Scicli, Territorio ibleo sciclitano

Scicli

Territorio ibleo sciclitano

Cenni generali sul territorio ibleo di Scicli


I rilievi iblei che circondano la città di Scicli.

Il vasto territorio ibleo che circonda Scicli, per la presenza di curiosità naturali, siti archeologici ed edifici storici (molti dei quali in prossimità della cittadina sciclitana), è uno tra i più ammirati della Provincia di Ragusa. Esso risulta contraddistinto da varie cavità iblee delimitate da rilievi calcarei di origine vulcanica, che si sono formati milioni di anni fa a causa del sollevamento dei fondali marini causato da forti esplosioni vulcaniche che diede origine alla catena montuosa dei Monti Iblei (che occupa la cuspide meridionale della Sicilia sudorientale); infatti non è raro trovare anche dei fossili appartenenti ad organismi marini presso le aree iblee sciclitane.

I Monti Iblei sciclitani comprendono siti molto interessanti, di cui quelli più noti sono collocati nelle immediate vicinanze dell’area urbana di Scicli. Ma anche all’interno del pittoresco centro storico sciclitano possiamo ammirare vere e proprie “aree di tipo ibleo” a pochi passi dai quartieri contraddistinti dai noti edifici in stile barocco divenuti “Patrimomio dell’Umanità” Unesco nel 2002.

Infatti il centro storico sciclitano risulta delimitato da bel quattro siti collinari: il Colle del Rosario o “Monte Campagna” con l’altopiano di Contrada Balata a nord (confinante con le aree note come “Milocca” e “Spana”, il Cozzo Santa Cassa a nordest, il Colle San Matteo ad est e il Colle della Croce a sudest. Questi siti collinari su cui il centro storico della cittadina sciclitana risulta abbarbicata sono lambiti da ben tre cave iblee, la “Cava di San Guglielmo” o “Cavuzza” a nordest (tra i siti collinari di Balate e Santa Cassa), la “Cava di Santa Maria la Nova” (collocata tra il Cozzo Santa Cassa e il Colle San Matteo), e la “Cava di San Bartolomeo (posta tra i Colli di San Matteo e della Croce). Queste cavità iblee (ad eccezione della Cava di San Guglielmo che confluisce in quella di Santa Maria la Nova presso l’omonima chiesa), si immettono nel Vallone Fiumelato, ampia cavità iblea in cui scorre uno dei corsi d’acqua più importanti del territorio sciclitano, la “Fiumara di Modica” noto anche come “Torrente Modica – Scicli” perché si origina sotto il sito urbano di Modica dalla confluenza dei Torrenti Pozzo dei Pruni, Janni Mauro e San Liberale, che sfocia nel Mare Mediterraneo presso la località balneare sciclitana di “Arizza”).

In tutte queste aree vi sono importanti siti archeologici di tipo rupestre di cui il più importante è quello di “Chiafura” posto nel versante meridionale del Colle San Matteo presso la Cava San Bartolomeo, oltre a ruderi di varie epoche dislocati in gran parte di quest’area iblea molto vicina al centro cittadino sciclitano. Inoltre sul Colle San Matteo vi sono posti l’ex Chiesa Madre cittadina consacrata a “San Matteo Apostolo” (che da il nome all’omonimo sito collinare) e le rovine delle fortificazioni medievali del “Castellaccio” e del “Castello dei Tre Cantoni”, oltre alle Chiese semirupestri di Santa Maria della Catena, Santa Lucia e Santo Spirito. Da citare anche l’area rupestre del Colle della Croce su cui è posto il Convento della Croce, comprendente le Chiese Rupestri di Santa Maria di Piedigrotta e del Calvario. Presso l’area di Cava di San Guglielmo vi sono l’Eremo del Beato Guglielmo Buccheri e vari siti rupestri collocati tra il Cozzo Santa Cassa e il limitrofo Colle del Rosario, su cui è ubicato l’omonimo Convento, antistante all’altopiano della Contrada Balata in cui, nell’area nota come “Spana”, sono stati rinvenuti i ruderi di un abitato di epoca greca.

L’area ad oriente di Scicli è occupata da un altopiano solcato dalle sopracitate cave iblee e dal Vallone Purromazza (piccola cavità iblea che si immette nella Cava di San Bartolomeo) essendo note come “Torre Palombo”, “Torre Morana”, Alì, Scorsone, Catteto, Piani, San Marco, Sant’Agata, Santa Rosalia e Gerrantini, fino ad arrivare presso la Cava Labbisi, cavità iblea posta ad est del territorio ibleo sciclitano che delimita l’area di confine col territorio di Modica, essendo solcata dal Torrente Petraro, che sfocia presso Sampieri in un’area adiacente alla scogliera di Punta Pisciotto, essendo anche sede del “Pantano Fossa Samuele”.

A sud di Scicli vi sono le aree iblee di Cozzo Pelato, Imbastita, Gurgazzi, Genovese, Ritegno e Cava Pizzo di Cucco.

Ad occidente di Scicli vi sono poste le aree iblee di Contrada Guardiola, San Biagio, Truncafila, Cuturi, Bommacchia, Loddieri – Grotta Maggiore, Palazzola, Cava Marta, Milizie – Gesuiti con l’importante Eremo consacrato alla “Madonna delle Milizie”, Lincino e Vallone Piano Grande.

Della zona occidentale facente parte del territorio ibleo sciclitano, l’area più interessante è quella di Contrada Milizie in cui vi sono rovine di epoca greco – romana e medievale comprendenti i resti di insediamenti abitativi. A ciò si aggiunge l’Eremo consacrato alla “Madonna delle Milizie” (Patrona di Scicli), che è uno dei luoghi sacri più importanti del territorio sciclitano e che ingloba al suo internouna torre difensiva di epoca normanna. L’edificio sacro venne costruito presso il luogo in cui ,(presumibilmente) nel 1091 vi fu una battaglia tra normanni e saraceni che terminò a seguito della presunta apparizione di una “figura femminile a cavallo”, identificata come la “Madonna delle Milizie”.

Tornando a parlare della Fiumara di Modica, va detto che vi sono svariati siti archeologici di varie epoche che si affacciano lungo il corso d’acqua ubicato ad ovest di Scicli, il cui tratto appartenente al comune sciclitano va dalla “Conca del Salto” (una particolare cascata posta in territorio modicano, poco più a nord del confine col territorio comunale sciclitano) fino alla foce di Arizza (ad ovest di Cava d’Aliga). Essi sono posti presso le Contrade Mangiagesso, “Ronna Fridda”, Cava Maria, Milocca, Mendolilli, Billiemi, Scala del Padreterno, Cava Marta, Guardiola e Loddieri, quest’ultima nota per la presenza della “Grotta Maggiore”, cavità rupestre in cui sono stati rinvenuti vari reperti di epoca neolitica.

L’altro importante corso d’acqua del territorio sciclitano è il “Fiume Irminio”, che delimita l’area di confine col territorio comunale appartenente a Ragusa (posta ad ovest della città sciclitana) prima di sfociare nel Mare Mediterraneo ad ovest della località balneare sciclitana di Plaja Grande (limitrofa al centro abitato di Donnalucata). In questa zona si affaccia il rilievo su cui si trova il Bosco Mangiagesso (lambito dal Fiume Irminio e dalla Fiumara di Modica), che è la più importante area naturalistica del territorio sciclitano (escludendo la Pineta di Sampieri) comprendente un’area attrezzata di proprietà del demanio forestale. Ma anche dal punto di vista archeologico la vallata solcata dal Fiume Irminio presenta varie aree molto importanti dal punto di vista archeologico nonché geologico. Tra esse va citata la Contrada Castelluccio in cui è stato rinvenuto un “ripostiglio” contenente vari reperti risalenti all’età del ferro, anche se l’area è nota per le Miniere di Asfalto di Castelluccio – Cava Streppenosa (poste in un’area confinante con i territori di Modica, Ragusa e appunto Scicli), in cui possiamo ammirare cunicoli, infrastrutture industriali (ormai ridotte allo stato di rudere) e cumuli di pietra asfaltica.

Presso la Fiumara di Modica e il Fiume Irminio vi sono collocate anche varie infrastrutture idriche tra cui vanno citati antichi mulini ad acqua, oltre a varie opere di canalizzazione e di stoccaggio delle acque, in gran parte provenienti dalla ricca falda acquifera posta nel sottosuolo del territorio sciclitano che va ad alimentare anche le sorgenti marine tra Donnalucata, Cava d’Aliga e Sampieri di cui quella più nota è la “Fonte delle Ore”.

Altri importanti siti collinari dislocati presso il territorio ibleo sciclitano sono il Cozzo Cavadduzzo, il Cozzo Chiesa,il Cozzo del Carmine, il Cozzo Galesi e il Cozzo Grande, oltre a vari altipiani circondati dalle sopracitate aree iblee.

Il territorio ibleo sciclitano è inoltre costellato da caseggiati e masserie rurali (alcune delle quali ancora oggi sede di aziende agricolo – zootecniche), a cui si aggiungono eleganti edifici feudali e ville nobiliari in stile barocco, neoclassico e liberty di cui citiamo le Ville Mormino, San Marco, Ruben e Santa Rosalia.

Le estreme porzioni meridionali del territorio ibleo sciclitano ricadono presso le zone appartenenti alle frazioni di Donnalucata (sudovest), Cava d’Aliga (sud) e Sampieri (sudest).

La flora del territorio ibleo sciclitano è caratterizzata dalla presenza di varie specie di piante erbacee e arboree.

Tra le piante erbacee vanno citate quelle aromatiche che sono Timo, Salvia, Origano, Menta Selvatica, Finocchio Selvatico ecc… oltre a cespugli di Capperi. Vi sono anche l’Ortica Rupestre, la Malva, la Coda di Volpe, l’Avena Selvatica, l’Asparago Selvatico, la Ferula, la Borragine, il Tarassaco, Gigli e Orchidee ecc…  oltre a varie piante spontanee di Fichi d’India, Euforbie, Agavi e a vasti Canneti lungo i corsi d’acqua. Tra arbusti e alberi vanno citati Rovi, l’Olivo, il Mandorlo, il Carrubo, il Bagolaro, l’Eucalipto, il Leccio, il Pino Marittimo, il “Pino d’Aleppo” ecc… Possono essere presenti anche varie specie di funghi, di cui la più nota è quella del “Fungo di Carrubo”.

Per quanto riguarda la fauna, vanno citate varie specie di insetti di cui Api, Bombi (simili alle api ma più tozzi e caratterizzati da una peluria gialla e nera), Farfalle, Libellule, Scarabei Stercorari, Gerridi (insetti in grado di camminare a pelo d’acqua) ecc…; tra gli anfibi citiamo Rane e Rospi; tra i rettili vi sono vari tipi di Lucertole e di Serpenti (tra cui il Colubro Leopardino, il Biacco e la Biscia dal Collare che sono specie innocue, ma è vi è una scarsa presenza di Vipere velenose) e Tartarughe di terra; tra la fauna ittica vanno citate varie specie di pesci presenti nel Fiume Irminio tra cui Anguille, Cagnetti Fluviali, Tinche, Carpe e Trote di cui la varietà “Macrostigma”, a cui si aggiungono anche Granchi e Lumache di acqua dolce; tra i volatili vanno citati Gazze Ladre, Cornacchie, Colombi, Colombacci, Tordi, Tortore, Merli, Passeri, Verdoni, Pettirossi, Cardellini, Gufi, Civette, Allocchi, Falchi di Palude, Poiane ecc… tra i mammiferi infine vi sono Istrici, Porcospini, Volpi, Topi di Campagna, Faine, Donnole, Conigli e Lepri.

Per poter visitare il territorio ibleo di Scicli bisogna seguire le seguenti regole:

  • Avere un buono stato di salute (non avere handicap fisici, malattie osseeneurologiche e cardiovascolari);
  • Avere una buona perizia nel sapersi arrampicare su ogni tipo di parete rocciosa di tipo montano;
  • Essere esperti in speleologia (per quanto riguarda l’esplorazione di grotte, caverne o anfratti) o in alpinismo (per quanto riguarda arrampicate ed esplorazioni su pareti montane);
  • Fare attenzione ai serpenti che siano velenosi o no;
  • Saper attraversare fiumi e torrenti di qualsiasi portata;
  • Visitare i territori iblei nel periodo primaverile o estivomai in autunnoin inverno (periodi piovosi) o dopo un temporale poiché le pareti iblee possono essere scivolose e disgregarsi con l’acqua (essendo roccia calcarea è soggette a crollo), stessa cosa dicasi per l’esplorazione di grotte ed ipogei profondi;
  • Non esplorare mai grotte o ipogei sotterranei durante un temporale poiché vi è il rischio di rimanere soffocati nella grotta causa il riempimento di acqua delle pareti calcaree;
  • Non lasciare rifiuti organici ed inorganici;
  • Non accendere fuochi specialmente in estate poiché potrebbero sorgere focolai incendiari;
  • Si possono fare tranquille scampagnate a patto che i luoghi scelti siano sicuri (da evitare specialmente aree vicino a precipizi);
  • Non molestare la fauna locale;
  • Non danneggiare la flora;
  • Non raccogliere funghi senza la specifica autorizzazione rilasciata dalle ASL;
  • Non effettuare scavi archeologici non autorizzati dagli enti preposti;
  • Non tagliare alberi;
  • E’ possibile effettuare scampagnate, campeggi o passeggiate in certi territori iblei ma bisogna rispettare le regole sovrastanti e soprattutto non montare campeggi nelle aree potenzialmente pericolose da visitare;
  • Non tentare di “visitare” forzatamente aree e edifici citati nel sito di proprietà privata in cui l’accesso è vietato.

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