*Priolo Gargallo, Penisola Magnisi e Sito Archeologico di Thapsos

Priolo Gargallo

Penisola Magnisi e Sito Archeologico di Thapsos


Foto aerea della Penisola Magnisi in cui sono poste le rovine di Thapsos.

La Penisola Magnisi, raggiungibile dalla S.P. 114 Priolo – Augusta andando in direzione della stazione ferroviaria di Priolo proseguendo poi verso il litorale di Marina di Priolo (in cui è posta anche l’area naturalistica delle Saline di Priolo), è considerata per la sua curiosa collocazione come uno dei più particolari di tutta Sicilia sia perché si presenta come una grossa penisoletta attaccata alla terraferma da un sottile lembo di terra (su cui passa la strada d’accesso) che sulle sue sponde ospitò l’insediamento abitativo noto come “Thapsos” di cui vi sono ancora i ruderi. Nonostante ciò neanche essa venne risparmiata dalla selvaggia industrializzazione visto che ospitò uno stabilimento chimico nota come “area ex ES.PE.SI” e tuttora vi è posto un pontile noto come “area ex Somicem – Agip” provvisto di oleodotto. In queste zone.

L’area della Penisola Magnisi (dall’arabo “Mismar” ossia “Testa di Chiodo” per via della sua forma caratteristica) infatti era un luogo molto importante sia dal punto di vista strategico visto che da qui si poteva controllare buona parte del Golfo di Augusta avendo una visuale che andava dalla città augustana a nord a Capo Santa Panagia a sud comprendendo anche i litorali di Targia, Fondaco Nuovo, Carcarella e Bagnoli con visuale anche sui Monti Climiti ed è per questo che prima vi venne edificata in epoca sicula Thapsos (che poi venne popolata in epoca greca) e poi vari insediamenti rurali comprendenti vari siti sepolcrali scavati nelle rocce calcaree di Magnisi e molto probabilmente portuali (visto che la penisola funge da “porto naturale” e il nome “Thapsos” significa “Luogo Sicuro” visto che la penisola formava un riparato porto) utilizzati fino al periodo medievale. Qui si incagliò nel Maggio del 1414 la nave in cui era collocato il Simulacro di “San Sebastiano di Melilli” venerato in buona parte della Sicilia sudorientale. Molto probabilmente sul posto in cui vi venne ritrovata l’effigie del Santo venne edificata una Chiesa votiva, di cui ora vi sono solo i ruderi collocati nei pressi di quello che era un insediamento militare risalente alla II guerra mondiale.

Nei primi anni dell’800 venne edificata quindi anche la Torre di Magnisi che, assieme all’insediamento di Torre del Fico (divenuto poi tenuta feudale per conto della famiglia Romeo di Magnisi prima e Gargallo dopo) svolgevano funzioni difensive e militari presso la costa priolese. Funzioni che la penisola continuò a svolgere anche durante la II guerra mondiale con l’insediamento di una base marittima angloamericana di cui ne rimangono solo i ruderi (qui vi sono anche le rovine di un’antica Cappella, che come detto prima è stata molto presumibilmente eretta nel luogo in cui venne ritrovata la statua di “San Sebastiano di Melilli”). Dopo la II guerra mondiale l’area della Penisola Magnisi ospitò anch’essa insediamenti industriali quali la ES.PE.SI. (di cui ora rimangono i capannoni) per la lavorazione del bromo e il pontile Somicem – Agip (che sorge presso i ruderi di un’antica tonnara) per l’attracco di petroliere e rifornito da un oleodotto. Lo stabilimento ES.PE.Si è abbandonato e impraticabile mentre il pontile Somicem anche se scarsamente utilizzato sembrerebbe ancora in funzione. Va detto infine che presso l’estremità orientale della Penisola Magnisi che si affaccia presso il Mare Ionio sono presenti i resti di un faro marittimo.

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