Modica, Fiumara di Modica e Vallone Fiumelato – Tratto Modicano

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Modica

Fiumara di Modica e Vallone Fiumelato – Tratto Modicano
(Territori di Modica e Scicli)


Mappa della Fiumara di Modica (per ingrandire la mappa clicca qui).

Descrizione generale

La Fiumara di Modica è, assieme al Fiume Tellesimo e a parte dei corsi dei Fiumi Irminio e Tellaro, il più importante corso d’acqua fluviale del territorio comunale modicano.

Il fiume, denominato anche “Modicano”, “Fiume Lato”, “Torrente Modica – Scicli” (in quanto bagna anche la vicina città sciclitana più a sud) e in dialetto “A Ciumara”, si estende per circa 22 km nell’area sudorientale della Provincia di Ragusa sfociando in territorio sciclitano presso la località balneare denominata “Arizza”.

Il corso d’acqua si origina proprio all’interno della città di Modica, per la precisione nel cuore del centro storico di “Modica Bassa” in Piazza Principe di Napoli.

Esso nasce dalla confluenza posta ai piedi del Colle Pizzo (su cui è abbarbicato il quartiere di “Modica Alta”) tra il Torrente Janni Mauro (o San Francesco) proveniente da nordovest dalla Cava Margi (scavalcata dalla S.P. 59 “Modica – Giarratana” tramite il Viadotto “Nino Avola”), e il Torrente Pozzo dei Pruni (o Santa Maria) che scende da nordest tramite la Cava Passo Gatta.

Per informazioni più dettagliate su questi due torrenti, visitate i link “Cava Margi e Torrente Janni Mauro” e “Cava Passo Gatta e Torrente Pozzo dei Pruni”, entrambi posti nella pagina precedente.

I due torrenti, che per l’appunto confluiscono in Piazza Principe di Napoli a sud del Colle Pizzo, danno origine all’estremo tratto nord del corso principale della Fiumara di Modica, corrispondente alla zona sud del Corso Umberto I.

Il corso del fiume, scorre quindi all’interno di una “cava” ormai antropizzata, in quanto all’interno di essa è stata edificata la città modicana durante i secoli, presentandosi delimitato rispettivamente ad est e ad ovest dai Colli Giganta e Idria.

Il fiume a sudest riceve l’immissione del Torrente San Liberale in Piazza Corrado Rizzone (incrocio Via Tirella – Via Nazionale), a sua volta incassato tra i Colli Giganta (nord) e Monserrato (sud).

Il fiume prosegue a sudovest lungo il Viale Medaglie d’Oro delimitato a nordovest dalle propaggini occidentali del Colle Idria, e a sudest sempre dal Colle Monserrato, uscendo dalla città modicana a sud del medesimo.

Tutto il tratto urbano della Fiumara di Modica, oggigiorno non è possibile vederlo perché è stato “coperto” per scongiurare esondazioni e alluvioni all’interno della città.

La più grave di esse fu l’alluvione del 26 Settembre 1902, durante la quale morirono circa 112 persone, a cui si aggiunse un alto numero di feriti.

Prima di questa alluvione, la città modicana e in particolare la zona di “Modica Bassa”, aveva un sistema di 17 ponti che scavalcavano i suddetti corsi d’acqua, mettendo in comunicazione i quartieri cittadini dell’attuale centro storico cittadino.

In base a ciò, l’abate palermitano Paolo Balsamo che visitò Modica nel 1808, definì la medesima come “la città più singolare d’Italia, dopo Venezia” (definizione utilizzata nell’edizione stampata nel 1934 dell’Enciclopedia Treccani nella voce che riguardava appunto la città modicana).

Oltre al sistema di ponti, vi erano posti anche vari mulini ad acqua, di cui qualcuno oggigiorno adibito ad uso abitativo.

Alcuni di essi sono posti lungo l’ex tratto urbano del Torrente Pozzo dei Pruni, compreso tra l’immissione sotterranea del corso d’acqua a nord di Via Salvatore Quasimodo, e la S.P. 51 “Modica – Passo Gatta” per Frigintini (sbocco meridionale della Cava Passo Gatta).

Lungo l’area fluviale si affacciavano anche varie aree rupestri collocate lungo il corso dei due Torrenti Janni Mauro e Pozzo dei Pruni, comprese rispettivamente all’interno delle aree di Via Santa Lucia (versante ovest del Colle Pizzo) e del Parco di San Giuseppe “u Timpuni” (lungo Via Modica Ragusa, a nordovest di Corso Umberto I), del “Quartiricciu” corrispondente all’area denominata “Vignazza” o “Sbalzo” (area tra le Vie Salvatore Quasimodo, Fontana, Catena e Santa Venera) e di Contrada Mista (Via San Marco).

Più a sud vi sono aree rupestri che si affacciavano lungo il fiume, ubicate lungo i versanti dei colli Idria (Cartellone, Dente, Gisirella), Giganta (Ufra – Piedigrotta, Sant’Aconzio e San Girolamo) e Monserrato (Sacelli di Monserrato), presso la confluenza col Torrente San Liberale.

La città di Modica, comprendente quindi edifici in muratura e abitati rupestri ubicati in una “cava iblea” a tutti gli effetti che, come ben si sa, ospita l’odierna area di “Modica Bassa”, era quindi soggetta ad alluvioni, causate dai suddetti corsi d’acqua in piena durante le forti piogge.

Infatti, già dalla fine del secolo 1800 si pensò ad una soluzione per coprire almeno parzialmente buona parte dei torrenti.

Tornando a parlare della catastrofica alluvione del 26 Settembre 1902, va detto che essa si formò in seguito ad una piena del Torrente Pozzo dei Pruni causata da un forte temporale che, dopo esser scesa lungo la Cava Passo Gatta, nella notte del medesimo giorno travolse gran parte dell’area nordorientale della città di Modica.

I danni maggiori si ebbero presso l’area dello “Sbalzo” (in particolare la zona delle case rupestri della Vignazza), lungo le zone adiacenti alla Chiesa di Santa Maria di Betlem (Via Marchesa Tedeschi), e gran parte del tratto iniziale della Fiumara di Modica a sud di Piazza Principe di Napoli (settore sud del Corso Umberto I).

La notizia di questa catastrofe, considerata come la più grave dopo la distruzione avvenuta in seguito al terremoto dell’11 gennaio 1693, ebbe un’alta rilevanza in Italia e all’estero.

In base a ciò, la “macchina della beneficienza” si mise in moto per aiutare la città di Modica e i suoi abitanti.

Furono in molte le città italiane e straniere che aiutarono la città modicana, ma si distinsero in particolare le comunità di Milano e Palermo. 

Grazie agli aiuti arrivati dalle due città, a sudovest dell’allora città di Modica nell’area nota come “Dente”, venne costruito un nuovo quartiere comprendente 60 abitazioni per ospitare gli alluvionati (su tutti quelli provenienti dal quartiere “Sbalzo”) e una scuola, che venne appunto denominato “Milano – Palermo”.

Da allora, cominciarono i lavori per coprire i tratti urbani dei suddetti corsi d’acqua che attraversano tuttora “Modica Bassa”.

La copertura della Fiumara di Modica e dei Torrenti Janni Mauro, Pozzo dei Pruni e San Liberale, terminò del tutto negli anni 1980.

Per approfondimenti più dettagliati sull’alluvione di Modica clicca qui.

Il “tratto urbano” della Fiumara di Modica termina a sud di Modica, in concomitanza con la sua “riemersione” collocata a sudovest di Viale Medaglie d’Oro, in adiacenza all zona della Stazione Ferroviaria di Modica e al sopracitato quartiere “Milano – Palermo”.

Da qui, il fiume scorre all’interno di una vasta cavità denominata “Vallone Fiumelato”, caratterizzata da alte e scoscese pareti di roccia calcarea.

Il tratto nord di questa cavità, viene scavalcato dalla SS 115 “Modica – Ragusa” tramite l’imponente viadotto stradale noto come “Ponte Guerrieri”, mentre il fondo è solcato dalla S.P. 54 “Modica – Scicli” e dalla limitrofa linea ferroviaria “Siracusa – Ragusa – Gela – Canicattì – Caltanissetta Xirbi”.

Proprio quest’ultima strada va a costeggiare quasi in parallelo il corso del fiume e le sue limitrofe contrade, conducendo presso la città sciclitana.

Immediatamente a sud dell’ampio sottopasso del Ponte Guerrieri, tramite una strada vicinale che attraversa il letto del fiume collegandosi al depuratore comunale di Modica, raggiungiamo la trecentesca Chiesa di San Giacomo contenente tracce di affreschi della medesima epoca.

In adiacenza vi sono le aree denominate:

  • “Gisirella”, propaggine collinare collocata a sudovest del Colle Idria (corrispondente alla spalla nord del “Ponte Guerrieri) nei pressi del Convento dei Cappuccini di Modica, che si affaccia a nordovest della Fiumara di Modica;
  • “Cava di Pietro”, cavità posta ad occidente della Fiumara di Modica corrispondente all’altopiano di Contrada Scardacucco, a settentrione del quale vi è la valle in cui scorre il limitrofo Fiume Irminio;
  • “Caitina”, area collinare posta ad oriente della Fiumara di Modica (area sud del Colle Monserrato), che si affaccia sulla una breve ed omonima cavità anch’essa solcata da un breve corso d’acqua, che si immette proprio nel fiume in questione.

Queste tre aree che formano le pareti del Vallone Fiumelato, anch’esse presentano vari siti archeologici di tipo rupestre.

Quello più noto è l’insediamento altomedievale della “Grotta Ddieri”, posto in Contrada Caitina e studiato agli inizi del 1900 dall’archeologo roveretano Paolo Orsi.

La Fiumara di Modica o per meglio dire, il Vallone Fiumelato, a sud della Contrada Caitina compie un’ansa verso sudovest scorrendo tra le alture di Contrada Mangiagesso (ovest) e di Cozzo Pirato (est), quest’ultimo rilievo corrispondente all’omonimo quartiere posto a sudovest di “Modica Sorda.

In questa zona vi è la confluenza con un’altra cavità secondaria denominata “Cava Maria”, all’interno della quale sono stati localizzati dei sepolcri rupestri di epoca protostorica.

A nord dello sbocco di quest’ultima cavità, è posta la “Conca del Salto”.

Si tratta dell’area sicuramente più nota di tutto il corso della Fiumara di Modica, divenuta “sito di interesse comunitario”.

Essa è appunto una conca posta sotto un dislivello di origine tettonica alto circa 30 metri chiamata localmente “O’ Sautu”, lungo il quale la Fiumara di Modica forma una cascata denominata “Salto di Lepre”.

In questa zona è posta inoltre carsica denominata “Grotta del Salto”, nella quale vi sono varie concrezioni che formano stalattiti, stalagmiti e colonne di roccia.

L’area comprende anche la “Sorgente del Salto”, che va ad alimentare il limitrofo corso d’acqua.

Nelle vicinanze è ubicato un antico mulino ad acqua, denominato appunto “Mulino del Salto”.

Nei pressi del medesimo, vennero rinvenuti dall’archeologo Paolo Orsi all’inizio del 1900 vari reperti in metallo risalenti all’età del bronzo, ora esposti al Museo “Luigi Pigorini” di Roma.

A sud della Conca del Salto, dopo la confluenza con le Cave Maria e Mangiagesso, la Fiumara di Modica entra in territorio di Scicli lambendo i rilievi iblei posti a settentrione della cittadina sciclitana.

In particolare, vanno citate le aree di “Ronna Fridda” e di Cava Sant’Antonino, ospitanti una necropoli rupestre utilizzata fino al periodo alto medievale.

Scendendo verso meridione, la Fiumara di Modica lambisce le aree di Milocca (est), Biddiemi e Mendolilli (ovest).

In quest’ultima zona sono posti altri siti rupestri, tra cui tombe e ricoveri rupestri di epoche varie,  la cosiddetta “Scala Padreterno” scavata nella roccia (che si collega ai soprastanti rilievi di Contrada Guardiola), e l’adiacente Chiesa di Santa Maria della Scala.

Da qui, la Fiumara di Modica costeggia ad est la città di Scicli, ricevendo le immissioni dei Torrenti Santa Maria la Nova, San Bartolomeo e Lavinaio degli Arcieri (che attraversano la città sciclitana, essendo anch’essi convogliati sotto l’area urbana), lambendo il quartiere periferico di Villaggio Jungi e la limitrofa zona della “Grotta Maggiore”.

A sud di Scicli, la Fiumara di Modica oltrepassa la Contrada Genovese e le limitrofe aree rurali arrivando alla confluenza con la breve Cava Pizzo di Cucco.

A sud di quest’ultima, la Fiumara di Modica attraversa le località balneari sciclitane di Bruca e Arizza formando il cosiddetto “Pantano Spinasanta” (che prende il nome dalla spiaggia posta ad ovest della foce, facente parte del litorale di Donnalucata), per poi sfociare nel Mare Mediterraneo.

La Fiumara di Modica, seppur alimentata da alcune sorgenti lungo il suo tragitto (come la sopracitata “Sorgente del Salto”), ha uno scorrimento idrico altalenante rispetto al passato.

Infatti il corso d’acqua alterna una consistente portata durante i mesi piovosi grazie alle acque meteoriche provenienti dalle Cave Janni Mauro, Pozzo dei Pruni e San Liberale (oltre che dalle cavità poste in territorio sciclitano), a periodi in cui le acque sono poche o addirittura nulle.

Le zone in cui la presenza dell’acqua è costante sono appunto la Conca del Salto e l’area della foce, presso le quali si registra la presenza di fauna ittica, in particolare pesci.

Nell’area della Conca del Salto sono presenti esemplari di rovelle e trote macrostigma italiane, mentre l’area a ridosso della foce ospita in prevalenza carpe, anguille, cefali e spigole.

In queste aree sono inoltre presenti anfibi (rane), e varie specie di insetti, rettili (tra cui anche serpenti acquatici), uccelli, e mammiferi.

Lungo il tratto della Fiumara di Modica, ovviamente quello a sud della città modicana comprendente la sopracitata Conca del Salto, vi è una folta vegetazione formata in prevalenza da piante erbacee autoctone tipiche dell’area iblea (tra le quali varie erbe aromatiche, asparagi selvatici e varie specie floreali).

Ad esse, si aggiungono gli alti canneti che delimitano il corso d’acqua.

Non è meno importante la presenza di numerose specie arboree quali platano orientale, palma nana, pioppo, frassino ecc… 

A queste specie, si aggiungono gli onnipresenti alberi di olivo, carrubo e mandorlo, e vari alberi di conifere posti lungo le aree appartenenti al demanio forestale (Mangiagesso e Cava Maria).

Ma i terreni attorno alla Fiumara di Modica sono stati da sempre utilizzati per l’agricoltura, prendendo il nome dialettale di “Cannavati”, il quale che deriva dall’antica coltivazione della canapa.

Infatti l’area era rinomata per la coltivazione di cereali, e in particolare del frumento, favorita dalla presenze di opere fondiarie installate sin dal periodo medievale.

Tra esse vanno citate le canalizzazioni idriche note come “Saie”, utilizzate per convogliare le acque nei terreni per irrigarli, o nei limitrofi mulini ad acqua.

All’interno di questi ultimi avveniva la molitura di cereali quali il frumento, tramite la quale si otteneva la farina; l’ingrediente base per molte specialità tipiche del territorio modicano.

Oggigiorno, i terreni posti lungo la valle in cui scorre la Fiumara di Modica, vengono utilizzati ancora per la coltivazione di cereali, ma anche per quella di ortaggi, frutta, e legumi.

Tra questi ultimi, vanno citati due prodotti di eccellenza che sono: la Fava “Cottoia” di Modica e il Fagiolo “Cosaruciaru” di Scicli.

Altre aree agricole sono poste presso le aree collinari a ridosso della Fiumara di Modica, formate prevalentemente da terrazzamenti abbarbicati lungo il basso corso del fiume a sud della Conca del Salto.

Proprio come per gran parte del territorio ibleo modicano, anche lungo il corso della Fiumara di Modica vanno rispettate le seguenti regole:

  • Avere un buono stato di salute non essendo soggetti a problemi psichici e motori o a malattie di qualsiasi genere;
  • Avere una buona dimestichezza nel sapersi muovere presso aree montane;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo/canyoning (riguardo ad arrampicate ed esplorazioni su pareti montane) o torrentismo (specie se si devono guadare fiumi e torrenti di qualsiasi portata);
  • Si possono visitare i territori iblei durante tutto l’anno, preferibilmente  nei periodi  primaverile o estivo o durante le giornate soleggiate, non è consigliabile effettuare ciò durante le giornate piovose o ventose (autunno o inverno) poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi a causa degli agenti atmosferici (essendo roccia calcarea è soggetta a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici all’interno delle aree iblee (zone naturalistiche o meno);
  • Non accendere fuochi di qualsiasi tipo specialmente in estate e non gettare mozziconi di sigaretta, poiché potrebbero svilupparsi dei focolai incendiari che potrebbero propagarsi colpendo le circostanti contrade iblee;
  • Non disturbare la fauna;
  • Non danneggiare la flora e tagliare alberi;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • La raccolta di funghi, la caccia e la pesca sono consentite solo grazie alle apposite autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti, nelle aree in cui ciò è vietato tramite l’apposita segnaletica queste attività non sono assolutamente consentite;
  • È possibile effettuare scampagnate, escursioni o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sopracitate e soprattutto non bisogna campeggiare in aree potenzialmente pericolose da visitare o all’interno di proprietà private;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

Sottosezioni

  1. Tratto Sotterraneo della Fiumara di Modica
    (Tratto “Torrenti Janni Mauro e Pozzo dei Pruni, Mulini e Immissioni sotterranee – Confluenza di Piazza Principe di Napoli”; Tratto “Corso Umberto – Torrente San Liberale e Immissione Sotterranea – Confluenza di Piazza Corrado Rizzone”; “Tratto Viale Medaglie d’Oro – Riemersione della Fiumara di Modica”)
  2. Tratto “Idria – Cava di Pietro – Monserrato – Fiumara – Caitina”
    (Colle Idria e Gisirella – Ponte Guerrieri – Cava di Pietro – Colle Monserrato – Contrada Fiumara – Cava della Caitina e sito rupestre della “Grotta Ddieri”)
  3. Ex Chiesa di San Francesco di Paola
  4. Chiesa Medievale di San Giacomo
  5. Chiesa di Santa Maria Scala del Paradiso
  6. Tratto “Pirato – Cava Maria – Conca del Salto – Mangiagesso”
    (Cozzo Pirato – Cava Maria – Conca del Salto – Mulino del Salto – Confluenza Cava Mangiagesso)
  7. Tratto “Scicli – Foce Fiumara di Modica”
    (Tratto “Ronna Fridda – Mendolilli – Scicli – Villaggio Jungi – Genovese – Foce della Fiumara di Modica”)

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