*Pedagaggi, Area Naturalistica Monte Santa Venera – Ragameli – Paradiso

Pedagaggi è dominato a sud dal massiccio montuoso noto come Monte Santa Venera, chiamato così perché secondo una leggenda locale, qui vi avrebbe predicato e abitato la Martire di origini acesi “Santa Venera”, Patrona di Avola nonché di Acireale. Questo rilievo montuoso forma una vasta area naturalistica comprendente anche le zone di Bosco Ragameli e Sorgente Paradiso, che sono le principali aree iblee del territorio pedagaggese.


Il Monte Santa Venera, posto a ridosso di Pedagaggi.

Con i suoi 869 metri d’altezza è il rilievo ibleo più alto del territorio comunale carlentinese ed è uno dei più alti dei Monti Iblei, nonché il rilievo della suddetta catena posto più a nord (quello più a sud è il Cozzo Quartarella in Provincia di Ragusa). Esso è formato da due monti distinti, il Monte Gaggi, sotto cui è ubicata Pedagaggi, e il Monte Santa Venera vero e proprio posto più a sud al confine con i territori di Sortino e Ferla, entrambi, caratterizzati da una lussureggiante flora di tipo ibleo (vedi link “Territorio montano carlentinese”) che si presentano simili ai rilievi iblei del siracusano per stratificazioni sedimentarie. Il Monte Santa Venera funge inoltre da spartiacque tra due diversi bacini idrici che comunque si collegano tra loro formando una specie di “fossato naturale” che comprende ad ovest la Cava Ragameli in cui scorre il corso d’acqua noto come “Torrente Sapillone” che si origina tra i territori di Ferla, Buccheri e Carlentini a sud ovest, e ad est il Torrente Paradiso che si origina dall’omonima fonte posta sul versante orientale del monte andando a raccogliere le acque dei Torrenti Piano dei Monaci, Favarotta e Pedagaggi andando a formare il corso d’acqua noto come “Cava di Stomaco”, che a nord di Pedagaggi, in Contrada Cugni, andrà ad immettersi presso il Torrente Ragameli formando il Torrente Margi; corso d’acqua di buona portata idrica affluente del Fiume San Leonardo. Va anche detto che un terzo corso d’acqua, il Torrente Gelso, va ad immettersi presso la Cava Paradiso dividendo a sua volta il Monte Gaggi dal Monte Santa Venera.

Date le molteplici curiosità naturali e la ricchezza di siti di interesse archeologico si ha l’intenzione di tutelare l’intero versante del Monte Santa Venera rendendolo di fatto un’area naturalistica a tutti gli effetti, mentre ora non lo è anche se ne ha tutte le caratteristiche (malgrado la presenza di un vasto impianto eolico che crea un ampio impatto ambientale).

Le principali aree archeologiche sono quelle di Cava Sapillone – Ragameli, Monte Gaggi, Monte Santa Venera – Ceusa, Cugni di Pedagaggi, Pezza Grande (in cui si ipotizza la presenza di un insediamento greco di nome “Stiela”), Piano dei Monaci e soprattutto l’area di Fontana Paradiso in cui vi sono importanti necropoli neolitiche, sicule e bizantine composte da grotte artificiali, di cui fa parte anche la “Grotta del Fico”  dove l’archeologo Luigi Bernabò Brea scoprì anche dei resti umani. Qui è posto anche un grande acquedotto di pietra sopraelevato.


Il sito rupestre di Fontana Paradiso.

Da ammirare anche i lussureggianti boschi che ricoprono i rilievi iblei, presso i quali è possibile fare delle splendide escursioni come il Bosco Ragameli oppure piccoli boschi di roverelle (o nascenti aree di rimboschimento) posti sul Monte Santa Venera e sul Monte Gaggi.

Va detto infine che presso l’area del Monte Santa Venera è posto un vasto impianto eolico in grado di produrre elettricità sufficiente per buona parte del territorio comunale di Carlentini.

La fauna e la flora sono tipiche delle aree iblee a ridosso di Carlentini (visita sezione “Territorio ibleo carlentinese” per saperne di più).

Per visitare il territorio montano pedagaggese vanno seguite e seguenti regole:

  • Avere un buono stato di salute (non avere handicap fisici, malattie osseeneurologiche e cardiovascolari);
  • Avere una buona perizia nel sapersi arrampicare su ogni tipo di parete rocciosa di tipo montano;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo (per quanto riguarda arrampicate ed esplorazioni su pareti montane);
  • Fare attenzione ai serpenti che siano velenosi o no;
  • Saper attraversare fiumi e torrenti di qualsiasi portata;
  • Visitare i territori iblei nel periodo primaverile o estivomai in autunnoin inverno (periodi piovosi) o dopo un temporale poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi con l’acqua (essendo roccia calcarea è soggette a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non esplorare mai grotte o ipogei sotterranei durante un temporale poiché vi è il rischio di rimanere soffocati nella grotta causa il riempimento di acqua delle pareti calcaree;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici;
  • Non accendere fuochi specialmente in estate poiché potrebbero sorgere focolai incendiari;
  • Si possono fare tranquille scampagnate a patto che i luoghi scelti siano sicuri (da evitare specialmente aree vicino a precipizi);
  • Non molestare la fauna locale;
  • Non danneggiare la flora;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • Non effettuare scavi archeologici non autorizzati dagli enti preposti;
  • Non tagliare alberi;
  • E’ possibile effettuare scampagnate, campeggi o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sovrastanti e soprattutto non montare campeggi nelle aree potenzialmente pericolose da visitare;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

I luoghi che potrebbero essere pericolosi avranno il titolo preceduto da un asterisco (*).

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