ippari (in Provincia di Ragusa), Anapo, San Leonardo, Tellaro e Cassibile (in Provincia di Siracusa).

Questo fiume nasce in territorio giarratanese presso le sorgenti di Contrada Marchesa, lambendo le aree di Terravecchia e il suo omonimo sito archeologico, la cittadina di Giarratana e l’area di Calaforno (vedi la sezione del sito riguardante “Giarratana” per saperne di più). A sud di Giarratana il Fiume Irminio si immette nel bacino artificiale noto come “Lago di Santa Rosalia”, ricevendo le acque dei Torrenti Mastratto, Volpe e Ciaramite, lambendo ad est la città ragusana ricevendo le acque dei Torrenti San Leonardo e Santa Domenica. A sud di Ragusa il Fiume Irminio lambisce le aree di Contrada Tabuna (con le sue miniere di asfalto) e Castelluccio, venendo oltrepassata dall’alto viadotto noto appunto come “Viadotto Irminio” o “Ponte Costanzo” (dal nome della ditta che lo costruì), che è uno dei viadotti stradali più alti d’Italia su cui passa la SS 115 Modica – Ragusa (poco più a sud vi è posto un altro viadotto piuttosto alto appartenente sempre alla medesima strada statale, il “Ponte Guerrieri” detto anche “Ponte di Modica” che oltrepassa il tratto iniziale del Vallone Fiumelato in cui scorre la Fiumara di Modica). Da qui il fiume comincia a delimitare il confine tra i territori di Ragusa e Scicli attraversando le Contrade Castelluccio – Streppenosa (in cui sono posti giacimenti di asfalto che formano uno dei principali siti minerari del ragusano), Buglia, Truncafila, Pietra Palio, Ronna Liarda, Cottonari, San Paolino, Cozzo Grande, Fossa Stabile, Cancellieri, Maestro, Forenlli e Maulli fino alla sua foce posta tra le località balneari di “Plaja Grande” (posta in territorio sciclitano ad ovest di Donnalucata) e la frazione di Marina di Ragusa, in cui vi ha sede anche la “Riserva Naturale Macchia Foresta del Fiume Irminio”. Lungo la vallata del Fiume Irminio vi sono dislocati siti archeologici di epoca neolitico – sicula, greco – romana e bizantina, oltre a rovine di epoche varie e vari edifici rurali tra cui caseggiati, masserie, antichi mulini ad acqua e cisterne idriche a ridosso del corso d’acqua; vi sono inoltre terrazzamenti a strapiombo sulle pareti della vasta vallata in cui il Fiume Irminio scorre.

La valle in cui scorre Fiume Irminio, che presenta una buona portata idrica anche se in passato era nettamente maggiore rispetto ai giorni nostri, essendoci presso la foce un porto fluviale citato dallo storico Al Idrisi come “Porto di Maulli” (toponimo che deriverebbe dal termine arabo “Mahall” che significa “luogo di fermata”), che veniva utilizzato per i collegamenti con l’entroterra in quanto anticamente il fiume era navigabile fino all’attuale area posta tra Giarratana e Ragusa godendo quindi di un’estesa portata idrica, andata man mano a ridursi fino ai giorni nostri. Le aree limitrofe al fiume presentano fauna e flora tipici delle limitrofe aree iblee (vedi link “Territorio ibleo sciclitano” per saperne di più). Le acque del fiume sono comunque popolate da varie specie ittiche fluviali di cui crostacei e molluschi (granchi e lumache di acqua dolce), e vari tipi di pesci tra cui trote (tra cui la “Trota Macrostgma”), carpe, tinche, cagnetti fluviali, mentre presso l’area della foce dove le acque sono salmastre vi sono anguille, cefali e spigole. Vi è una cospicua presenza di anfibi (rane e rospi), rettili (varie specie di lucertole e serpenti), volatili e mammiferi.

Sul Fiume Irminio vi sono varie leggende tra cui quella narrata dallo storico Plinio il Vecchio nel 77 d.C. all’interno della sua opera nota come “Naturalis Historia” riguardante la nascita del pastore Dafni, figlio del dio Hermes e della ninfa Dafnide, concepito proprio nei pressi delle sponde del Fiume Irminio.

Il Fiume Irminio da Scicli lo si può raggiungere:

  • dalla S.P. 82 Betlem – Piano Ceci (il cui imbocco è posto a nord del cimitero cittadino) andando in direzione “Modica – Ragusa” in cui, arrivati al bivio con la S.P. 94 Cimitero Modica – Mangiagesso (con indicazioni per le città di Modica e Ragusa) e una stradina in cui vi è l’indicazione per il Fiume Irminio, che conduce presso le Contrade Cuturi, Grottapaglia, Fortugno, e in particolare le aree di Castelluccio e Streppenosa in cui sono poste le omonime miniere d’asfalto ormai inutilizzate; da qui proseguendo sempre verso nord scendiamo lungo il letto del Fiume Irminio;
  • dalla S.P. 37 Scicli – Santa Croce Camerina dalla traversa posta prima del ponte che oltrepassa il corso d’acqua (alla nostra destra venendo da Scicli, prima del tornante che si immette sul viadotto);
  • dalla S.P. 89 Interna Marina di Ragusa – Donnalucata (imbocco sulla S.P. 63 andando in direzione “Contrada Ferrante”) da traverse poste vicino al ponte sul fiume;
  • dalla S.P. 63 Litoranea Marina di Ragusa – Donnalucata dall’ingresso della Riserva Naturale “Foce del Fiume Irminio” (posto dopo il viadotto sul fiume alla nostra destra venendo da Scicli o Donnalucata).

Anche da varie traverse e sentieri sterrati o meno si possono raggiungere varie aree limitrofe a questo fiume (cliccate sulle “sottosezioni” per saperne di più).

Per visitare il tratto sciclitano della Valle del Fiume Irminio bisogna seguire le seguenti regole:

  • Avere un buono stato di salute (non avere handicap fisici, malattie osseeneurologiche e cardiovascolari);
  • Avere una buona perizia nel sapersi arrampicare su ogni tipo di parete rocciosa di tipo montano;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo (per quanto riguarda arrampicate ed esplorazioni su pareti montane);
  • Fare attenzione ai serpenti che siano velenosi o no;
  • Saper attraversare fiumi e torrenti di qualsiasi portata;
  • Visitare i territori iblei nel periodo primaverile o estivomai in autunnoin inverno (periodi piovosi) o dopo un temporale poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi con l’acqua (essendo roccia calcarea è soggette a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non esplorare mai grotte o ipogei sotterranei durante un temporale poiché vi è il rischio di rimanere soffocati nella grotta causa il riempimento di acqua delle pareti calcaree;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici;
  • Non accendere fuochi specialmente in estate poiché potrebbero sorgere focolai incendiari;
  • Si possono fare tranquille scampagnate a patto che i luoghi scelti siano sicuri (da evitare specialmente aree vicino a precipizi);
  • Non molestare la fauna locale;
  • Non danneggiare la flora;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • Non effettuare scavi archeologici non autorizzati dagli enti preposti;
  • Non tagliare alberi;
  • E’ possibile effettuare scampagnate, campeggi o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sovrastanti e soprattutto non montare campeggi nelle aree potenzialmente pericolose da visitare;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

Sottosezioni

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